venerdì 5 giugno 2015

L' AFA IN PIANURA PADANA

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L'afa, in meteorologia, è una condizione di maltempo, causata dalla contemporanea presenza di caldo eccessivo, alti tassi di umidità ed assenza di vento che fanno percepire temperature più elevate di quelle reali. Solitamente l'afa si presenta in estate ed è spesso accentuata in talune ondate di caldo. L'afa può rivelarsi una condizione pericolosa per la salute in quanto può causare stati di ipertermia, soprattutto nei soggetti a rischio come anziani, bambini o malati.

Ai confini tra Lombardia, Veneto ed Emilia, vi è una zona in cui talvolta in estate si vengono a creare condizioni climatiche di estremo disagio, per la commistione tra temperature ed umidità elevate e assenza di vento. E' qui che l'afa fa più paura.
Tra l'Emilia nord-orientale, il Veneto sud-occidentale e la Lombardia sud-orientale, in quel territorio racchiuso a nord dal corso dell'Adige, a sud da quello del Reno e attraversato longitudinalmente dal Po e trasversalmente dai suoi affluenti che giungono dalle Alpi (Oglio e Mincio) o dall'Appennino (Secchia e Panaro), si generano talvolta in estate condizioni di fortissimo disagio fisico, tra le maggiori che si riscontrano nell'intera nazione italiana, dovute alla commistione tra temperatura, umidità e scarsa ventilazione.

Proprio la presenza di così tanti corsi d'acqua naturali, ma anche creati dall'uomo in un tempo in cui le vie d'acqua erano le più sicure e veloci per il trasporto di merci e persone, l'essere al centro di una grande pianura con la conseguente distanza da qualsiasi rilievo in grado, grazie alle forzanti orografiche, di smuovere un po' l'aria, e ad est la presenza di un mare Adriatico incapace di far arrivare le sue brezze fino a questa zona, ma in grado invece di offrire un ulteriore contributo di umidità, concorrono a creare quelle condizioni di grande afa.

Nelle ultime estati le occasioni per queste condizioni di estremo disagio si sono moltiplicate. Le invasioni di aria africana si sono fatte più frequenti, spesso le temperature massime diurne varcano la soglia dei 35 gradi, ma non a scapito di un abbassamento dei tassi d'umidità, tutt'altro, insieme alle temperature si sono alzati anche i dew point (punto di rugiada, la temperatura alla quale l'aria si satura di umidità) ovverosia l'umidità assoluta.

Con l’inizio dei primi caldi, specie se accompagnati  da afa, umidità e/o inquinamento,  si correla  ad un significativo aumento dei sintomi  collegati  agli attacchi di panico ed in generale all’ansia quali:sudorazione, sensazione  di svenimento, debolezza, tachicardia, fame d’aria, difficoltà a respirare, capogiri, sensazione di testa vuota, sensazione di soffocamento, sbandamento etc. L’aumento di queste sensazioni fisiche minacciose, interpretate  come precursori degli attacchi di panico, innescano nelle persone già predisposte ai disturbi d’ansia (solo in Italia diversi milioni), specie se sono costrette a frequentare luoghi poco ventilati come metropolitane, uffici affollati, mezzi di trasporto  o  esposti  all’aperto, il timore di poter aver un attacco di panico e quindi vivono nel terrore di dover fronteggiare un esperienza che, secondo le loro “credenze”, può portarle a svenire, perdere il controllo, avere un infarto o, addirittura la morte.

Seguendo l’approccio della psicoterapia cognitivo comportamentale, ed in particolare il modello elaborato da Clark, possiamo ipotizzare una spiegazione realistica ed attendibile  del perchè fattori come l’afa, il caldo, l’umidità, le temperature elevate che spesso, nelle grandi città, sono  associate all’inquinamento posso produrre l’aumento dei disturbi d’ansia e quindi degli attacchi di panico.  Fondamentalmente, il  modello di Clark spiega i fattori d’innesco, mantenimento e cronicizzazione degli attacchi di panico come il risultato dell’interpretazione catastrofica di sensazioni somatiche (normali ed innocue) provocate dall’ansia in persone già predisposte e la successiva messa in atto di comportamenti protettivi e/o di evitamento;  in sostanza, secondo questo modello, una sensazione come la tachicardia o un normale giramento di testa, può essere interpretato dalle  persone che abitualmente si allarmano rispetto alle  proprie sensazioni corporee come  una prova tangibile che qualcosa di terribile sta succedendo, ad esempio un infarto. Questa interpretazione catastrofica di una normale sensazione fisica, ad esempio l’ aumento del battito cardiaco dovuto ad un sforzo, innesca tutta una serie di reazioni d’allarme (risposta di attacco o fuga, iperventilazione etc.) che, paradossalmente, acuendo le sensazioni fisiche iniziali e producendone di nuove,  confermano a circolo vizioso l’imminenza e  la pericolosità di quello che si teme, nel nostro caso un infarto.

Questo modello ci aiuta quindi  a  comprendere in che modo  il caldo, l’afa, le temperature elevate, l’umidità ed altri fattori “estivi”  contribuiscono ad  aumentare gli attacchi di panico ed in generale le manifestazioni legate all’ansia:   il caldo e gli altri fenomeni meteorologici, come l’afa e l’umidità, hanno la capacità di aumentare ed accelerare le sensazioni considerate precursori degli attacchi di panico come, ad esempio ,la difficoltà a respirare, le sensazioni di sbandamento, debolezza capogiri o testa vuota che fanno preludere alla perdita di controllo, la sudorazione, l’affanno o la tachicardia che possono essere interpretate come problematiche cardiovascolari; le alte temperature, l’umidità, l’afa e l’inquinamento, specie nelle grandi città, possono favorire fenomeni di depersonalizzazione o de realizzazione dando vita a quella catena di interpretazioni  che innesca, seguendo il modello di Clark, il circolo vizioso dell’ansia fino a sfociare in veri e propri attacchi di panico. L’esperienza comune dell’asfalto surriscaldato che sembra quasi squagliarsi,  rappresenta un buon esempio di come questi fenomeni atmosferici possono causare tutta una serie di manifestazioni che possono essere interpretate come minaccie per la propria salute psico-fisica. Non dimentichiamo  che in estate, con il caldo,  l’afa e l’umidità aumentano i tassi di anidrite carbonica CO2 che, come è risaputo, ha un ruolo rilevante negli inneschi degli  attacchi di panico e nei disturbi d’ansia in generale.

Ovviamente, per le persone non predisposte ai disturbi d’ansia o agli attacchi di panico l’aumento di queste sensazioni “fastidiose” provocate dal caldo e da altri fenomeni meteorologici  rappresentano  solo fattori sgradevoli o di  disturbo,  ma difficilmente si attribuisce alle stesse  un significato catastrofico o di minaccia. Al contrario, persone predisposte che manifestano una intensa risposta di allarme in relazione alle sensazioni somatiche reagiranno con preoccupazione mettendo in atto tutta una serie di dinamiche che contribuiscono ad aggravare la problematica; innanzitutto, queste persone manifestano una marcata ansia anticipatoria rispetto al clima che li attenderà ( ad esempio, prestano particolare attenzione alle previsioni metrologiche) e alle possibili conseguenze minacciose che questo comporta. Persone con questa “vulnerabilità” hanno una spiccata tendenza ad essere assorbiti dai propri stati interni nel tentativo (infruttuoso) di controllare la eventuale presenza di sensazioni che possono far presagire un pericolo o una minaccia per la propria salute; questo continuo scannerizzare il proprio corpo  (body cheek) paradossalmente aumenta la probabilità di selezionare (attenzione selettiva)  sensazioni che, con ogni probabilità, verranno interpretate come segnale di uno stato di minaccia, innescando, a circolo vizioso le dinamiche descritte da Clark.




LEGGI ANCHE : http://pulitiss.blogspot.it/p/aiuto-alle-persone.html

                           http://asiamicky.blogspot.it/2015/05/la-pianura-padana-in-lombardia.html



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