venerdì 10 marzo 2017

LA CODEINA

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Sciroppo per la tosse contenente codeina mescolato alla Sprite: basta questo per miscelare il “purple drank”, bevanda che nel giro di qualche minuto produce effetti sedativi e psicoattivi.

In Italia invece era considerata semi-inutilizzata. Un po’ perché mai diventata di moda, un po’ perché per gli sciroppi a base di codeina in Italia serve la ricetta medica, a differenza che in altri paesi.
L’uso della purple drank per parecchio tempo rimane un fenomeno underground, almeno fino agli anni ’90. Quando alcuni artisti hip hop cominciano a celebrarla nei loro testi.

A portare la codeina sulle prima pagine dei quotidiani statunitensi è un evento luttuoso. Il 16 novembre del 2000 Dj Screw muore nel suo studio di registrazione a Houston: l’autopsia certifica l’abuso di codeina e valium come cause dirette della morte. Negli anni successivi la codeina è additata come causa di morte di altri rapper americani, tra questi Big Moe e Pimp C. Mentre nel 2013 è la superstar del rap Lil Wayne a essere ricoverato in preda alle convulsioni dopo un presunto abuso di purple drank.

Nel 2004 uno studio della Dea (il Dipartimento antidroga americano) certifica che in Texas l’uso di codeina a fini psicotropi coinvolge l’8,3% degli studenti delle scuole superiori pubbliche. Alcuni stati cominciano così a limitare le vendite degli sciroppi che la contengono, rendendo necessaria la ricetta medica e vietandoli ai minori.

Attualmente pare registrarsi una rinnovata attenzione verso le capacità psicotrope degli sciroppi per la tosse.
Numerosi ragazzi lombardi che nel weekend si recano nelle farmacie della Svizzera ad acquistare confezioni di uno sciroppo per la tosse contenente codeina, la cui vendita è possibile solo dietro prescrizione in Italia, ma libera aldilà delle Alpi. Con 7 euro si acquista la boccetta da 80ml, sufficiente per preparare la purple drank per 5 o 6 persone una volta mescolata alla Sprite (o a qualsiasi altra bevanda gasata).

I rischi sono legati all’abuso e al sovradosaggio.

La mistura a volte prevede la presenza di destrometorfano (un farmaco anche questo sedativo della tosse che a dosi più elevate è un dissociativo) e gli effetti in questo caso sono soprattutto di tipo allucinogeno oltre che sedativi.
Molto del fenomeno d’uso viene correlato alla cultura hip-hop e alla mentalità “muscolare”, virile dell’ambiente del football, o a gruppi sessualmente diversi.

Molti degli individui in studio riferivano dell’uso di altre droghe come ecstasy, cannabinoidi sintetici, eroina e cocaina.

I social network aprono un nuovo capitolo nei romanzi di formazione degli adolescenti: lo sballo da esibizione. Consumo non fine a se stesso, ma da mettere in vetrina (spesso Facebook, molto Instagram). Più è bassa l’età, più è forte l’ansia da ostentazione. Gli esperti riflettono sul passaggio: qual è il confine tra usare droga per sballarsi e sballarsi per sfoggiare l’esperienza? Spiega Riccardo Gatti, responsabile del dipartimento Dipendenze dell’Ats (l’ex Asl): «La droga per i ragazzini dev’essere “glamour”: va di moda quella che si spettacolarizza di più».

È un aspetto sociologico. Riguarda i giovanissimi. Il sospetto: la volontà di mettersi in scena in condizioni di disfacimento psico-fisico può essere un incentivo al consumo. Tendenza che si dispiega nella vastità delle reti social, ma che poi riaffiora nelle strade: «C’è un limbo che non emerge — spiega Giovanni Sesana, responsabile medico del 118 — i giovani non chiamano neanche il 118, ma tracollano per strada. Noi li raccogliamo con l’ambulanza quando la situazione è degenerata». Dalle strade, ai reparti d’emergenza degli ospedali. Racconta Emilio Fossali, responsabile del pronto soccorso pediatrico De Marchi e Policlinico: «I ragazzini arrivano per lo più “inzuppati” d’alcol. Il referto dice “intossicati”, spesso non siamo nelle condizioni di rintracciare con gli esami altre droghe. Ma la sensazione è che siano sempre più miscugli di sostanze. Il 70 per cento dei giovanissimi che arrivano per incidenti gravi hanno abusato di stupefacenti.

Durante l’adolescenza, i confini sono rarefatti. Senso comune tra studenti di scuole medie e primi anni delle superiori: cocaina, eroina ed ecstasy sono «vere» droghe; le altre sostanze sfumano in un’indefinita categoria di essenze «ricreative». Esempio tipico è proprio la codeina, un oppiaceo derivato della morfina, contenuto in alcuni sciroppi che hanno alimentato un flusso di «trasferte» dalla Lombardia alla Svizzera per comprare quelle medicine in libera vendita (in Italia è necessaria la prescrizione). «L’abuso di prodotti legali (alcol, farmaci, fumo) da parte dei ragazzini — spiega Gatti — è un’emergenza sottovalutata. Induce comportamenti a rischio che possono portare a patologie acute o a vere e proprie dipendenze. Ha effetti analoghi a quello delle droghe. Ad esempio, il consumo frequente di cocktail alla caffeina abbinati con l’alcol modifica la neurochimica del cervello. Non si fa nulla per contenere quel tipo di abuso “legale”. Anzi, l’acquisto di quei prodotti “fa mercato”, e dunque lo si promuove. L’uso deviato delle sostanze legali di cui i ragazzini abusano finisce per essere involontariamente sinergico a quello delle sostanze illegali».



La codeina è un alcaloide contenente 3-metilmorfina, un isomero naturale di morfina metilato, e 6-metilmorfina; è un oppiaceo utilizzato per l'analgesia. Viene ottenuta prevalentemente tramite metilazione della morfina, l'alcaloide principale del Papaver somniferum.

Viene somministrata per via orale, sottocutanea, intramuscolare o rettale. La codeina è utilizzata principalmente come analgesico, spesso in combinazione con il paracetamolo o l'acido acetilsalicilico. Viene usata anche come antitussivo e antidiarroico. L'uso per la sedazione della tosse, asciugando le secrezioni può indurre nei broncopatici crisi di insufficienza respiratoria. Può causare cefalea, sedazione, depressione, euforia, ipotensione, tachicardia, stitichezza, vomito. La codeina è tossica, ma ha un effetto dieci volte meno potente della morfina, pertanto produce assuefazione fisica in modo proporzionale e provoca una bassa dipendenza psicologica, a meno che si tratti di individui già in passato assuefatti agli oppiacei per i quali va considerata una particolare attenzione.

La codeina è metabolizzata dal fegato in composti attivi morfina-6-glucuronide e morfina-3-glucuronide. Circa il 5-10% della codeina viene convertito in morfina, per formare codeina-6-glucuronide o in norcodeina. È meno potente della morfina ma come tutti gli oppiacei l'uso continuato di codeina induce dipendenza fisica. Tuttavia, i sintomi di astinenza sono relativamente lievi e di conseguenza la codeina è molto meno pesante rispetto agli altri oppiacei. La codeina è in generale utilizzata in dosi da 30 a 60 mg ogni 4 o 6 ore, quest'ultima presenta un effetto tetto per cui dopo una certa dose l'analgesia non aumenta e aumentano soltanto gli effetti collaterali (massima dose 240 mg in 24 ore). Intendendosi di un analgesico oppiaceo debole (appartenenza al secondo gradino della scala OMS) la Codeina procura una lieve analgesia, per cui quando il dolore è più forte o la codeina perde potere antalgico (assuefazione) è necessario cambiare oppiaceo come ossicodone, morfina e fentanyl.

La codeina è metabolizzata a codeina-6-glucuronide (C6G) dall'uridina difosfato glucuronosiltransferasi UGT2B7, e, dal momento che solo circa il 5% della codeina è metabolizzata dal citocromo P450 CYP2D6, la prova attuale è che C6G è il composto attivo primario. Le affermazioni riguardanti il presunto "effetto tetto" della codeina si basano sul presupposto che alte dosi di codeina saturino CYP2D6, impedendo l'ulteriore conversione di codeina a morfina.

Non vi è inoltre alcuna prova che l'inibizione del CYP2D6 sia utile nel trattamento della dipendenza da codeina, anche se la trasformazione della codeina a morfina (e quindi quella ulteriore in coniugati morfina-glucuronide) ha un effetto sul potenziale abuso di codeina.

Nei pazienti che hanno subito l'asportazione della cistifellea, la codeina può indurre dolore addominale biliare o pancreatico acuto, generalmente associati con anomalie nei test di laboratorio, indicative di spasmo dello sfintere di Oddi.

Come per gli altri oppiacei, l'uso cronico di codeina può portare dipendenza fisica e psicologica. Quando si è sviluppata dipendenza fisica, e si interrompe improvvisamente il farmaco, si possono verificare sintomi da astinenza da oppiacei. I sintomi includono: rinorrea, sbadigli, sudorazione, insonnia, debolezza, crampi allo stomaco, nausea, vomito, diarrea, spasmi muscolari, brividi, irritabilità, e il ritorno del dolore. Per ridurre al minimo i sintomi di astinenza, gli utilizzatori a lungo termine dovrebbero gradualmente ridurre la codeina sotto la supervisione di un medico.



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