venerdì 20 marzo 2015

LA ROSA SELVATICA

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Il nome “Rosa canina” viene indistintamente utilizzato sia nella nomenclatura botanica - indicando, rispettivamente, il genere e la specie - sia, abitualmente, nel linguaggio comune. Nel parlato di alcune regioni italiane, la rosa canina viene denominata semplicemente “grattacu” o, ancora, rosa selvatica, rosa delle siepi, rosa spina, rosella, rosa di macchia, roselline dei pruni e biancarosa.
L'appellativo “canina” ha origini remote: anticamente, infatti, le radici di questo arbusto venivano impiegate in decotto come rimedio efficace nel trattamento della rabbia.
Nel linguaggio dei fiori, la rosa canina simboleggia sia la poesia, che l'indipendenza. Viene menzionata persino nella Bibbia: probabilmente, Giuda utilizzò proprio l'albero di rosa canina per suicidarsi; ancora, la corona di spine di Gesù era presumibilmente realizzata con i rami di questo arbusto.

È un arbusto spinoso, alto 100 - 300 cm, con fusti legnosi glabri, spesso arcuati e pendenti, e radici profonde.

Le spine rosse sono robuste, arcuate, a base allungata e compressa lateralmente. Le foglie, caduche, sono composte da 5-7 foglioline di 9-25 x 13-40 mm, ovali o ellittiche, con 17-22 denti sul margine. Hanno stipole lanceolate di 3 x 15 mm. I fiori, singoli o a 2-3, hanno un diametro di 4-7 cm e sono poco profumati. Hanno un peduncolo di 20-25 mm e sono generalmente superati dalle foglie. I sepali laciniati, lunghi da 15 a 18 mm, dopo la fioritura si piegano all'indietro e cadono in breve tempo. La corolla è formata grandi petali bilobi, rosati soprattutto sui lobi, di 19-25 x 20-25 mm. Gli stili, lanosi e allungati, sono fusi insieme in una colonnina cilindrica.

La rosa canina fiorisce da maggio a luglio.

I suoi frutti (di 1-2 cm) carnosi e colorati di un rosso vivace (cinorroidi) raggiungono la maturazione nel tardo autunno.

La rosa canina è un arbusto assai comune nel sottobosco e nei luoghi ruderali: in generale, è diffusa nella fascia europea dal Mediterraneo alla Scandinavia, nell'Asia centrale ed occidentale, nelle Canarie e nell'Africa del Nord. In America, in Nuova Zelanda e in Oceania, la rosa canina vi è stata invece introdotta.
La pianticella cresce sino i 1.900 metri d'altitudine, e predilige aree limitatamente aride, con terreno limoso e profondo.

In questi ultimi tempi si sta solidamente affermando il gusto della rosa più semplice, la rosa selvatica, quella che era amata perfino dai nostri progenitori Romani di epoca pre-imperiale, quando di giardini ornamentali neppure si parlava e l’orto era il vero “giardino”.

Una prima sorpresa, parlando rose selvatiche, s’incontra nell’apprendere che in fondo non sono poi così numerose, non più di 150 specie spontanee, una bazzecola in confronto alle migliaia e migliaia di ibridi e cultivar creati dall’uomo nel corso di un paio di millenni. Il loro areale si estende per l’intero emisfero boreale della Terra, nelle zone temperate e temperato-calde, per poi scendere giù fino all’Africa del nord, alla Tailandia e al Nuovo Messico, toccando il loro punto più meridionale con l’India del sud. Al contrario, non troviamo rose nell’emisfero australe, dall’America del sud all’Oceano Pacifico. Le zone di concentrazione più elevata sono in Cina (spesso in testa alla classifica per numero di specie di molti generi botanici), nell’Asia centrale e in Europa, mentre l’America settentrionale è la patria di una ventina o poco più di specie. Per limitarci al nostro continente va detto che la dotazione è abbastanza consistente, soprattutto nei gruppi della Rosa canina e della R. rubiginosa. Insomma, gli europei possono contare su una cinquantina di specie, vale a dire un terzo del totale, mentre il nostro Paese ne vanta circa venticinque.

Per quanto riguarda gli habitat, le rose gradiscono luoghi impervi e inospitali, come i cespuglieti, le siepi o l’intrico delle boscaglie, pur non disdegnando le rive dei torrenti e i margini dei boschi.

La storia della coltivazione rosa è talmente antica, che oggi è perfino difficile capire se una specie, da noi casualmente rinvenuta durante una passeggiata, sia realmente spontanea o meno. Inoltre, riuscire a classificare con certezza una rosa selvatica, in natura e non in vivaio, è un compito tanto arduo che è preferibile lasciarlo ai botanici professionisti, mentre a tutti gli altri si può solo consigliare di godersi la visione degli esemplari spontanei, senza troppo fidarsi dell’immaginazione o delle figure dei libri divulgativi. Ciò è tanto vero che non è infrequente sentir dire da persone anche colte frasi come questa: “Io ho molti ibridi di ‘Tea’, di ‘Moschata’, di ‘Bourbon’, ma anche qualche rosa spontanea, che sicuramente sarà la R. canina“, come se tutte le rose selvatiche si chiamassero così. Ovviamente, con il tempo e la costanza, chiunque può imparare a distinguere questa da quella specie, ma la fatica non sarà poca. Insomma: se ne vorremo qualcuna in giardino, la guida migliore sarà il vivaista di nostra fiducia.

Al contrario, ci sarà di conforto il fatto che una rosa, in quanto tale, non può essere confusa con altre piante, come invece capita, e spesso, con famiglie diverse da quella delle Rosacee. Le rose si presentano sempre sotto forma di arbusti, perlopiù decidui e solo raramente sempreverdi, con fusti che, a seconda dei casi, possono essere eretti, arcuati, striscianti o, meno comunemente, rampicanti. Le spine – contrariamente a quanto sostiene un famoso proverbio – non sempre sono lì, pronte ad attendere il nostro dito, perché alcune specie ne sono prive. Le foglie sono alterne e composte, formate da un numero dispari di foglioline dentate ai margini. I fiori sono solitari o in corimbi, con corolla semplice e quasi sempre a 5 petali (tranne R. sericea che talvolta ne ha 4), in una gamma di colori che va dal bianco al crema e dal giallo al rosso, con numerosi passaggi intermedi. Bellissimi e curiosi sono poi i frutti – detti tecnicamente cinorrodonti – notevolmente ornamentali anche in inverno e ricchissimi di sostanze vitaminiche.

Di recente, la richiesta della rosa canina è cresciuta esponenzialmente, soprattutto nei tè e nelle tisane: il suo aroma - particolare e dolciastro - modula il sapore di molte altre droghe meno piacevoli al gusto, oltre ad esplicare importanti virtù medicamentose che analizzeremo dettagliatamente durante il corso della disquisizione.

Dai tempi più remoti, la rosa canina viene apprezzata per la bellezza dei suoi fiori e per la loro profumazione delicata e tenue. Anticamente, i petali della rosa canina costituivano la matrice per estrarre un prezioso olio.
Attualmente, la droga è costituita da:
Frutti maturi essiccati (fructus), erroneamente chiamati semi
Ricettacoli privi sia di veri frutti che di buona parte del ricettacolo (pseudofructus sine fructubus)
Cinorridi (pseudofructus) o falso frutto maturo: più in particolare, la droga è costituita dal talamo dei falsi frutti
Radici (utilizzate per decotto)
Foglie (tisane ed infusi)
I frutti contengono tannini, acido nicotinico, carotenoidi, vitamina C e P, riboflavina, acido malico e citrico, flavonoidi (bioflavonoidi: fitoestrogeni), pectine e carboidrati. Più in dettaglio, i frutti sono miniera di tannini e di acido ascorbico: i falsi frutti maturi devono contenere il 5% di acido ascorbico il quale, dopo il processo d'essiccazione, scende all'1% a seguito della degradazione.
La sua ricchezza in vitamina C fu di grande aiuto al tempo di guerra: la rosa canina veniva utilizzata come sostituto degli agrumi, proprio per l'ingente contenuto in acido ascorbico. Basti pensare che un'arancia ideale di 100 grammi fornisce all'incirca 50 mg di vitamina C: a pari quantità, la rosa canina ne assicura oltre 2.200 mg.
Per la presenza di tannini, la rosa canina rappresenta un buon rimedio naturale contro la diarrea; inoltre, è consigliata in caso di debilitazione ed infiammazioni. La droga è considerata anche un discreto vaso-protettore.
Le tisane, i decotti e gli infusi ottenuti con foglie, fiori o radici di rosa canina sono consigliati in caso di raffreddore ed infezioni, oltre ad essere un blando decongestionante e tonificante; alla rosa canina sono altresì ascritte proprietà immunostimolanti ed antiallergiche.
La rosa canina è un buon diuretico: stimolando l'eliminazione delle tossine tramite l'urina, la droga è utile per contrastare infiammazioni a carico di vescica o reni.
La droga si rivela utile anche in caso di mestruazioni abbondanti, catarri intestinali, iperidrosi, congiuntiviti e fragilità tissutale.
I semi di rosa canina sono impiegati per la realizzazione di antiparassitari.
Anche in cosmesi la rosa canina è una pianta ampliamente adoperata per la formulazione di acque profumate, creme anti-aging ed antirughe, pomate lenitive contro gli eritemi solari, maschere per il viso ad azione tonificante, levigante ed astringente.
Per il trattamento di pelli sensibili, arrossate e particolarmente delicate, si consiglia l'applicazione di impacchi a base di acqua distillata di rosa canina.

I principi attivi (oltre alla vitamina C, tannini, acidi organici, pectine, carotenoidi e polifenoli) vengono usati dalle industrie farmaceutiche, alimentari e cosmetiche; i frutti, seccati e sminuzzati, vengono usati in erboristeria per la preparazione di infusi e decotti.

È indicata come astringente intestinale, antidiarroico, vasoprotettore e antinfiammatorio, inoltre viene consigliata nei casi di debilitazione.

I semi vengono utilizzati per la preparazione di antiparassitari ed i petali dei fiori per il miele rosato.

Con i frutti freschi si preparano ottime marmellate.


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