venerdì 27 febbraio 2015

IL CARDELLINO

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Il cardellino (Carduelis carduelis Linnaeus, 1758) è un uccello appartenente alla famiglia dei Fringillidi. Il nome deriva dalla pianta cardo dei cui semi (specialmente di quelli del cardo rosso) questi uccelli sono ghiotti.

Il cardellino è facilmente riconoscibile per la mascherina rossa sulla faccia e per l'ampia barra alare gialla. Il resto del piumaggio va dal bianco delle guance, al nero della nuca, della coda e della parte esterna delle ali, al marrone scuro del dorso.

Nel periodo della migrazione (ottobre/novembre) si trova in numerosi gruppetti nei pressi dei campi coltivati, dove poi si ferma numeroso fino a metà febbraio. Già da febbraio iniziano a formarsi le coppie che poi andranno a riprodursi, quindi si spostano isolate nelle campagne dove andranno a costruire i nidi, qui finite le cove si riuniscono in numerosi gruppetti e si fermano fino ai primi di settembre.

Il canto del cardellino, o trillo, è molto bello, ed è uno dei motivi per cui viene allevato, oltre che per la bellezza, e l'ibridazione con il canarino.

Si nutre prevalentemente di semi di cardo, cardo dei lanaioli e girasole, oltre a questi si nutre anche di semi di acetosa, agrimonia, cicoria, romice, senecio, tarassaco, crespigno.

La riproduzione inizia nella tarda primavera, e generalmente una coppia porta a termine tre covate, l'incubazione dura circa 12 giorni nelle sottospecie meridionali, qualche giorno in più per quelle settentrionali. Il nido viene costruito generalmente su una pianta di conifera o su alberi da frutto a qualche metro dal suolo. Le uova deposte variano da un minimo di due ad un massimo di sette. I piccoli vengono svezzati intorno al trentacinquesimo giorno e vengono alimentati con semi immaturi e afidi.

Incardellato è il nome dell'ibrido nato dall'accoppiamento tra un cardellino maschio (Carduelis carduelis) e una canarina femmina (Serinus canaria). Il nome è valido anche se i parentali sono invertiti, ovvero canarino maschio per cardellina femmina.

Secondo la mitologia greca il cardellino sarebbe in realtà una delle Pieridi, Acalante, trasformata in uccello da Atena; il mito è raccontato da Ovidio nelle Metamorfosi.
L'uccello, solitamente un cardellino, nella antica cultura pagana rappresentava l'anima dell'uomo che al momento della morte vola via, mantiene tale significato anche in ambito cristiano.
Il cardellino è inoltre simbolo della passione, si dice si chiami così perché anticamente si pensava vivesse tra cardi e spine. La sua connessione con il Cristo bambino è giustificata a fortiori da una leggenda cristiana ove si narra che un cardellino si fosse messo ad estrarre le spine della corona che trafiggeva il Cristo crocifisso, e che si fosse trafitto a sua volta, macchiandosi anche con il sangue di Gesù: l'uccellino così sarebbe rimasto sempre con la macchia rossa sul capo.
Nella Madonna del cardellino dipinta nel 1505-1506 da Raffaello Sanzio, San Giovanni Battista offre il cardellino al Cristo come simbolo della futura Passione.
Anche Carlo Crivelli ha rappresentato il cardellino nelle sue opere, spesso nelle mani del Bambino Gesù: nella Madonna della Passione, nella Madonna col Bambino di Ancona, nella Madonna col Bambino di New York; nel Beato Gabriele Ferretti in estasi lo rappresenta invece poggiato su di un ramo, con un abile scorcio da dietro.
Altri artisti, oltre al Crivelli hanno raffigurato un cardellino nelle mani del Cristo Bambino, come ad esempio nella "Madonna col Bambino, Angeli e i SS. Domenico, Andrea, Giovanni Evangelista e Tommaso d'Aquino" di Biagio d'Antonio o nella "Madonna e Gesù Bambino" di Cima da Conegliano.
Nella Sacra Famiglia di Federico Barocci Giovanni Battista tiene nelle mani un cardellino mantenendolo alto al di fuori della portata di un gatto interessato.
Altri pittori celebri che raffigurarono cardellini sono: Jacopo del Casentino, nella Madonna del Rosario; Pieter Paul Rubens, nella Sacra Famiglia di Colonia; Giambattista Tiepolo nella Madonna del cardellino; il Guercino nella Madonna col Bambino e un cardellino che scappa,
La crudele abitudine di rinchiudere i cardellini in gabbia è stata raffigurata da William Hogarth ne I bambini Graham, Francisco Goya in Manuel Osorio Manrique de Zuñiga e infine da Joan Mirò in Nord Sud.
Antonio Vivaldi scrisse un concerto per flauto detto "Il Gardellino" RV 428 (Op. 10 No. 3) in cui, con il suono del flauto, viene imitato in più punti il canto del cardellino.


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