martedì 1 dicembre 2015

LA STORIA DELLE SCARPE

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Le prime scarpe furono fatte in epoca preistorica con pelli di animale o legno; ritrovamenti archeologici attestano, infatti, che il più antico paio di scarpe finora ritrovato risale a circa 9000 anni a.C., trovate negli Stati Uniti in materiale vegetale. Nelle regioni temperate le scarpe erano molto semplici (simili a moderni sandali), mentre nelle regioni fredde si usavano scarpe rivestite.

In epoca storica le scarpe divennero di uso comune: la prima attestazione storica di cui si abbia testimonianza, risale al periodo egizio e più precisamente all'Antico Regno, visibile nella cosiddetta "tavoletta di Narmer", che prende nome dal faraone (mitologico) Narmer; su una dei due lati della tavoletta di scisto verde scuro, si nota un servo che porge al faraone un paio di sandali, ed è datata intorno al 3000 a.C. Intorno al 1300 a.C. gli Ittiti inventarono il sandalo a punta ricurva, mentre è risaputo che i popoli del deserto avessero già sandali infradito con suola molto larga per non affondare nella sabbia.

Gli antichi greci, usavano i "sandali" e gli "upodémata".

Quanto agli antichi Romani, come si vede dai dipinti ed affreschi, le scarpe più diffuse erano i sandali. Le fonti iconografiche e storiche ci hanno tramandato che potevano sfoggiare più di una ventina di tipi di calzature differenti, e che essi seguivano già le tendenze della moda.

Nel medioevo la popolazione comune portava scarpe di legno (zoccoli), di pelle o semplici pezze di stoffa che venivano avvolte intorno al piede.

Nel XIV secolo in Inghilterra e Francia si affermarono le poulaine, scarpe della nobiltà con la punta superiore ai 15 cm. La punta era tanto più lunga quanto più nobile era la persona che le indossava. Questa moda si dice sia tramontata alla fine del XV secolo con Carlo VIII di Valois Re di Francia in quanto avendo sei dita doveva portare scarpe dalla punta tronca. Si diffusero così le calzature "a piede d'orso" e "a becco d'anatra", la cui punta poteva giungere a 15 cm di larghezza.

Tra il XIV secolo e il XVII secolo furono molto diffuse in Europa le pianelle (o chopine), calzature a forma di pantofola con zeppa, di sughero o legno, che poteva raggiungere uno spessore anche di 50 cm.

Nel XVII secolo le scarpe in Europa vennero disegnate con tacchi alti, sia per gli uomini sia per le donne, portate in auge dal Re Sole, che era piccolo di statura. Il tacco alto è rimasto fino ad oggi nelle calzature femminili, rimanendo invece talvolta solo in forma di tacco basso in quelle maschili.

Nel XVIII secolo a Venezia si affermò invece la scarpa "col pattino", una sorta di ciabatta-involucro che serviva per non sporcare la scarpa vera e i tragitti da casa a casa, una volta giunti a destinazione questo veniva sfilato e riutilizzato solo al momento dell'uscita. Con l'inizio dell'Industrializzazione nel XIX secolo le scarpe furono prodotte in serie in fabbrica; in questo periodo nacque anche la moda degli stivali corti. Oggi buone scarpe sono alla portata della maggior parte della popolazione nei paesi industrializzati.

Con l'inizio dell'industrializzazione nel XIX secolo le calzature furono prodotte in serie in fabbrica e oggi sono alla portata della maggior parte della popolazione mondiale. La moda predominante e durevole fino alla prima guerra mondiale fu per le donne scarpe di raso o di seta e per gli uomini scarpe di vernice.

Nel Novecento si impose per l'uomo una calzatura pratica ed elegante e per le donne una calzatura diversa a seconda delle necessità.

In Oriente hanno prevalso, nel corso dei secoli, le calzature leggere, dagli zoccoli alle pantofole e alle babbucce.



La scarpa con tacco 4 cm, o quella il cui tacco è appena 2 cm, è materia di discussione ormai da tempo immemore. Le calzature in generale, sono state di solito dei veri e propri marcatori di genere, classe, razza ed etnia - e sia il piede sia la scarpa sono stati ritenuti influenti e potenti simboli fallici e di fertilità, come evidenziato nella pratica contemporanea di legare un paio di scarpe all’ auto della coppia appena sposata. Nessun’altra scarpa, però, ha una così ampia approvazione di calzabilità per il tempo libero, per la sensualità e la sofisticazione quanto la calzatura con i tacchi alti, per le donne in particolare. Piena di contraddizioni, con tacchi 13 paradossalmente inibitori di movimento, ma tendenzialmente amici sinceri nel mascherare la vera altezza, almeno in apparenza. In piedi con i tacchi, una donna si presenta già a metà cammino e al tempo stesso riduce la lunghezza del suo passo, favorendo l'illusione della reattività e della velocità, suggerendo nel contempo, a chi l’ammira, la promessa di una caduta imminente. Più alti sono i rialzi e più instabile è il tallone, e maggiormente evidenziate sono queste contraddizioni. Medici e studiosi del piede dissertano tutt’ oggi circa l'effetto fisico e culturale, sia positivo che negativo, che i tacchi hanno non solo sulle donne, ma sulla società nel suo complesso.

La maggior parte del ceto inferiore, nell'antico Egitto, camminava a piedi nudi, ma i rilevamenti delle pitture murali -risalenti al 3500 aC- mostrano una prima versione di scarpe indossate soprattutto dalle classi superiori. Queste erano pezzi di cuoio tenuti insieme con un’ allacciatura spesso disposta per rassomigliare il simbolo di "Ankh", dio della vita. Ma sono ben visibili anche alcuni dipinti di entrambi i ceti alti, maschili e femminili, con i tacchi probabilmente indossati per scopi cerimoniali. I Macellai egiziani calzavano i rialzi, per aiutarsi a camminare sopra il sangue degli animali morti.

Nell'antica Grecia e a Roma, i sandali con piattaforma, denominati kothorni, più tardi conosciuti come coturni o stivaletti nel Rinascimento, erano calzature con suole di legno o sughero a base alta, molto popolari soprattutto tra gli attori che avrebbero indossato simil calzature -di altezze così diverse- per indicare lo status sociale o la diversa importanza dei personaggi rappresentati.

Nell'antica Roma, il commercio del sesso non era illegale e certune prostitute venivano prontamente identificate dai loro tacchi alti.

Durante il Medio Evo, uomini e donne, indossavano zoccoli, o suole di legno, chiaramente precursori del tacco alto. Tali zoccoli venivano a sostituire, in strade fangose e piene di detriti, le scarpe fragili e costose soggette a minore duratura temporale, proprio per il materiale (lino, seta e caucciù) con cui erano modellate.

Nel 1400, chopines o zeppe, vengono create in Turchia ed introdotte in seguito, alla metà del 1660, in tutta Europa. Queste calzature potevano avere dei rialzi in sughero o legno di 8-10 cm, ma talvolta arrivavano anche a 18-20 cm, la qual misura richiedeva alle donne di usare bastoni o servi per aiutarle a restare in equilibrio. Venivano indossate solitamente dal sesso femminile o da eunuchi.

I Veneziani hanno fatto delle pianelle un loro status symbol, rivelando con esse la ricchezza e la posizione sociale delle donne, sebbene alcuni viaggiatori orientali solessero indicare ironicamente l’uso di queste calzature definendole “scandalosamente alte”.

Un visitatore persiano osservò -ad un’asta di gioielli che - “quei trampoli sono stati inventati dai mariti di belle mogli, con la speranza che il loro movimento ingombrante renda loro difficili le relazioni illecite".

Possiamo già orientarci, a questo punto, su certe questioni di dominazione e sottomissione associate alle scarpe, proprio come le pianelle di loto della Cina.

Infatti, sia le concubine cinesi che le odalische turche indossavano scarpe alte, costringendo gli studiosi a ipotizzare se i tacchi fossero stati utilizzati non solo per ragioni estetiche ma anche per impedire alle donne di fuggire dagli harem.

Le scarpe, durante il 1550, cominciavano ad essere create in due pezzi, con una sezione superiore flessibile collegata ad una base pesante e rigida. Questa nuova calzatura dalle due parti ha portato il tacco ad essere congiunto alla parte effettiva della scarpa, piuttosto che a fare solo da copriscarpa collegabile.

I tacchi sono cresciuti in popolarità, nel corso del 1500, soprattutto per evitare ai cavalieri, sia maschi che femmine, di scivolare dalle staffe.  I tacchi di questi stivali, a metà del suddetto secolo, vennero resi più stilizzati e sottili da Caterina de’ Medici che ne fece una vera e propria moda da utilizzare anche fuori dall’ambito prettamente equestre. L'introduzione del tacco alto e la concomitante difficoltà a creare una forma speculare rigida (uno stampo di piede usato per fare le scarpe) portò i calzolai a ideare "la scarpa dritta" o le calzature che potevano adattarsi sia al piede sinistro o destro. La destra e sinistra sarebbero poi tornare agli inizi del 1800, quando i tacchi furono abbandonati.

L'invenzione formale dei tacchi alti come moda è solitamente attribuita alla bassa statura di Caterina de’ Medici (1519-1589). All'età di 14 anni era fidanzata con il potente duca di Orleans, poi re di Francia. Era minuta (non del tutto un metro e mezzo) rispetto al Duca e difficilmente considerata una regale bellezza. Si sentiva insicura di fronte a quel matrimonio combinato, sapendo che sarebbe stata la regina della Corte di Francia, ma soprattutto temeva la concorrenza con l’amante del duca, certamente più alta di lei, Diane de Poitiers. Alla ricerca di un modo per stupire la nazione francese e compensare la sua mancanza di appeal estetico, Caterina aveva indossato, durante una festa di ricevimento, delle scarpe con tacchi alti 7 cm che le avevano dato un fisico più imponente e un seducente ondeggiare quando camminava. I suoi tacchi riscossero un successo enorme e, da allora, vennero associati con privilegio all’abbigliamento femminile.

Mary Tudor, o "Bloody Mary", un’altra monarca che cercava di apparire più alta, iniziò, senza mai smettere, di indossare rialzi: i più alti possibili. Dal 1580, questi rialzi divengono popolari per entrambi i sessi, e una persona che aveva autorità o ricchezza, e indossava scarpe con tacchi alti ,veniva spesso definita "benestante".

All'inizio del 1700, in Francia, re Luigi XIV (il Re Sole) spesso portava tacchi con personali decorazioni che raffiguravano scene di battaglia in miniatura. Questi rialzi vennero denominati "tacchi Louis," e la loro altezza toccava solitamente i 9 cm.

Il re decretò che solo la nobiltà poteva indossare rialzi colorati di rosso (les talons rogue) e che nessuno mai avrebbe potuto portarli uguali ai suoi.

Nel corso del secolo, una sorta di feticismo culturale del piede veniva manifestandosi in vari modi.

Per esempio, sotto l'influenza del Rococò, che evidenziava una corte nobiliare basata sullo stile decorativo e ornamentale, i tacchi diventavano più alti e slanciati, una mossa questa altamente femminile che completava lo stile della corte stessa.

Inoltre, il romanziere Restif de Bretonne, creò un’enfasi erotica con il piede finemente ad arco unito al tacco alto delicatamente curvato “a memoria di piede piccolo e amabile”.

Di conseguenza, molte donne iniziarono a coprire i piedi con nastri di seta per ridurne, apparentemente, le dimensioni. Come il corsetto, i tacchi alti scolpivano il loro corpo per farlo sembrare più aristocratico, puro, raffinato e desiderabile. La natura sessuale del tacco alto veniva notata anche dai Puritani nel Nuovo Mondo. La colonia del Massachusetts ebbe ad approvare una legge che vietava alle donne di indossare rialzi alti per irretire l’uomo. Nel caso fosse stata trovata con scarpe coi tacchi alti veniva processata come strega “istigatrice di sesso demoniaco”. Solo a metà del 1800 l'americano medio avrebbe abbracciato e accettato la moda della scarpa europea.

Nel 1791, “ i tacchi Louis" scomparvero con la rivoluzione, e Napoleone bandì i rialzi, nel tentativo di mostrare l'uguaglianza tra i cittadini. Nonostante il codice napoleonico contro i tacchi alti, nel 1793 Maria Antonietta salì sul patibolo per essere ghigliottinata indossando rialzi alti 9 centimetri. Il tacco, pertanto, veniva abbassato notevolmente a partire dal 1791 trasformandosi in un ridottissimo, minuto cuneo o sostituito da bassi rialzi a molla. Queste scarpe risultavano per lo più molto fragili e dovevano essere rinforzate da nastri o spaghi che le attraversavano legati intorno alla caviglia, in stile sandalo romano.

La scomparsa del tacco, a questo punto, rendeva più facile la calzabilità delle scarpe -da portare sia col sinistro che col piede destro- e rendendo le stesse più confortevoli. Da questo periodo al 1930, vennero creati quattro principali tipi di scarpe con tacchi, utilizzate dalle donne occidentali: il knock-on (o tacco a catena), impilati,  primaverili, e il neo “tacco di Luois”.

Nel 1860, le calzature con i tacchi, grazie alla moda, tornano di nuovo popolari, e l'invenzione della macchina per cucire permetterà una maggiore tipologia di rialzi. Nell'arte e nella letteratura vittoriana, disegni e allusioni ai piedi piccoli, come creati da Dio, e l'afflizione dei piedi di grandi dimensioni, tipici delle anziane zitelle, erano onnipresenti. L’età Vittoriana soleva sostenere che il tacco alto sottolineava sensualmente l’arco del piede ed era visto come simbolo di curve o fattezze della donna. Il collo del piede alto veniva associato, generalmente, ad una persona aristocratica ed europea, mentre quello più basso veniva accostato ad un’etnia afro-americana.

Quando le calzature con i tacchi alti fecero il loro ritorno, alcune delle loro indossatrici si sentirono confortate anche con rialzi da dieci, tredici centimetri.

Come per i corsetti dell’epoca, le calzature con i tacchi alti, secondo quanto sostenuto da alcuni specialisti del piede, risultavano essere non solo innocui, ma pure benefici per la salute perché contribuivano ad alleviare il mal di schiena, quando uno si chinava, e rendevano meno faticoso il cammino.

Ma i più attenti critici di moda affermavano, sicuri, che i tacchi alti creavano solo un’andatura più sessualmente aggressiva e servivano, seconda la divina Greta Garbo, come “poisoned hook” (gancio avvelenato) per catturare i maschi incauti. Alcuni addirittura associavano il tacco alto alle unghie divise di un diavolo o di una strega.

Racconti ammonitori, da questo momento in poi -come le molte versioni di Cenerentola- si occupavano con particolare feticismo del piede e della determinante importanza del materiale che li avvolgeva.

Usufruendo di queste considerazioni, l'America apriva, nel 1888, il suo primo magazzino di tacchi. Tuttavia, questo e altri paesi europei, si sentivano ancora ben lungi dall’imitatissima moda francese, dalla quale attingevano a man bassa.



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