martedì 23 giugno 2015

LA SLITTA



La slitta è un veicolo con dei pattini che scivolano al posto di ruote che girano. Viene utilizzata per il trasporto su superfici a bassa frizione, solitamente neve o ghiaccio ma ogni superificie ingrassata è utilizzabile purché non sia troppo secca. In alcuni casi sassi di fiume possono essere utilizzati per andare in slitta.

Nei paesi nordici, dove la slitta è un comune mezzo di locomozione nei periodi invernali, è formata da un abitacolo, simile a quello delle carrozze, montato egualmente su pattini. In alcuni paesi (per es., Boemia) una slitta trainata da animali viene usata anche su terreno non nevoso, soprattutto per il trasporto di tronchi di legno e una slitta è, in definitiva, la treggia in uso in varie regioni.

Come mezzo di trasporto terrestre su ghiaccio o neve, a trazione animale (cani o renna), anticamente forse anche umana, la slitta è usata dai cacciatori della zona artica. Si possono distinguere 2 tipi principali: la slitta a un solo pattino, lappone (detta pulka), e la slitta a due pattini, diffusa in tutte le altre zone, con varianti locali, dalla più semplice slitta eschimese tirata dai cani, alla complessa forma ostiacosamoieda con i pattini rialzati e riuniti sul davanti per mezzo di una barra.

Uno slittino è una piccola slitta per una o due persone, sulla quale si viaggia in posizione supina con i piedi in avanti e su piste ghiacciate. Per curvare si flettono i pattini usando i piedi (premendo sulla parte curva, che è flessibile), o si tirano delle cinghie attaccate ai pattini, o si esercita pressione sul sedile con la spalla opposta alla direzione di curva desiderata. Il termine "slittino" è utilizzato anche per indicare il nome dello sport nel quale si gareggia con questo tipo di attrezzo.

La storia dello slittino è più che millenaria, infatti già i vichinghi nel IX secolo usavano slitte biposto per spostarsi; le più antiche slitte giunte intatte ai giorni nostri sono quelle rinvenute nel ritrovamento della nave di Oseberg avvenuto nel 1904. Le prime gare di cui si hanno notizia risalgono al 1480 in Norvegia ed al 1552 presso i Monti Metalliferi, zona attualmente di confine tra la Germania e la Repubblica Ceca. La prima competizione di livello internazionale di cui si ha traccia ebbe luogo il 12 febbraio 1883 in Svizzera, su una pista lunga più di quattro chilometri che collegava Davos e Klosters, e sulla quale si sfidarono atleti provenienti da sei nazioni differenti.

Nel 1913 venne fondata a Dresda la Internationale Schlittensportverband, ossia la "Federazione Internazionale degli Sport con Slitte", è già l'anno successivo a Reichenberg, l'odierna Liberec, si tennero i primi campionati europei, unicamente maschili, e nei quali si disputarono la gara del singolo e del doppio. La prima gara internazionale aperta anche alle donne fu in occasione della gara femminile del singolo durante la seconda edizione dei campionati continentali a Schreiberhau, oggi conosciuta con il nome di Szklarska Poręba.

Nel 1935 la sezione di slittino della Internationale Schlittensportverband venne incorporata nella Fédération Internationale de Bobsleigh et de Tobogganing (FIBT). Dopo che il Comitato Olimpico Internazionale nel congresso tenutosi ad Atene nel 1954 decise la sostituzione dello skeleton con lo slittino ai Giochi olimpici, venne disputato il primo campionato mondiale, ad Oslo nel 1955, in cui si tennero le gare del singolo maschile e femminile e del doppio.

Il 25 gennaio 1957 a Davos venne fondata la Fédération Internationale de Luge de Course (FIL) che nello stesso anno entrò a far parte delle federazioni riconosciute dal CIO. Le gare di slittino, nelle specialità del singolo maschile e femminile e del doppio, comparvero nel programma dei Giochi olimpici invernali ad Innsbruck nel 1964.

Quando si parla di slittino si intende normalmente quello disputato su pista artificiale, ossia la versione più famosa a livello agonistico e che ha dignità olimpica; in questa disciplina i tracciati sono caratterizzati da lunghi rettilinei, curve paraboliche e spesso anche da kreisel. Di norma attualmente questi circuiti sono costruiti in muratura e refrigerati artificialmente, ma non mancano anche oggi esempi di piste artificiali, cioè create scavando, adattando e modellando il ghiaccio presente sul percorso, ma con poche o nulle costruzioni murarie o permanenti, e refrigerate naturalmente, la più famosa delle quali è senza dubbio quella situata a Sant Moritz; agli esordi della disciplina quest'ultimo tipo di tracciati erano la norma.

Esistono però anche altre tipologie di slittino: quello su pista naturale, in cui i tracciati sono ricavati da sentieri esistenti o strade di montagna; in questo tipo di competizione i pattini dello slittino possono correre esclusivamente su una superficie orizzontale e le curve paraboliche o comunque con strati ghiaccio artificialmente ammassati non sono consentite, la refrigerazione delle piste è esclusivamente naturale. Oltre a questo, vi è anche lo slittino su strada, che si disputa su piste asfaltate ed al posto delle lamine dei pattini vengono montate una serie di piccole rotelle, oppure lo Zipflbob o il Böckl, anch'esse piccole slitte ma di diversa fattura rispetto al classico slittino.
L'attività agonistica internazionale è organizzata dalla Federazione Internazionale Slittino (FIL).

Tutte le gare di slittino prevedono il passaggio cronometrato degli atleti, in successione, lungo lo stesso tracciato e alla fine della competizione vengono sommati i tempi ottenuti dagli stessi atleti per ogni manche di cui si compone la gara. La discesa è possibile solo stando in posizione seduta o supina sulla slitta e mantenendo i piedi in avanti, ma comunque gli atleti stanno il più possibile in posizione orizzontale, per cercare la massima aerodinamicità e guidano l'attrezzo lungo il tracciato spostando il loro peso corporeo a destra o a sinistra in modo da incidere più su un pattino rispetto all'altro ed agendo con i piedi sulla parte curva del pattino che è flessibile. Durante la discesa è obbligatorio essere sempre in contatto con la slitta, anche in caso di schianto contro le pareti della pista o di ribaltamento, pena la squalifica; allo stesso modo è vietato spingersi, tranne nella fase di partenza, detta appunto "di spinta", o percorrere a piedi tratti di gara.

Le diverse specialità (singolo, doppio, gara a squadre, prove sprint) si corrono lungo lo stesso tracciato e seguono sempre lo stesso principio base di competizione, anche se differiscono l'una dall'altra per alcuni specifici dettagli regolamentari.

La gara del singolo è l'unica disciplina di cui esiste la suddivisione tra competizioni per gli uomini e per le donne, si corre normalmente su due manche, eccezion fatta per i Giochi olimpici in cui si gareggia lungo quattro discese, sommando i tempi delle varie prove. La sola differenza tra le gare è data dalla lunghezza del tracciato, che di norma per le donne è un po' più corta, facendo partire la gara femminile da un punto più in basso della pista rispetto alla gara del singolo maschile. La misura del tracciato non può comunque essere inferiore ai 1000 metri per gli uomini ed agli 800 metri per le donne.

La gara del doppio è aperta ad ambo i sessi, non disciplinando in alcun modo la composizione della coppia. Di fatto però i componenti del doppio sono quasi esclusivamente uomini per via del maggior peso e potenza in spinta che rende più conveniente per le squadre schierare atleti di sesso maschile. Le competizioni si disputano sempre su due manche ed anche in questo caso viene fatta la somma dei tempi di entrambe le discese; sia la partenza della gara sia la lunghezza minima del percorso sono equivalenti a quelle previste per il singolo femminile, salvo alcune eccezioni come ad Altenberg ove è prevista una rampa di partenza per ciascuna specialità. Tra una manche e l'altra non sono consentite sostituzioni in seno ai componenti della coppia.

A differenza delle due precedenti tipologie, che sono presenti nei programmi delle varie competizioni nazionali ed internazionali fin dalle prime edizioni, questo tipo di gara è molto più recente, essendo stato introdotto per la prima volta agli europei del 1988. La Gara a squadre nel corso degli anni ha subito alcuni mutamenti organizzativi: inizialmente era previsto che per questa gara ogni nazione facesse scendere due atleti nel singolo uomini, due atlete nel singolo donne e un doppio, veniva quindi assegnato un punteggio ad ogni atleta in base al suo posizionamento nella rispettiva disciplina e quindi veniva fatta la somma dei punti. Nel 1999 la FIL ha ridotto il numero dei componenti stabilendo che ogni squadra sarebbe stato composta da un singolo uomini, un singolo donne e un doppio. Dal 2001 venne accantonato il sistema dei punti optando per la disputa di un'unica manche di singolo uomini, singolo donne e doppio e dalla semplice somma dei tempi ottenuti dai vari atleti nella loro discesa. Dal 2008, infine, pur rimanendo invariato il numero delle discese previste, è cambiata la formula di gara: gli atleti di ciascun team partono in successione dal cancelletto di partenza normalmente utilizzato per la gara del singolo femminile e del doppio, attendendo il via che viene dato dal compagno di squadra partito immediatamente prima mediante il tocco di un pannello posto sopra la linea del traguardo che attiva l'apertura automatica del suddetto cancelletto, senza dunque l'interruzione dei tempi tra una discesa e l'altra dei vari membri dello stesso team; per questo motivo la gara a squadre è ora chiamata anche "staffetta".

Lo sprint fu istituito per la prima volta durante la Coppa del Mondo del 2014/15, questa nuova specialità, che prevede prove del doppio, del singolo maschile e di quello femminile, consiste in una singola discesa sul tracciato, ma gli atleti partono senza l'ausilio dei classici appigli propri del cancelletto di partenza ed il tempo viene preso a partire da circa 100/150 metri più in basso rispetto alla rampa di partenza. Alla gara possono prendere il via solo i primi quindici classificati delle "classiche" gare del singolo uomini e donne e del doppio disputate in quella stessa tappa del circuito di Coppa.

Per praticare questa disciplina viene usato uno slittino; la lunghezza e il peso sono variabili, anche a seconda del fatto che siano omologate per un solo atleta o per le discese del doppio ed entro comunque dei limiti ben stabiliti dalla federazione; le lamine che si usano per far scivolare la slitta vengono montate direttamente sui pattini e queste non possono essere riscaldate. Anche tutti gli altri dettagli costruttivi sono specificati dal regolamento FIL.

Accanto all'attrezzatura tecnica indispensabile per la pratica dello sport, gli slittinisti indossano abitualmente un abbigliamento specifico, atto a migliorare tanto la comodità quanto la sicurezza sulla pista.
La tuta da slittino veste integralmente lo slittinista ed è cucita in un pezzo unico e realizzata in modo da risultare il più aderente possibile e, quindi, aerodinamica. È sempre corredata da un paio di scarpe da slittino approvate dalla FIL.
È obbligatorio per ogni atleta indossare i caschi, i quali necessitano di un'omologazione specifica da parte della FIL. Sui caschi è sempre montata una visiera, solitamente in plastica trasparente, ma alcuni atleti preferiscono una visiera colorata, per proteggere gli occhi e migliorare la visibilità, spesso insufficiente visto che lo slittino è uno sport che si pratica all'aperto, in cui si raggiungono alte velocità e su piste ghiacciate che quindi riflettono la luce del sole o delle luci che illuminano il percorso.
Tutti gli atleti utilizzano dei guanti per coprire le mani, su questi guanti sono inseriti dei piccoli chiodi della lunghezza di cinque millimetri che servono allo slittinista.





Presso gl'indigeni della zona artica, vale a dire presso quei gruppi umani, i quali, per l'ambiente in cui vivono, sono maggiormente in grado di apprezzare i perfezionamenti apportati alla locomozione sulla neve o sul ghiaccio, la slitta presenta tre tipi fondamentali corrispondenti ai tre continenti. La slitta lappone ha un pattino solo, ma larghissimo perché formato da una tavola rialzata anteriormente, e presenta nell'insieme all'incirca la forma di una piroga. Tutte le altre slitte, salvo quelle primitive, sono a due pattini. La slitta eschimese è costituita da due tavolette verticali che sostengono delle tavolette orizzontali (come gli slittini dei nostri ragazzi). Fra queste due forme è diffusa la forma asiatica che appare la più complessa; essa è sollevata e il suo ponte, fatto con bacchette incrociate, poggia sopra sostegni fissati nei pattini. Il tipo asiatico presenta due sottotipi principali: la slitta samoieda pesante, con i due pattini riuniti anteriormente, nella parte rialzata, da una sbarra trasversale; e la slitta ciukci più snella, i cui pattini non sono riuniti anteriormente ma si sollevano e si ripiegano (con un pezzo rapportato) in modo da raggiungere l'intelaiatura del ponte. La slitta eschimese è tirata da cani, dato che la cultura eschimoide non conosce l'allevamento della renna; quelle lappone, samoieda e ciukci sopra descritte sono tirate da renne; la slitta asiatica da cani è più bassa e si distingue per avere un arco orizzontale che riunisce le estremità montanti dei pattini. Oltre alle forme descritte, sono stati osservati tre tipi assolutamente primitivi. Quando i Lapponi uccidono una renna questa viene scorticata e la sua carne avvolta nella pelle e trascinata come un sacco sulla neve. In un secondo caso c'è una "treggia costituita da una rozza tavola di legno, più o meno rialzata anteriormente o ad ambedue le estremità e tirata a mano, quale si trova presso i Finni, i Tungusi e, col nome di "toboggan" presso gli Amerindî della zona subartica. Nel continente antico, dei rialzi laterali diedero luogo alla costruzione di piccole slitte per cacciatori, a forma di scafo, pure tirate a mano e costruite secondo l'uno o l'altro dei seguenti procedimenti. Nel primo è un tronco di albero che viene scavato come un canotto monoxilo: presso i Camassini (tribù samoieda delle valli a N. dei monti Saiani), fra i Samoiedi-Ostiachi del fiume Tym (affluente di destra dell'Obi a valle di Natym) con forme più larghe di quelle in uso presso i Camassini, e fra i Ceremissi (a NO. di Kazan′) che possiedono una analoga slitta di forma incavata, di scorza di tiglio, usata dalle donne per trasportare i bambini. Nel secondo caso la tavola che forma la chiglia è sormontata ai bordi da assicelle più o meno mobili riunite da corde: forma finnica ; di questo tipo esistono numerose varianti: le più complicate presentano delle costole interne ad arco che rendono i fianchi rigidi; ve ne sono anche ricoperte del tutto di pelli, come un caiak eschimese.
Una terza slitta primitiva è il travois. Di questa forma non si citano generalmente che quelle degli Amerindî della zona subartica ma, fatta con quattro rami di betulla, essa è anche usata dai Finni, come slitta da estate.

Sebbene la pelle di renna trascinata sulla neve non sia stata riscontrata che presso i Lapponi, il procedimento ha potuto esser stato immaginato prima dell'impiego della treggia da neve. È chiaro, d'altra parte, che da questa deriva la slitta lappone, che ha oggi raggiunto uno stadio terminale in questa direzione: essa presenta così un buon esempio dello sviluppo su un'area ristretta di un elemento culturale derivato da forme sorte su una vasta area: mentre la pelle di renna a sacco e la treggia dovute alla cultura primitiva venivano usate qua e là, il progressivo miglioramento di una delle forme avveniva su un territorio limitato: in Lapponia. Lo sci, che è pure di origine lappone, deve naturalmente esser messo in rapporto con la treggia; alcuni autori (Donner) ritengono che sia stato lo sci a dar origine alla treggia; ma sembra più probabile che la pelle a sacco e la semplice tavola-treggia abbiano fatto immaginare una forma primitiva di pattino da neve e poi lo sci.

Sebbene la slitta a due pattini possa esser dovuta all'accoppiamento di due tregge sormontate da un'armatura, è più probabile che essa derivi dal travois passando per la "slitta da estate" ancora usata nella Finlandia orientale alla fine del sec. XIX, e i cui pattini e i timoni corrispondenti sono di un sol pezzo. Certo il doppio timone richiede in genere l'attacco di una renna o di un cavallo, ma i Jurak (Samoiedi) e gli Ostiaco-Samoiedi del Jenissei attaccano spessissimo i cani a slitte di questo genere (Donner) e si ammette comunemente che l'addomesticamento del cane sia anteriore a quella della renna; alcuni autori ritengono che l'attacco dei cani a simili slitte sia un fenomeno secondario. In definitiva, la questione dell'origine della slitta a due pattini non è perfettamente risolta.

Infine non sarebbe impossibile che lo "slittino" degli Eschimesi derivi dalla slitta dei Ciukci e che la sua semplicità, come per l'arco rinforzato eschimese derivato dall'arco composto asiatico, sia dovuta alla povertà dell'ambiente artico.
Presso i popoli civili la slitta è stata ed è ancora usata come mezzo di trasporto laddove le condizioni del clima, del terreno e del traffico l'hanno resa preferibile agli altri più moderni veicoli: così in intere zone della Russia, della Scandinavia, dell'America Settentrionale; così pure in moltissime regioni montuose dei due continenti. A seconda delle epoche e dei paesi, sul motivo funzionale fondamentale della slitta si elaborano strutture assai diverse: dallo slittino senza pretese, a un sol posto, si va alla comoda carrozza-slitta foderata di pellicce: dalle forme squadrate e disadorne delle slitte rurali si giunge a quelle ricche di preziosi intagli, fregi, sculture, o addirittura raffiguranti animali o esseri mitologici. I tipi più ornati e fantasiosi di slitte appartengono al sec. XVIII e se ne conserva buon numero nei musei.

La propulsione delle slitte utilitarie si compie, nella maggior parte dei casi, mediante la forza muscolare umana o animale (cani, cavalli, renne), laddove non si utilizzi la semplice forza di gravità, come è il caso nello sport della slitta. Si hanno peraltro anche slitte a vela, usate in genere a scopo puramente sportivo, e slitte a motore (ad elica), che possono trovare applicazione utilitaria, subordinatamente alla possibilità del rifornimento di carburante.



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