venerdì 30 ottobre 2015

LA LAVATRICE

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Prima della lavatrice, fare il bucato era un lavoro ingrato e faticoso, svolto soprattutto dalle donne, anche in modo collettivo: oggi, a buon diritto la lavatrice è considerata l'alleata numero uno delle famiglie e una delle principali artefici dell'emancipazione femminile. La lavabiancheria, ormai onnipresente nelle nostre famiglie, è senz'altro il primo elettrodomestico, insieme al frigorifero, da acquistare quando si mette su casa. Non è neppure pensabile poterne fare a meno. 

Il primo esemplare di lavatrice fu sviluppato nel 1767 da un teologo di Ratisbona, Jacob Christian Schäffer. I primi modelli di macchine meccaniche risalgono alla fine del XIX secolo; come è accaduto per moltissime invenzioni, ci si è inizialmente ispirati a meccanizzare il processo manuale: le prime lavatrici, infatti, furono concepite come macchine atte a "sfregare" i panni, simulando così l'effetto manuale del modo più diffuso di lavare la biancheria. Le macchine così realizzate, il cui movimento fu inizialmente manuale, poi elettrico, presentavano però l'evidente svantaggio di provocare un'usura eccessiva dei panni, nonché risultati di lavaggio decisamente deludenti. La prima ed unica soluzione efficace fu l'adozione dell'agitatore: il principio è quello di forzare la soluzione detergente attraverso le fibre dei tessuti agitandoli e "sbattendoli" attraverso l'acqua. Sviluppata in America, questa tecnologia è sostanzialmente ancora oggi praticamente la più diffusa nel mondo nonché la più efficace. Negli anni venti ci fu qualche tentativo di adottare nuove tecnologie di lavaggio, con la comparsa delle lavatrici a cestello (ad asse orizzontale) che trovarono però impiego nel tempo specialmente per le applicazioni industriali le quali curavano di meno l'aspetto della pulizia e smacchiatura nel lavaggio a macchina. Infatti la biancheria veniva e a tutt'oggi viene, in queste circostanze, solitamente controllata e smacchiata preventivamente a mano prima del lavaggio, e comunque poi scrupolosamente controllata anche dopo il lavaggio per verificare la completa rimozione dello sporco, ed eventualmente smacchiata manualmente anche dopo il lavaggio.



I modelli ad agitatore sostanzialmente forniscono prestazioni migliori sui risultati di lavaggio e furono quindi, generalmente, preferiti ai modelli a cestello ad asse orizzontale e furono via via dotati di ulteriori funzionalità: resistenze per il riscaldamento dell'acqua, mangani a rulli per la strizzatura della biancheria. Lo sviluppo di questo modello vide la realizzazione delle cosiddette "twin tub", cioè delle lavatrici a due vasche: una, con agitatore, nella quale si effettuava il lavaggio dei panni, l'altra, con cestello ad asse verticale, dove i panni venivano risciacquati e strizzati per centrifugazione; questo modello è tuttora piuttosto diffuso, soprattutto nei paesi asiatici e africani. Il modello con vasca unica e cestello ad asse orizzontale, tipicamente europeo, non ha invece riscontrato grande successo negli USA, dove naturalmente anche per le automatiche si è proseguiti con la produzione e quindi l'uso preferenziale di lavatrici ad agitatore, anche se ci sono aziende che hanno realizzato numerosi modelli a cestello ad asse orizzontale.

Dopo la Seconda guerra mondiale, lo slancio industriale che caratterizzò soprattutto l'Europa occidentale vide nascere nuove esigenze e desiderio di benessere: a livello domestico (anche per il ruolo della donna che stava considerevolmente cambiando, soprattutto in Italia) le industrie elettromeccaniche iniziarono una fervida attività di ricerca e produzione di lavatrici. La Germania, che già prima della guerra aveva iniziato la produzione di lavatrici, riprese continuando sulla scia della tecnologia inizialmente adottata, che vedeva una decisa scelta per i modelli a cestello ad asse orizzontale. Le lavatrici tedesche, anche prodotte dopo la guerra, erano però caratterizzate da notevoli problemi statici, poiché prive di sospensioni (la vasca era solidale con la scocca della macchina) che ne rendevano piuttosto complicata l'installazione: dovevano infatti essere fissate al pavimento. In Italia, invece, si adottò inizialmente il modello americano, con agitatore ad una vasca e mangano per la strizzatura (Candy modello 50, prodotta nel 1947), poi il modello classico a due vasche, semi-automatico (Candy bi-matic, prodotta nel 1957, Rex-Zanussi mod. 250, prodotta alla fine degli anni cinquanta) e, in seguito sulla scia dei moltissimi modelli automatici importati dalla Germania anche in Italia si proseguì la produzione di lavatrici automatiche a modello tedesco, quindi a cestello (ad asse orizzontale) con i modelli (Candy Automatic, 1959, Rex-Zanussi modello 260 etc.) ulteriormente evoluti nelle superautomatiche a seguito dell'adozione delle vaschette per il detersivo separate (per pre-lavaggio, lavaggio, additivi di risciacquo). Le lavatrici hanno raggiunto la maturità di prodotto negli anni successivi, che in Europa si è concentrata in particolare sull'efficienza energetica, raggiungendo di fatto un livello di riferimento a livello globale in termini di riduzione di consumo d'acqua ed energia.



La prima lavatrice elettrica fu lanciata negli Stati Uniti nel 1907 da Alva Fisher.

L'introduzione del microprocessore in questo elettrodomestico ha permesso di facilitarne l'uso, di migliorare il lavaggio ed al contempo di ridurne l'usura: il timer permette di posticipare con precisione l'ora di partenza del lavaggio; i sensori di posizione del cestello, collegati al processore, permettono l'avvio della centrifugazione solo quando la biancheria è stata distribuita uniformemente, in modo da non sollecitare eccessivamente i cuscinetti di supporto del cestello; a fine lavaggio, con partenza automatica, il cestello può ruotare di mezzo giro a intervalli regolari per non far impaccare la biancheria già semiasciutta.

Attualmente l'utilizzo di una moderna lavatrice si rivela semplice e versatile: è sufficiente infatti aprire lo sportello del detersivo e inserire il detersivo stesso (mediante misurini anti-spreco), mettere i capi da lavare nello sportello dell'oblò, richiudere lo sportello e utilizzare vari pulsanti per decidere le funzioni della lavatrice stessa (velocitá, tempo minimo, asciugatura, ecc...) Le lavatrici attuali dispongono di una chiusura automatica di sicurezza dell'oblò, riapribile solo dopo la fine del lavaggio stesso, e di vari misurini e flaconi di detersivo già preparato. Posizionando questi flaconcini assieme ai capi da lavare, si potrà ottenere un lavaggio migliore senza perdere le qualità del lavaggio stesso ed eventuale parte del detersivo usato; (da qui il nome anti-spreco.)

Alcuni modelli di lavatrice hanno porte USB o dispositivi Wi-Fi per essere collegate a sistemi di domotica. Una importante innovazione è stata attuata dalla svizzera "v zug", con la creazione di una lavatrice dotata di pompa di calore e quindi capace, a parita' di temperatura di lavaggio, di dimezzare il consumo effettivo di elettricità. La via dell'impiego di pompe di calore nelle lavatrici non e' attualmente seguita da altri produttori, poiche' l'Energy Label europea non richiede che la temperatura dichiarata per i cicli di lavaggio esaminati venga effettivamente raggiunta: risulta quindi piu' conveniente, per consumare meno energia, scaldare meno l'acqua allungando al contempo la durata del lavaggio.

A partire dal maggio 1999, su tutte le lavatrici deve essere apposta l'etichetta di "efficienza energetica" che suddivide le macchine in classi di efficienza energetica a seconda di una serie di parametri verificati in un ciclo di lavaggio di cotone a 60 °C. Le classi sono contraddistinte da lettere, alla classe A corrisponde la valutazione migliore. I progressi nel campo della tecnologia hanno permesso recentemente di raggiungere macchine che hanno consumi inferiori alla classe A e dal 20 dicembre 2011 è diventata obbligatoria la nuova etichetta energetica che include classi di efficienza superiori alla classe A per l'energia introducendo le varie A+, A++ e A+++, con ciascun "+" ad indicare una riduzione del 10% del consumo rispetto alla classe energetica A, inoltre il test è effettuato non solo sul programma a 60 °C a pieno carico ma anche su quello a 40 °C e a 60 °C con carico parziale. Per finire non è più necessario indicare l'efficacia di lavaggio in quanto tutte le macchine in commercio garantiscono risultati in "classe A" grazie a tempi di lavaggio sempre più lunghi.



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