domenica 6 settembre 2015

PERCHE' MI DIMENTICO?



La perdita della memoria (o amnesia) consiste nell'impossibilità, parziale o totale, di ricordare esperienze passate, recenti o più remote. In casi gravi, il soggetto affetto da amnesia può anche non riuscire ad acquisire stabilmente nuovi ricordi.
Di norma, la capacità di memoria dipende dall'interazione tra corteccia cerebrale e altre regioni dell'encefalo. Tale processo comprende l'acquisizione di nuove informazioni, la codifica (elaborazione, immagazzinamento, formazione di associazioni e consolidamento dei dati) e il recupero. Un'alterazione di una qualsiasi di queste fasi può causare amnesia.
La perdita della memoria può essere transitoria (con graduale ritorno alle funzionalità normali, come avviene dopo lievi lesioni traumatiche), stabile (si riscontra nel contesto di eventi morbosi gravi; es. encefalite o arresto cardiaco) o progressiva (es. demenze su base degenerativa come la malattia di Alzheimer).
Il disturbo può anche essere classificato come retrogrado o anterogrado, quando è rispettivamente impossibile ricordare gli eventi che precedono l'evento causale o immagazzinare nuovi ricordi successivi allo stesso. L'amnesia, inoltre, può essere distinta in globale (relativa a tutte le modalità sensoriali e a tutto il passato) o senso-specifica (riguarda una singola modalità sensoriale, come nel caso dell'agnosia).
A seconda della natura del problema, il recupero della memoria può essere totale, parziale o nullo.
Un danno che compromette la memoria recente e la capacità di acquisire nuovi ricordi è spesso dovuto a processi degenerativi, traumi cerebrali e lesioni di natura vascolare o ischemica, bilaterali o multifocali. Disturbi della memoria su base psicologica, invece, possono derivare da un grave stress psichico (amnesia dissociativa).



Uno stato amnesico può derivare anche da tumori, disturbi metabolici, carenze nutrizionali (es. carenza di tiamina) e intossicazione da varie sostanze (es. eccessiva ingestione di alcol, inalazione cronica di solventi, utilizzo di dosi consistenti di sedativi, barbiturici o benzodiazepine ecc.).
La perdita della memoria può essere causata anche da crisi epilettiche o emicraniche.


Se un adulto o un anziano è esposto a una situazione particolarmente stressante può reagire con un senso di smarrimento o una perdita di memoria.
Per molti, questo potrebbe essere un segnale di malattia che sta sviluppandosi, come una demenza o l’Alzheimer. Tuttavia, a provocare questo genere di fenomeno potrebbe essere soltanto lo stress del momento. Secondo gli scienziati canadesi, infatti, in queste situazioni che possono mettere sotto pressione, molte persone si ritrovano sotto l’influenza del cortisolo – l’ormone dello stress – che il proprio corpo produce in maggiori quantità in situazioni particolari.



Ecco pertanto che una possibile diagnosi basata soltanto sul riportare questi episodi potrebbe essere, per così dire, azzardata. Questo è quanto ritengono i ricercatori del Sonia Lupien preso il Centre for Studies on Human Stress (CSHS) del Louis-H. Lafontaine Hospital, in collaborazione con l’Università di Montréal, che hanno condotto uno studio in cui si afferma come di fronte a una situazione stressante la memoria possa essere condizionata in breve tempo, in particolare nei soggetti anziani.

«Sappiamo che quando una situazione è nuova, imprevedibile, incontrollabile o minaccioso per l’ego, porta alla produzione di ormoni dello stress – spiega Shireen Sindi, autore principale dello studio – Questi stessi ormoni hanno anche la capacità di raggiungere il cervello e  generare disturbi della memoria acuti, soprattutto negli adulti più anziani».
Una situazione che, a prima vista e specialmente se questi episodi si ripetono, potrebbe far pensare a un problema più serio. Tuttavia, come ricordano i ricercatori, in questi casi si tratta di un problema transitorio.

I 150 partecipanti allo studio sono stati oggetto di una serie di test per le abilità cognitive e di memoria dopo essere stati sottoposti a un’altrettanta serie di situazioni stressanti come, per esempio, il recarsi in un luogo sconosciuto e difficilmente accessibile, e altre situazioni d’incertezza.
Durante i test condotti dopo l’esperienza, i volontari hanno mostrato un calo nelle prestazioni che potrebbero indurre a credere che, per somiglianza, ci si trovi di fronte ai sintomi di una malattia come l’Alzheimer. E che la situazione sia soltanto dovuta alla situazione stressante lo dimostrano gli altri test condotti in condizioni di familiarità, in cui gli anziani hanno mostrato di avere praticamente le stesse prestazioni degli adulti più giovani.
«Abbiamo dimostrato che quando gli adulti più anziani sono valutati in condizioni di stress, producono ormoni dello stress che riducono la loro memoria», sottolinea Sindi.
I risultati dello studio sono stati presentati ieri dai ricercatori del CSHS durante la Giornata scientifica dedicata alla memoria che ha per titolo “When we test, do we stress?”.

Una lieve deflessione delle performance cognitive all’aumentare dell’età è da considerarsi fisiologica. Bisogna accendere un campanello di allarme quando dimenticanze o disorientamenti interferiscono con la vita quotidiana.

Anche importanti variazioni dell’umore, come ad esempio un aumento dell’apatia, della depressione ed un ritiro sociale, possono essere spie di un problema sottostante. E’ importante anche avere un riscontro dalle persone che vivono con voi, poiché sono loro ad osservarvi nella quotidianità.

I numerosi studi scientifici effettuati nel campo dei disturbi cognitivi hanno dimostrato che per un’adeguata prevenzione è fondamentale il corretto controllo dei fattori di rischio vascolare. E’ inoltre necessario mantenere un buon livello di attività fisica, congruo con l’età, ed allenare la nostra mente, continuando a praticare attività intellettive, ludiche e sociali.



LEGGI ANCHE : http://pulitiss.blogspot.it/2015/09/i-disturbi-mentali.html



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