sabato 19 marzo 2016

KUNG FU

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Una delle traduzioni universalmente accettate della parola Kung Fu è "esercizio eseguito con abilità", o anche "divenire abile con l'esercizio". Per un cinese Kung Fu può significare semplicemente "tempo da impiegare in qualche attività".
Parlando di Kung Fu si intende quindi, in senso esteso, la capacità di eseguire un compito o un lavoro grazie all'abilità acquisita nel tempo con un notevole addestramento. Non è ben chiaro il processo storico attraverso il quale si è giunti a usare questo termine per definire le arti marziali cinesi, ma probabilmente l'origine va cercata nel sud della Cina, forse perchè in un'epoca in cui non esistevano le armi da fuoco, anche salvarsi la vita e difendersi era sicuramente "un'abilità".
Aggiungiamo anche che un'influenza determinante è stata data dai produttori cinematografici di Hong Kong, col loro catalogare i film di arti marziali come "Cinema Kung Fu". Il Kung Fu è primariamente un modo di combattere di origine cinese; per millenni, e nelle più svariate condizioni storiche e sociali, i cinesi l'hanno utilizzato per lottare, conquistare e difendersi, non di rado anche a scapito della vita. Un'arte marziale che sia veramente tale deve fornire i mezzi per vincere in uno scontro, di qualunque tipo esso sia. E per millenni gli stessi cinesi hanno cercato il modo più efficace di pervenire a questo risultato. L'abilità degli antichi praticanti è divenuta giustamente leggendaria, a nella maggior parte dei casi il livello attuale è ben lontano da essa. Ciò non toglie che ancora oggi i vari stili tradizionali di Kung Fu rappresentino un metodo di combattimento di notevole efficacia, che tuttavia, si rivela allo studente solo dopo un periodo piuttosto lungo, variabile a seconda delle attitudini individuali, e la pratica assidua.
Le tecniche di combattimento, infatti, devono essere praticate ripetutamente per innumerevoli volte, finché non entrino a far parte delle reazioni inconsce e istintive dell'allievo; solo allora non ci sarà più spazio tra l'attacco dell'avversario e la propria, precisa, reazione, perché non ci sarà bisogno di ricorrere ai lenti processi della mente razionale per pensare al da farsi. Il praticante dovrà "diventare" il Kung Fu. Ecco perché si dedica molto tempo all'allenamento insistente e continuo, delle forme e delle tecniche di base, create secondo il principio della massima efficacia con minor dispendio energetico possibile. Al principiante occidentale può sembrare di perdere del tempo in posizioni assurde, soprattutto se confrontate con sport da combattimento più recenti. In realtà sono solo chiavi di accesso a una realtà più profonda. Dice il Kung Fu: Per costruire un castello ci vuole molto tempo e tanto lavoro, ma sarà poi assai difficile da abbattere. Per costruire una casa ci vuole meno tempo, ma essa crollerà molto più facilmente.
Tempo ed Impegno: ecco i segreti per diventare un esperto nella nobile arte del Kung Fu. Il Kung Fu, se praticato con i giusti principi e sotto la guida di un buon insegnante, rappresenta anche un un'efficace metodo per la cura della propria salute che unisce i vantaggi di una pratica meditativa ed interiore con i vantaggi di una disciplina fisica., in accordo con i principi dell'antica medicina cinese e della medicina moderna. L'idea della pratica del Kung Fu è quella di formare un individuo "migliore", non nel senso del superuomo come inteso in una parte della nostra letteratura, ma come formazione di un individuo completo, in armonia con se stesso e con l'ambiente, in grado di vivere al massimo delle potenzialità umane. Così il Kung Fu è divenuto, in Cina, anche un prezioso strumento di educazione e di crescita personale e miglioramento delle capacità fisiche: condizionamento cardio-respiratorio, riequilibrio ormonale, vantaggi per l'apparato muscolo-scheletrico, miglioramento della coordinazione, azione anti-stress.
Il primo dovere di uno Shi fu (Maestro), dovrebbe essere proprio quello di fornire un'educazione che aiuti a crescere persone complete e migliori. In Cina, infatti, non era desueto che le famiglie affidassero, a tale scopo, un figlio a un maestro di Kung Fu.


La parola "Kung Fu" è un termine piuttosto generico; letteralmente infatti significa "esercizio eseguito con abilità", e potrebbe riferirsi pertanto ad attività diverse dalle Arti Marziali. Per indicarle i cinesi spesso utilizzano altre espressioni:
Wu I o Wu Shu = Arte Marziale
Kuo Shu = Arte Nazionale
Chung Kuo Ch’üan = Boxe Cinese
Ch’üan Shu = Arte del Pugno
Ch’üan Fa = Metodo dei Pugni o Pugilato

Le Arti Marziali Cinesi sono state suddivise in due grandi gruppi:

Wai Chia o Sistema Esterno: comprende gli stili cosiddetti "duri" o "esterni", chiamati così per l’importanza delle caratteristiche esteriori delle tecniche come forza e velocità. Il principale stile esterno è lo Shaolin Classico della Cina del Nord.

Nei Chia o Sistema Interno: comprende gli stili cosiddetti "morbidi" o "interni", chiamati così per l’importanza dello sviluppo dell’energia interna. I più noti stili interni sono il T’ai Chi Ch’üan, il Pa Kua e lo Hsing I.
La suddivisione tra stili esterni e stili interni è artificiosa e concettualmente errata. Non esistono infatti stili esclusivamente "duri" e stili esclusivamente "morbidi" in quanto, per raggiungere l’efficacia, è necessario sempre combinare durezza e morbidezza. Il flusso dell’energia è molto importante anche negli stili detti "esterni", così come il vigore è necessario anche nei cosidetti stili "interni".
In una prima fase negli stili "duri" le tecniche vengono eseguite in maniera forte e veloce, mentre negli stili "morbidi" vengono eseguite assai lentamente ed in completa decontrazione muscolare.
In una fase successiva negli stili "duri" si ricerca la morbidezza mentre negli stili "morbidi" la pratica diventa più vigorosa.
Infine le differenze tra Wai Chia e Nei Chia tendono a sparire.



Gli allievi devono considerare il Kung Fu come una scala costituita da tanti gradini. Due cose sono fondamentali per superare ogni gradino: la guida di un maestro e la pratica quotidiana. Per salire la scala è necessario, innanzitutto comprendere il Kung Fu con il corpo (cioè praticare con assiduità gli esercizi affinché il corpo li assimili), poi comprendere il Kung Fu con il cuore (cioè amare il Kung Fu) e infine comprendere il Kung Fu con la mente (cioè comprendere il significato dei vari movimenti).

In questo processo di ascesa e di crescita si possono individuare tre stadi fondamentali, che corrispondono a tre diverse forme di energia interiore:

Ching ("essenza", livello esteriore di abilità): è il livello in cui si si apprende l'esecuzione di movimenti e posizioni corrette.

Ch’i ("energia interna"): è il livello nel quale si impara a far fluire l’energia interiore (il Ch’i), raggiungendo così una reale efficacia nelle tecniche.

Shen ("energia mentale o spirituale", livello della vera bravura): questo livello rappresenta la sommità della scala; a questo livello il praticante e il Kung Fu si fondono diventando una cosa sola.
Tre devono essere gli scopi principali di un maestro:
Il maestro deve avere a cuore la salute dei suoi allievi.
Il maestro deve aiutare gli allievi a salire i gradini della scala.
Il maestro deve fare in modo che i suoi allievi diventino bravi maestri.

Il saluto è la manifestazione esteriore del rispetto nei confronti del maestro, dei compagni di allenamento, degli allievi anziani, dell’organizzazione di Kung Fu alla quale si appartiene e degli antichi maestri. Esistono due forme di saluto: il saluto in piedi (Pao Ch’üan Li) e quello formale in ginocchio (Kuei Pai Li).

Nel saluto in piedi la mano destra avvolge la sinistra chiusa a pugno all’altezza del naso (a circa un pugno di distanza da esso). La mano sinistra chiusa rappresenta il sole (Yang), mentre la desctra che avvolge rappresenta la luna (Yin). Il saluto simboleggia quindi l’unione di Yin e Yang (si consulti a proposito la sezione "I principi filosofici").

Il saluto formale in ginocchio si esegue generalmente all’inizio e alla fine della lezione. Si compone di tre inchini: il primo è rivolto all’entità superiore in cui si crede; il secondo agli antenati e il terzo agli antichi maestri.

Pa Tuan Chin letteralmente significa "otto pezze di broccato prezioso" ed è la ginnastica preparatoria che si esegue all’inizio di ogni lezione.
Il Pa Tuan Chin serve in primo luogo a "stirare" i muscoli (stretching) e a sciogliere le articolazioni.
Esistono tre Pa Tuan Chin: il primo è molto antico, mentre il secondo e il terzo sono moderni.

Il Pu Fa è l’insieme delle posizioni fondamentali degli arti inferiori. In tutte le arti marziali le posizioni sono di fondamentale importanza perché qualsiasi tecnica è priva di efficacia se il corpo non ha una base solida e sicura che gli garantisca equilibrio e stabilità.

Il Kung Chia è l’insieme delle posizioni fondamentali che coinvolgono l’intero corpo. Letteralmente Kung significa "(esercizio) eseguito con abilità", mentre Chia significa "intelaiatura". Una "buona intelaiatura" del corpo è fondamentale per l'esecuzione di tecniche e movimenti corretti.

I nomi delle varie posture del Kung Chia possono essere descrittivi, figurativi o simbolici. I nomi descrittivi si riferiscono semplicemente ai gesti che vengono eseguiti (per esempio "girare il corpo e parare"); i nomi figurativi evocano movimenti di animali o atti della vita quotidiana (per esempio "la gru bianca spiega le ali"); i nomi simbolici descrivono le tecniche con termini poetici (per esempio "le mani come le nuvole").

In ognuno di noi vi è un grande potenziale di energia che generalmente non viene utilizzato, ma che può manifestarsi in condizioni particolari, per esempio quando siamo in collera o in casi estremi di pericolo, in cui si ha una vera e propria esplosione di energia che va ben oltre la semplice forza muscolare.

Lo scopo delle Arti Marziali è quello di imparare a concentrare e guidare questa energia interna, chiamata Ch'i.

Il Ch'i è strettamente legato alla respirazione (infatti, in cinese, Ch'i significa anche "respiro"). I cinesi pensano che il Ch'i sia una forza vitale che pervade l'universo, che fa muovere gli astri e genera la vita. Durante la respirazione, l'aria cede all'organismo non solo ossigeno, ma anche Ch'i, il quale entra e circola nel corpo umano attraverso degli speciali canali, i meridiani, e può essere controllato e diretto per mezzo del pensiero. Per imparare a far circolare il Ch'i nel proprio corpo occorre molto tempo e una pratica quotidiana.

La respirazione umana può essere di due tipi: toracica o diaframmatica. Nel primo caso (respirazione toracica) l'aria inspirata di accumula all'interno della gabbia toracica, grazie ad un'azione dei muscoli del torace appunto; nella respirazione diaframmatica invece, l'aria inspirata si accumula nell'addome, grazie al movimento del diaframma, muscolo che separa il torace dall'addome. Durante l'inspirazione il diaframma si abbassa, comprimendo l'addome che tenderà così a dilatarsi verso l'esterno.

Durante l'espirazione il diaframma risale e la parete addominale dilatata rientra. A causa dei movimenti del diaframma e dei muscoli addominali, si può pensare che il centro della respirazione, in questo caso, sia il Tan T'ien.

Il Tan T'ien è un punto situato nel ventre (a circa un terzo della distanza tra la parete addominale e la spina dorsale), due o tre centimetri sotto l'ombelico e corrisponde al baricentro del corpo umano. Tan T'ien letteralmente significa "campo del cinabro"; il cinabro è un minerale che gli alchimisti taoisti utilizzavano per produrre il cosiddetto elisir dell'immortalità. Possiamo quindi considerare il Tan T'ien come il nostro "centro psico-fisico", un punto in cui si trova l'energia vitale che ci dà salute fisica e spirituale.

Spesso si ritiene, erroneamente, che la respirazione toracica sia più naturale; questo non è vero: nei bambini piccoli infatti la respirazione è addominale e solo col passare del tempo diventa toracica. La respirazione addominale inoltre è più efficace nell'apporto di ossigeno ed è utile per la cura degli stati ansiosi. Il filosofo taoista Chuang Tzu (vissuto nel IV sec. a.C.), per indicare l'importanza di una respirazione il più "bassa" e profonda possibile, scrisse:

"Il vero uomo respira con i talloni,
l'uomo dappoco con la gola"



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