L'artiglio del diavolo è una pianta perenne rampicante che appartiene alla famiglia delle Pedaliacee. Il genere Harpagophytum è lo stesso del sesamo.
Cresce in Africa Meridionale e soprattutto nelle regioni orientali e sud-orientali della Namibia, nel sud del Botswana, nella regione del Kalahari, nel Northern Cape e in Madagascar.
L'artiglio del diavolo deve il suo nome alle quattro appendici dure e nastriformi che caratterizzano i suoi frutti ovoidali. Queste escrescenze sono dotate di robusti uncini che, penetrando nel corpo o nelle zampe degli animali, procurano serie ferite, costringendoli a compiere una danza "indiavolata".
La parte usata a scopo medicamentoso è costituita dalle escrescenze laterali della radice tuberosa (dette radici secondarie), che contengono alte percentuali di principi attivi.
L'uso etnobotanico dell'artiglio del diavolo ha avuto origine in Africa Meridionale.
Questa pianta è uno degli “emblemi floreali” del Botswana, dove si crede possa essere utile nel trattamento di varie condizioni dolorose.
L’artiglio del diavolo è un ottimo rimedio da utilizzare quando i muscoli riprendono l’allenamento dopo un periodo di inattività per far fronte, in modo naturale, a contusioni, strappi e sciatalgie (i dolori dovuti all’infiammazione del nervo sciatico).
Giunge in Europa agli inizi del Novecento e qui ne viene confermata l’ azione antidolorifica, antinfiammatoria, antireumatica e spasmolitica, specialmente a livello muscolare e articolare. Inoltre, stimola la digestione, riduce l’assorbimento del colesterolo e aiuta nella fase premestruale facilitando lo sfaldamento dell’endometrio e calmando i dolori.
Queste proprietà sono dovute a particolari sostanze presenti nel suo fitocomplesso: in particolare, i fitosteroli (beta-sitosterolo) ovvero dei composti vegetali che manifestano un’azione antinfiammatoria simile al cortisone e l’arpagosite, un monoterpene che ha dimostrato di contrastare la formazione di alcuni mediatori dell’infiammazione (prostaglandine e ossido nitrico), responsabili di dolore e gonfiore.
Sono le radici secondarie dell’artiglio del diavolo, che possono raggiungere il peso di ben 600 grammi, ad essere raccolte, sminuzzate e trattate per ottenere le diverse formulazioni. Tradizionalmente applicata in crema, si può assumere allo stesso tempo anche in estratto secco e tintura madre per potenziarne l’azione.
L’azione dell’artiglio del diavolo, completamente naturale e priva di tossicità, anche per lo stomaco, lo rende utilizzabile per un tempo prolungato. Gli effetti si manifestano dopo una settimana ed è preferibile assumere il rimedio in modo ciclico in quanto, oltre i due mesi continuativi, può dare assuefazione e perdere la sua efficacia. Si possono manifestare reazioni locali di tipo allergico, generalmente di rossore sulla pelle, che spariscono sospendendo l’applicazione. Può interferire con alcune classi di farmaci: antinfiammatori cortisonici e non steroidei, anticoagulanti, antiaritmici. È sconsigliato in caso di diabete, ipertensione, reflusso gastroesofageo, gastrite, ulcera, gravidanza e allattamento. In ogni caso è consigliabile consultare il proprio medico di base.
Il suo uso è diffuso ampiamente e ben noto anche nel mondo dello sport, dove i disagi causati dalle malattie reumatiche sono vissuti in contemporanea all’impossibilità di assumere certe categorie di farmaci, considerati dopanti, che possono essere sostituiti da medicinali di origine naturale, come appunto i derivati di questa pianta. Può essere impiegata anche come antispastico per i dolori mestruali e per i dolori intestinali di origine nervosa.
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