lunedì 27 giugno 2016

LA PROCESSIONARIA

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La processionaria sembrerebbe un simpatico millepiedi. La Thaumetopoea pityocampa o la sua 'cugina', la Thaumetopoea processionea - nome scientifico rispettivamente della processionaria del pino e quella della quercia - per l'uomo e per gli animali sono pericolosissime. Appartengono alla famiglia dei lepidotteri. Se toccate, possono scatenare reazioni allergiche, dermatiti, orticarie, congiuntiviti e anche problemi alle vie respiratorie. In casi gravi può verificarsi uno shock anafilattico.

La processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa) è un insetto dell'ordine dei lepidotteri appartenente alla famiglia Notodontidae.
Esso deve il suo nome alla caratteristica abitudine di muoversi sul terreno in fila, formando una sorta di "processione".
Questo artropode si trova nelle regioni temperate dell'Europa meridionale, nel vicino Oriente e perfino nell'Africa settentrionale.

E' uno degli insetti più distruttivi per le foreste, capace di privare di ogni foglia vasti tratti di pinete durante il proprio ciclo vitale.

Le pianta più colpita è il pino (in particolare il pino nero e il pino silvestre), ma è facile trovarne anche presso larici e cedri.

La processionaria è attiva solo durante i periodi freddi dell'anno, dal momento che trascorre i caldi mesi estivi come bozzolo seppellito sotto terra.
Le falene iniziano a emergere dal suolo nel mese di agosto; trascorso qualche giorno iniziano la ricerca di piante adatte per deporre le uova.
Ogni femmina produce un "ammasso" di uova che viene fissato ad un ago dell'albero ospitante. L'ammasso può contenere fino a 300 uova, dalle quali dopo almeno 4 settimane nascono le tipiche larve. Le uova sono completamente ricoperte da scaglie provenienti dall'addome della femmina.

Nonostante la modesta dimensione, le larve sono dotate di forti mandibole in grado di fagocitare i duri aghi già subito dopo la nascita.
In poco tempo, spogliato completamente un ramo, si muovono in fila alla ricerca di nuovo nutrimento.
I bruchi vivono in gruppo. Inizialmente sono nomadi, spostandosi di ramo in ramo costruendo nuovi nidi provvisori, ma verso ottobre formano un nido sericeo dove affronteranno l'inverno.
L'attività riprende in primavera e le processionarie, in genere verso la fine di maggio, si dirigono in un luogo adatto per tessere il bozzolo.
Trovatolo, lì si interrano ad una profondità variabile di circa 15 cm. Lo stato di crisalide ha durata di circa un mese, ma può prolungarsi anche per uno o più anni.

L’insetto, raggiunta la maturità e avvenuta la metamorfosi, durante il mese di luglio esce dal bozzolo.

L’adulto è una falena con ali larghe 3-4 cm, di colore grigio con delle striature marroni; la femmina è solitamente di dimensioni lievemente maggiori del maschio.

La loro vita è molto breve: non più di 2 giorni.
Le femmine sono le prime a recarsi sugli alberi ad alto fusto, dove vengono in seguito fecondate dal maschio.

Il lepidottero vola alla ricerca della pianta più adatta per la deposizione delle uova e il ciclo ricomincia.



Gli adulti della processionaria della quercia sono farfalle notturne molto simili alla processionaria del pino.
Le larve sono di colore grigiastro e anch'esse fornite di peli altamente urticanti.
Tali bruchi compaiono in aprile, hanno un'attività più intensa nelle fasi crepuscolari e notturne del giorno e si spostano per alimentarsi formando processioni irregolari.
Durante il giorno le larve si riparano dentro nidi appiattiti costruiti sui grossi rami o alla base del fusto della pianta colpita dal parassita: la quercia a foglia caduca.
Concluso lo sviluppo larvale, avviene l’incrisalidamento entro un nido definitivo, solitamente posto lungo il tronco della pianta ospite. La metamorfosi porterà ad una nascita di una nuova falena tra luglio e settembre.

I problemi causati dall'insetto sono equivalenti a quelli della processionaria del pino.

La processionaria, oltre a desfogliare piante intere, può costituire un pericolo maggiore per l'uomo e gli altri animali.
I peli urticanti dell'insetto allo stato larvale sono velenosi, e in alcuni casi, fortunatamente limitati, possono provocare una grave reazione allergica.

I peli urticanti della processionaria si separano facilmente dalla larva che li porta sul dorso, nel corso di un contatto o più semplicemente sotto l'azione del vento. Data la particolare struttura (terminano infatti con minuscoli ganci), questi peli si attaccano facilmente ai tessuti (pelle e mucose), provocando una reazione urticante data dal rilascio di istamina (sostanza rilasciata anche in reazioni allergiche). Chi avesse ripetuti contatti con la processionaria presenta reazioni che peggiorano con ogni nuovo contatto. In casi gravi può verificarsi uno shock anafilattico, con pericolo mortale (orticaria, sudorazione, edema in bocca e in gola, difficoltà di respirazione, ipotensione e perdita di coscienza).
La reazione cutanea ha luogo sì sulle parti della pelle non coperte, ma anche sul resto del corpo: il sudore, lo sfregamento dei vestiti facilitano la dispersione dei peli, causando spesso l'insorgere di un eritema pruriginoso.

Rapido sviluppo di congiuntivite (con rossore e dolore agli occhi). Se un pelo urticante arriva in profondità del tessuto oculare, si verificano gravi reazioni infiammatorie e, in rari casi, la progressione a cecità.

I peli urticanti irritano le vie respiratorie. Tale irritazione si manifesta con starnuti, mal di gola, difficoltà nella deglutizione e, eventualmente, difficoltà respiratoria provocata da un broncospasmo (restringimento delle vie respiratorie come si verifica per l'asma).

Infiammazione delle mucose della bocca e dell'intestino accompagnata da sintomi quali salivazione, vomito, dolore addominale.

La processionaria risulta molto pericolosa in particolare nei confronti di cavalli e cani, i quali, brucando l'erba o annusando il terreno, possono inavvertitamente ingerire i peli urticanti che ricoprono il corpo dell'insetto.
I sintomi che un cane presenta in questa spiacevole evenienza sono spesso gravi.
Il primo sintomo è l’improvvisa e intensa salivazione, provocata dal violento processo infiammatorio principalmente a carico della bocca ed in forma meno grave dell’esofago e dello stomaco.
In questi casi il padrone intuisce la gravità di quanto è successo, perché vede che il fenomeno non accenna per niente a diminuire, anzi con il passare dei minuti, soprattutto la lingua, a seguito dell’infiammazione acuta, subisce un ingrossamento patologico a volte raggiungendo dimensioni spaventose, tali da soffocare l'animale.
I peli urticanti, entrando in contatto con la lingua, causano una distruzione del tessuto cellulare: il danno può essere talmente grave da provocare processi di necrosi con la conseguente perdita di porzioni di lingua.
Altri sintomi rilevanti sono: la perdita di vivacità del soggetto, febbre, rifiuto del cibo, vomito e diarrea e soprattutto quest’ultima può essere anche emorragica.

Se rilevata la presenza di questi lepidotteri defogliatori, evitare di addentrarsi nei boschi colpiti e di avvicinarsi alle fronde delle piante su cui si rinvengono i bruchi in alimentazione.
– evitare di sostare nelle vicinanze, e sotto, alberi o arbusti infestati: i peli possono essere trasportati dall’aria fino a una distanza di 200 metri.
– evitare di toccare i nidi o le larve.
– evitare di effettuare lavori che possono diffondere nell’aria i peli urticanti che riposano al suolo, ad esempio: rastrellare foglie e/o erba falciata, falciare l’erba.
– evitare di toccare la corteccia di alberi, arbusti o rami che hanno ospitato un nido.
IN CASO DI CONTATTO :
– fare subito una doccia, lavarsi i capelli e cambiare gli abito sui quali potrebbero ancora essere presenti peli urticanti.
– non grattare le zone del corpo contaminate.
– lavare gli abiti contaminati ad almeno 60°.
– trattare la pelle pulita con un prodotto antistaminico.
– recarsi dal medico, al protrarsi dei sintomi.

La lotta meccanica consiste nel togliere manualmente dalla pianta infestata i nidi di processionaria, consigliabile quando l’infestazione coinvolge poche piante in orti o giardini. Tale operazione viene svolta solitamente in inverno/primavera, prima che le larve siano uscite dal nido, con l’ausilio di scale e troncarami; durante il prelevamento dei nidi è necessario vestirsi in modo adeguato per evitare il contatto con i peli urticanti. Tale metodo di intervento risulta conveniente se utilizzato su una superficie ristretta; in caso l’area di intervento sia più estesa, è indicata la lotta microbiologica. I mesi più indicati per l’asportazione meccanica dei nidi sono Dicembre, Gennaio e Febbraio.
La lotta microbiologica è attualmente il metodo di intervento più utilizzato e consiste nell’impiego dell’insetticida biologico Bacillus thuringiensis kurstaki.

Un decreto ministeriale del 2007 stabilisce le linee guida per la lotta alla processionaria. I comuni oggi controllano e provvedono alla disinfestazione, con diverse modalità. È importante non fare da sé, ma segnalare subito al comune, se si tratta di uno spazio pubblico. Nel caso di una proprietà privata, si può avvertire il proprietario. La legge ci impone la bonifica dei siti infestati.



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