giovedì 23 aprile 2015

GLI SCACCHI

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C'era una volta un ricchissimo Principe indiano. Le sue ricchezze erano tali che nulla gli mancava ed ogni suo desiderio poteva essere esaudito. Mancandogli però in tal modo proprio ciò che l'uomo comune spesso ha, ovvero la bramosia verso un desiderio inesaudibile, il Principe trascorreva le giornate nell'ozio e nella noia. Un giorno, stanco di tanta inerzia, annunciò a tutti che avrebbe donato qualunque cosa richiesta a colui che fosse riuscito a farlo divertire nuovamente.

A corte si presentò uno stuolo di personaggi d'ogni genere, eruditi saggi e stravaganti fachiri, improbabili maghi e spericolati saltimbanchi, sfarzosi nobili e zotici plebei, ma nessuno riuscì a rallegrare l'annoiato Principe. Finché si fece avanti un mercante, famoso per le sue invenzioni. Aprì una scatola, estrasse una tavola con disegnate alternatamente 64 caselle bianche e nere, vi appoggiò sopra 32 figure di legno variamente intagliate, e si rivolse al nobile reggente: "Vi porgo i miei omaggi, o potentissimo Signore, nonchè questo gioco di mia modesta invenzione. L'ho chiamato il gioco degli scacchi".

Il Principe guardò perplesso il mercante e gli chiese spiegazioni sulle regole. Il mercante gliele mostrò, sconfiggendolo in una partita dimostrativa. Punto sull'orgoglio il Principe chiese la rivincita, perdendo nuovamente. Fu alla quarta sconfitta consecutiva che capì il genio del mercante, accorgendosi per giunta che non provava più noia ma un gran divertimento! Memore della sua promessa, chiese all'inventore di tale sublime gioco quale ricompensa desiderasse.

Il mercante, con aria dimessa, chiese un chicco di grano per la prima casella della scacchiera, due chicchi per la seconda, quattro chicchi per la terza, e via a raddoppiare fino all'ultima casella. Stupito da tanta modestia, il Principe diede ordine affinché la richiesta del mercante venisse subito esaudita. Gli scribi di corte si apprestarono a fare i conti, ma dopo qualche calcolo la meraviglia si stampò sui loro volti. Il risultato finale, infatti, era uguale alla quantità di grano ottenibile coltivando una superficie più grande della stessa Terra! Non potendo materialmente esaudire la richiesta dell'esoso mercante e non potendo neppure sottrarsi alla parola data, il Principe diede ordine di giustiziare immediatamente l'inventore degli scacchi.

Alcune fonti farebbero derivare gli scacchi da un gioco che avrebbe avuto origine in India presso l'impero Gupta attorno al VI secolo, il chaturanga: questo, secondo questo indirizzo interpretativo, avrebbe in seguito dato origine a varie forme del gioco nelle diverse regioni asiatiche (scacchi cinesi, coreani e giapponesi) e occidentali: presso i Persiani dapprima (che, modificandolo, lo chiamarono shaṭranj), quindi presso gli Arabi e infine nell'Europa medievale. Secondo altre teorie, gli scacchi deriverebbero invece dallo xiangqi (di origine cinese) o da qualche sua variante.

In Spagna lo "shatranj" divenne ajedrez, in Portogallo xadrez, in Grecia zatrikion, mentre nel resto d'Europa si diffuse il termine persiano shāh, dal quale deriva anche l'italiano "scacchi".

Altre fonti, diversamente, attribuiscono al gioco cinese l'origine del gioco indiano. Non trascurabile è, inoltre, il probabile influsso che nell'area greco-ellenistica possano aver avuto, nei primi secoli dell'era cristiana, giochi da tavolo greci e romani sul più tardo gioco indiano.

Dall'area indo-persiana il gioco, a seguito della conquista araba della Persia, si è diffuso nella civiltà araba (dopo l'VIII-IX secolo) dove conobbe uno sviluppo anche nella teoria del gioco: il primo trattato scacchistico di cui si ha conoscenza, opera di un medico di Baghdad, fu scritto nell'892. Dagli Arabi ha conosciuto una diffusione verso nord seguendo due direttrici: attraverso l'Oriente bizantino verso la Russia e la Scandinavia (dove sembra attestato prima che in Occidente) e tramite la Spagna araba, e probabilmente la Sicilia, in tutto l'Occidente europeo.

Gli scacchi hanno raggiunto l'Europa occidentale e la Russia da almeno tre percorsi geografici, a partire dal IX secolo, coprendo tutta l'Europa intorno all'anno 1000. Le prime fonti europee risalgono all'inizio dell'XI secolo. Tra queste, significativi il testamento del conte di Urgel (Catalogna) che lascia alla Chiesa i suoi beni, tra cui una scacchiera, ed una lettera del cardinale Pietro Damiani al Papa Alessandro II del 1060 in cui denuncia la diffusione del gioco. In Spagna nel XIII secolo fu redatto un famoso manoscritto, il Libro de los juegos, che trattava gli scacchi, la "tavola reale" (backgammon) e i dadi, ed era promosso da Alfonso X di Castiglia.

Dall'Europa araba il gioco si diffuse nel resto del continente, favorito anche dal successo che aveva nella cultura cavalleresca, nonostante fosse inizialmente contrastato dalle autorità politiche e religiose: ad esempio, nel 1254, Luigi IX proibì il gioco in terra francese. Tuttavia il gioco divenne presto simbolo di conoscenza e potere, e già dal XV secolo divenne il "gioco dei re", praticato da sovrani quali Enrico I, Enrico II, Giovanni I e Riccardo I d'Inghilterra, Filippo II e Alfonso II di Spagna, Ivan il Terribile, zar di Russia. Ciò contribuì ad accrescerne la fama e la diffusione in Europa.

Inizialmente, in Europa le regole non differivano dal gioco arabo, lo shaṭranj (evoluzione del Chaturanga), caratterizzato da una scacchiera senza colori e da regole che rendevano piuttosto lento lo svolgimento del gioco: la "fersa" (la donna nella successiva evoluzione) muove diagonalmente di una sola casa; l'"elefante" (poi "alfiere", o "vescovo" in inglese) muove solo di due case in diagonale, potendo perciò saltare gli altri pezzi ma essendo ristretto a muovere su un quarto delle case della scacchiera, e in ogni caso impossibilitato a incontrare un altro elefante; i pedoni muovono sempre di una sola casa e promuovono sempre a fersa; infine, sebbene gli altri pezzi (torre - che perciò è l'unico pezzo in grado di compiere sostanziali movimenti lunghi, cavallo e re) muovano secondo le regole odierne; non esiste l'arrocco.

Nel corso dei secoli, la necessità di velocizzare il gioco, in particolare essendo le partite giocate per scommessa, comportò progressivamente l'adozione di movimenti più veloci, soprattutto dell'alfiere e della donna, e all'adozione di variazioni alle regole originarie: nel "Libro del Acedrex" scritto dal re di Castiglia Alfonso X il Saggio nel 1283, il movimento dei pezzi presenta già alcune variazioni, con la donna più mobile. Altro trattato di scacchi è il "De Ludo", scritto dal frate Jacopo da Cessole, risalente al primo XIV secolo. Un'altra innovazione, volta a saltare la noiosa fase di sviluppo dei pezzi e che conobbe una discreta fortuna al punto di essere stata tramandata fino a noi, fu l'adozione dei cosiddetti "tabi", ossia delle posizioni di partenza con i pezzi già sviluppati.

Alla fine del XV secolo in Italia e in Spagna vengono definitivamente fissate le regole moderne del gioco, ovvero viene creata una variante (chiamata, se è necessario evitare confusione, "scacchi occidentali" o "scacchi internazionali") che si impone sugli altri sistemi di gioco: i pedoni avevano l'opzione di avanzare di due case al momento della loro prima mossa con la conseguente opzione per l'avversario di mangiarlo en passant; gli Alfieri potevano muoversi lungo tutto una diagonale libera (invece di essere limitati a muoversi obbligatoriamente di due case diagonali) e perdevano la possibilità di saltare la casa di colore diversa del loro colore; la Regina, su suggestione, pare, della figura di Isabella di Castiglia, sostituisce definitivamente la precedente figura del Visir, può muoversi in tutte le direzioni senza limitazione di distanza, il che l'ha resa il pezzo più potente presente sulla scacchiera (prima poteva solo muoversi di una casa alla volta in senso diagonale). Esistevano ancora delle differenze nelle regole per l'arrocco e l'esito in caso di patta.
Questi cambiamenti, nel loro insieme, hanno reso il gioco degli scacchi più suscettibile di studio profondo, favorendone molto la diffusione. Da allora, in Europa, il gioco si è giocato quasi allo stesso modo con le regole che sono state congelate nel XIX secolo, tranne per le condizioni esatte di una patta.

Nel Cinquecento il gioco conobbe un'evoluzione nella teoria, con numerosi trattati, come l'opera di Lucena pubblicata a Salamanca del 1497, Repetición de Amores y Arte de Ajedrez (il più antico libro stampato sugli scacchi a noi pervenuto). Altri giocatori famosi scrissero trattati, come Damiano (1512) e Ruy López, nel cui "Libro de la invención liberal y arte del juego de Axedrez", del 1561, viene elaborata una teoria delle aperture, e c'è un approccio scientifico allo studio. Celebre è anche il Manoscritto di Gottinga, pubblicato in data sconosciuta ma probabilmente compresa tra il 1471 e il 1505. Nel Seicento e nel Settecento il gioco conosce giocatori professionisti come Gioacchino Greco (1600-1634), e il francese François-André Danican Philidor (1726-1795) entrambi autori di trattati di scacchi.

Nel XVIII secolo il centro di riferimento del gioco si sposta dai paesi meridionali verso la Francia, soprattutto grazie al già citato Philidor, che scoprì l'importanza strategica dei pedoni, e a Louis-Charles Mahé de La Bourdonnais. In quel periodo i luoghi di diffusione del gioco erano soprattutto i "caffè" delle grandi città europee, come il Café de la Régence a Parigi e il Simpson's Divan a Londra.

Nel XIX secolo si svilupparono le organizzazioni dedite al gioco degli scacchi, con la nascita di numerosi club e l'inizio di pubblicazioni specializzate, libri e riviste. Iniziarono anche le sfide fra i club di città diverse, come quella del London Chess Club contro l'Edinburgh Chess Club giocata nel 1824. Nello stesso periodo i problemi di scacchi divennero comuni nei giornali ed aumentò il numero degli esperti dediti alla stesura dei medesimi, tra i quali spiccarono Bernhard Horwitz, Josef Kling e Samuel Loyd. La pubblicazione del primo manuale completo sulla teoria degli scacchi risale al 1843: si tratta del Handbuch des Schachspiels di von der Lasa.

Il modello più popolare di scacchiera ("Staunton") venne creato da Nathaniel Cook nel 1849 e venne adottato da uno dei principali giocatori dell'epoca, Howard Staunton, e ufficialmente dalla FIDE nel 1924. Il primo torneo internazionale di scacchi si svolse a Londra nel 1851, organizzato dallo stesso Howard Staunton, in occasione dell'Expo 1851: vinse il tedesco Adolf Anderssen, considerato il miglior giocatore dell'epoca per il suo stile brillante ed aggressivo, nonostante fosse strategicamente poco profondo.

Furono considerati ufficiosamente campioni del mondo i francesi Labourdonnais e Saint Amant, l'inglese Howard Staunton, il tedesco Adolph Anderssen e lo statunitense Paul Morphy (1837-1884), che batté tutti i campioni europei dell'epoca. Morphy ebbe un impatto fortissimo sulla storia degli scacchi. Dotato di grande intuito nel preparare attacchi brillanti, unito ad una buona concezione strategica, Morphy è stato il primo fautore di uno studio più profondo del gioco, introducendo inconsapevolmente il concetto di gioco posizionale e preparando con grande cura gli attacchi partendo da una posizione priva di punti deboli.

Ci vollero ben 25 anni perché i principi di gioco vincenti introdotti da Morphy venissero acquisiti e teorizzati dal mondo degli scacchi, specialmente ad opera di un altro giovane giocatore, Wilhelm Steinitz. Steinitz fu il primo scacchista che, con approccio scientifico, iniziò lo studio delle posizioni scomponendole nelle loro componenti, mentre in precedenza lo sviluppo dei pezzi era poco curato e spesso incompleto e si partiva presto in violenti attacchi contro il re avversario, trascurando la difesa. Steinitz si autoproclamò campione mondiale nel 1886, dopo un incontro con il tedesco Johannes Zukertort, che è considerato il primo campionato del mondo ufficiale, affermando di fatto la superiorità del gioco posizionale sugli attacchi violenti della vecchia scuola, ai quali si rifaceva invece Zukertort.

Steinitz difese poi il suo titolo nel 1889 a L'Avana contro il russo Chigorin, considerato il fondatore della scuola russa. Da allora e fino al 1946, l'organizzazione delle sfide mondiali era lasciata in pratica al campione in carica, che accettava lo sfidante e dettava le condizioni dell'incontro. Nel 1894 Steinitz fu sconfitto da un giovane matematico tedesco, Emanuel Lasker (1868-1941), che deterrà il titolo mondiale per ventisette anni: nessuno si è avvicinato a questo record ed è assai improbabile che venga mai battuto. Lasker è stato anche campione del mondo (a squadre) di bridge.

Ma l'attività principale di Lasker era la matematica: fu infatti un importante algebrista e diede un notevole contributo allo sviluppo della moderna algebra commutativa. Negli anni intorno alla prima guerra mondiale si affermò la stella del polacco Akiba Rubinstein, il quale, anche a causa dello scoppio della guerra, non ebbe mai la possibilità di giocare con il titolo in palio. Ci volle un giocatore prodigio da Cuba, José Raúl Capablanca (Campione del mondo 1921 – 27), amante delle posizioni semplici e dei finali, per terminare il dominio dei germanofoni nel mondo degli scacchi; Capablanca batté Lasker in un incontro con il titolo in palio nel 1921 e rimase imbattuto nei tornei per 8 anni.

Negli stessi anni inizia a partecipare ai tornei internazionali il russo Aleksandr Alekhine (1892-1946), che sfiderà Capablanca in un incontro per il titolo di campione del mondo che verrà tenuto a Buenos Aires nel 1927. Il match segna il primo storico scontro tra un posizionista e un fantasista, tra un ragionatore della scacchiera e un combinatore. Alekhine, un giocatore aggressivo, rimase in carica fino alla sua morte nel 1946, eccettuato il breve periodo tra il 1935 e il 1937, nel quale perse con l'olandese Max Euwe .  Molti imputarono la sconfitta del campione alla sua dipendenza dall'alcool, anche se questa tesi è stata in parte smentita da Garry Kasparov nel secondo volume della sua opera I miei grandi predecessori.

Nel match di rivincita il maestro russo-francese vinse in maniera netta e si riprese il titolo. Nel periodo tra le due guerre mondiali gli scacchi sono stati rivoluzionati dalle teorie moderniste, dovute principalmente agli studi di grandi giocatori quali Aron Nimzowitsch e Richard Réti. Il gioco moderno si basa sul controllo del centro a distanza, con i pezzi, in luogo della classica occupazione fisica con i pedoni che viene invece permessa all'avversario, per poi mettere tali pedoni sotto pressione. Il 24 luglio 1924, a Parigi, in Francia, venne fondata la Federazione Internazionale di Scacchi (FIDE), che, a sua volta, nel 1927 istituì il Campionato del mondo femminile di scacchi. La prima campionessa del mondo di scacchi fu la giocatrice anglo-ceca Vera Menchik.

Nel 1941 muore Lasker, nel 1942 lo segue Capablanca. Quando il campione del mondo in carica Aleksandr Alekhine muore nel 1946 (soffocato da un ossicino di pollo e probabilmente in stato di ebbrezza) il titolo rimane vacante e la FIDE si assume il compito di organizzare gli incontri del campionato mondiale. Prima di allora, infatti, i campioni in carica avevano piena libertà di decidere con chi e a quali condizioni giocare per il titolo. La FIDE assunse dal 1951 anche il compito di assegnare i titoli di Grande Maestro e Maestro Internazionale, nonché di classificare i giocatori con un punteggio numerico (sistema Elo) assegnato sulla base dei risultati ottenuti nei tornei da essa organizzati. Tornei a loro volta classificati sulla scorta della media del punteggio dei suoi partecipanti.

Nel 1948, vacante il titolo mondiale, la FIDE organizza un torneo tra i migliori sei scacchisti del momento, invitando i sovietici Mikhail Botvinnik, Vasilij Smyslov, il summenzionato olandese Max Euwe, l'estone "sovietizzato" Paul Keres, lo statunitense di origini polacche Samuel Reshevsky e l'americano Reuben Fine, ma questi lascia cadere l'invito. Il torneo viene vinto da Botvinnik, ma non è una grande sorpresa: è infatti sin dalla seconda metà degli anni trenta che lo scacchismo internazionale considera Botvinnik e, in seconda battuta, Keres i principali pretendenti alla corona di Alekhine. Con Botvinnik inizia l'era della supremazia scacchistica sovietica: l'unico campione del mondo non sovietico tra il 1948 e il crollo dell'URSS è stato l'americano Bobby Fischer.

Da allora si stabilisce di disputare il Campionato del mondo di scacchi ogni tre anni, e il detentore del titolo è costretto a rimetterlo in palio contro il vincitore del "torneo dei candidati".

Nel 1993, nel corso di un ciclo di incontri per determinare il campione del mondo, Garry Kasparov e Nigel Short lasciarono la FIDE per organizzare un loro incontro per il titolo. Lamentandosi della corruzione e della mancanza di professionalità all'interno della FIDE, formarono un'associazione alternativa, la Professional Chess Association (nota anche con l'acronimo PCA). Dal 1993 al 2006 sono esistiti simultaneamente due Campioni del Mondo e due campionati paralleli, uno gestito dalla FIDE ed uno dalla PCA. Per determinare il proprio campione del mondo la FIDE ha proposto, dapprima a scadenza annuale e successivamente biennale, un torneo con la formula dell'eliminazione diretta.

Partendo da un tabellone di tipo tennistico, 128 partecipanti disputavano mini match di due incontri (che diventavano quattro nelle semifinali e sei nella finale), a tempo regolamentare e con spareggio semilampo. La PCA invece ha mantenuto la formula classica nella quale il campione in carica veniva sfidato da un candidato in un match sul tempo regolamentare articolato in numerose partite ed ha per questo promosso negli anni il proprio campionato come Classic world chess championship.

Entrambe queste formule hanno presentato delle criticità: secondo gli appassionati, il torneo cosiddetto "knock-out", sostenuto dal presidente FIDE Kirsan Ilyumzhinov, penalizzava il gioco stesso degli scacchi a causa di una durata troppo ristretta dei singoli match e dell'eccessiva compressione del tempo di riflessione, che portava i giocatori a commettere numerosi errori. Il campionato PCA, invece, non ha mai stabilito regole chiare né per quanto riguardava la sua frequenza, né per le modalità di selezione dello sfidante, riportando di fatto la situazione del campionato del mondo agli anni precedenti la Seconda guerra mondiale, nei quali era il detentore a definire modalità e tempi per la messa in palio del titolo.

Nell'ottobre del 2006, dopo lunghi anni di trattative, quasi sempre legate all'entità dei riconoscimenti economici, si è tenuto il match per la riunificazione del titolo tra i due campioni in carica. Nell'incontro Vladimir Kramnik, allievo di Kasparov e suo successore sul trono della PCA, ha battuto il bulgaro Veselin Topalov, campione FIDE, ritornando ad essere l'unico campione del mondo di scacchi.

Nel settembre 2007 il titolo passa a Viswanathan Anand, vittorioso a Città del Messico e già campione del mondo nel 2000 per la FIDE. Anand ha poi difeso il titolo nel 2008 a Bonn contro Vladimir Kramnik, nel 2010 a Sofia contro Veselin Topalov e nel 2012 a Mosca contro Boris Gelfand. Nel 2013 il titolo viene conquistato da Magnus Carlsen, che ha battuto il campione in carica in un match disputato a Chennai. Carlsen ha difeso il suo titolo nell'anno successivo, battendo ancora una volta Anand, vincitore del torneo dei candidati.

Le Olimpiadi degli scacchi sono un campionato del mondo a squadre nazionali. Sono organizzate dalla FIDE, che le ha istituite ufficialmente nel 1927. Dal 1950 le olimpiadi hanno assunto una cadenza stabile e si disputano regolarmente ogni due anni.

È impossibile citare tutti i riferimenti e le citazioni scacchistiche che si possono trovare nell'arte sia classica che moderna.

Nella Cappella Palatina del Palazzo dei Normanni a Palermo si può ammirare il primo dipinto di una partita a scacchi che si conosca al mondo. L'opera risale al 1143 circa e gli artisti musulmani che la crearono furono scelti dal re Normanno di Sicilia Ruggero II d'Altavilla, che fece erigere la chiesa.

In letteratura gli scacchi sono citati nella Divina Commedia di Dante.

« L'incendio suo seguiva ogne scintilla;
ed eran tante, che 'l numero loro
più che 'l doppiar de li scacchi s'inmilla. »
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, canto XXVIII, versi 91-93)
L'espressione "doppiar de li scacchi" allude alla leggenda della duplicazione dei chicchi di grano, molto nota in epoca medievale come Duplicatio scacherii e viene usata dal sommo poeta per rappresentare l'elevatissimo numero degli angeli. Il gioco è l'oggetto del poema Scacchia ludus di Vida, che descrive una mitica partita di scacchi tra Apollo e Mercurio. Si ricorda inoltre il romanzo Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò di Lewis Carroll, dove il viaggio fantastico della protagonista è una evidente rappresentazione di una partita a scacchi, benché l'irregolarità osservata nelle mosse faccia pensare a una variante piuttosto diffusa nel XIX secolo, in cui l'alternarsi dei turni fra bianco e nero era in parte determinata in modo casuale. Tale opera letteraria ha a sua volta ispirato una variante di scacchi eterodossi, chiamata scacchi di Alice.

Nel cinema è celebre la partita a scacchi con la morte rappresentata nel film Il settimo sigillo diretto da Ingmar Bergman. Altrettanto famosa è la partita giocata nel film 2001 Odissea nello spazio, nella quale l'astronauta Frank Poole perde contro il supercomputer HAL 9000.

Numerose sono anche le manifestazioni legate agli scacchi che si svolgono periodicamente in Italia; la più nota tra queste si tiene a Marostica (VI), dove dal 1454 si svolge una partita che ripropone una tra quelle più famose già disputate, utilizzando dei personaggi viventi in costumi tradizionali. La partita "a pezzi grandi et vivi", coinvolge oltre cinquecento figuranti comandati da ordini nell'antica lingua medievale parlata nella Repubblica di Venezia.

Anche a Cutro (KR), ogni anno, la sera del 12 agosto, si svolge una partita a scacchi viventi che ricorda l'impresa di Giò Leonardo Di Bona e della sua celebre vittoria (1575) contro monsignor Ruy López de Segura, che gli consentì di ottenere il titolo di campione "d'Europa e del Nuovo Mondo". La manifestazione si svolge su una scacchiera pavimentale gigante con centinaia di figuranti: è una rievocazione storica importante per i cutresi, perché proprio grazie all'impresa del Di Bona l'abitato fu proclamato "Città".

Gli scacchi sono un gioco tra due avversari sui lati opposti di una scheda contenente 64 quadrati di colori alternati. Ogni giocatore dispone di 16 pezzi: 1 re, 1 matrimoniale, 2 torri, 2 vescovi, 2 cavalieri, e 8 pedoni. L’obiettivo del gioco è dare scacco matto l’altro re. Checkmate accade quando il re è in grado di essere catturato (sotto controllo) e non può sfuggire alla cattura.

All’inizio del gioco la scacchiera è disposta in modo che ogni giocatore abbia la casa bianca (o la più chiara) in basso a destra. I pezzi degli scacchi sono poi disposti nello stesso modo ogni volta. La seconda riga (o rango) è pieno di pedine. I corvi vanno negli angoli, poi i cavalieri accanto a loro, seguiti dai vescovi, e infine la regina, che va sempre sul suo proprio colore di corrispondenza (regina bianco su bianco, regina nero su nero), e il re sul residuo quadrato.
Il giocatore con i pezzi bianchi si muove sempre per primo. Pertanto, i giocatori decidono in generale, che si arriva a essere di colore bianco per caso o per fortuna, come lanciare una moneta o con un giocatore indovinare il colore del pedone nascosto nella mano del giocatore. Bianco poi fa una mossa, seguita da nero, poi di nuovo bianco, poi nero e così via fino alla fine del gioco.

Ciascuno dei sei diversi tipi di pezzi muove diversamente. Pezzi non possono muoversi attraverso altri pezzi (anche se il cavaliere può saltare altri pezzi), e non può mai muovere in una casella con uno dei propri pezzi. Tuttavia, essi possono essere spostati per prendere il posto di un pezzo dell’avversario che viene poi catturato. I pezzi sono generalmente spostati in posizioni in cui si possono catturare altri pezzi (atterrando sulla loro piazza e quindi la loro sostituzione), difendere i propri pezzi in caso di cattura, o controllare piazze importanti nel gioco.

Il re è il pezzo più importante, ma è una delle più deboli. Il re può muovere solo di una casella in qualsiasi direzione - su, giù, ai lati, e in diagonale. Il re non può mai entrare in se stesso controllo (dove poteva essere catturato).

La regina è il pezzo più potente. Può muoversi in ogni direzione una retta - avanti, indietro, di lato o in diagonale - per quanto possibile, fino a quando lei non si muove attraverso uno dei suoi pezzi propri. E, come con tutti i pezzi, se la regina cattura un pezzo avversario la sua mossa è finita.

La torre può muoversi per quanto vuole, ma solo in avanti, indietro, e ai lati. Le cornacchie sono pezzi particolarmente potenti quando sono proteggono l’un l’altro e lavorare insieme!

L’alfiere si può muovere di quanto vuole, ma solo in diagonale. Ogni alfiere inizia su un colore (bianco o nero) e deve sempre rimanere su quel colore. Gli alfieri lavorano bene insieme perché coprono le reciproche debolezze.

Cavalieri muovono in modo molto diverso dagli altri pezzi - andando due quadrati in una direzione, e quindi uno spostamento più un angolo di 90 gradi, come la forma di una “L”. Cavalieri sono anche gli unici che possono muoversi più di altri pezzi.

I pedoni sono insoliti perché si muovono e catturare in diversi modi: si muovono in avanti, ma la cattura in diagonale. Le pedine possono muovere solo in avanti di una casella alla volta, tranne che per la loro prima mossa in cui possono andare avanti di due caselle. Le pedine possono catturare solo una casella in diagonale di fronte a loro. Essi non possono mai muovere o catturare indietro. Se c’è un altro pezzo di fronte a un pedone non può andare oltre o catturare quel pezzo.

I pedoni hanno un’altra abilità speciale e che è che se un pedone raggiunge l’altro lato della tavola può diventare qualsiasi altro pezzo degli scacchi (chiamato promozione). Una pedina può essere promossi a qualche pezzo. Un pedone di solito è promosso a una regina. Solo i pedoni possono essere promossi.

L’ultima regola sui pedoni si chiama “en passant”, che in francese significa “di passaggio”. Se un pedone si muove di due caselle dalla sua prima mossa, e così facendo terre al lato di pegno di un avversario (di fatto saltare oltre la capacità del pedone altri per catturarlo), che pedina altro ha la possibilità di catturare il pedone prima come passa. Questa mossa speciale deve essere effettuata immediatamente dopo la prima pedina ha oltrepassato, altrimenti l’opzione di catturare non è più disponibile.

Un altra norma speciale si chiama arrocco. Questa mossa permette di fare due cose importanti in un unico movimento: ottenere il vostro re per la sicurezza (si spera), e ottenere la vostra torre con la coda e nel gioco. Durante il proprio turno un giocatore può muovere il suo re di due caselle su un lato e quindi spostare la torre da un angolo quel lato di destra accanto al re sul lato opposto. Tuttavia, al fine di castello, le seguenti condizioni devono essere soddisfatte:
deve essere mossa molto prima che re
deve essere mossa molto prima di Rook
non ci possono essere tutti i pezzi tra il re e la torre per spostarsi
il re non può essere sotto controllo o passare attraverso il check

Si noti che quando si castello una direzione il re è più vicino al lato della tavola. Questo si chiama arrocco di Re. L’arrocco verso l’altro lato, attraverso cui la regina sedeva, si chiama arrocco queenside. Indipendentemente da quale lato, il re si muove sempre solo due caselle quando l’arrocco.

Lo scopo del gioco è dare scacco matto al re avversario. Questo accade quando il re è messo in controllo e non può uscire di controllo. Ci sono solo tre modi in cui un re può uscire di controllo: spostare di mezzo (anche se non può castello!), Bloccare il controllo con un altro pezzo, o catturare il pezzo che minaccia il re. Se un re non può sfuggire scacco matto allora il gioco è finito. Di solito il re non viene catturato o rimosso dal tabellone, il gioco è semplicemente dichiarata finita.



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