domenica 23 agosto 2015

IL SUGHERO



La sughera ha un portamento arboreo, con altezza che può raggiungere i 20 metri e chioma lassa ed espansa. La vita media è di 250-300 anni, diminuisce negli esemplari sfruttati per il sughero. La caratteristica più evidente di questa specie è il notevole sviluppo in spessore del ritidoma, che non si distacca mai dalla corteccia, formando un rivestimento suberoso detto in termine commerciale sughero. Il sughero si presenta di colore grigio-rossastro nei rami di alcuni anni d'età, dapprima con screpolature grigio-chiare, poi sempre più larghe e irregolari a causa della trazione tangenziale provocata dall'accrescimento in diametro del fusto. Dopo diversi anni il sughero forma una copertura irregolare e spugnosa di colore grigio, detta comunemente sugherone o sughero maschio. Dopo la rimozione del sughero maschio, il fellogeno produce ogni anno nuovi strati di tessuto suberoso che formano un rivestimento più compatto e più regolare, detto sughero femmina o gentile, con una fitta screpolatura prevalentemente longitudinale e meno profonda. L'anno in cui viene rimosso il sughero, il fusto ha un marcato colore rosso-mattone che nel tempo vira al rosso-bruno fino al bruno scuro quando il sughero femmina ha già raggiunto uno spessore significativo.

Le foglie sono verdi e coriacee, tomentose sulla pagina inferiore, generalmente piccole negli ambienti secchi, più grandi in quelli più freschi. Sono brevemente picciolate e hanno una lamina di forma variabile da ovata a oblunga. Il margine è generalmente dentato e spinoso, ma può presentarsi anche intero nella pianta adulta, più o meno revoluto. Possono confondersi facilmente con le foglie del leccio, da cui si distinguono per lo più per il minore numero di nervature. L'inserzione sui rami è alterna.

I fiori sono unisessuali portati separatamente sulla pianta. I fiori maschili sono riuniti in infiorescenze ad amento lassi, di colore giallo-verdastro, portati all'estremità dei rami dell'anno precedente. I fiori femminili sono generalmente riuniti in piccoli gruppi (2-5 fiori), eretti, di colore verdastro sui rami dell'anno. La fioritura è in maggio-giugno.



Il frutto è una ghianda ovale di colore verde quando è immatura, bruna a maturità, lunga fino a 3 cm con apice molto breve. La cupola è più conica rispetto a quella del leccio, ricopre la ghianda per una lunghezza variabile da un terzo a metà, con squame grigio-verdastre, patenti, a volte retroflesse. Esistono 2 sottospecie (sottospecie tipo e sottospecie occidentalis) del tutto simili morfologicamente tra loro tranne che per le squame della cupola della ghianda: libere e divergenti nella tipica, schiacciate nella occidentalis. Fra le due sottospecie esiste una differenza fisiologica sostanziale: la sottospecie occidentalis ha maturazione delle ghiande biennale e non annuale. Nella varietà botanica serotina, presente insieme alla sottospecie tipica in Toscana, Sardegna e Sicilia, la ghianda matura in due anni. La produzione di frutti avviene in media dopo 15-20 anni dall'impianto.

La sughera è una specie termofila (muore ad una temperatura di -5 °C) che predilige gli ambienti caldi e moderatamente siccitosi. Rifugge gli ambienti di siccità estrema o soggetti a frequenti gelate invernali. Vegeta prevalentemente su suoli derivati da rocce a matrice acida (graniti e granitoidi, trachiti, scisti granitici, filladi), diventando sporadica nei suoli basaltici e in quelli calcarei.

In Italia vegeta nella sottozona calda e media del Lauretum spingendosi fino ai 900 metri d'altitudine in alcune zone della Sicilia e della Sardegna sud-occidentale. È particolarmente diffusa in Sardegna, Sicilia, lungo la fascia costiera meridionale della Toscana e nelle limitrofe aree pianeggianti e collinari della Maremma grossetana; risulta più sporadica nel Lazio e in Puglia, mentre è assai rara in Liguria, dove forma piccole estensioni boschive solo nei dintorni di Bergeggi, Sestri Levante e di Deiva Marina.

La corteccia della Sughera (che si stacca facilmente in grossi blocchi) viene utilizzata per la fabbricazione dei turaccioli e come materiale isolante nell'edilizia.



L'estrazione avviene solo nel periodo che va dai primi di maggio a fine agosto, quando il sughero distacca più facilmente senza causare danni alla pianta.
La prima decortica di una giovane quercia, la demaschiatura, si effettua quando la pianta ha circa 25-30 anni e una circonferenza non inferiore ai 60 cm, e se ne ottiene un sughero da macina detto sugherone o maschio. Le successive estrazioni avvengono a intervalli di almeno dieci anni, come previsto dalle normative, ma anche 12-13 se il sughero non ha raggiunto un calibro accettabile, e il prodotto ottenuto è detto sughero gentile e viene utilizzato, se di buona qualità, per la fabbricazione dei tappi.
Gli operai specializzati nella decortica sono gli estrattori o scorzini il cui attrezzo di lavoro è un'accetta affilatissima che usano per effettuare alcuni tagli: uno orizzontale attorno alla pianta, chiamato corona o collana, a un'altezza da terra di circa 2-3 volte la circonferenza della quercia, e altri due o tre (ma anche di più se l'albero è particolarmente grosso) verticali detti righelli o aperture.
È questa la fase più delicata del lavoro in quanto, pur dovendo imporre parecchia forza all'accetta per tagliare il sughero, bisogna al contempo evitare assolutamente di incidere il fellogeno sottostante, il cui danneggiamento porta alla rovina della pianta.
Uno scorzino di valore deve saper usare forza e sensibilità, e riconoscere bene le caratteristiche fisiche del sughero che deve estrarre per poter operare di conseguenza.
La fase successiva è quella del distaccamento del sughero: il manico dell'accetta, che ha l'estremità sagomata a cuneo, viene infilato tra il sughero e la pianta a partire dai righelli, e usandolo come leva si riesce ad ottenere le diverse porzioni di sughero, così come tracciate dall'accetta.
Queste porzioni vengono chiamate plance e altri operai sono incaricati di raccoglierle, quasi sempre a spalla perché raramente si riesce ad accedere con mezzi di trasporto all'interno delle sugherete, e ammucchiarle dove poi verranno caricate sui camion che le porteranno in sugherificio.

Viene quindi bollito ad una temperatura di 120° ed a questo punto è pronto per la lavorazione che avviene oggi con macchine sofisticatissime, che permettono di sfruttare il prodotto in tutte le sue potenzialità. Il sughero è un tessuto secondario costituito dall'insieme di cellule morte che, unendosi l'una all'altra senza spazi intercellulari, creano un composto leggero, compatto e, nel contempo, resistentissimo alle intemperie e immarcescibile, che conferisce alla corteccia quelle caratteristiche di impermeabilità ai liquidi e ai gas che fanno di questo prodotto il materiale ideale per numerose applicazioni.

La quercia da sughero può essere considerata un albero da frutto in quanto produce le ghiande che maturano in autunno ed attraverso la cui semina si riproduce la pianta stessa. Nella riproduzione guidata vengono accuratamente scelte per la semina le ghiande provenienti da sugherete selezionate e, a distanza di pochi mesi, la ghianda germoglia spingendo in profondità le sue radici. La giovane sughereta dovrà essere sfoltita, diserbata parzialmente, decespugliata e zappata. Non dovrà essere troppo fitta per non compromettere la qualità del sughero. La migliore è quella prodotta da piante ad alto fusto, soleggiate ed ambientate in terreni scadenti ed accidentati.


LEGGI ANCHE : http://marzurro.blogspot.it/2015/08/la-riserva-dello-zingaro.html




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