L'asino è forte e robusto e ha abitudini semplici ma un carattere che può diventare molto ostinato. E proprio questo ha indotto l'uomo a trattarlo spesso con minor cura e maggior durezza rispetto agli altri animali domestici. Invece, è ormai noto che il comportamento dell'asino domestico dipende in larga misura dal suo padrone: trattato e tenuto bene si dimostra svelto, docile e operoso; altrimenti è pigro, ottuso e testardo. L'evoluzione tecnologica, lo sviluppo economico di molte zone rurali e la diffusione di macchine agricole semplici ed efficienti rendono l'asino sempre meno utile al suo tradizionale "datore di lavoro" cosicché, soprattutto nei paesi industrializzati come l'Italia, la sopravvivenza di questo animale è sempre più a rischio.
In simpatia, però, non lo batte nessuno (quando non si intestardisce troppo…). Ha una memoria eccellente e ricorda molto bene i sentieri e i luoghi che frequenta. In passato era molto diffuso come animale da sella e da soma, ossia trasportava paziente e resistente sulla groppa uomini e merci anche pesanti. E in più veniva sfruttato per il latte, le carni, la pelle.
E' esigente solo sull'acqua da bere. Quanto al cibo, invece, si accontenta del foraggio più povero. Per esempio è contentissimo di mangiare l'erba e il fieno rifiutati dalle mucche. E in caso di bisogno si nutre anche di ortiche e piante spinose.
Piccolo, morbido da accarezzare, paziente, lento nei movimenti, controllato… Alcuni medici hanno scoperto che queste caratteristiche dell'asino ne fanno un prezioso alleato per la cura di alcuni handicap e un amico insostituibile per bambini che devono superare problemi di socializzazione.
Gli asini comunicano attraverso il linguaggio del corpo: la mimica, la posizione della coda, i versi, i movimenti del corpo, delle zampe e delle orecchie (orecchie abbasssate all’indietro sono cattivo segno, alte e ritte sono segno di attenzione e curiosità).
Allo stato selvatico gli asini vivono in famiglie non troppo numerose composte dalle madri coi rispettivi piccoli (nascono più spesso femmine). Lo stallone tollera i giovani maschi nel branco, ma, quando ai primi calori iniziano a interessarsi alle femmine e a lottare tra loro o a sfidarlo, li caccia; spesso gli allontanati formano branchi separati.
Sono dotati di un ampio repertorio di comportamenti sociali, e il branco non è guidato dallo stallone come tra i cavalli, ma dall’asina più saggia, spesso la più anziana.
L’asino selvatico vive in luoghi pietrosi e desertici con scarsa vegetazione (per questo mangia anche i rovi, anche con le spine) spesso son costretti dal clima anche a periodiche migrazioni. In alcuni esemplari si può notare una riserva di grasso che va dalla nuca alla coda che come le gobbe dei cammelli serve per fare scorte d’acqua per le traversate di zone aride.
Le uniche cure di cui necessita sono quelle del maniscalco per la pareggiatura degli zoccoli e quelle del veterinario per le vaccinazioni e per la svermatura. Magari una limata ai denti ogni tanto per pareggiarli, dato che sono in crescita continua. Animale robusto, difficilmente dimostra sofferenza, bisogna osservarlo attentamente, magari quando mangia, per capire se ha problemi.
Ad una prima occhiata le principali differenze tra asino e cavallo sono anatomiche: sicuramente la statura (ne esistono poi di varie taglie, da 80 a 160cm).
La testa grossa con ganasce molto sviluppate e le tipiche orecchie lunghe: anche da adulto l’asino mantiene una testa grande e due grandi occhi una sproporzione che in natura ha l’effetto di muovere l’istinto protettivo, stimolare l’affettività e inibire l’aggressività.
Ha la groppa (mulina) più stretta di quella del cavallo, il ventre grande e cascante (tanto che ai meno esperti l’asina può sembrare sempre incinta).
Hanno l’unghia (gli zoccoli) più piccola e più dura, una vertebra in meno, ossa più corte e poi la sua voce caratteristica: il raglio, definito da alcuni la voce più brutta del regno animale (raglio d’asino non arrivò mai in cielo, dice un proverbio) e invece da altri interpretata come una risata.
Si muove lentamente dando a tutti la possibilità di trovare con lui il proprio ritmo.
Gli asini non giudicano, non svalorizzano e questo mette tutti a proprio agio.
Il rendimento lavorativo, paragonato a quello del cavallo, è notevole soprattutto date le dimensioni: necessita di una minore quantità di cibo e di cure e ha una resistenza fisica notevole (spesso troppo sfruttata).
I bambini, ma anche gli adulti, si trovano più a loro agio con l’asino perchè non è imponente e nobile come il cavallo, non mette in soggezione; è caldo e ha il pelo più lungo, rado e soffice, quindi più piacevole al tatto così stimola ad esser abbracciato e accarezzato.
E' affettuoso in modo quasi invadente, infatti non tollera essere ignorato e fa di tutto finchè non riceve l’attenzione che esige.
Non va dimenticato che per insegnare qualcosa a qualcuno è fondamentale adeguarsi ai suoi ritmi di attenzione e di ascolto e fare in modo che ciascuno si senta a proprio agio come con un amico, un compagno di giochi.
Con delle orecchie cosi grandi non può che esser un buon ascoltatore: è molto attento alle parole, le memorizza facilmente. Altra cosa importante per lavorarci insieme è che riflette e ragiona: non sta ad imbizzarirsi o spaventarsi per la sua stessa ombra.
Le prime tracce di domesticazione dell’asino risalgono al 4000 a.C., nel basso Egitto, mentre in Europa i primi ritrovamenti appartengono all’epoca tra quella del bronzo e quella del ferro.
Oltre che lungo le coste dell'Africa orientale-settentrionale, vive ed ha vissuto nella Siria, in Mesopotamia, nell'Afghanistan, nella Persia, nella Russia asiatica meridionale, nel Tibet, nella Mongolia, ecc.
Dagli asini selvatici africani deriverebbero i ciuchi armati di pazienza destinati a fare la parte più dura dei lavori di una volta, in cambio di un magro pasto; senza mai dar peso al fatto di esser eletto simbolo dell’ignoranza e della testardaggine.
E’ sempre stato allevato da contadini che non avevano i mezzi per selezionarne razze, quindi è rimasto molto simile, anche nelle abitudini, al suo antenato selvatico che viveva in branco in ambienti desertici; è in grado di nutrirsi anche mangiando anche rovi secchi e spinosi e di sopportare molto bene la sete. Le striature caratteristiche che l’asino ha sul dorso, da una spalla all’altra, sono il segno della stretta parentela con la zebra.
Bassorilievi assiri mostrano le prime figure di muli, quindi l’asino ha da sempre alleviato le fatiche di molti, ricchi e poveri girando la mola, portando pesi, trainando carri e aratri ma anche fornendo carne, cuoio e latte (che tra l’altro è ottimo come composizione nutritiva, meglio di quello vaccino).
Va considerato che la sua ben nota testardaggine è data da una cattiva interpretazione del fatto che è difficile forzare chiunque a fare qualcosa che contraddica i suoi istinti di conservazione;
date le bastonate e i lavori che comunque svolgeva merita un plagio alla pazienza che dimostrava: solo quando crollava a terra ci si rendeva conto di averlo caricato troppo.
Dopo millenni di servizio, alcune razze rischiano ora l’estinzione, persino le poste italiane nel 2007 hanno pubblicato un francobollo che rappresenta le razze italiane a rischio di estinzione.
L’asino evidenzia l’ambivalenza che possono avere i simboli: nei millenni ha rappresentato il coraggio, la testardaggine, la saggezza e la stupidità; è stato venerato come divinità e bastonato come spirito malvagio.
Il noto Lucignolo di Pinocchio pare proprio prenda ispirazione alla vecchia leggenda di Apuleio il quale, spinto dalla troppa curiosità, venne tramutato in asino con la possibilità di tornare al suo aspetto normale solo dopo diverse peripezie; anche il racconto “pelle d’asino” segue lo stesso concetto di metamorfosi attraverso lo studio.
Leopardi parla dell’asino nella sua “Dissertazione sopra l'anima delle bestie” che non trovò mai editori per una pubblicazione critica della stessa.
La raffigurazione sacra dell’asino ha avuto fin dagli inizi del cristianesimo un singolare riconoscimento in Vaticano, si è recentemente scoperta tutta una iconografia sacra. Alcuni sostengono che sia Gesù quello raffigurato con orecchie e zoccoli asinini nel famoso graffito sul muro del Palatino a Roma; troviamo ancora l’immagine di Gesù con orecchie d’asino e zoccoli ammantato di toga con un libro in mano, ci riferisce Tertulliano; queste sono tutt’altro che caricature di pagani in scherno dei cristiani.
Troviamo ancora un somarello ad accompagnare Maria all’Avvento. Accompagna ancora Gesù nel ritorno a Gerusalemme.
Una cappella affrescata lo ritrae quando, nel 1213, disturbava San Francesco col suo ragliare, ma il santo con uno dei suoi “frate asino, sta in quiete” lo convinse ad ascoltare l’orazione che stava facendo ai Trevani (abitanti di Trevi).
Secondo i Vangeli è una specie prediletta da Dio, tanto che non può subire sortilegi né esser colpito dai fulmini (da qui la croce che porta disegnata sulla schiena).
Nel medioevo rappresentava il diavolo: in spoglie asinine ragliava durante gli equinozi, dodici volte di giorno e altrettante di notte, chiamando le anime che lo avevano abbandonato (da quando cioè vide gli umani convertirsi a Dio).
Ha corpo d’asino anche l’arconte Typoon che controlla diversi demoni.
Accompagnava le streghe ai sabbath, dato che, pare che il diavolo abbia dato solo a lui la capacità di percorrere le mulattiere che portano ai luoghi dei riti (gli asinelli dell’asinara rimangono tutt’oggi l’unico mezzo in grado di percorrere certi sentieri).
Leggenda vuole che abbia il muso bianco dal giorno in cui Dio, sotto suggerimento degli angeli, lo invitò in Paradiso: era il più paziente e resistente tra gli animali, lo meritava; quando però l’asino arrivò davanti al Paradiso, sporse solo il muso con circospezione e vide che aveva a disposizione dei bei prati, ma che avrebbe dovuto giocare insieme ai bambini, gli scalmanati figli dei contadini che lo bastonavano e calciavano; si impuntò, allora, e non ci fu modo di convincerlo ad entrare, da allora il muso gli rimase bianco: “beato”.
Esce dal bosco accompagnando nella distribuzione dei doni anche San Nicolao (poi diventato Santa Claus) e Santa Lucia il 13 dicembre, aiutandola nel suo lavoro.
Leggende e racconti arrivano da ogni parte del mondo, anticamente per tutto l’Oriente l’asino simboleggiava la saggezza e la regalità e lo troviamo ancora come simbolo di partiti politici in America.
I greci lo collegavano a Saturno, in relazione con la trasformazione della materia, e lo veneravano per il suo coraggio.
In araldica l'asino è ritenuto un animale nobile e degno di onore, simboleggia sobrietà ed umiltà. Assunto anche come emblema del popolo Ebreo.
Biologicamente,l'asino è un animale che vive in regioni quasi 'impossibili':quelli selvatici,di cui restano pochissime razze in Asia e forse solo una o due nell'Africa Orientale,sopravvivono nelle caldissime e inospitali regioni della Duncalia, dell' Abissinia e della Somalia.Dagli asini africani deriverebbero le razze domestiche,i ciuchi armati di pazienza destinati a trasportare merci e individui, in mancanza del più 'nobile'cavallo, in tempi antichi e,oggi,quando manca un mezzo a motore(in vari paesi è ancora sfruttato parecchio).
Presso i Caldei era messaggero di morte,la divinità che vi si presiedeva si manifestava inginocchiata su un asino;i Greci lo collegavano a Saturno,in relazione con la materia,la terra,l'isolamento,la fine delle cose;godeva di venerazione perchè considerato coraggioso e lo attribuivano anche al dio Marte e a Dioniso.
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