giovedì 10 novembre 2016

IL TAPIRO

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Ossa di tapiri fossili sono state rinvenute in Europa ed in Asia, e anche nell'America settentrionale e meridionale. I più antichi di questi reperti datano di 50 milioni di anni fa e molte di queste ossa, benché ovviamente della stessa famiglia, differivano da quelle del tapiro di oggi. Ciononostante, circa 20 milioni di anni fa esistevano dei tapiri che assomigliavano considerevolmente alle specie attuali. La loro ampia distribuzione si è poi ridotta, fino a limitarsi ora a due regioni circoscritte e nettamente separate. È sorprendente come essi siano stati tanto a lungo e così largamente diffusi; non tanto sorprendente è anche il fatto che alcuni di essi siano giunti fino ad oggi, poiché, tra tutti i grossi animali della terra, essi sono probabilmente i più completamente indifesi. Infatti sono normalmente lenti e cauti nei loro movimenti, di solito con il muso vicino a terra, e non sono praticamente mai all'erta per evitare eventuali pericoli. È probabile che la proboscide abbia contribuito più di ogni altra cosa alla loro sopravvivenza. In effetti, può rappresentare una sentinella altamente efficiente, saggiando costantemente l'aria in ogni direzione, perfino durante la ricerca del cibo, poiché viene girata e contorta senza posa, con le narici spalancate. Quindi, quando si afferma che il tapiro è timido, si dovrebbe dire piuttosto che esso è sensibilissimo al suo ambiente e pronto a darsi alla fuga. Dunque, può essere questa la ragione principale per la quale i tapiri, pur di così lontana discendenza ed ora così nettamente separati dal punto di vista geografico, hanno subìto tanti pochi cambiamenti: essi si sono così bene adattati alla vita da non aver bisogno di alcun cambiamento. Sicché, il segreto della loro sopravvivenza può essere ben rappresentato da quella corta, ma straordinaria proboscide.

I tapiri hanno nasi prensili, sono indispensabili per la salute della foreste e sono una specie ombrello.
Oggi sopravvivono quattro specie di tapiro: il tapiro di montagna (Tapirus pinchaque), il tapiro di Baird (Tapirus bairdii), il tapiro americano (Tapirus terrestris) e il tapiro dalla gualdrappa (Tapirus indicus). Le prime tre specie hanno il manto bruno e vivono nelle foreste tropicali dell’America Meridionale, mentre l’ultima è di colore bianco-nero ed è diffusa nel Sud-Est asiatico.

I tapiri si riproducono molto lentamente, hanno un periodo di gestazione di 13-14 mesi e partoriscono solo un cucciolo alla volta. Questa “lentezza” potrebbe condannare i tapiri, minacciati dalla deforestazione e dalla caccia, se la popolazione dovesse subire un declino significativo è molto improbabile che possa riprendersi.

Possono pesare fino a 300 chili. Grazie alla loro stazza i tapiri possono fare leva sugli alberi per raggiungerne i frutti. Sono animali docili per natura, ma possono attaccare se si sentono minacciati, soprattutto una femmina con i cuccioli. I tapiri sono creature notturne, trascorrono il giorno a dormire nelle fitte macchie boschive e si svegliano nel pomeriggio per mangiare.



Le abitudini notturne del tapiro e la sua predilezione per le zone di giungla più impervie fanno sì che sia difficile studiare sul campo questi animali. Tutt’oggi non si sa molto dell’etologia di questi mammiferi e molti dati sono stati raccolti da esemplari in cattività.

I tapiri coprono grandi distanze, attraversano habitat differenti e “creano” un collegamento tra le varie zone della foresta. Ingoiano i semi della frutta, camminano a lungo e defecano lungo i loro percorsi, disperdendo i semi e favorendo la creazione di un flusso genetico vegetale tra gli habitat. Non sono gli unici animali a farlo ma mangiando enormi quantità di frutta, distribuiscono un’elevata quantità di semi. La struttura delle foreste sarebbe molto diversa senza i tapiri.

Questi animali sono caratterizzati da una protuberanza sul labbro superiore, simile ad una piccola proboscide. Questo organo prensile viene utilizzato dai tapiri per afferrare foglie e frutti, come boccaglio quando si trovano in acqua per sfuggire dai predatori o semplicemente per rinfrescarsi.

I tapiri sudamericani sono presenti in tutto il Sud America. Data la loro ampia distribuzione la gente pensa che i tapiri siano molto numerosi, ma in realtà, i vari biomi che occupano non sono collegati. Il loro habitat viene distrutto costantemente e di fatto esistono solo piccole popolazioni isolate di tapiri in Sud America. Eppure ogni anno gli ambientalisti devono fare pressione per mantenere il tapiro sudamericano sulla Lista Rossa Iucn delle specie minacciate.

Recenti studi delle pratiche venatorie degli indigeni dell’Amazzonia hanno rivelato che le aree immediatamente circostanti agli insediamenti delle comunità sono prive di mammiferi. In luoghi nei quali ancora la deforestazione non è arrivata non si trovano tapiri, pecari o aguti, decimati dalla caccia.

Da piccoli i tapiri sono scuri e coperti da strisce longitudinali e macchie gialle e bianche sul corpo e sulle zampe, un po’ come i piccoli cinghiali. Questo manto serve a mimetizzarsi per eludere i predatori e viene sostituito dalla livrea adulta dopo cinque o sei mesi. I cuccioli rimangono con la madre per circa 12-18 mesi dopo la nascita.

Può sembrare che i tapiri somiglino a dei maiali con la proboscide, ma sono in realtà imparentati con i cavalli e i rinoceronti. Le origini di questa eclettica famiglia sono da ricercarsi indietro nel tempo – e lo stesso tapiro è molto antico. Gli scienziati sono dell’idea che questi animali non siano cambiati molto nelle ultime decine di milioni d’anni.

Nel Nuovo Mondo, i tapiri vivono generalmente nelle foreste e nelle praterie del Centro e Sud America. Fa eccezione il tapiro di montagna, che vive ad alte quote sulle Ande: conosciuto anche col nome di tapiro lanoso, per via del suo caldo manto protettivo, è il più piccolo di tutta la sua specie.  Il tapiro più grande si trova invece nel Vecchio Continente, più precisamente nell’Asia sudorientale. Il tapiro malese, dalla caratteristica livrea bianca e nera, può raggiungere i 363 chilogrammi di peso. Vive in Malesia e a Sumatra, tra foreste e paludi. Tutte e quattro le specie di tapiro corrono un più o meno grave rischio di estinzione, a causa soprattutto delle attività di caccia e delle alterazioni ambientali in atto nei rispettivi habitat.


LEGGI ANCHE: http://marzurro.blogspot.it/2016/10/la-malesia.html


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