venerdì 20 marzo 2015

IL SUCCIACAPRE

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Il succiacapre è un uccello delle dimensioni di un merlo, o poco più, con una testa grande, piatta e molto corta ma un becco molto largo circondato da una peluria (le filopiume che servono alla cattura degli insetti in volo) alla base del becco. Le zampine corte con il loro dito medio allungato sono quasi invisibili nel corso di un'osservazione da campo. Il piumaggio, molto mimetico sul terreno, ha toni bruni e grigi, con striature più chiare e chiazze più scure. Le ali sono eccezionalmente lunghe tuttavia anche piuttosto strette; nel maschio sono presenti delle macchie bianche nelle ali ed anche l'apice delle timoniere esterne della lunga coda sono bianchi mentre quelle centrali sono di colore scuro nero e marrone. Nelle femmine mancano le caratteristiche distintive alle ali e alla coda. Durante il volo l'uccello appare significativamente più grosso e d'aspetto falchiforme. Le differenze tra le sottospecie non sono evidenti. Le specie del sud e del sud-est sono un po' più piccole e più chiare nella colorazione del piumaggio e meno ricche di contrasto. Le sottospecie dell'Asia centrale assomigliano molto invece alla forma nominale.

La presenza della specie territoriale nel terreno di cova viene constatata soprattutto dal suo canto. Può essere paragonato al rumore di un motorino in lontananza; canta a lungo al crepuscolo e di notte. Questo crepitio variabile per altezza delle note e per intensità di timbro in caso di grande agitazione da un quoorrooorrrorrr... ad un erreeerreerrreerrreeerr... Se si interrompe improvvisamente si possono udire a volte anche dei diiieüüh molto tirati e a volte molto alti e percepire dei battiti di ali molto forti. Si possono sentire anche dei battiti di becco soprattutto durante la caccia agli insetti.

Le strutture dell'habitat del succiacapre sono molto varie, tuttavia sono sempre ambienti aperti, asciutti e dal clima temperato con un'offerta sufficiente di insetti volanti notturni. In Europa i suoi ambienti preferiti sono le brughiere e le praterie asciutte, ama abitare anche lecceti leggeri e sabbiosi con grandi superfici aperte, in zone soggette a disboscamento come in territori soggetti all'azione del vento. Compare inoltre anche in zone aperte rocciose e sabbiose della macchia mediterranea, occasionalmente anche in zone di dune poco folte. Nell'Europa centrale le zone vitali secondarie come i poligoni di tiro militari o le superfici minerarie a cielo aperto mostrano le più grandi densità di esemplari. Generalmente il succiacapre è una specie che preferisce abitare gli avvallamenti e che tuttavia cova fin nell'ambiente subalpino in caso di offerta alimentare favorevole. Nei territori di diffusione asiatici la specie è regolarmente avvistata a 3000 m di altezza, nei terreni di svernamento addirittura ai margini del confine della neve a 5000 metri di altezza. Per quanto siano soddisfatte le richieste fondamentali che la specie sistema sul luogo di covata, il succiacapre non evita la vicinanza dell'uomo. I territori marginali di piccoli insediamenti sembrano avere addirittura una particolare attrattività.

Si orienta essenzialmente con gli occhi. È attivo nei territori sia di svernamento sia di cova e caccia di notte e al tramonto. Passa il giorno sul terreno, spesso con testa e zampe ritratte, o appiattendosi sui rami. Nella parte finale del volo atterra come un picchio muratore, direttamente sul tronco.

Si nutre degli insetti più disparati, fra cui vengono preferite le specie più grandi e dalla cuticola più morbida (Lepidotteri), ma non disdegna i Coleotteri. La preda è catturata per lo più in volo, procedendo a becco spalancato, più raramente cacciando da un posatoio.

Volo leggero e vivace; si fa portare dal vento o sobbalza con rapidi e profondi battiti alari. A volte si libra facendo lo "spirito santo" come ll gheppio.

Il succiacapre conduce un legame con un partner di covata stagionale. Perlopiù la specie cova soltanto una volta all'anno, tuttavia se si giunge ad una seconda covata si tratta quasi sempre di una Schachtelbrut. Le due uova vengono deposte senza alcuna attività di nidificazione su un sottosuolo privo di vegetazione e asciutto e covato quasi esclusivamente dalla femmina per circa 18 giorni. Il periodo di cova mentre uno dei due genitori nutre la prole dura meno di 20 giorni. Le seconde covate vengono coadiuvate non raramente da un maschio non accoppiato che viene tollerato dall'occupante del territorio. Gli uccelli giovani se ne vanno perlopiù senza particolari voli di dispersione in direzione del territorio di sviluppo puberale dopo la propria autonomizzazione.

Nel suo intero territorio di sviluppo il succiacapre è un uccello migratore obbligato che emigra nella maggior parte dei casi solo (più raramente in piccole comunità di volo). È un migratore di fronte ampio e perciò oltrepassa le Alpi, il Mediterraneo e il Sahara, oppure i territori stepposi e desertici dell'Asia centrale senza strategie di deviazione. Gli uccelli europei abbandonano i loro terreni di covata soprattutto a settembre, gli uccelli giovani poco dopo essere diventati volucri.

I territori di svernamento principali vanno dal Sudan meridionale e si estendono fino al Sudafrica, potendo visitare biotopi e livelli di altitudine più diversi, purché ci siano a disposizione abbastanza superfici aperte per la caccia. Anche nell'Africa occidentale si incontrano succiacapre a partire dal Sahel meridionale verso sud fino al golfo di Guinea, tuttavia in misura minore. Anche le sottospecie asiatiche sembrano preferire i territori di svernamento in Africa meridionale e orientale. Un piccolo numero di uccelli della Siberia orientale sverna già nell'India nord-occidentale o nel Pakistan nordorientale.

Nel terreno di cova i primi succiacapre non giungono prima di metà aprile e la maggior parte ritorna nel proprio luogo originario solo nella prima o nella seconda decade di maggio.

Come per altri cacciatori di insetti le popolazioni di succiacapre sono fortemente diminuite in ampie parti d'Europa. Per questo nei terreni di cova sono responsabili soprattutto la distruzione degli habitat e l'ulteriore impiego di pesticidi: ma anche nei territori di svernamento il crescente impiego di pesticidi sembra avere un effetto ampiamente dannoso. In alcune regioni si presenta tuttavia soprattutto negli ultimi anni un rilassamento significativo dovuto allo sfruttamento di ambienti vitali secondari. A livello europeo la specie è stata classificata come D (declining). In Germania, Svizzera, Paesi Bassi, Repubblica Ceca e Austria il succiacapre appare sulla Lista rossa delle specie in pericolo.

Il nome strano di questo uccello si rifà ad un'antica tradizione popolare per cui si ritiene che l'uccello succhi dalle mammelle degli animali al pascolo. Questa opinione può essere nata dal fatto che vicino a capre, vacche e pecore si vedevano spesso volare succiacapre quando si spingevano gli animali nelle stalle. La presenza degli uccelli tuttavia non ha niente a che fare con il latte degli animali, ma con gli insetti che succhiano il sangue che questi attirano.

Come i picchi a loro imparentati i succiacapre possono cadere in una condizione di ipotermia in caso di mancanza prolungata di nutrimento. Questo sonno provocato dalla fame finalizzato al risparmio di energia viene scatenato sempre dalla mancanza di cibo e quindi quando subentra una perdita di peso. Alcuni parenti nordamericani, come ad  il Poorwill, Phalaenoptilus nutalli, hanno sviluppato quest'adattamento in modo che si può parlare di una condizione simile al letargo.

Il canto costante e crepitante del succiacapre, unito alle sue abitudini notturne obbligate, ne hanno fatto un archetipo di animale "maledetto" nelle leggende popolari. In particolare, nel Nord America, esso è considerato un vero e proprio psicopompo, cioè uno spirito in forma di animale che ha il compito di prelevare le anime dei moribondi per portarle nell'aldilà. È in questa chiave di lettura che viene ritrovato, a stormi (succiacapre di Nuttall o succiacapre sparviero comune) nel racconto L'orrore di Dunwich di H.P.Lovecraft.


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