La regione Lombardia si prepara ad aprire agli animali domestici le porte degli ospedali, delle case di cura e delle case di riposo.
Gli animali domestici entreranno negli ospedali con museruola e guinzaglio di massimo un metro e mezzo (cani) oppure nei trasportini (gatti o conigli) e dovranno essere accompagnati da una persona maggiorenne. L'accompagnatore sarà tenuto a raccogliere perdite di pelo e altro, nonché a fare il possibile per evitare l'eventuale fuga. Ma il regolamento è anche molto altro.
Dal 2017, cani e gatti potranno entrare negli ospedali e nelle case di riposo della regione per far visita ai loro padroni bisognosi di affetto e di coccole. La giunta guidata da Maroni ha approvato, infatti, un regolamento, atteso da sette anni, che stabilisce norme d'assoluta modernità per la tutela degli animali d'affezione e la prevenzione del randagismo. Chi non osserverà le condizioni, potrà essere soggetto a multe dai 150 ai 900 euro.
La pet therapy non è una terapia a sé stante, ma una co-terapia che affianca una terapia tradizionale in corso. Lo scopo di queste co-terapie è quello di facilitare l'approccio medico e terapeutico delle varie figure mediche e riabilitative soprattutto nei casi in cui il paziente non dimostra collaborazione spontanea. La presenza di un animale permette in molti casi di consolidare un rapporto emotivo con il paziente e stabilire tramite questo rapporto sia un canale di comunicazione paziente-animale-medico, sia stimolare la partecipazione attiva del paziente.
Fu lo psichiatra infantile, Boris Levinson, a enunciare per la prima volta, intorno al 1960, le sue teorie sui benefici della compagnia degli animali, che egli stesso applicò nella cura dei suoi pazienti.
Nel 1997 viene fondata in Australia la Delta Society, che si occupa di studiare gli effetti terapeutici legati alla compagnia degli animali.
Oggi la pet therapy, che solo recentemente ha ottenuto il giusto riconoscimento, trova ampia applicazione in svariati settori socio-assistenziali, tra i quali: case di riposo, ospedali, comunità di recupero.
Levinson constatò che prendersi cura di un animale può calmare l'ansia, può trasmettere calore affettivo e aiutare a superare lo stress e la depressione.
Nella pet therapy si possono prevedere le seguenti figure:
responsabile di progetto (un professionista del campo sanitario);
medico veterinario (valuta i requisiti comportamentali e sanitari dell'animale, l'aspetto igienico sanitario ed il benessere animale);
coordinatore d'intervento (può essere: psicologo/psicoterapeuta, educatore, infermiere/assistente sanitario, OSS, laureato in scienze motorie, insegnante, psicomotricista;
coadiutore dell'animale (promuove la relazione uomo animale e monitora lo stato di salute ed il benessere dell'animale in collaborazione con il veterinario).
Le figure professionali coinvolte devono avere una preparazione specifica per quanto riguarda le caratteristiche generali degli animali coinvolti nella pet therapy, come la possibilità di zoonosi e l'etologia degli animali a disposizione. L'intervento degli enti pubblici, quali università e gli enti sanitari regionali, costituiscono oggigiorno l'unico modo per permettere una formazione il più possibile uniforme ed accessibile dal punto di vista economico, in modo da abbattere in parte gli esorbitanti costi della macchina della pet therapy.
Fondamentale è individuare l'animale corretto per il singolo paziente in base alle preferenze personali, alle capacità psico-fisiche, all'analisi delle eventuali fobie specifiche, alle allergie e in base alla risposta emotiva nelle prime sedute. Ad esempio nel caso si dispongano di più cani si deve definire l'abbinamento cane-paziente tenendo conto della taglia del cane, dell'indole, del tipo di pelo e così via.
Questi interventi funzionano grazie alla relazione che si instaura fra un animale domestico e un utente (bambino, anziano, persona malata etc…): una sintonia complessa e delicata che stimola l’attivazione emozionale e favorisce l’apertura a nuove esperienze, nuovi modi di comunicare, nuovi interessi. L’animale non giudica, non rifiuta, si dona totalmente, stimola sorrisi, aiuta la socializzazione, aumenta l’autostima e non ha pregiudizi. In sua compagnia diminuisce il battito cardiaco e calano le ansie e le paure. Inoltre, favorisce la piena espressione delle persone, che tra gli umani si riduce di solito solo al linguaggio verbale.
Nella maggioranza dei casi vengono attivati interventi con bambini, anziani, persone con disabilità o disturbi psichiatrici. Interagire con un animale può voler dire per un bambino sviluppare processi di apprendimento più rapidi e imparare a prendersi cura di qualcuno diverso da sé. Una bella occasione di crescita, perché l’animale ha per lui una grande valenza emotiva: accarezzarlo e coccolarlo provoca un gradevole contatto fisico e stimola creatività e capacità di osservazione.
Con ragazzi pre-adolescenti e adolescenti, il rapporto con l’animale può diventare invece il mezzo per stimolare vissuti e riflessioni su concetti importanti come il rispetto, la fiducia, la reciprocità: si usa ad esempio nei progetti di prevenzione al bullismo.
Un discorso a parte riguarda gli interventi per bambini e ragazzi con disabilità che grazie alla relazione con l’animale possono trovare nuovo entusiasmo e motivazione nell’affrontare piccoli compiti quotidiani e sperimentare una modalità facile e spontanea di interazione. L’importante è che ogni progetto sia costruito ad personam, valutando le esigenze specifiche dell’utente.
Il contatto diretto con l’animale offre tanti stimoli, Il bambino vive un’esperienza unica e sperimenta emozioni fondamentali per il suo sviluppo: l’attenzione, il rispetto, il tollerare e canalizzare l’aggressività. Nel mondo di oggi i bambini sono meno in relazione con il mondo animale rispetto al passato, un peccato visto la ricchezza emotiva che questi trasmettono. Ma attenzione a non confondere un cane con un baby-sitter: mai lasciare il bambino da solo con lui.
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