domenica 26 giugno 2016

LA CINTURA



Le origini della cintura sono da far risalire alla preistoria: sono stati trovati resti di cinture metalliche dell'età del bronzo. Nell'antichità serviva per distinguere il grado militare, religioso o civile. Una precisazione stilistica e, nei tempi precedenti, pratica: nell'uomo, una volta allacciata la cintura la "lingua" oltre la fibbia, deve terminare sul fianco destro mentre nella donna sul fianco sinistro: questo perché nell'uomo, fin dall'antichità i vari tipi di cinture non dovevano dare "fastidio" all'estrazione della spada (portata sul fianco sinistro ed estratta con la mano destra) per cui la parte terminale andava sul fianco destro onde evitare intralci.

Il modello più comune ha fibbia ad una estremità e dei fori all'altra, infilando l'ardiglione della fibbia nei fori si ottiene la chiusura. Il vario numero dei fori, regolarmente distanziati, permette di regolarne la larghezza, per adattarla alla circonferenza della vita. Può essere dotata di qualsiasi altro tipo di chiusura o semplicemente annodata.

Cinture con funzione puramente decorativa vengono portate al di sopra dei vestiti, soprattutto nella moda femminile.

Fra i lottatori di Judo è una striscia di tessuto chiamata obi, il colore della cintura indica l'esperienza del lottatore; (bianca, gialla, arancione, verde, blu, marrone e nera).

Si ha traccia in tutte le religioni di cinture, la cui forma doveva essere quella di un semplice cordone, impiegate nelle cerimonie sacre e facenti parte degl'indumenti del sacerdote: il cingolo fa tuttora parte dell'abbigliamento liturgico del sacerdote cattolico. Oltre a ciò, diffusissima in tutti i popoli e in tutte le epoche è l'usanza di cinture in vario modo impiegate per la cura delle malattie, usanza che senza dubbio ha, alle sue origini, un significato magico, se ancor oggi presso vari popoli primitivi si adoperano delle cinture come amuleti per prevenire, per la sciatica, la tosse canina o la pleurite. Va ricordato, come particolare aspetto di quest'uso generale, l'altro, più specifico, ma più diffuso, di applicare una cintura al ventre delle partorienti sia per sorreggere il ventre stesso sia come amuleto, per allontanare le doglie; a parte le ripercussioni linguistiche di questo costume (si confronti il latino incincta nel significato di "gravida" e i derivati), numerosissimi sono gli aspetti che esso ha assunto in ogni epoca e presso ogni popolo, come varie sono le leggende fiorite intorno ad esso o i significati che gli sono attribuiti.

La cintura fa parte della moda di tutti i tempi e di tutti i paesi: in Egitto, in India, presso i Babilonesi e gli antichi Ebrei troviamo traccia di cinture che fermano in varie fogge il vestito alla vita e sono variamente ornate e disposte.

Nelle necropoli italiche dell'età del bronzo e della prima età del ferro frequenti sono i cinturoni in bronzo, di forma ellittica, con ornati a graffito o a sbalzo, costituiti da bottoni, cerchi, e talvolta anche da figure schematiche; ritenuti da qualcuno oggetti di carattere militare, è ormai accertato che erano invece ornamento muliebre, trovandosi in tombe di donne: la lamina di bronzo rivestiva la fascia di cuoio o di tela che costituiva la vera cintura. Accanto alla forma ellittica ricorre anche quella rettangolare a fascia; molte volte si sono recuperate soltanto le fibbie in metallo, mentre la cintura, di materiale deperibile, è andata distrutta.

Presso i Greci, nei miti dei quali si ricorda il cinto di Venere contenente tutte le seduzioni, la cintura faceva parte dell'abbigliamento tanto degli uomini quanto delle donne. Era necessario tenere stretto il lungo chitone, o tunica, e all'occorrenza sollevarlo rimboccandolo. A quest'uso corrisponde la varietà dei termini adoperati per indicare la maggiore o minore altezza della tunica tirata in alto per rendere libere le gambe. Il termine discinctus designa invece chi porta la tunica senza cintura, e dà l'idea di qualcuno che ha una certa negligenza o rilasciamento nel vestire e, per traslato, anche nei costumi.



La cintura era riccamente ricamata e orlata con frangie. Veniva assicurata a mezzo di fermagli di varie forme, di osso, di rame e non di rado anche d'argento e d'oro. Nelle figure rappresentate nei monumenti etruschi si trova talvolta che la cintura è completata da una specie di grembiule ricoperto di scaglie o di squame che ricade sul basso ventre.

Una cintura di forma speciale faceva parte del costume militare greco. Sopra la corazza, intorno alle gambe, la si portava sia per tenere uniti i pezzi della corazza, sia per difesa dell'anguinaia; questa cintura si chiudeva a mezzo di fermagli di varia materia, anche d'oro. Sotto la corazza, ma sopra il chitone, e nei tempi più antichi anche a contatto con il corpo stesso, si soleva mettere un'altra cintura formata da una larga fascia di sottili lamine di metallo imbottite interiormente. Anche sulle corazze (loricae) romane si cingeva una cintura (cingulum) che era un segno dello stato di servizio del militare, ufficiale o milite (v. cingolo).

Mentre nell'antichità la cintura era lasciata un po' lenta, in modo da permettere alle vesti di drappeggiarsi in pieghe, nel Medioevo appaiono cinture strettissime che il Rinascimento ornerà con tutta la sua fantasia e il suo lusso; si vedano ad esempio, le superbe cinture di Eleonora d'Este e di Isabella del Portogallo, nei ritratti del Tiziano: o la cintura meravigliosa che Benvenuto Cellini cesellò per Eleonora de' Medici. Nell'ultimo secolo fu notevole lo spostamento che più volte la moda volle portare nella cintura femminile, ora sollevandola fino alle ascelle, ora abbassandola fin sotto i fianchi. Quest'ultima posizione si mantenne per molti anni, sino ai nostri giorni; ora sembra invece che la cintura voglia riprendere il suo posto naturale.

Nel Medioevo la cintura ebbe anche grande importanza come indumento militare: solo i cavalieri avevano il diritto di portarla; essa fu adottata verso la metà del '300; l'usavano le persone nobili anche nell'abbigliamento civile, come segno di distinzione e della loro qualità militare. La cintura fu attaccata alla cotta di maglia o al giaco; e poi alla parte inferiore della corazza (più propriamente ai fiancali ed alla panciera) e fissata alle più basse lame. Il lusso di queste cinture militari divenne presto eccessivo, e ve ne sono ora nei musei che hanno valore grandissimo.

Fra il 1350 e il 1400, in Italia, in Francia e in Inghilterra le armature erano quasi identiche, e uno dei più begli esempi di cintura militare è dato dalla statua di Saverio di Lavellongo (morto nel 1375) che è nel passaggio fra il chiostro e la chiesa di S. Antonio di Padova. La cintura militare durò fino alla metà del 1400, poi disparve per lasciar luogo ad altre maniere dei distintivi di nobiltà. Cintura si diceva anche una robusta striscia di cuoio con la quale veniva affibbiata e tenuta fortemente insieme la corazza cioè la pezza di riparo del petto impigliata sopra la pezza del dorso; così il cavaliere sentiva il peso della corazza soltanto sulle parti molli dell'anca sulle quali appoggiava.

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