Le cause naturali che possono scatenare un incendio boschivo sono estremamente rare. La presenza di una gran quantità di combustibile, la vegetazione, e di comburente, l’aria, non basta da sola a provocare il fuoco. Quello che manca, in un bosco, è il calore necessario per una reazione chimica a catena. I roghi, quando non dipendono da irresponsabilità o distrazione, sono quasi tutti dolosi, ossia appiccati con l’intenzione di radere al suolo la vegetazione. In parte si spiegano con la tradizione agropastorale che considera il fuoco un mezzo per procurarsi nuovo pascolo o, nel caso dei contadini, per rigenerare la fertilità del terreno. Nel resto dei casi, l’incendio doloso si lega quasi sempre a interessi speculativi legati all’edilizia, ma non solo: in alcune regioni il numero di incendi crea o conferma assunzioni di operai forestali precari. Non raramente è capitato che ad accendere un rogo siano stati proprio coloro che erano pagati per spegnerlo. Già nel 2001 il Sisde denunciava la responsabilità degli stagionali in Sicilia, la pattuglia più folta con oltre 30.000 addetti sui 68.000 del totale nazionale. Il 2007 è stato l’annus horribilis per i boschi italiani con oltre 10.000 incendi. Al fenomeno degli incendi dolosi l’Italia è storicamente vulnerabile ma negli ultimi anni ha aumentato le difese. Grazie a una campagna di sensibilizzazione e a una miglior organizzazione dell’apparato antincendio della Protezione civile e delle Regioni, gli interventi spesso evitano il peggio. Gli strumenti principali per frenare la devastazione delle aree protette restano però l’applicazione di leggi per evitare la speculazione sulle aree incendiate, il rafforzamento dei divieti e l’istituzione del catasto regionale delle aree attraversate dal fuoco.
Il primo dei grandi pericoli che ogni anno corre il nostro territorio è quello degli incendi. Bisogna ricordare che i 500 mila ettari di bosco bruciati nel nostro Paese negli ultimi quindici anni costituiscono un autentico disastro per l’equilibrio ecologico della penisola, oltre a un ingentissimo danno economico. L’azione di prevenzione e di spegnimento riesce a limitare solo parzialmente i danni di questi incendi, che ormai sono diventati il funesto rituale delle nostre estati. Il Corpo forestale dello Stato suddivide i danni in diretti e indiretti: i primi sono rappresentati dal valore della massa legnosa; i secondi, più difficilmente stimabili, sono quelli legati alla difesa idrogeologica, alla produzione di ossigeno, alla conservazione naturalistica, al richiamo turistico, alle possibilità occupazionali di numerose categorie di lavoratori. Il clima svolge un ruolo fondamentale nel creare le condizioni favorevoli allo sviluppo e alla propagazione degli incendi e, in caso di fulmini - eventi assai rari - anche nel provocarli direttamente. Un dato importante da tener presente, infatti, è il grado di umidità della vegetazione, in particolar modo di quella erbacea del sottobosco, che varia a seconda dell’andamento stagionale. Tuttavia, condizioni climatiche simili e pari coefficienti di umidità in zone diverse non producono un uguale numero di incendi. Ciò significa che sono altre le cause che favoriscono le combustioni. Tra queste possono essere annoverate l’afflusso turistico, l’abbandono delle campagne, l’attività di particolari pratiche agronomiche e della pastorizia, le vendette personali e le speculazioni. Una correlazione interessante è quella degli incendi boschivi con la circolazione delle autovetture: a un progressivo aumento degli autoveicoli circolanti e dello sviluppo viario, aumentano in modo esponenziale gli incendi boschivi e, dal rilevamento dei punti di innesco del fuoco, si evince come numerosi incendi abbiano inizio dal bordo di strade e autostrade. In base all’andamento meteorologico e climatico, ogni anno si registrano due periodi a grave rischio: l’uno, quello estivo, più marcato nelle regioni del centro-sud e in Liguria; l’altro, quello invernale, specialmente nelle zone dell’arco alpino. In genere, è l’uomo la vera causa dell’inizio di un incendio, mentre il fenomeno dell’autocombustione è assolutamente eccezionale. Negli ultimi anni, il servizio antincendi del Corpo forestale dello Stato ha iniziato alcuni studi che entrano nel merito delle cause effettive. Nello specifico, sono state indicate una serie di motivazioni ripartite in: cause dolose, o volontarie e cause colpose, o involontarie. Al primo gruppo sono da ascrivere gli incendi da cui gli autori sperano di trarne un profitto (distruzione di massa forestale per la creazione di terreni coltivabili e di pascolo a spese del bosco; bruciatura di residui agricoli quali stoppie e cespugli per la pulizia del terreno in vista della semina; incendio del bosco per trasformare un terreno rurale in area edificabile; incendio del bosco per determinare la creazione di posti di lavoro); gli incendi legati alle attività di ricostituzione e di spegnimento (impiego del fuoco per operazioni colturali nel bosco per risparmiare mano d’opera; incendio nel bosco per perseguire approvvigionamento di legna); incendi da cui gli autori non traggono un profitto concreto (risentimento contro azioni di esproprio o altre iniziative dei pubblici poteri; rancori tra privati; proteste contro restrizioni all’attività venatoria; proteste contro la creazione di aree protette e l’imposizioni di vincoli ambientali; atti vandalici). Le cause colpose o involontarie sono invece legate all’imprudenza, alla negligenza, alla disattenzione o all’ignoranza degli uomini che, involontariamente, provocano incendi o, molto più raramente, all’azione della natura. Diviene dunque buona cosa far sapere che gli incendi boschivi rappresentano un reato punibile con 10 anni di reclusione, che possono diventare addirittura 15 nel caso in cui un incendio riguardi una riserva naturale o un’area protetta.
In entrambi i periodi dell'anno, anche se con differente intensità e pur variando da zona a zona, si determinano le condizioni d'aridità, predisponenti il fenomeno.
Generalmente, la causa determinante l'incendio dei boschi è di origine antropica, eccezion fatta per i casi dovuti ai fulmini. L'autocombustione, sovente citata a sproposito, è da ritenersi una giustificazione quanto mai semplicistica ed erronea, in quanto, nei nostri climi, non si verifica che in casi del tutto eccezionali e al più limitata ai soli fienili o discariche.
Le condizioni che influenzano sia l'inizio che la prima propagazione dell'incendio, sono principalmente rappresentate:
- dalla quantità d'acqua che si trova nei tessuti delle piante, che può variare dal 2 al 200% nei tessuti morti, in dipendenza delle condizioni atmosferiche ed in particolar modo dell'umidità relativa dell'aria;
- dal vento, che oltre a favorire l'afflusso dell'ossigeno, quale comburente, determina l'avanzamento della linea del fuoco, provoca il preriscaldamento del materiale legnoso e quindi nuovi punti d'inizio e di continuazione del fuoco;
- dalla quantità, dimensioni, disposizioni dei materiali combustibili, i quali, se sottili e non pressati, offrono maggiore superficie esterna all'ossigeno comburente.
Le condizioni favorevoli per l'inizio dell'incendio nel bosco, si verificano, più frequentemente, in presenza di copertura morta disseccata, con soprassuoli giovani, specialmente di essenze lucivaghe di resinose.
Le differenti condizioni meteorologiche: regime pluviometrico, dominanza dei venti, unitamente alle diverse tipologie forestali, al loro governo e trattamento, influenzano la frequenza stagionale degli incendi.
Oggi non vi e’ paesaggio naturale e vegetale che non sia stato modellato piu’ o meno intensamente dal fuoco.
Vasti e frequenti incendi forestali degli ultimi anni, uniti alla irregolarita’ delle precipitazioni, possono aggravare i rischi di desertificazione.
Tale pericolo e’ presente in tutta la parte Sud dell'area mediterranea e incomincia a interessare anche la parte Nord ed a preoccupare seriamente gli organismi internazionali, poiché minaccia i programmi di riforestazione e di utilizzazione delle risorse forestali.
Di fronte a tale problema i paesi più colpiti stanno organizzando il potenziamento dei mezzi di lotta e formulando progetti pilota alla CEE per contribuire al mutuo soccorso tra Stati Membri in caso di incendi di particolare gravità.
La statistica delle cause è purtroppo molto meno completa di quella dei sinistri.
Per questi motivi, la questione delle cause non può essere chiarita con dati certi e documentati e richiede una analisi profonda e molto allargata delle possibili motivazioni degli incendiari, per conoscere l'origine del fenomeno.
Il clima e l'andamento stagionale giocano un ruolo fondamentale nel predisporre una situazione di favore allo scoppio dell'incendio, per cui, periodi di non pioggia e di alte temperature, determinano condizioni di estrema pericolosità. E quando in luglio ed agosto ad altitudini comprese sino ai 700 m.s.l.m. la vegetazione erbacea e secca, il potenziale combustibile aumenta considerevolmente; viceversa, in pieno rigoglio vegetativo, l'innesco del fuoco è difficile.
Non vi è dubbio che la causa prima degli incendi boschivi vada ricercata essenzialmente nell'alto grado di depauperamento e di forte spopolamento delle zone dell'alta collina e della montagna. Un simile evento ha determinato nel tempo I'abbandono di tutte quelle pratiche agronomiche e selvicolturali che di contro in passato venivano effettuate nelle campagne e nei boschi, con il risultato di rendere il bosco meno soggetto nei confronti del fuoco.
I diradamenti, le ripuliture, il pascolo disciplinato, eventuali colture ed in alcuni casi anche il fuoco controllato, facevano si che il sottobosco non fornisse esca e nel contempo, la presenza attiva dell'agricoltore e del pastore era garanzia e sicurezza per un rapido intervento anche qualora l'incendio scoppiava.
Così, anche quando gli agricoltori, involontariamente potevano essere causa dell'incendio, essi stessi provvedevano a spegnerlo direttamente; cio’ era possibile grazie alla cospicua presenza demografica nelle zone di campagna, oggi di contro, fortemente diminuita ed invecchiata.
La situazione è ora cambiata, tanto che le operazioni selvicolturali tradizionali sono molto trascurate; e pratiche agronomiche e pastorali, nelle quali si fa uso anche del fuoco, oggi assumono, per i boschi limitrofi ai campi ed ai pascoli, un pericolo costante, poiché l'esodo da tali zone, in particolare quello giovanile, è stato massiccio. Ma, se questa è la ragione prima di certi tipi d'incendio, non diverse sono le considerazioni da fare per quanto concerne l'incendio boschivo determinato dalla presenza di altri potenziali utenti.
Anche tali casi riguardano l'uso del territorio, così carente di strutture e di servizi atti ad assicurarne il mantenimento, dal punto di vista fisico ed economico, in funzione dell'uso e non dell'abuso più intenso.
Una correlazione interessante è quella degli incendi boschivi con la circolazione veicolare. Infatti si vede che ad un progressivo aumento degli autoveicoli circolanti e dello sviluppo viario, aumentano in progressione gli incendi boschivi. E dal rilevamento dei punti d'innesco del fuoco si evince come moltissimi incendi abbiano inizio dal bordo di strade ed autostrade.
Qualsiasi strategia di prevenzione e lotta al fuoco, per quanto valida nei suoi principi ispiratori, è destinata a fallire se non sostenuta dalla partecipazione della gente, sia in termini di convincimenti che di azioni materiali.
Di qui la necessità di indicare alcuni orientamenti volti ad integrare il piano organizzativo anticendio, soprattutto quando lo studio delle cause del fenomeno induce a ritenere che il comportamento dell'uomo, doloso o colposo che sia (83,5%), è all'origine del diffondersi degli incendi boschivi e della distruzione dei delicati equilibri ambientali.
Valgono, pertanto, le seguenti considerazioni:
- La salvaguardia e la tutela dei boschi sono oggi strettamente connesse al grado di civiltà degli uomini, alla loro cultura e sensibilità.
Si rilevano, infatti, insufficienti i divieti e le sanzioni, i sistemi di lotta tecnologicamente avanzati, o altre iniziative adottate, in presenza di una coscienza sociale poco attenta alle esigenze dell'ambiente.
- La difesa del bosco e degli alberi, è ormai quasi esclusivamente connessa alla qualità dei rapporti che l'uomo è in grado di stabilire con l'ambiente. Al riguardo, l'opera di sensibilizzazione delle popolazioni e di informazione dei cittadini, anche con il coinvolgimento dei mass media, non sarà mai pienamente efficace se non mira a realizzare una cultura della tutela del patrimonio forestale inteso come bene imprescindibile che appartiene alla stessa collettività.
É necessario, pertanto, dare opportuno impulso a tutte quelle azioni di carattere informativo e formativo che concorrono alla crescita di una cultura dell'ambiente e del bosco, promuovendo la consapevolezza che uomini e alberi appartengono al medesimo contesto naturale.
- La disattenzione verso tale ultimo interesse e valore (il bosco ha oggi un valore più pubblico che privato, più generale che locale, più culturale che materiale, più ecologico che economico) spesso addebitabile all'incuria, alla scarsa attenzione ed educazione, alla superficiale conoscenza del bosco e del suo significato ambientale, in non rari casi nasconde mire speculative che andrebbero, sempre e ovunque, contrastate, tenuto conto del divieto di cui all'art. 9 della legge 1 Marzo 1975, n. 47 e di analoghe disposizioni regionali in materia.
La predetta legge vieta l'insediamento di costruzioni di qualsiasi tipo nelle zone boscate distrutte o danneggiate dal fuoco, impedendo, altresì, che tali zone assumano una destinazione diversa da quella avuta prima dell'incendio.
La tutela giuridica è stata in seguito integrata dalla Legge Galasso, n. 431 dell' 8 Agosto 1985, che sottopone al vincolo paesaggistico i terreni boscati percorsi dalle fiamme.
- I materiali di risulta dall'agricoltura o della ripulitura dei boschi, le paglie, un tempo risorse da utilizzare negli allevamenti zootecnici, oggi sono considerati solo uno scarto da distruggere con l'incendio.
Da questi fuochi disseminati nelle campagne si origina un consistente numero di incendi, cosiddetti "involontari", riconducibili, alla stregua della bruciatura delle stoppie, soprattutto nell'Italia meridionale, alla medesima preoccupante tendenza al disinteresse e alla disattenzione per le risorse naturali.
Una più assidua vigilanza sull'osservanza delle norme, statali e regionali, che vietano tali operazioni nei periodi di massimo rischio per gli incendi, sicuramente circoscriverebbe la proporzione del fenomeno.
- Oggi si è promossa l'immagine del bosco come elemento del paesaggio e richiamo turistico, provocando l'effetto di un aumento della mobilita’ di massa e della presenza umana all'interno dei complessi boscati.
Una presenza, spesso, che si traduce in azioni devastatrici ed inquinanti, mediante comportamenti irresponsabili, come l'accendere fuochi ed abbandonare rifiuti nei boschi; una presenza, molte volte, poco consapevole del valore delle risorse naturali di cui beneficia e non in grado di capire il significato e l'importanza del ruolo che esse svolgono nell'ambito territoriale, ne’ il livello di produttivita’ che tali risorse raggiungono sia in termini di biomassa che di servizi forniti alla società.
- L'analisi dell'incidenza percentuale degli incendi sul tipo di proprietà e sul tipo di bosco bruciato evidenzia come le superfici colpite da maggiori aggressioni siano quelle in cui coesistono la proprietà privata e la presenza del ceduo, tipo di bosco più frequentemente destinato all'abbandono.
Se a queste informazioni si aggiunge la considerazione che quasi il 30% degli incendi si verifica nelle aree di collina interna e circa il 34% in quelle di montagna interna, e possibile argomentare che la ricorrente frequenza degli incendi va correlata anche al complesso dei problemi che ostacolano il corretto recupero delle stesse aree.
I fattori che rendono un bosco vulnerabile al fuoco non sono diversi da quelli che concorrono a determinare la marginalità economica e sociale del contesto territoriale del quale esso fa parte. II bosco, infatti, si configura sempre più come sito destinato ad essere toccato dalla stessa pericolosa fragilità ambientale del territorio che lo comprende.
- Lo studio analitico del fenomeno evidenzia che molti incendi si verificano lungo le ferrovie, strade ed autostrade, a partire dalle scarpate e dalle cunette spesso interessate da vegetazione facilmente infiammabile, oppure lungo le piste e i sentieri che si addentrano nei boschi.
Questi fuochi possono essere prevenuti sia con azioni tendenti a rendere più consapevole e responsabile il comportamento dell'uomo, che con interventi di vigilanza delle Amministrazioni preposte.
- Per la prevenzione degli incendi volontari, che spesso assumono la forma dell'atto vandalico o del ricatto alle istituzioni, e opportuno attuare tutte le misure tendenti a ridurre le tensioni sociali che potrebbero degenerare nell'uso del fuoco.
- Oggi gli interventi contro il fuoco sono affidati a personale altamente addestrato e all'impiego di mezzi terrestri ed aerei.
Da scoraggiare e’ la morbosa curiosità con la quale di solito la gente assiste passivamente all'incendio, quasi che l'incendio stesso costituisca uno spettacolo.
Seppure non si può nascondere che l'incendio susciti emozioni spettacolari, è pur vero che si tratta di un quadro desolante nel quale si consumano una parte della natura, della nostra storia, della nostra cultura e si distrugge un patrimonio naturale difficilmente ricostituibile nella sua originaria complessità ecologica.
E’ indispensabile dunque che nel corso di un incendio tutti si adoperino a collaborare con i forestali e con quanti sono preposti a compiti di spegnimento, astenendosi da ogni intralcio o disturbo.
- Chiunque scopra un incendio che ha attaccato o minaccia di attaccare un bosco è tenuto a dare l'allarme perchè possa essere immediatamente avviata l'opera di spegnimento.
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