giovedì 23 febbraio 2017

L'ARNICA

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L’arnica montana è un’erba medicinale della famiglia delle Asteraceae, originaria delle regioni montuose dell’Europa e della Russia meridionale. Cresce dai 30 ai 60 centimetri, mentre le foglie ovali e contrapposte formano una rosetta basale (rosolata). L’arnica ha fiori dai colori vivaci, simili alle margherite gialle, ed essiccati sono le parti più utilizzate negli unguenti medicinali. Tuttavia, vengono utilizzate anche le radici e i rizomi.

L’arnica è stata ampiamente utilizzata nella medicina europea già molti secoli fa: le prime tinture alcoliche sono state prodotte dai coloni del Nord America per curare il mal di gola, come febbrifugo e per migliorare la circolazione.
Oggi l’arnica montana è utilizzata come agente omeopatico topico che porta sollievo dal dolore. Il suo meccanismo d’azione, tuttavia, non è ben noto. Le preparazioni di arnica hanno mostrato di procurare guarigione dalle ferite, oltre ad avere proprietà antisettiche, antinfiammatorie e antidolorifiche. Questo potrebbe derivare da due sostanze chimiche chiamate elenalina e diidroelenalina: si tratta di sostanze che possono modificare l’azione delle cellule immunitarie, uccidere i batteri, ridurre l’infiammazione.
Ancora oggi, l’arnica e i suoi estratti sono ampiamente utilizzati nei rimedi naturali e omeopatici per combattere acne, foruncoli, contusioni, distorsioni, eruzioni cutanee, dolori muscolari, dolori articolari, rigidità, lividi, gonfiori e ferite. L’arnica non è un medicinale allopatico e per questo può essere utile per tutte le persone che non tollerano il dolore ma che, nello stesso tempo, vogliono evitare eventuali effetti collaterali di farmaci antidolorici.

L’arnica non deve essere applicata sulle ferite aperte o direttamente sulle mucose. Le forme orali non diluite non sono considerate sicure, in quanto potrebbero provocare arresto cardiaco, battito cardiaco accelerato, respiro corto, mal di stomaco, diarrea e vomito. L’FDA (Food Drug Administration) considera l’arnica pura una pianta con potenziali pericoli. Ancora, alcune persone possono mostrare reazioni allergiche o di ipersensibilità: in questo caso è importante interrompere l’uso di arnica quando si presentano i primi problemi.



L’arnica contiene delle sostanze in grado di eliminare i batteri e rafforzare il sistema immunitario, ha ottime proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche. È adatta per favorire la cicatrizzazione delle ferite e, in caso di piccoli traumi, contusioni ed ematomi, l’arnica dà sollievo al dolore, diminuisce il gonfiore e protegge i capillari. Inoltre, l’arnica è un valido rimedio anche contro le infiammazioni di bocca e gola, contro le punture di insetto, i foruncoli, le flebiti, la febbre. Infine, l’arnica può essere utilizzata anche come stimolante delle funzioni cerebrali, come tonico del sistema nervoso centrale.

La sua azione antinfiammatoria è dovuta ai componenti chimici contenuti in questa erba medicinale: le sostanze amare, come i lattoni sesquiterpenici, in particolare l’elenalina, in grado di modificare l’azione delle cellule immunitarie, gli oli essenziali capaci di stimolare l’irrorazione sanguigna dalle proprietà disinfettanti e i tannini.

I principi attivi sono contenuti principalmente nei fiori, che vengono essiccati per ricavarne le varie formulazioni: gel unguenti, tintura madre e granuli omeopatici. Gli olii da massaggio a base di arnica sono perfetti prima dell’attività sportiva, per riscaldare i muscoli e prevenire gli strappi e dopo, per alleviare i dolori muscolari ed evitare le contratture. Le formulazioni in gel, crema e unguento, o impacco, invece, sono indicate per traumi, contusioni, ematomi e gonfiori. Il gel è adatto per il primo soccorso, nella fase acuta del trauma, mentre l’unguento agisce quando permane l’edema dopo urti, slogature e stiramenti.

L’impiego topico invece è particolarmente consigliato tutte le volte in cui si subiscono traumi o si soffre di dolori muscolari o articolari. L’arnica ha infatti mostrato particolari doti antinfiammatorie e anche analgesiche.

In commercio si trovano facilmente gel di arnica o pomata di arnica (con diverse concentrazioni di principio attivo) da applicare al bisogno sulle zone dolenti, generalmente una piccola porzione di prodotto 2 o 3 volte al giorno. Molto efficace anche l’olio che si può trovare solo o in combinazione con altre sostanze ed è utile per realizzare dei veri e propri massaggi antinfiammatori e lenitivi nei confronti dei muscoli e delle articolazioni.

Infine esiste la tintura madre di arnica, una soluzione alcolica a base di questa pianta ideale per fare impacchi nelle zone dolenti. L’importante è ricordarsi sempre di diluirla prima con abbondante acqua, si tratta infatti di un prodotto molto potente che non deve mai essere utilizzato puro.

E’ possibile anche acquistare i fiori secchi in erboristeria e preparare in casa un decotto a base di arnica, anch’esso da utilizzare in caso di piccoli traumi, oppure una tintura curativa, ottenuta lasciando macerare in un bicchiere contenente 100 ml di alcol, per 5 giorni, 10 grammi di fiori di arnica essiccati. Una volta filtrata si potranno prendere poche gocce di tintura diluirle in 4 parti d’acqua ed applicare sulle zone dolenti a mo’ di impacco. Attenzione però a non utilizzare mai arnica sulle ferite aperte.

Le proprietà di questa pianta sono dovute probabilmente all'azione combinata di composti fenolici e flavonoidi, che hanno una parte fondamentale nei meccanismi coinvolti nella diminuzione dei mediatori infiammatori (molecole, generate in un focolaio infiammatorio, capaci di modulare la progressione dell'infiammazione e la sua eventuale cronicizzazione) e delle tossine che generano radicali liberi”.

L'applicazione di composti a base di arnica stimola l'aumento della produzione di antiossidanti: questo aiuta nella prevenzione di ulteriori danni ai tessuti, lesioni e la sovrapproduzione di membrana sinoviale in alcuni casi di artrite.
Sono state confermate poi le sue proprietà anche in casi di infiammazioni gravi, come ad esempio la riduzione delle terribili ecchimosi che seguono ad interventi di chirurgia plastica al naso.

L'utilizzo prolungato di arnica non è consigliato, perché può portare ad irritazioni, anche serie, della pelle ed è assolutamente da evitare su ulcere e ferite aperte.
Non si esclude neppure la possibilità di reazioni allergiche nei confronti della pianta. Se è la prima volta che la utilizzate provate prima ad applicarla solo su un piccolo lembo di pelle.


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martedì 21 febbraio 2017

LE RACCOMANDATE

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In vari formati e usi che variano da stato a stato, la posta raccomandata ha sempre la sua fondamentale importanza, anche per validare concorsi, spedire documenti, foto, assegni, in sicurezza.

Sono stati stampati in tutti gli stati appositi talloncini per identificare l'oggetto raccomandato, con in genere una grande "R" e il numero della raccomandata.

“La proposta, l’accettazione, la loro revoca e ogni altra dichiarazione diretta ad una determinata persona si reputano conosciute nel momento in cui giungono all’indirizzo del destinatario, se questi non prova di essere stato, senza sua colpa, nell’impossibilità di averne notizia”; così recita l’art. 1335 del Codice Civile.

La raccomandazione nasce intorno al 1600; fino al 1862 tale servizio è definito in Italia come assicurazione ma in Toscana si indica per consegna. Il nome di raccomandazione viene introdotto insieme alla riforma postale del 1863.

In uso praticamente da sempre la posta raccomandata oggi si è evoluta, poiché è diventata un tipo di spedizione tracciabile, cioè la si può identificare online, scoprendo dove si trova in tempo reale, attraverso il codice alfanumerico riportato sul pacco.

Il servizio postale raccomandato offerto dalle Poste Italiane, richiede per essere portato a destinazione dai tre ai cinque giorni lavorativi.

La posta raccomandata si spedisce dagli uffici postali e quando arriva a destinazione deve essere consegnata al destinatario o al preposto alla ricezione. Nel caso di assenza del destinatario l'incaricato alla consegna deve lasciare presso l'indirizzo del destinatario un avviso di giacenza nel quale indica orario, sede e modalità di ritiro.

Un piccolo plico di fogli può inoltre essere spedito, sempre tramite il servizio postale, senza busta: si tratta della Raccomandata in Foglio. La modalità è semplice: una volta piegato il plico lasciando un foglio bianco all'esterno, si scrivono gli indirizzi di mittente e destinatario come si farebbe con la busta; ci si reca presso un qualsiasi ufficio postale per la pesatura e l'applicazione del tagliando di raccomandata direttamente sul plico. In questo modo, il mittente è sicuro che non possano verificarsi contestazioni sul contenuto della spedizione, dato che il contenuto è, per così dire, "esposto".

Con le sentenze della Suprema Corte di Cassazione n. 10021/2005 e 4482/2015 l'onere della prova del contenuto della spedizione è stato invertito in capo al mittente, che non potrà più dimostrare la certezza del contenuto con la raccomandata senza busta, se non per intervento di un Pubblico Ufficiale che attesta il contenuto in fase di accettazione allo sportello postale. In senso opposto, varie sentenze pongono l'onere della prova del contenuto a carico del ricevente (Sentenza n° 10388 del 13 Maggio 2014).

La raccomandata semplice e A/R (con avviso di ricevimento), oltre ai destinatari, possono essere inviate per conoscenza ad altri indirizzi. La Raccomandata a Mano, invece, prevede la consegna diretta da parte del mittente, o da persona di sua fiducia, al destinatario. In questo caso, la modalità prevede la stesura del documento, firmato in originale, che verrà consegnato al destinatario. Una copia fotostatica di tale documento viene utilizzata come ricevuta e fatta firmare in calce dal destinatario, indicando, inoltre, la data di ricevimento. Anche in questo modo, il mittente è tutelato sul contenuto della spedizione, ma non avrà valore legale nei confronti di terzi.

Oltre alla normale Posta raccomandata esisteva fino agli '80-'90 la raccomandata espressa, busta in viaggio identificata con l'apposito talloncino di priorità sulle altre buste raccomandate, ed era in uso anche la raccomandata con assegno, contenente assegno postale, identificata con un talloncino arancione bilingue (italiano-francese).

Esiste anche l'equivalente digitale della posta raccomandata: la posta elettronica certificata (PEC) che la normativa italiana accetta come pienamente equivalente alla raccomandata postale.

Da alcuni anni, come tutti gli altri servizi postali, la posta raccomandata è un servizio offerto anche dagli operatori postali privati che hanno conseguito un'autorizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico. Le garanzie di legge sono le stesse di quelle offerte da Poste italiane.

La raccomandata A/R è utilizzata per tutte le comunicazioni ufficiali, quali notifica di contratti fra privati, provvedimenti della pubblica amministrazione, recapito di atti giudiziari (avvisi di garanzia, mandati di comparizione, ecc.) e fra le parti legali, qualsiasi comunicazione prevista per legge. Infatti, l'onere della prova dell'invio e ricezione grava su chi ha l'obbligo di legge (il mittente), e ricevuta di invio e di ritorno firmata costituiscono prova con valore legale di questo adempimento. Ricevuta di invio e di ritorno sono tracciate dal sistema informatico del fornitore di servizi postali (es. Poste Italiane), per cui, in caso di smarrimento del cartaceo, è possibile chiedere una duplicato con valore legale equivalente.



La PEC offre maggiori garanzie legali della raccomandata A/R, perché, oltre a certificare la trasmissione:

con la funzione di marca temporale certifica la data;
con la funzione di firma digitale certifica anche il contenuto della comunicazione, comprensivo di allegati e header del messaggio con destinatari, oggetto, indirizzi in cc e ccn.
Per ovviare a tale problema, è di prassi negli atti giudiziari fare una copia della raccomandata con la preview di un estratto della comunicazione.

Rispetto alla trasmissione, oltre a certificare l'invio e la ricezione da parte del server del nodo destinatario della comunicazione, esiste la possibilità di certificare anche la notifica di lettura del messaggio.
Alcuni provider allegano a tale notifica copia del messaggio originale con relativi allegati, in modo da rendere la certificazione immediatamente fruibile dal mittente.

Spesso si ritiene che non ritirare le raccomandate possa essere un modo per sfuggire a comunicazioni o richieste poco gradite.

Trascorso un mese senza che il destinatario provveda al ritiro del plico presso la posta si forma la così detta compiuta giacenza; ovvero la lettera a quel punto si ritiene avere lo stesso valore legale di una letta, e viene rispedita al mittente.

Tutte le conseguenze giuridiche che si volevano conseguire con la spedizione della raccomandata, quindi, potranno dirsi avverate.

Questo, a condizione che la lettera sia stata spedita all’esatto indirizzo di residenza del destinatario e che questo non possa in alcun modo dimostrare che egli non ha avuto conoscenza dell’esistenza di tale raccomandata per fatti a lui non imputabili (per esempio il postino non ha lasciato l’avviso di deposito).

Esistono circostanze in cui tali lettere non hanno alcun effetto giuridico sulla sfera altrui.

Non ritirare o rifiutare una raccomandata o un atto giudiziale dal postino può essere una pessima scelta.

È diritto di ogni cittadino rifiutare la raccomandata recapitatagli dal postino o non andare a ritirarla alla posta.

Il procedimento della giacenza è diverso se, invece di una normale raccomandata, il postino ha tentato di notificare un atto giudiziale, una multa o una cartella esattoriale.

In questa ipotesi, qualora non sia possibile eseguire la consegna per irreperibilità del destinatario o incapacità o rifiuto di questi (o dei conviventi o degli altri soggetti legittimati al ritiro della posta), l’ufficiale giudiziario depositerà l’atto nella Casa comunale.

Il destinatario viene messo al corrente di tale deposito con l’invio di una raccomandata a/r informativa.

Anche in questo caso, la notifica si intende perfezionata per il destinatario, ma solo dopo il decorso di 10 giorni di giacenza senza ritiro dell’atto.



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martedì 7 febbraio 2017

IL RESPIRO DEL DIAVOLO

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La chiamano “Burundanga” ossia “respiro del diavolo”, ma il suo nome scientifico è Scopolamina. È la droga più micidiale e pericolosa del mondo, capace di annientare la coscienza delle persone, manipolandone la volontà e piegandole completamente al volere di chi hanno davanti.

Non è una droga come le altre, non ha eguali. Una dose eccessiva può addirittura uccidere. Essa è infatti estremamente tossica e deve essere consumata in quantità ridottissime. Dosi elevate possono provocare fenomeni di depressione, stanchezza o sonnolenza. L’overdose può causare delirio, allucinazione, paralisi, stato stuporoso, perdita di coscienza e morte.

Un grammo di Scopolamina ha lo stesso aspetto e la stessa densità di un grammo di Cocaina, ma con un grammo di Scopolamina si possono uccidere fino a 10/15 persone. A differenza della Scopolamina, la cocaina è assunta a scopo ricreativo mentre la Scopolamina è usata a scopi puramente criminali. Ha il solo scopo di danneggiare gli altri, è una trappola per la coscienza. Per questi motivi è molto pericolosa e difficile da trovare.



L’albero Borrachero, che si potrebbe tradurre come “l’albero della sbronza”, e dal quale ha origine la Burundanga è originario della regione delle Ande settentrionali, di cui fanno parte Ecuador, Colombia e Venezuela. In realtà però la droga che se ne ricava viene utilizzata solo da alcuni gruppi criminali in Colombia. Questo albero cresce spontaneamente anche in città, come per esempio a Bogotà. Dell’albero si posso usare varie parti: i fiori e le radici si possono mettere in infusione per trarne una bevanda allucinogena, poi c’è il frutto che somiglia a delle piccole noci di cocco e al cui interno ci sono i semi.
La polvere si estrae dal Cacai Savanero, che è appunto il nome del frutto che ha bisogno di essere trattato chimicamente per polverizzarlo e sbiancarlo. Tale processo è grossomodo lo stesso rispetto a quello utilizzato per produrre la cocaina. Ironia della sorte, la pianta utilizzata per produrre tale droga letale è bellissima e ha un buon profumo. È un fiore squisitamente colombiano, molto bello ma molto, molto pericoloso.

Più recentemente, sin dagli anni cinquanta, l’utilizzo della Scopolamina è stato esaminato come “siero della verità” da molte agenzie d’intelligence, CIA inclusa. In seguito alla determinazione della sua scarsa utilità come droga per interrogatori, (i suoi effetti allucinogeni producono distorsione nella percezione della realtà, quindi le affermazioni sotto l’effetto dell’alcaloide sono spesso indeterminate e non veritiere), il suo uso come “siero della verità” venne però abbandonato.
I nazisti la usavano prima d’interrogare i propri detenuti.

Oggi viene impiegata per il trattamento di alcuni disturbi che riguardano il sistema nervoso centrale. Tuttavia gli esperti ritengono che sia alla base di alcune aggressioni sessuali a danno delle donne, proprio per le conseguenze che riesce ad attuare nel nostro organismo e nella nostra psiche.

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