giovedì 8 ottobre 2015

DISCARICHE SOTTERRANEE

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In un territorio già martoriato dalla criminalità organizzata, dalla malapolitica e dal malaffare, questo è il nuovo dramma contemporaneo che mancava all’Alto casertano (al confine con Molise e Lazio), che dopotutto ancora riusciva a rimanere ai margini di quella zona calda denominata “Terra dei Fuochi”. Ecco cosa la storia recente avrà lasciato ai posteri: Archeologia industriale avvelenata.

Quella che sta emergendo nell'area ex Pozzi Ginori di Calvi Risorta (Caserta) è probabilmente la discarica sotterranea più grande d'Europa con un'estensione di circa 25 ettari e un volume di 2 milioni di metri cubi di rifiuti»: lo ha affermato il comandante regionale del Corpo Forestale Sergio Costa che questa mattina ha effettuato un sopralluogo nell'area in cui da venerdì sono in corso gli scavi effettuati dai mezzi del Genio Militare e coordinati dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Sono dieci le persone, in particolare proprietari dei terreni, iscritte nel registro degli indagati.
Quattro le buche nelle quali erano interrati fusti di solventi, ma secondo la forestale il cimitero di veleni è ben più vasto e infatti si continuerà a scavare.

Allarme, per il risultato degli scavi, e anche qualche polemica tra don Maurizio Patriciello e il consulente della Procura di Santa Maria Capua Vetere, Andrea Buondonno, docente di Pedologia della Sun.
«Questo è una bomba ecologica, uno scempio, per questo la gente continua a morire di tumore, e non sono nella zona nota come Terra dei fuochi, ma anche qui, nell'Alto-Casertano, dove non ci aspettavamo di trovare una situazione del genere».

Queste le parole cariche di rabbia del sacerdote parroco a Caivano.
«Ci vogliono i numeri», ha replicato il consulente dei pm, presente a Calvi per raccogliere campioni.
«Ma quali numeri, ogni giorno si muore e voi ancora che negate l'evidenza. Questo è inconcepibile».
Il consulente ha poi spiegato che «si tratta di rifiuti industriali, quindi speciali, sulla cui pericolosità potremo esprimerci dopo le analisi. Se non dovessero risultare pericolosi si potrebbero però interrare nuovamente».

«Non è successo nulla - ha ribattuto ironicamente Patriciello - è tutto normale».
Sul posto anche il direttore operativo del Consorzio Polieco (Consorzio per il riciclaggio dei rifiuti di beni a base di polietilene) Claudia Salvestrini.

«Qui a Calvi Risorta - ha detto - il disastro è stato provocato non dalla camorra, ma da imprenditori esperti nell'interrare rifiuti, visto che hanno coperto i vari strati di rifiuti con strati di terra in modo da evitare emissioni gassose che sarebbero state visibili. Gli interramenti, iniziati circa 30 anni fa, sono andati fino almeno al 2002-2003».



Nell’aprile del 2014 due cronisti locali, Salvatore Minieri e Tony De Angelis, denunciano la presenza di anomale colline e rifiuti nell’area con un videoreportage che arriva fino alla scrivania della Procura di Santa Maria Capua Vetere. Nell’ultimo anno si susseguono sul territorio i sit-in, le manifestazioni di protesta e le assemblee pubbliche dei comitati ambientalisti del territorio, che sin da subito chiedono le bonifiche piuttosto che la costruzione di una centrale a biomasse proprio a ridosso della maxi discarica. Dall’inchiesta inizia dunque l’indagine della Forestale, che ora ipotizza il reato di disastro ambientale e che vede oltre dieci persone nel registro degli indagati. L’elenco, però, potrebbe aumentare vertiginosamente, perché sembrano davvero in tanti ad essere coinvolti. Un caso nazionale che rischia anche di riguardare la politica. Proprio su questo punto interviene il giornalista Salvatore Minieri: “Uno degli aspetti più inquietanti di tutta questa vicenda è che in 30 anni nessun politico né autorità istituzionale a livello locale abbia avuto il benché minimo sospetto o dubbio che in quella zona avvenisse qualcosa di gravissimo sotto gli occhi di tutti. Questo quantomeno fa pensare”.

Durante gli scavi della Forestale è venuto alla luce un sistema di interramento feroce e al tempo stesso meticoloso. Quello che le forze dell’ordine hanno trovato davanti ai propri occhi è un vero e proprio inferno, in cui più si va verso il fondo e peggiore è la contaminazione. Come fossero gironi danteschi. Il primo strato ritrovato è composto da plastiche e buste con all’interno ogni tipo di prodotti industriali, seguito da un vero e proprio tappo di cemento che lo separa da un secondo strato costituito da fusti, bottigliette infiammabili e solventi. Siamo a 5 metri di profondità. Scavando ancora si trova un ulteriore tappeto di plastiche, pelli e altri fusti ormai totalmente deteriorati, che coprono un ultimo livello in cui il terreno assume una colorazione rossa anomala, conseguenza del contatto con liquami, vernici e solventi di ogni tipo. La presenza dei “tappi” di cemento ricorda tanto il metodo di interramento della Camorra nei territori di Casal di Principe i cui scavi sono iniziati nel 2013. Questo farebbe supporre un coinvolgimento proprio dei Casalesi nelle operazioni di sversamento abusivo nel territorio di Calvi Risorta per conto delle più disparate aziende: non era soltanto la Pozzi a sversare i rifiuti industriali nella stessa zona in cui aveva il suo stabilimento, ma qui arrivavano rifiuti di aziende di tutta Italia e persino di stabilimenti francesi e spagnoli. Sui sacchi ritrovati vi erano riportate le seguenti scritte: “politilene/riblene”, “pliolite/Good Year chimica Division”, “Basf”, “Eltex”. E lo smaltimento legale di simili rifiuti industriali, negli anni ‘80 come oggi, aveva dei costi altissimi, così le fabbriche italiane e di mezza Europa hanno preferito pagare 60 volte in meno. Tutto ciò in una zona che è persino priva di un depuratore.



Pareri contrastanti, polemiche, ipotesi, scontri. La Procura di Santa Maria Capua Vetere vuole fare chiarezza e scoprire cosa c'è sotto la Terra dei fuochi. Ma intanto il dibattito si accende come i roghi dei rifiuti. Si parte con l'ultima dichiarazione, quella del comandante del Corpo forestale Sergio Costa, secondo il quale si tratta di una discarica immensa, con almeno due milioni di metri cubi di rifiuti sotterrati in un'area vasta venticinque ettari. Fin qui si tratta di calcoli che verranno confermati dai ritrovamenti.

La polemica esplode invece tra don Maurizio Patriciello, il prete dell'emergenza ambientale, e il consulente della Procura di Santa Maria Capua Vetere Andrea Buondonno, docente di Pedologia della Sun. "Questo è una bomba ecologica, uno scempio, per questo la gente continua a morire di tumore, e non solo nella zona nota come Terra dei fuochi, ma anche qui, nell'Alto - Casertano  -  continua a ripetere don Patriciello  -  dove non ci aspettavamo di trovare una situazione del genere ". Ma replica il consulente della Procura sulla ex Pozzi Ginori per raccogliere campioni per le analisi: "Ci vogliono i numeri". Don Patriciello esplode: "Ma quali numeri? Ogni giorno si muore e voi ancora che negate l'evidenza. Questo è inconcepibile. Se non fosse stato per i cittadini che si sono ribellati non avremmo avuto le leggi sulla Terra dei Fuochi e sui reati ambientali, visto che gli industriali sono contrari, penso a Squinzi, che ha parlato di normativa anti - torica". Resta sulle sue posizioni caute il consulente Buondonno, che spiega inoltre: "Si tratta di rifiuti industriali, quindi speciali, sulla cui pericolosità potremo esprimerci dopo le analisi. Se non dovessero risultare pericolosi si potrebbero però interrare nuovamente". Incalza don Patriciello ironico: "Non è successo nulla, è tutto normale".

Gli ambientalisti. "La situazione dell'area ex Pozzi di Calvi Risorta è l'ennesima conferma della trentennale mattanza ambientale e sanitaria, una vera Chernobyl che quella parte di Campania ha subito a causa dell'attività criminale delle ecomafie, della sottovalutazione e in alcuni casi della complicità delle istituzioni e di una parte dell'imprenditoria, quella più criminale e senza scrupoli".

Buonomo, rispettivamente vicepresidente nazionale e presidente regionale di Legambiente, intervengono sugli scavi in corso nel Casertano, nel comune di Calvi Risorta.
"E' fondamentale - proseguono - caratterizzare al meglio tutti i rifiuti che verranno dissotterrati, identificare per quanto possibile i produttori per chiedere loro il risarcimento dei danni e avviare subito una grande opera di messa in sicurezza d'emergenza e di successiva bonifica".



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