martedì 7 luglio 2015

LA PERNICE BIANCA



La Pernice bianca ha dimensioni medie, forme raccolte, becco corto e robusto di colore bruno d'estate, e nero d'inverno, con base ricoperta di penne, ali corte e rotonde, coda tondeggiante, tarsi e dita  piumati. E' caratteristico il dimorfismo di stagione. Lunghezza cm. 34-37, peso in grammi:330-540. apertura alare 60 cm, cambia piumaggio per potersi sempre mimetizzare al meglio con l'ambiente; in inverno il colore bianco la rende invisibile sulla neve, mentre d'estate la colorazione bruna riprende quella del terreno.
Questo uccello, infatti, trascorre la maggior parte del tempo a terra alla ricerca di cibo. Ama portarsi su rocce e massi in posizione sopraelevata, mentre di rado si posa sugli arbusti.
Possiede un volo elegante: frulla con rapidissimi battiti d'ala e dopo un tratto più o meno lungo plana ad ali tese a poca altezza dal suolo.

La pernice bianca è una specie stanziale distribuita nelle catene montuose dell'Europa meridionale (Pirenei, Alpi, Carpazi), Inghilterra settentrionale, Islanda, parte della Penisola Scandinava, Asia e America settentrionali. In Italia è presente sulle Alpi nella fascia oltre il limite superiore della vegetazione arborea, in genere al di sopra dei 2.000 m di quota.

Il richiamo e il canto, un rauco "kroo rr kkkk", sono inconfondibili; la Pernice bianca può essere udita in canto soprattutto nei mesi di aprile, maggio e giugno durante le prime ore di luce.

Sono uccelli ostinatamente vegetariani, ma i piccoli in crescita assumono anche insetti. Gli adulti si nutrono pressoché interamente di vegetali e comprendono foglie, fiori, frutti, germogli di piante erbacee e di arbusti prostrati. In inverno vengono selezionati i vegetali più ricchi di zuccheri e proteine, raccolti nelle zone ove il manto nevoso è meno persistente e mangiano anche delle "pulci della neve" che misurano 2,5 mm ricche di proteine.

La Pernice bianca è un uccello tendenzialmente gregario e in estate e autunno può formare stormi di alcune decine di individui. In primavera i maschi divengono territoriali e difendono superfici di ampiezza pari a poche decine di ettari (sulle Alpi densità dell'ordine di 4-5 maschi per chilometro quadrato sono considerate buone); con comportamenti dimostrativi, quali il canto ripetutamente emesso da speroni rocciosi e i voli circolari con punti di decollo e atterraggio ravvicinati, attirano le femmine con le quali formano stabili coppie per un periodo di due o tre mesi. La femmina si assume tutte le responsabilità per l'annidamento e la cura dei pulcini, tipico degli uccelli da gioco. Nel nido, costruito al suolo spesso al riparo di un masso o di un arbusto nano, vengono deposte 6-8 uova ocracee chiazzate di bruno, covate dalla femmina per 21-23 giorni. Il maschio funge da sentinella localizzando i potenziali predatori e abbandona di solito la compagna poco dopo la schiusa. I pulcini, subito in grado di seguire la chioccia, si sviluppano molto rapidamente e raggiungono l'80-90% del peso corporeo definitivo nel giro di tre mesi.

Il nome del genere della pernice, Lagopus, deriva dal greco lagos, che significa "lepre", e pus, che significa "piede". Si riferisce alle gambe piumate dell'uccello. La specie di nome mutus deriva dal latino e significa "muto", con riferimento al canto gracido del maschio.
I lunghi intestini ciechi ospitano una ricca flora batterica che ottimizza l'assimilazione delle componenti meno digeribili; ciononostante, il bilancio energetico complessivo può essere mantenuto soltanto riducendo al minimo i consumi dovuti all'attività muscolare e alla dispersione di calore: tale scopo viene raggiunto concentrando in limitate fasce orarie i periodi di attività e riducendo al minimo indispensabile gli spostamenti.

La pernice bianca è considerata come specie a rischio minimo a causa dell'amplissimo areale su cui è distribuita.

La si osserva esclusivamente al di sopra del limite superiore delle foreste in aree ove si alternano praterie alpine, pietraie, barre rocciose e vallette nivali. In estate predilige i versanti più freschi e quote di norma non inferiori a 2400–2500 m; in inverno sfrutta i versanti esposti nei quadranti meridionali e le creste ventate, ove il manto nevoso è meno duraturo ed è quindi possibile reperire i vegetali di cui si nutre.


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