Miscela costituita da metano (dal 77 al 99%) o da altri idrocarburi omologhi e quantità variabili di anidride carbonica, azoto e ossigeno, detto anche gas delle miniere, poiché si sviluppa in molte miniere di carbone e, talora, in quelle di altri minerali di origine sedimentaria. Il grisù è combustibile, incolore e inodore e mescolato all'aria dà luogo a un gas infiammabile ed esplosivo di notevole potenza.
Il grisou è caratteristico delle miniere di carbone e di zolfo, ma si trova anche in quelle di sali minerali; si sprigiona lentamente dallo stesso giacimento attraverso fratture, o anche improvvisamente da grandi cavità nella roccia nelle quali si è accumulato. Il grisou è pericolosissimo perché la miscela di aria con 5÷14% di grisou si accende a 650 ºC ed è esplosiva: nella combustione l'aumento di volume provoca aumento di pressione e quindi di velocità nelle gallerie (fino a 200 m/s) per cui altre quantità di grisou, anche in zone lontane della miniera, si accendono con conseguenze spesso catastrofiche. Nelle miniere classificate grisoutose la presenza di grisou deve essere continuamente e scrupolosamente controllata con grisoumetri e la ventilazione deve essere regolata in modo che nell'aria ambiente vi sia sempre meno dell'1% di grisou.
Ad esplosioni di grisou sono attribuiti i più gravi incidenti minerari mai verificatisi negli Stati Uniti d'America e in Europa. Nella tragedia avvenuta il 6 dicembre 1907 nella miniera di carbone di Monongah, nella Virginia Occidentale, persero la vita 956 minatori; nella catastrofe di Courrières, accaduta il 10 marzo 1906 in Francia, le vittime furono ufficialmente 1099.
In Italia si ricorda la tragedia delle miniere di Arsia, vicino alle città di Albona e di Arsia (oggi in Croazia) quando alle 4.35 del 28 febbraio 1940 morirono per un grisù 195 persone, il disastro di Morgnano (provincia di Perugia), avvenuto il 23 marzo 1955, con 23 morti, e il disastro di Ribolla, dell'anno prima, con 43 morti. Tre anni dopo, in Sicilia il 20 agosto 1957 nella miniera Trabia Tallarita di Sommatino (CL) morirono 23 zolfatari e molti altri rimasero feriti.
Per difendersi dal gas grisou, i minatori di una volta portavano con loro una gabbietta con dei canarini, animali molto sensibili al gas. Se i canarini mostravano segni di soffocamento, era il momento di correre fuori dalla miniera. Oggi al posto dei canarini si utilizzano degli analizzatori automatici: quando la concentrazione del gas è troppo elevata, scatta un allarme generale.
Un altro metodo fu utilizzato principalmente in Inghilterra; "the firedamp man" ma anche in Francia, chiamato il metodo del "pénitant" o "cannonier": prima della discesa dei minatori, si mandava nella miniera un uomo (spesso un condannato o un volontario) che aveva in compito di percorrere tutta la miniera con una fiaccola fissata a l'estremità d'una lunga pertica. L'uomo era vestito con tessuti pesanti e bagnati e portava una maschera. Se non c'era grisou l'uomo rimontava salvo, se c'era grisou al minimo s'infiammava, al peggio vi era un'esplosione. Nei due casi la miniera, per un certo periodo, era sicura. Questo metodo fu raccontato (fra altro) da Jules Verne nel romanzo Les Indes noires.
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