venerdì 17 luglio 2015

L' ERBA VOGLIO

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L'erba voglio è un vegetale che cresce solo in talune zone ben precise del mondo. L'habitat naturale dell'erba voglio è il giardino del re, noto anche come giardino della regina. Quest'erba si chiama "voglio" perché si differenzia da altri vegetali odiati dalla specie umana come gli zucchini e altri ancora amati da un po' tutti ma vietati dalla zia multifunzionale e dagli organi di dittatura che adorano togliere innocenti libertà per poi usufruirne privatamente. L'erba voglio è il desiderio più recondito e ossessivo di ogni uomo.


L'erba voglio è indicata per i casi di depressione acuta nella fase puberale, in caso di noia notturna, se vi lascia la fidanzata (ma per questo è meglio la variante "notturna") o semplicemente per la solitudine. Come tutti i medicinali può provocare effetti che potremmo definire di dipendenza, ma coloro che ne dipendono non sono considerati drogati: infatti l'impatto sociale è minore e vengono solo definiti malati. In piccole quantità provoca dipendenza, in grandi quantità oltre alla dipendenza provoca assuefazione che può portare alla ricerca di nuove sensazioni, come la variante gialligna, dal gusto più intenso che no piace a tutti, ma solo ai predisposti che spesso si vergognano e si nascondono.

La dipendenza si può combattere installando una piccola coltivazione di erba in casa propria: dopo un po' di tempo essa perderà di ogni interesse, ma torneranno la depressione e la tristezza. Altrimenti un altro metodo, più estremo, è quello di farne un'overdose, dopo la quale il desiderio sparirà. Esistono molti surrogati dell'erba voglio, come i video di meditazione zen, le riviste di motori o semplicemente il metodo casalingo di rilassamento. Tutti questi metodi sono più o meno validi presi singolarmente, ma uniti hanno una potenza indicibile che toglierà ogni brandello di dipendenza dalla vostra personalità. Questo fa dell'erba voglio la droga più e allo stesso tempo meno potente che ci sia.

La variante "notturna" è in commercio per via della grande richiesta, in quanto è quella tra tutte che provoca meno dipendenza. I possibili effetti collaterali dell'erba voglio "notturna" sono disturbi al sangue, gonfiore dei genitali, minor difesa contro bacilli e virus. Stesso discorso per la varietà nana. L'erba voglio comune, invece non è in commercio, ma è distribuita solo PGC (Per Gentile Concessione) dai proprietari delle coltivazioni. C'è da dire però che è preferibile chiedere l'erba voglio solo se si è sicuri di non imbattersi nella qualità notturna o in quella gialligna. Sono preferibili i coltivatori con diploma al fine di non avere un brutto risveglio dopo gli effetti.

Come molte altre droghe il possesso non è illegale, ma illegale è la compravendita di tale bene. Per cui non ci stanchiamo di ripetere che è meglio non cercare le varianti gialligna e notturna, al fine di non trovarsi in contrasto con i simpatici tutori della legge.



C'era una volta un re che diceva sempre voglio, voglio e non diceva mai per favore. Un giorno mentre passeggiava nel bosco incontrò un'erba che aveva dei fiorellini gialli tanto carini.
Quei fiorellini gialli piacquero moltissimo a re, che pensò:
"Quest'erba fa dei fiori molto più belli di quelli del mio giardino. Non e' giusto che sia qui nel bosco."
Il re comandò subito al suo seguito: "Voglio che quell'erba sia portata nel giardino reale e messa sotto la mia finestra, perchè voglio vedere i fiorellini gialli la mattina quando mi sveglio. Voglio che il real giardiniere venga immediatamente qui a prendere l'erba e la trapianti subito nella reggia."

E così fu. Ma le cose non andarano come il re voleva: nel trasporto dal bosco ai giardini reali i fiorellini gialli si staccarono dall'erba ed anche quando l'erba fu trapiantata i fiorellini gialli non crescevano.
Tutte le mattine il re, quando si svegliava, apriva la finestra e guardava se l'erba aveva fatto i fiorellini gialli, ma non si vedevano neppure i boccioli. Il re si metteva a strillare:
"Voglio i fiorellini gialli, che mi piacciono tanto! Voglio i fiorellini gialli, che mi piacciono tanto! Voglio che il giardiniere venga qui immediatamente!
Voglio che l'erba sia innaffiata tutti i giorni, anzi due volte al giorno, voglio che gli sia messo il miglior concime, voglio i fiorellini gialli"
Il povero giardiniere faceva di tutto, ma i fiorellini gialli non crescevano.
Il re disperato fece un bando in cui si diceva che chi sarebbe stato capace di far crescere i fiorellini gialli, sarebbe stato nominato principe.
Vennero giardinieri da tutte le parti del mondo. Il re li portava nel giardino e gli diceva:
"Voglio che quell'erba faccia i fiorellini gialli: mi piacciono tanto! Fate di tutto per farli crescere! Se ci riuscite diverrete un principe."
I giardinieri non ottenevano nessun risultato e l'erba stava cominciando a seccarsi. Il re si disperava sempre di più ma non sapeva che fare.
Un giorno arrivò a palazzo uno strano personaggio con un cappello alto alto che disse al re:
"Io sono il mago Babalù e so come far crescere l'erba che fa il fiorellini gialli."
"Voglio saperlo! Voglio saperlo!" gridò subito il re.
Il mago sorrise:
"Non so se vostra maestà ne sarà capace. Bisogna chiedere all'erba di crescere sempre per favore e non bisogna mai dire 'voglio' in sua presenza, ne' all'erba, ne' a nessun altro. Non appena l'erba sente 'voglio', smette di crescere, anche se sta nei giardini del re."
Il re dapprima si arrabbio' moltissimo; pensò:
"A sentire questo insolente non dovrei dire 'voglio'. Io che sono il re! Che sono diventato re a fare, se non posso nemmeno dire 'voglio' in presenza di un erba. E poi l'erba sta proprio sotto le mie finestre: non potrei mai più dire 'voglio' a nessuno. No, non ne sarei capace!". Il re stava quasi per comandare: "Guardie, voglio che
prendete il mago Babalù e gli tagliate la testa! Voglio che impari che non si parla così ad un re.", quando si rese conto che, se faceva così, non avrebbe mai più visto quei bei fiorellini gialli: gli venne quasi da piangere. Cercò di calmarsi e disse:
"Mago Babalù, ti ringrazio moltissimo dei tuoi consigli, mi sei stato davvero utilissimo. Se quello che hai detto e' vero, voglio, anzi desidero che tu sia nominato principe; ma sta attento: se mi hai mentito ti taglio subito la testa!".
Finite le udienze il re uscì di corsa ed andò subito nel giardino dall'erba e le disse:
"Erba, erbuccia mia, vuoi fare per favore quei fiorellini gialli che a me piacciono tanto? Ti innaffierò quando vuoi e ti porterò i migliori concimi."
Il re ebbe l'impressione che l'erba annuisse.
La mattina dopo, quando il re si affacciò alla finestra, vide che l'erba aveva fatto dei bellissimi fiorellini gialli. Il re fu contentissimo: nomino' principe il mago Babalù e gli fece sposare una sua figlia. Si fece una grande festa, che durò tre giorni: da tutte le parti del regno vennero principi e principesse, baroni e baronesse, dame e cavalieri. Da quel giorno in poi il re non disse mai più voglio e fu sempre gentile con tutti.

Quando i bambini dicono «Voglio questo o voglio quello» si sentono rispondere «L'erba voglio non cresce neppure nel giardino del re».

La pacifica convivenza tra gli uomini si fonda sulla possibilità di agire liberamente nel pieno rispetto delle volontà altrui. Questo in altri termini significa rapportarsi agli altri imparando a chiedere o ad offrire loro ciò di cui si ha bisogno senza imposizioni né strumentalizzazioni di alcun genere. Quando, invece di chiedere, si sviluppa nei bambini l'abitudine a essere serviti senza porre alcuna domanda, si manifesta sempre in loro un atteggiamento dittatoriale, la cui conseguenza è quella di far scomparire l'ascolto, il rispetto, la gratitudine, la meraviglia in un'età in cui si acquisiscono abitudini sociali che si porteranno dietro tutta la vita e che sono tanto più difficili da modificare quanto più passano gli anni. Per questo motivo è di fondamentale importanza (oggi più che mai) insegnare ai bambini a chiedere le cose con proprietà di linguaggio e con cortesia, imparando anche a ricevere delle risposte negative quando le circostanze non permettono di ottenere ciò che si desidera.
Un'osservazione spassionata mostra che bambini a cui non è stato insegnato a chiedere con cortesia e in termini espliciti ciò che desiderano e che sono abituati ad essere soddisfatti all'affermazione imperiosa della loro volontà tendono a rivolgere l'attenzione solo a se stessi, considerando persone e cose in modo strumentale – forse proprio come la maggior parte degli adulti che hanno intorno oggi. Il problema in verità non è del bambino, ma dell'adulto che lo educa, in un'epoca in cui le relazioni umane sono fatte di sfruttamento e di strumentalizzazione anziché di comprensione e di aiuto reciproco. Tutto questo si esprime nel linguaggio che usiamo quotidianamente; dobbiamo perciò fare attenzione a quel che diciamo e alle abitudini di pensiero che creiamo nei bambini attraverso l'uso delle parole. La parola ha un potere straordinario ed è nostro compito farne uno strumento consapevole e responsabile nell'educazione dell'infanzia.




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