domenica 21 giugno 2015

L'ERBA IVA



L'achillea muschiata (Achillea erba-rotta subsp. moschata (Wulfen) I.Richardson), conosciuta anche come taneda o erba iva, è una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Asteraceae.

Cresce sulle Alpi, particolarmente in Francia, Italia, Svizzera e Austria, a una quota che va dai 1400 fin oltre i 3000 metri. Predilige terreni poco calcarei e siti soleggiati. Resiste a temperature inferiori a -23 °C. La fioritura avviene da giugno a settembre.

L’achillea moscata (Achillea moschata Wulfen), localmente chiamata erba iva, è raccolta per la preparazione di tisane, di liquori e amari e per l’aromatizzazione di grappe. È localmente conosciuta come un potente digestivo e per le sue qualità aromatiche. La letteratura scientifica ne conferma le proprietà di stimolare la secrezione dei succhi gastrici. La parte raccolta e utilizzata è il fiore. La pianta cresce sui pascoli alpini di alta quota e fiorisce nel periodo estivo, in tempi diversi a seconda dell’altitudine. Soggetta in passato a raccolta intensiva, ne viene ora rigidamente controllata la raccolta da leggi regionali. Fino a un recente passato la pianta era ampiamente commercializzata. La raccolta e la vendita costituiva per le famiglie degli alpeggi una fonte aggiuntiva di reddito, al pari di altre piante commercializzate quali l’arnica, il timo selvatico, i mirtilli.
Il fiore e le parti apicali vengono essiccate all’ombra e poi conservate per la preparazione, tramite infusione,  di tisane dal forte potere digestivo. L’aromatizzazione delle grappe è generalmente fatta con il prodotto fresco mentre per la preparazione di amari e liquori si usa sia il prodotto fresco sia in altri casi il prodotto secco. Le proprietà positive associate alla pianta ne amplificano gli usi: è utilizzata in alcuni casi anche nell’aromatizzazione di carni alla griglia e in altri è tenuta in bocca e masticata da chi cammina in montagna.

Fino agli anni 1970 era pratica comune sugli alpeggi raccogliere erba iva per poi rivenderla a fine stagione a commercianti esponenti di industrie locali di trasformazione che appositamente si recavano sul posto per raccogliere partite di iva secca. La raccolta veniva tipicamente svolta all’inizio della stagione estiva, prima di portare gli animali al pascolo sugli alpeggi, e proseguiva poi a stagione inoltrata nelle fasce di pascolo poste ad altitudini più elevate. La raccolta era regolata da rapporti e accordi (sul quando e dove raccogliere, sul quando portare in alpeggio  gli animali) tra gli anziani e le maggiori famiglie degli alpeggi. Comportava però anche delle lunghe spedizioni in luoghi distanti una giornata o più di cammino. Erano questi stessi anziani a mandare i giovani della famiglia a raccogliere e a insegnare loro quali specie raccogliere e come eseguire la raccolta in maniera da preservare la pianta. Queste spedizioni potevano durare per l’intera giornata o anche coprire più giorni. Potevano inoltre coprire lunghe distanze e in alcuni casi comportavano anche sconfinamenti in territorio svizzero alla ricerca di aree in cui l’achillea fosse particolarmente diffusa.

A partire dagli anni 1970 vi sono stati sul piano legislativo e dell’informazione vari interventi di protezione. Nel 2012 la raccolta è stata, dopo lunghi anni, totalmente liberalizzata, con la motivazione dell’ampia diffusione della pianta ritenuta non più a pericolo di estinzione. Si sono ripresentati tuttavia anche segnali di un ritorno a forme intensive di raccolta. La pratica è ancora legata a un  uso commerciale per la preparazione di amari.
Oltre all’utilizzo nella preparazione di liquori e distillati, il prodotto secco è venduto nei  negozi locali, in pacchetti confezionati.

Le sue proprietà medicinali sono accertate da secoli. Le foglie e le sommità fiorite posseggono una azione tonico-amara, diuretica ed antiemorroidale. Dubbi sono invece i suoi usi vulnerari, perché invece di accelerare la cicatrizzazione sembra che la ritardi.

Il suo nome deriva da due leggende collegate ad Achille: secondo la prima Achille avrebbe usato foglie di una pianta medicinale per curare le ferite dei suoi compagni d’armi durante la guerra di Troia; secondo la seconda leggenda, invece, avrebbe usato le foglie su sé stesso per alleviare il dolore provocatogli dal dardo avvelenato scagliato da Paride.

In entrambi i casi, pur non potendo identificare in modo preciso la pianta medicinale, la si è identificata con l’Achillea millefolium. La denominazione comune così fu accettata da Linneo e imposta all’intero genere.


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