La giraffa fu una delle molte specie descritte per la prima volta da Carlo Linneo nel 1758. Egli diede a questa specie il nome di Cervus camelopardalis. Morten Thrane Brünnich istituì il genere Giraffa nel 1772. Agli inizi del XIX secolo, Jean-Baptiste Lamarck credette che il lungo collo della giraffa costituisse una «caratteristica acquisita», evolutasi attraverso generazioni di giraffe ancestrali che si sforzavano di raggiungere le foglie degli alberi più alti. Questa teoria venne in seguito accantonata, e gli studiosi oggi ritengono che il collo della giraffa sia il frutto della selezione naturale darwiniana - le giraffe ancestrali dotate di colli più lunghi erano meglio adattate al loro ambiente e furono così in grado di riprodursi e tramandare i loro geni.
I dati ricavati da uno studio del 2007 sulla genetica di sei sottospecie - le giraffe dell'Africa occidentale, di Rothschild, reticolate, masai, del Sudafrica e dell'Angola - suggeriscono che queste potrebbero essere specie a sé a tutti gli effetti. Sulla base del livello di deriva genetica riscontrato nei DNA nucleare e mitocondriale (mtDNA) gli studiosi hanno dedotto che le giraffe appartenenti a queste popolazioni sono isolate riproduttivamente e si incrociano raramente, malgrado non vi sia nessun ostacolo naturale a tenerle divise. Ciò è particolarmente vero per le popolazioni confinanti di giraffe di Rothschild, reticolate e masai. La giraffa masai potrebbe a sua volta essere costituita da più specie separate tra loro dalla Rift Valley.
Le giraffe reticolate e masai presentano una maggiore diversità nel DNA mitocondriale, il che sta a dimostrare che le giraffe siano comparse per la prima volta nell'Africa orientale. Le popolazioni situate più a nord sono più strettamente imparentate con le prime, mentre quelle situate a sud lo sono con le seconde. Sembra che le giraffe scelgano partner con un disegno del mantello simile, che si imprime loro nella memoria da piccole. Le implicazioni di queste scoperte per la conservazione delle giraffe sono state riassunte da David Brown, autore principale dello studio, che affermò così su BBC News: «Riunire tutte le giraffe in un'unica specie nasconde il fatto che alcune razze siano sull'orlo dell'estinzione. Alcune di queste popolazioni contano appena poche centinaia di esemplari e necessitano di immediata protezione».
La giraffa dell'Africa occidentale è più imparentata da vicino con le giraffe di Rothschild e con quelle reticolate che con la giraffa del Kordofan. I suoi antenati potrebbero essere migrati dall'Africa orientale a quella settentrionale e successivamente aver raggiunto il suo areale attuale in seguito all'espansione del deserto del Sahara. Al culmine della sua estensione, il lago Ciad potrebbe aver agito da barriera tra le giraffe dell'Africa settentrionale e quelle del Kordofan durante l'Olocene.
L'origine del nome «giraffa» viene fatta risalire alla parola araba zarafah, forse a sua volta derivata da una lingua africana. Il nome viene tradotto come «colei che cammina velocemente».
Il nome specifico camelopardalis è di origine latina. Durante il Medioevo la specie era conosciuta come «camelopardo», nome derivato dalle parole greche antiche che indicavano il cammello e il leopardo, animali a cui la giraffa ritenevano somigliasse.
La giraffa appartiene al sottordine Ruminantia. Molte specie di Ruminantia risalenti all'Eocene medio sono state scoperte in Asia centrale, Sud-est asiatico e Nordamerica. Le condizioni ecologiche durante questo periodo potrebbero aver facilitato la loro rapida dispersione. La giraffa è una delle due sole specie viventi della famiglia dei Giraffidi; l'altra è l'okapi. La famiglia un tempo era molto più numerosa: ne sono stati descritti più di 10 generi fossili. Loro parenti conosciuti più stretti erano gli estinti Climacoceratidi. Questi, assieme alla famiglia degli Antilocapridi (la cui unica specie attuale è l'antilocapra), appartenevano alla superfamiglia Giraffoidea. Questi animali forse si evolvettero a partire dagli estinti Paleomericidi, possibili antenati anche dei cervi.
Mentre alcuni antichi Giraffidi, quali il Sivatherium, avevano corpi massicci, altri avevano una forma molto più slanciata. Il più antico antenato conosciuto della linea evolutiva della giraffa è il Canthumeryx, i cui resti, rinvenuti in Libia, sono stati fatti risalire a 25-20, 17-15 o 18-14,3 milioni di anni fa a seconda delle diverse opinioni degli studiosi. Questo animale era una creatura di medie dimensioni, esile e simile a un'antilope. Il Giraffokeryx comparve 15 milioni di anni fa nel subcontinente indiano e ricordava sia un'okapi che una piccola giraffa, ma aveva un collo più allungato e i caratteristici ossiconi simili a corna fatti di cartilagine. Il Palaeotragus, che apparve per la prima volta 14 milioni di anni fa e visse in un'area compresa tra l'Africa orientale e la Mongolia, ricordava l'okapi e potrebbe essere il suo diretto antenato. Aveva un cranio più allungato e schiacciato ed esibiva un dimorfismo sessuale molto marcato. Il Samotherium rimpiazzò il Paleotragus 10-9 milioni di anni fa. Questi animali avevano dimensioni maggiori ed avevano una testa perfino più allungata con seni cranici ben sviluppati e un profilo più simile a quello della giraffa. Vissero sia in Africa che in Eurasia. Il Bohlinia, che comparve per la prima volta nell'Europa sud-orientale e visse 9-7 milioni di anni fa, discendeva probabilmente dal Samotherium ed è a sua volta un probabile antenato diretto della giraffa. Il Bohlinia ricordava moltissimo le giraffe moderne: aveva collo e zampe lunghi e ossiconi e dentatura simili.
Il Bohlinia raggiunse la Cina e l'India settentrionale in risposta ai cambiamenti climatici. In quest'area si evolvette il genere Giraffa che, circa 7 milioni di anni fa, raggiunse l'Africa. Ulteriori cambiamenti climatici provocarono l'estinzione delle giraffe asiatiche, mentre quelle africane sopravvissero e si diversificarono in alcune nuove specie. G. camelopardalis fece la sua comparsa circa 1 milione di anni fa in Africa orientale durante il Pleistocene. Alcuni biologi ipotizzano che l'attuale giraffa discenda dalla G. jumae; altri considerano la G. gracilis un candidato più probabile. Si ritiene che la principale spinta evolutiva che ha portato alla comparsa delle giraffe sia stato il cambiamento climatico, iniziato 8 milioni di anni fa, che trasformò un'area ricoperta da vaste foreste in una regione più aperta. Alcuni ricercatori hanno ipotizzato che questo nuovo habitat, assieme a una nuova dieta, comprendente anche foglie di Acacia, possa aver esposto gli antenati della giraffa a tossine che causarono tassi di mutazione più elevati e un più alto tasso di evoluzione.
La giraffa è un grande mammifero artiodattilo africano appartenente alla famiglia dei Giraffidi, che annovera solo un’altra specie vivente, l’okapi (Okapia johnstoni). È inconfondibile per la forma e le dimensioni. Ha un collo eccezionalmente lungo sorretto da un corpo relativamente corto e zampe molto lunghe. È il più alto tra tutti gli animali terrestri viventi superando abbondantemente i 5 metri di altezza e la tonnellata di peso. Se ne riconoscono fino a 9 sottospecie che differiscono per la forma, dimensione e colore delle macchie che compongono il caratteristico mantello pezzato. Ogni individuo è caratterizzato dal proprio unico disegno distinguibile dagli altri. I maschi sono generalmente più alti e pesanti delle femmine raggiungendo eccezionalmente i 6 metri di altezza e i 1.600 kg di peso. Il collo, che può superare i 2 metri, è composto come in tutti i mammiferi da 7 vertebre cervicali estremamente allungate. Sul capo sono presenti due piccole corna ricoperte di pelo (ossiconi) e una protuberanza ossea mediana più evidente nei maschi. La lingua è assai lunga (50 cm), prensile e coriacea e consente alla giraffa di cibarsi delle foglie di acacia noncurante delle spine sui rami della pianta. Per raggiungere il suolo con la testa (ad esempio per bere) la giraffa è costretta a divaricare gli arti anteriori, mentre può riposarsi inginocchiandosi su tutti e quattro gli arti. Ha solamente due andature, il passo o il galoppo. Non forma mandrie e non mostre spiccata socialità. Diffusa in quasi tutta l’Africa subsahariana, abita le savane alberate e le boscaglie dove si ciba preferenzialmente di foglie di acacia o di altri alberi. I maschi durante il periodo riproduttivo si fronteggiano di fianco colpendosi con il collo (necking). Ogni femmina partorisce un singolo piccolo che alla nascita è altro circa 1,8 metri con il collo in proporzione più corto rispetto all’adulto per facilitare il parto. Le giraffe hanno un’aspettativa di vita di circa 25 anni, molto elevata se rapportata agli altri ruminanti. Da adulti non hanno predatori naturali anche se occasionalmente possono essere vittime di leoni. I giovani sono più vulnerabili e sono predati da leoni, leopardi, licaoni e iene macchiate.
Le giraffe ospitano vari parassiti. Le zecche sono molto frequenti, specialmente nell'area attorno ai genitali, dove la pelle è più sottile che altrove. Tra le specie più comuni che rivolgono attenzione alle giraffe figurano quelle dei generi Hyalomma, Amblyomma e Rhipicephalus. Le giraffe possono affidarsi all'opera delle bufaghe beccorosso e beccogiallo per ripulirsi dalle zecche e per essere avvisate in caso di pericolo. Le giraffe ospitano numerose specie di parassiti interni e sono soggette a varie malattie. Erano in particolar modo vittime della peste bovina, malattia virale attualmente eradicata.
Gli esseri umani interagiscono con le giraffe da millenni. I san dell'Africa meridionale eseguono particolari danze curative che prendono il nome da alcuni animali; la danza della giraffa viene eseguita per trattare le malattie della testa. I motivi per spiegare l'altezza della giraffa sono stati l'oggetto di vari racconti popolari africani, tra cui uno proveniente dall'Africa orientale secondo il quale la giraffa sarebbe divenuta così alta per aver mangiato troppe erbe magiche. Le giraffe sono state raffigurate nell'arte di quasi tutti i popoli africani, quali i kiffiani, gli egizi e i nubiani di Meroe. Ai kiffiani si deve l'incisione di due giraffe a grandezza naturale che sono stati definite i «petroglifi di arte rupestre più grandi del mondo». Gli egizi attribuirono alla giraffa un proprio geroglifico, chiamato «sr» in egizio antico e «mmy» durante i periodi successivi. Gli egizi allevavano le giraffe come animali da compagnia e le trasportavano via nave in altre zone del Mediterraneo.
La giraffa era conosciuta anche presso i greci e i romani, che, considerandola un mostruoso ibrido tra un cammello e un leopardo, la chiamavano camelopardalis. La giraffa fu una delle molte specie animali collezionate e messe in mostra dai romani. La prima giunta a Roma venne portata là da Giulio Cesare nel 46 a.C. ed esibita al pubblico. Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, il trasporto di giraffe in Europa cessò. Durante il Medioevo, le giraffe divennero note agli europei attraverso il contatto con gli arabi, che veneravano la giraffa per il suo aspetto particolare.
Nel 1414, una giraffa venne trasportata via nave da Malindi al Bengala. Da qui venne portata in Cina dall'esploratore Zheng He e collocata in uno zoo della dinastia Ming. L'animale divenne una fonte di attrazione per i cinesi, che lo associavano al mitico Qilin. La giraffa dei Medici era una giraffa presentata a Lorenzo de' Medici nel 1486. Il suo arrivo a Firenze provocò una grande eccitazione. Un'altra famosa giraffa venne portata dall'Egitto a Parigi ai primi del XIX secolo come dono di Mohamed Alì di Egitto a Carlo X di Francia. Divenuta una celebrità, la giraffa fu il soggetto di numerosi memorabilia o «giraffanalia».
Le giraffe continuano a essere presenti nella cultura moderna. Salvador Dalí le raffigurò con la criniera in fiamme in alcuni dei suoi dipinti surrealisti. Dalí considerava la giraffa un simbolo di mascolinità, e una giraffa in fiamme sarebbe dovuta apparire come un «mostro apocalittico cosmico mascolino». Vari racconti per bambini hanno come protagonista una giraffa, come La giraffa che aveva paura dell'altezza di David A. Ufer, Le giraffe non sanno danzare di Giles Andreae e Io, la giraffa e il pellicano di Roald Dahl. Le giraffe sono apparse in vari film animati, sia come semplici comparse nei film Disney Il re leone e Dumbo - L'elefante volante, che in ruoli più importanti nei film Uno zoo in fuga e Madagascar. Sophie la Giraffa è un popolare massaggiagengive per bambini fin dal 1961. Un'altra famosa giraffa immaginaria è la mascotte della catena di giocattoli Toys "R" Us, Geoffrey la Giraffa.
La giraffa è stata oggetto di vari esperimenti e scoperte scientifiche. Gli scienziati esaminarono attentamente le proprietà della pelle della giraffa quando dovettero creare tute per gli astronauti e i piloti di caccia, che corrono il rischio di svenire se il sangue scende troppo velocemente lungo gli arti inferiori. Alcuni informatici hanno modellato i disegni del mantello di alcune sottospecie tramite meccanismi di reazione-diffusione.
La costellazione della Giraffa, introdotta nel XVII secolo, raffigura quest'animale. Gli tswana del Botswana interpretano la costellazione della Croce del Sud come due giraffe - Acrux e Mimosa formano il maschio, e Gacrux e Delta Crucis formano la femmina.
Le giraffe sono state probabilmente un comune bersaglio per i cacciatori di ogni parte dell'Africa. Parti diverse del loro corpo venivano utilizzate per scopi differenti. La carne veniva mangiata. Con i peli della coda venivano fabbricati scacciamosche, braccialetti, collane e fili. Dalla pelle venivano ricavati scudi, sandali e tamburi, mentre i tendini erano utili come corde per gli strumenti musicali. Il fumo esalato da una pelle di giraffa bruciata veniva utilizzato dagli sciamani del Buganda per trattare le epistassi. Gli humr del Sudan assumono una particolare bevanda, detta Umm Nyolokh, fatta con il fegato e il midollo osseo della giraffa. L'Umm Nyolokh spesso contiene DMT e altre sostanze psicoattive provenienti dalle piante consumate dalla giraffa, quali l'acacia; la sua assunzione può provocare allucinazioni nelle quali gli humr sostengono di vedere i fantasmi delle giraffe uccise. Nel XIX secolo, gli esploratori europei iniziarono a cacciare la giraffa per puro divertimento. Anche la distruzione dell'habitat ha avuto un effetto deleterio sulla specie: nel Sahel, la richiesta di legna da ardere e di aree da pascolo per il bestiame ha portato a una intensa deforestazione. Normalmente, le giraffe possono convivere pacificamente con il bestiame domestico, dal momento che non competono direttamente con esso.
La giraffa è classificata come specie a rischio minimo dalla IUCN, in quanto è ancora numerosa. Tuttavia, la specie è scomparsa da molte zone del suo areale storico, quali l'Eritrea, la Guinea, la Mauritania e il Senegal. Probabilmente è scomparsa anche in Angola, Mali e Nigeria, ma è stata introdotta con successo in Ruanda e Swaziland. Due sottospecie, la giraffa dell'Africa occidentale e la giraffa di Rothschild, sono considerate in pericolo di estinzione, in quanto allo stato selvatico ne rimangono appena poche centinaia. Nel 1997, Jonathan Kingdon ipotizzava che la giraffa della Nubia fosse la più minacciata tra tutte le giraffe; nel 2010, il suo numero era valutato al di sotto delle 250 unità, ma questa stima è solo approssimativa. Le riserve di caccia private hanno contribuito alla conservazione delle popolazioni di giraffa nell'Africa meridionale. Il Giraffe Manor è un popolare hotel di Nairobi che costituisce un vero e proprio santuario per la giraffa di Rothschild. La giraffa è protetta in quasi tutto il suo areale. È l'animale nazionale della Tanzania ed è protetta dalla legge. Le uccisioni non autorizzate possono essere punite con il carcere. Nel 1999, si stimava che vi fossero in natura più di 140.000 giraffe, ma le stime del 2010 indicano che ne rimangono meno di 80.000.
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