venerdì 19 giugno 2015

L' ARUM ITALICUM

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E' una pianta erbacea alta fino a 1 m di e cresce nei prati, nei cespuglieti, a volte negli orti.

Le foglie si sviluppano in autunno e persistono per tutto l'inverno; sono provviste di un lungo picciolo ed hanno la lamina astata lunga fino a 23 cm, con pagina superiore lucida venata di bianco.

I fiori sono molto piccoli, unisessuali e crescono alla base di una colonna claviforme detta spadice di colore giallastro (violacea in Arum maculatum), lunga 15-25 mm, parzialmente racchiusa da una spata bianco-verdastra. La pianta ha un odore sgradevole di putrefazione motivo per cui attrae le mosche che la impollinano.

Il nome scientifico del genere (Arum) deriva dal greco Aron (ma anche, secondo altre etimologie, dall'ebraico “ar”); in entrambi i casi questi due termini significano “calore” e si riferisce al fatto che queste piante quando sono in piena fioritura emettono calore (caratteristica particolare del genere). Il nome specifico (italicum) si riferisce alle località dei primi ritrovamenti.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Arum italicum) è stato proposto dal botanico scozzese Philip Miller (1691 – 1771) nella pubblicazione ”The Gardeners dictionary – Ottava edizione” del 1768.

I frutti sono delle bacche. Dopo la fecondazione la spata subisce un rapido avvizzimento e così si rendono visibili le bacche carnose di colore scarlatto. Infatti nei boschi è facile incontrare la pannocchia delle bacche isolate e senza altra vegetazione (le foglie) intorno. Il colore di queste bacche varia durante la loro maturazione: sono infatti color bianco-avorio nelle fasi iniziali di maturazione, quando ancora sono avvolte dalla spata; la successiva maturazione comprende una fase di inverdimento, a cui segue la transizione verso il giallo e poi il rosso. A livello cellulare, queste transizioni corrispondono alla conversione degli amiloplasti (stadio bianco-avorio) in cloroplasti (stadio verde) e, infine, in cromoplasti negli stadi giallo e rosso. La formazione di cromoplasti secondo la sequenza amiloplasto-cloroplasto-cromoplasto è piuttosto insolita. Nelle fasi che culminano allo stadio verde, la bacca sviluppa cloroplasti attivi nella fotosintesi, che successivamente vengono convertiti in cromoplasti, prima demolendo i tilacoidi (stadio giallo), poi aumentando la sintesi di carotenoidi (stadio rosso). Nella bacca sono attive le due vie di sintesi di carotenoidi "all trans", che portano alla luteina e all'auroxantina, ma anche una via di sintesi di isomeri "cis" che porta alla cis-neoxantina. Durante la fase finale della maturazione, viene inibita la ciclizzazione dei carotenoidi e ciò porta all'accumulo di precursori come il licopene, di colore rosso.
L'impollinazione è garantita soprattutto da diversi insetti (coleotteri, mosconi e altri piccoli insetti) in quanto pur non essendo piante nettarifere rilasciano comunque diverse sostanze zuccherine (impollinazione entomogama) ma anche odori molto sgradevoli, di putrefazione che attirano in modo particolare le mosche. In queste piante l'autoimpollinazione è evitata in quanto in ogni pianta i fiori femminili maturano prima di quelli maschili. Alcuni studi condotti su vari impollinatori hanno dimostrato che il successo riproduttivo (ma anche l'abbondanza della fruttificazione) è legato (almeno per le zone esaminate dallo studio – la Francia del sud) alla presenza di alcune specie di ditteri quali i Psychoda crassipenis della famiglia dei Psychodidae Newman.La fecondazione avviene tramite l'impollinazione dei fiori.
La dispersione dei semi avviene ad opera di uccelli e piccoli mammiferi favorita dal colore delle bacche.
E' considerata specie rara ma presente su tutto il territorio italiano. Nelle Alpi italiane è presente soprattutto nelle province centrali. Fuori dall'Italia (sempre nelle Alpi) si trova in Francia (dipartimento delle Alpes-Maritimes), in Svizzera (Canton Ticino) e in Slovenia. Sugli altri rilievi europei si trova nel Massiccio Centrale, Pirenei e Monti Balcani. Questa pianta si trova anche in Africa del nord e in Asia temperata.
Cresce preferibilmente in boschi ombrosi (pioppeti, ontaneti e frassineti) e umidi o lungo i fossi e i cigli delle strade; ma anche nelle macchie (arbusteti) e radure e in vigneti e oliveti. È considerata anche una pianta sinantropa in quanto spesso si trova nei fossi vicino ai centri abitati, nelle concimaie o lungo le strade (a volte è coltivata). Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo con pH neutro, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere umido.
Sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 800 m s.l.m. (raramente fino a 1300 m s.l.m.); frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare e montano.

Tutta la pianta è velenosa; solo il contatto con la pelle provoca dermatiti. Si sono verificati casi di avvelenamento mortale in bambini attratti dalle sue bacche rosse, anche se difficilmente vengono ingerite in grande quantità, poiché la loro masticazione crea immediato dolore alla bocca. Il componente velenoso è l'acido ossalico (in particolare i cristalli di ossalato di calcio) che però scompare con la cottura; infatti in tempi di carestia le popolazioni contadine mangiano i tuberi dopo averli cotti.
La parte ipogea (il rizoma) di questa pianta contiene amido e alcuni principi tossici (in parte eliminabili con l'essiccazione o la cottura). Altre sostanze contenute: grassi e saponine. La pianta ha in genere un sapore acre di pepe. Nella medicina popolare un preparato, polverizzando i tuberi, veniva usato come antielmintico (elimina svariati tipi di vermi o elminti parassiti) e antireumatico (attenua i dolori dovuti all'infiammazione delle articolazioni).

Questa pianta (e altre simili dello stesso genere) ha spesso interessato i botanici per la particolarità di trattenere (o catturare) i vari insetti pronubi finché non sia avvenuta la fecondazione degli ovuli. Gli insetti sono attirati dall'odore (nauseabondo per gli uomini) emanato dai fiori e da diverse sostanze zuccherine prodotte nelle zone di estroflessione dell'infiorescenza; ma anche dalla temperatura più elevata o attività “catabolica” (diversi gradi sopra quella ambientale: 5 – 10 °C, fino a 14 °C) prodotta all'interno dalla spata. L'innalzamento della temperatura è causata dalla intensa traspirazione dello spadice. Alcuni ricercatori hanno anche riscontrato una forma “paraboloide dimetrica” per la spata (il fuoco in questa figura geometrica non è un punto ma una linea – l'infiorescenza appunto) in modo da convergere meglio i raggi solari; è da notare inoltre che la spata aperta è sempre rivolta a sud.


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