I colibrì sono considerati gli uccelli più piccoli al mondo: la maggior parte delle specie ha un peso tra 2,5 e 6,5 g e una lunghezza tra 6 e 12 cm. Hanno l'abilità di poter rimanere quasi immobili a mezz'aria, capacità garantita dal rapidissimo battito alare (dai 12 agli 80 battiti al secondo, a seconda della specie), e che consente loro di potersi cibare del nettare dei fiori.
Per la sua spiccata aggressività, la rapidità nel volo e nelle acrobazie, per gli stupendi colori di cui è dotato, le antiche civiltà americane lo consideravano la reincarnazione di valorosi guerrieri caduti in battaglia e la rappresentazione in terra del dio Sole.
Gli Atzechi adoravano il dio “colibrì azzurro “ e ad esso innalzarono il loro tempio.
Il popolo Nazca lo ritrasse nella Pampa di Ingenio, in Perù, in un enorme disegno visibile solo dall’aereo (del quale ancor oggi non si conosce il significato).
Questo piccolo uccello, della famiglia dei Trochilidi, proprio delle foreste dell’America tropicale, è uno degli animali più stupendi esistenti oggi sul nostro pianeta.
Nessuno, in passato, è riuscito a resistere all’incanto di questa creatura.
Cristoforo Colombo lo descriveva come “piccolo meraviglioso uccello tanto diverso dai nostri”.
I grandi maestri della zoologia, ciascuno con un proprio stile, cercarono poi di descriverlo con le loro parole. Audubon lo comparò a “frammenti di arcobaleno”, Goeldi lo descrisse come “pietra preziosa e fiore convertito in animale”, altri semplicemente come “gioia della natura”.
In natura esistono 334 specie di Colibrì, distribuite in tutto il continente americano ed in particolare in Sud America.
Il più piccolo è il Colibrì Elena (calypte helenae) che pesa circa 1,6 grammi ed è lungo 5,7 cm (di cui 1,25 cm occupati dal solo corpo, il resto da coda e becco).Gli fa’ concorrenza il Colibrì di Vervain (mellisuga minima) di dimensioni pressoché analoghe.
Entrambi sono più piccoli di molte specie di farfalle e falene con le quali condividono gli ambienti della foresta tropicale ed il loro nido è grande circa quanto mezza noce.Il più grande è il Colibrì Gigante (patagona gigas) che pesa 20g ed è lungo 21,5 cm.
I Colibrì sono dotati di un piumaggio dagli splendidi colori iridescenti (che si riscontra in modo particolare nei maschi adulti, mentre giovani e femmine in genere hanno colori più tenui) e nessun altro uccello può competere con loro sotto questo aspetto.
La particolarità è che i bellissimi colori non sono dovuti alla presenza di pigmenti sulle penne, ma all’interferenza dei raggi luminosi attraverso la struttura prismatica delle diramazioni perpendicolari dei rami delle penne, che scomponendo la luce solare riflettono una parte dell’iride, dando la sensazione di riflessi metallici.
Il piumaggio iridescente permette ai Colibrì di rendersi invisibile ai predatori confondendosi con il colore dei fiori. I predatori più temibili sono i serpenti che li attaccano nascondendosi tra la vegetazione e si cibano delle loro uova e nidiacei.
Il becco, appuntito, per lo più diritto o leggermente ricurvo, è talvolta lunghissimo e serve per succhiare il nettare dei fiori o per cibarsi di ragni e piccoli insetti che catturano in volo o all’interno delle corolle.
Nel suggere il nettare il becco rimane intriso del polline dei fiori, in questo modo spostandosi da un fiore all’altro fungono anche da veicolo naturale per l’impollinazione che, in natura, data l’impossibilità dei vegetali di muoversi è resa possibile solo da agenti esterni “mobili”. Svolgono quindi un ruolo importante nel mantenimento dell’ecosistema delle foreste tropicali.
Molte delle bellissime piante tropicali affidano la loro impollinazione al Colibrì, contrariamente non potrebbero esistere. In questo caso la forma del becco, che si adatta perfettamente al fiore, suggerisce vi sia stata nel tempo una co-evoluzione tra fiore ed uccello con vantaggio reciproco: la pianta si è assicurata un ottimo impollinatore e il Colibrì una fonte di cibo in esclusiva.
Vola molto velocemente grazie alla sua resistente muscolatura ed alle sue forti e leggere piume e può raggiungere velocità elevate, da 30 a 70 ed alle volte anche 100 Km/h.
Nell ’intricata vegetazione delle foreste è in grado di spostarsi rapidamente, ma è anche capace di rimanere immobile nell’aria, vicino ad un fiore, mentre sugge il nettare di cui si nutre; ciò è possibile grazie al rapido movimento elicoidale delle ali, che sa mettere in atto con maestria e che produce portanza anziché spinta. Sa volare anche all’indietro o completamente capovolto, con il dorso rivolto verso il basso.
Queste acrobazie sono rese possibili dal modo in cui le ali sono attaccate alle spalle, come fossero snodate, possono muoversi variando la propria angolazione. Esse sono poi sostenute da dei forti muscoli pettorali, che rappresentano il motore generante la spinta, ed il cui peso è pari al 30% del peso totale dell’uccello.
Il movimento delle ali può raggiungere la sorprendente velocità di 70-90 battiti al secondo e nelle fasi di corteggiamento arriva sino ai 200 battiti al secondo (archilochus colubris). Nessun altro uccello vivente sul pianeta può battere le ali tanto velocemente.
Il movimento è così rapido da produrre un sonoro ronzio, come quello di un calabrone, in lingua inglese sono quindi chiamati “ hummingbirds” che tradotto letteralmente significa uccelli ronzanti.
Questo movimento, tuttavia, richiede un notevole dispendio di energie, considerando le piccole dimensioni del loro corpo, per questo i Colibrì hanno bisogno di alimentarsi in continuazione e sono dotati di un metabolismo rapidissimo.Per mantenersi in efficienza, ogni giorno devono ingerire un quantitativo di nettare dai fiori, loro base alimentare, pari a circa 1-4 volte il loro peso corporeo.
Per ottenere un apporto proteico integrano poi la loro dieta alimentare con piccoli ragni ed insetti.
In proporzione, la dimensione del loro cuore, rapportata all’uomo, è più grande di 5,6 volte (archilochus colubris). La frequenza cardiaca dei battiti può raggiungere 1260 pulsazioni al minuto (lampornis clemenciae).
Durante la notte il Colibrì entra in uno stato di torpore o letargia e volontariamente abbassa la temperatura del proprio corpo a 8-10 °C (di giorno è circa 40°C) in questo modo mette in atto un sistema naturale per conservare energia e riduce notevolmente il proprio metabolismo.Questo stato può essere messo in atto anche quando l’uccello dispone di poche riserve alimentari , è accertato che il tasso metabolico in questo periodo è circa 1/50 del tasso nello stato di allerta.
Il sonno letargico può durare dalle 8 alle 14 ore.
Appartengono al popolo degli uccelli migratori e compiono, ogni anno,delle vere e proprie trasvolate, in alcuni casi, da un capo all’altro del continente americano.Il più settentrionale è il Colibrì gola rubino (archilochus colubris). Nidifica in Canada sulle montagne Rocciose e sverna in Messico e nell’America Centrale e nonostante la sua piccola mole (pesa appena 3,5 grammi) compie distanze di migrazione di oltre 4000 Km.Di questi, circa 1000 sono impiegati per sorvolare il mare sopra il Golfo del Messico.
Per compiere questo viaggio immagazzina nel suo corpo uno strato di grasso pari alla metà del proprio peso. Il volo di ritorno, nelle zone di riproduzione, è regolato dalla fioritura primaverile delle piante nelle regioni che deve attraversare.
Normalmente il maschio torna per primo e stabilisce il proprio territorio prima dell’arrivo della femmina.
Maschi che si impossessano e difendono un territorio hanno più possibilità di accoppiarsi e di attrarre femmine rispetto a maschi non territoriali.
Quando la femmina ritorna inizia il corteggiamento.Il maschio normalmente cerca di attrarla con il canto e la segue in continuazione roteando in voli acrobatici attorno ad essa.
E’ da notare che questo uccellino può cimentarsi in una diversità incredibile di vocalizzazioni e, come gli umani e pochi altri animali, ha sviluppato la rara capacità di imparare suoni diversi, non solo quelli che ogni specie ha innati in sé dalla nascita.Il suo cervello, rapportato alle dimensioni del corpo, è uno dei più grandi nell’ambito del mondo animale.
Se il canto prodotto è gradito dalla femmina, la stessa risponde ed inizia l’accoppiamento.
Dopo l’accoppiamento è la femmina che costruisce il nido. Esso è normalmente posizionato sul ramo cadente di un cespuglio o su una biforcazione di un ramo d’albero.Per la costruzione del nido utilizza generalmente tela di ragno, muschio, licheni, fibre di piante ed altro materiale.
Il nido è minuscolo ed a forma di coppa, quando è completato la femmina depone 1 o 2 piccole uova di colore bianco.Essa incuba le uova e alleva i piccoli senza l’assistenza del maschio.
Il maschio è normalmente poligamo e può avere una o più compagne contemporaneamente.
Il periodo di incubazione può variare da 13 a 23 giorni a secondo della specie, mentre l’allevamento dei piccoli dura normalmente da 18 a 38 giorni.I giovani vengono alimentati con il rigurgito del cibo della madre, generalmente costituito da insetti, poiché ricchi di proteine necessarie per un rapido accrescimento corporeo.
I Colibrì sono tipicamente solitari, vivono in media 4-5 anni e si associano con il sesso opposto solo per pochi secondi durante l’accoppiamento.
Essi sono molto territoriali e difendono le loro fonti di cibo e l’area di nidificazione.Il maschio difende il territorio, la femmina il nido.Il controllo del territorio viene effettuato dal maschio stando appollaiato su di un alto ramo d’albero e tenendo sotto osservazione gli intrusi . Esso emette un segnale vocale di avvertimento all’avvicinamento dell’estraneo e, se detto avvertimento viene ignorato, si lancia con un volo in picchiata verso il “nemico” ingaggiando un vero e proprio duello aereo, fatto di rincorse ed acrobazie, dove entrambi mettono in mostra tutta la loro bravura e padronanza nel volo, atto a scacciare l’intruso ed a stabilire la supremazia sul territorio.
In alcuni casi tale competizione può degenerare in una vera e propria lotta includendo graffi e spinte. In questo caso il lungo becco appuntito, di cui sono dotati, diventa un’arma e più precisamente una spada.
Nel 19° secolo centinaia e migliaia di Colibrì furono uccisi in Sud America e spediti in Europa per decorazione. Alcuni individui , affascinati da questo grazioso uccellino colorato, lo vollero impagliato da mettere in mostra nel proprio salotto come decorazione.Altri inventarono una nuova moda inserendoli nei cappellini delle signore come ornamento.
La cronaca dell’epoca racconta di un commerciante Londinese che in un anno importò più di 400.000 pelli di Colibrì uccisi.Per fortuna questo sterminio non è continuato e questo piccolo uccello ha potuto salvarsi dall’estinzione.
Oggi fortunatamente esistono numerose associazioni, non a scopo di lucro, che si dedicano allo studio e protezione di questi meravigliosi uccelli . L’uomo, il più grande predatore esistente sul pianeta, ha forse deciso di conservare queste minuscole creature, che i nostri antenati, probabilmente più saggi di noi, adoravano.
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