Lo Sciacallo dorato è una specie presente in Africa ed in gran parte dell’Eurasia.
In particolare, il suo areale si estende dal Senegal sulla costa nord-occidentale dell’Africa al Marocco ed alla regione Mediterranea verso nord, attraverso la regione nord-orientale del Congo e in Kenya. Inoltre, si trova in Asia Minore, in Europa sud-orientale, nella penisola anatolica, nel Caucaso e nell’Asia meridionale fino in Burma e Tailandia.
In Italia è presente in Friuli-Venezia Giulia, nelle province di Udine e Trieste, ed in Veneto, nelle province di Belluno e Treviso.
Il corpo è più piccolo e più scarno di quello del lupo. Il mantello è superiormente grigio-giallastro-nerastro soffuso di fulvo (nei giovani grigio-bruno); inferiormente grigio-biancastro.
Muso stretto e appuntito, orecchi grandi e appuntiti, ochi giallo-bruni.
Zampe medio-lunghe. Coda medio-breve
Il maschio è più grande della femmina.
Abitudini prevalentemente crepuscolari-notturne.; specie perlopiù solitaria o in coppia. Vive soprattutto in aree aperte ma anche in boschi luminosi e presso gli abitati.
Alimentazione: piccoli mammiferi, uccelli terricoli e loro uova, insetti e altri invertebrati; carosce e resti abbandonati da altri animali, frutti e altre parti di vegetali.
Raggiunge la maturità sessuale nell'anno seguente alla nascita. Si accoppia sul finire dell'inverno. La gestazione dura 63 giorni. Il parto in marzo-aprile; 3-8 piccoli inetti, in tane sotterranee e in nicchie varie.
Versi: ululati, abbai, guaiti, ringhi, mugolii, scagni, ecc.
E' considerato progenitore di alcune razze canine.
Dopo gli anni '80, lo sciacallo dorato arriva in Austria e Italia passando per Ungheria, Croazia e Slovenia. Nel 1987 il primo sciacallo dorato viene abbattuto in Austria. Ciononostante, si è ora ambientato lungo le rive del Danubio nell'Alta Austria. In Italia lo si può trovare nelle provincie di Udine e di Trieste, così come in Veneto, Treviso e Belluno, dove un adulto fu abbattuto per la prima volta nel 1984. Nel 1992 un giovane sciacallo viene investito a Treviso; ciò indica una probabile riproduzione della specie in Italia. La prova della sua presenza più a nord si trova a Estonia.
A Brandenburg (Germania), un individuo fu ucciso, nel 1998, a più di 300 km di distanza dalla zona occupata in Europa centrale. In Svizzera è stato finora avvistato tre volte un sciacallo dorato, "catturato" in una trappola fotografica nelle Alpi Nord-Ovest, nell'inverno 2011/12 (immagine in basso), uno "catturato" in una trappola fotografica nella Surselva, Grigioni, nel dicembre 2015 e nel gennaio 2016, un giovane maschio sciacallo dorato è stato abbattuto inavvertitamente da un cacciatore nei Grigioni (Comunicato stampa dell'Ufficio per la caccia e la pesca dei Grigioni). La prova nelle Alpi Nord-Ovest, è la prova di Canis aureus più a ovest in Europa.
La Bulgaria ha la popolazione di sciacalli più grande d'Europa, che subì un forte incremento dai primi anni sessanta fino agli anni ottanta. Fattori contribuenti a questa crescita includono il rimpiazzamento di foreste naturali con fitti arbusti, un incremento di carogne provenienti da fattorie di selvaggina statali, una riduzione nel numero di lupi, e l'abbandono dell'avvelenamento. Nei primi anni novanta, fu calcolato che la Bulgaria contenesse fino a 5.000 esemplari di sciacallo. La popolazione incrementò ancora nel 1994, e sembra essersi stabilito.
In Grecia, lo sciacallo è il canide più raro, essendo estinto nelle zone centrali e occidentali e sopravvivendo solo in popolazioni isolate nel Peloponneso, Focide, Samo, la Penisola Calcidica e la Grecia nordorientale. Attualmente, la popolazione più grande si trova presso la Mesta. Benché sia classificato come una specie vulnerabile nella lista rossa IUCN greca, la specie non è stata formalmente dichiarata protetta.
Le popolazioni in Serbia sono in uno stato d'incremento sino dagli anni settanta, e si concentrano soprattutto nella Serbia nordorientale e la Sirmia inferiore. Sono particolarmente comuni presso Negotin e Bela Palanka, dove negli anni novanta furono abbattuti circa cinquecento esemplari. In Croazia, un indagine nel 2007 rivelò la presenza di 19 branchi nella parte nordoccidentale di Ravni Kotari e due esemplari su Puntadura. È una specie protetta in Slovenia, dove fu prima avvistata nel 1952. Nel 2005, una femmina vagabonda fu incidentalmente abbattuta presso Gornji Grad. Nel 2009, due branchi furono scoperti nelle paludi pressi Lubljana. In contrasto a questi incrementi, le popolazioni in Albania sono sull'orlo dell'estinzione, con i pochi esemplari rimasti concentrandosi in tre zone umide lungo l'Adriatico.
Lo sciacallo dorato scomparve in Ungheria negli anni cinquanta a causa di abbattimenti eccessivi e la distruzione del suo habitat, ma ritornò negli anni settanta, con la prima coppia scoperta presso il confine meridionale del Transdanubio, poi tra il Danubio e il Tibisco. Da quel periodo in poi, la popolazione di sciacallo in Ungheria è cresciuta anno in anno, con alcune stime indicando che superano di numero le volpi rosse. La colonizzazione dell'intero paese fu confermata nel 2007 con l'avvistamento d'un esemplare presso la frontiera con l'Austria.
Nel settembre del 2015, fu scoperto un esemplare morto su una strada presso Karup in Danimarca.
La sua presenza in Polonia fu confermata nel 2015 attraverso una necropsia d'un animale abbattuto incidentalmente nel nordovest e il fototrappolaggio di due esemplari vivi nella Polonia orientale.
Gli sciacalli dorati possono trasmettere malattie e parassiti dannosi per la salute umana; tra essi vi sono la rabbia e la leishmania di Donovan (che sebbene innocua per gli sciacalli può causare la leishmaniosi nell'uomo). Negli sciacalli del Tagikistan sud-occidentale è stata riscontrata la presenza di 16 specie di cestodi, nematodi ed acantocefali. Gli sciacalli infettati da D. medinensis possono infettare le fonti d'acqua con le uova e causare la dracunculiasi negli uomini che bevono queste acque. Gli sciacalli giocano anche un ruolo importante nella diffusione della cenurosi in ovini e bovini e del cimurro nel cane. Gli sciacalli del Serengeti possono trasmettere il parvovirus canino, l'herpesvirus canino, il coronavirus canino e l'adenovirus canino. Nel luglio del 2006 in uno sciacallo rumeno è stata riscontrata la presenza di Trichinella britovi. Gli sciacalli che si nutrono di pesci e molluschi possono essere affetti da metagominiasi, che è stata recentemente accertata in un esemplare maschio dell'Italia nord-orientale. In Tagikistan sugli sciacalli dorati sono state trovate almeno dodici specie di zecche (tra cui Ixodes, Rhipicephalus turanicus, R. leporis, R. rossicus, R. sanguineus, R. pumilio, R. schulzei, Hyalomma anatolicum, H. scupense e H. asiaticum), quattro specie di pulci (Pulex irritans, Xenopsylla nesokiae, Ctenocephalides canis e C. felis) e una specie di pidocchio (Trichodectes canis). In Italia nord-orientale questa specie è portatrice di una specie di zecca, Ixodes ricinus, e di Dermacentor reticulatus.
La Versione Autorizzata di Re Giacomo della Bibbia non menziona mai gli sciacalli, ma ciò potrebbe essere dovuto ad un errore di traduzione. Nei Libri di Isaia, Michea, Giobbe e Malachia vengono menzionate «bestie selvatiche» e «draghi» che gridano nelle case e nei palazzi disabitati. Le parole ebraiche originali sono rispettivamente lyim (urlatore) e tan. Secondo il biologo Michael Bright, tan è un termine che si riferisce più propriamente allo sciacallo che al drago, dato che la parola è utilizzata in tutta la Bibbia per descrivere un animale urlatore associato alla desolazione e alle abitazioni abbandonate; lo sciacallo dorato, infatti, ha un vasto repertorio vocale e l'abitudine occasionale di vivere in edifici abbandonati. Nel Libro di Geremia si fanno frequenti riferimenti agli sciacalli, usando la parola shu'al, che può significare sia sciacallo che volpe. Sebbene nelle traduzioni della Bibbia tale termine venga sempre tradotto con volpe, il comportamento descritto ricorda molto più quello dello sciacallo: nei Libri delle Lamentazioni e dei Salmi, ad esempio, si fa riferimento all'abitudine degli shu'al di nutrirsi dei morti sui campi di battaglia. Certi studiosi ipotizzano che, a causa della generale rarità ed elusività delle volpi in Israele, l'autore del Libro dei Giudici potrebbe aver descritto i più comuni sciacalli dorati quando racconta di come Sansone legò delle torce alle code di 300 volpi affinché distruggessero i vigneti dei Filistei.
Lo sciacallo dorato è molto frequente nel folklore e i testi sacri indiani, soprattutto nei Jataka e il Pañcatantra, dove è spesso ritratto in contesti di frode e inganno. Un detto popolare indiano descrive lo sciacallo come «il più furbo tra le bestie, il corvo tra gli uccelli e il barbiere tra gli uomini». Sentire l'ululato d'uno sciacallo o vederne uno attraversare una strada a sinistra prima d'un viaggio mattinale fu considerato un segno di buona sorte. Nell'induismo, lo sciacallo dorato viene raffigurato come il compagno di vari dei, soprattutto di Chamunda, la dea delle cremazioni. Un'altra divinità associata con gli sciacalli è Kali, che viene spesso raffigurato circondato da milioni di sciacalli. Secondo il Tantrasara, se offerto carne umana da un discepolo, Kali gli appare nella forma d'uno sciacallo. La dea Shivatudi viene talvolta raffigurata con la testa d'uno sciacallo. Nelle storie di Mowgli di Rudyard Kipling raccolti nel Libro della giungla, il personaggio Tabaqui viene raffigurato come uno sciacallo detestato dai lupi, a causa della sua cordialità falsa e la sua sottomissione a Shere Khan. È probabile che il suo nome deriva da tabáqi kutta, cioè "cane leccapiatti".
Degli sciacalli dorati parlanti compaiono in Sciacalli e arabi di Franz Kafka; nel racconto questi animali convincono un viaggiatore europeo a porre fine a una faida tra loro e il popolo arabo.
Sebbene presenti in Europa, gli sciacalli compaiono molto raramente nel folklore e nella letteratura di questo continente. Testimonianze raccolte nell'entroterra alto-adriatico indicano che tutte le persone che ebbero a che fare con questi animali (cacciatori, guardiacaccia e abitanti locali) scambiarono regolarmente volpi rosse affette da rogna sarcoptica (o volpi in un particolare periodo della muta) per sciacalli dorati. Quando invece veniva avvistato un vero sciacallo dorato, quest'ultimo era spesso scambiato per un lupo o un lupacchiotto. La presenza di questi animali è stata in seguito accertata sia con trappole fotografiche che con un accurato studio delle impronte, le quali hanno confermato le precedenti osservazioni. Questa erronea e controversa percezione dello sciacallo dorato potrebbe essere dovuta al fatto che questo animale non compare nel folklore italiano e sloveno e nemmeno nelle tradizioni venatorie di tali Paesi.
Gli sciacalli dorati possono essere molto nocivi per le attività umane; essi attaccano animali domestici come tacchini, agnelli, pecore, capre e, in un caso documentato, perfino un piccolo bufalo d'acqua domestico. Distruggono molti vigneti e mangiano cocomeri, meloni e noci. In Grecia, gli sciacalli non tendono ad attaccare il bestiame come i lupi e le volpi rosse, ma quando sono in gran numero possono divenire una seria minaccia per gli ovi-caprini . In Bulgaria meridionale, nel 1982-87 furono registrati 1053 attacchi ad ovi-caprini, soprattutto pecore e agnelli, oltre a varie uccisioni di cerbiatti nelle riserve di caccia. In Israele, circa l'1,5 – 1,9% dei vitelli che nascono sulle Alture del Golan muoiono a causa degli attacchi dei predatori, soprattutto sciacalli dorati. In entrambi i casi, si ritiene che l'elevato tasso di predazioni sia dovuto ad un incremento della popolazione degli sciacalli causato da una maggiore disponibilità di cibo fornita dalle discariche abusive. In queste aree sono anche state prese misure di prevenzione. Tuttavia, perfino senza di esse, in Bulgaria i danni provocati dagli sciacalli sono irrilevanti rispetto a quelli causati dai lupi. Gli sciacalli dorati sono estremamente dannosi anche per i roditori da pelliccia, come le nutrie e i topi muschiati. In molte aree dove vivono gli sciacalli le nutrie sono quasi completamente scomparse; durante l'inverno 1948-49, lungo l'Amu Darya, i topi muschiati costituivano il 12,3% dei contenuti fecali degli sciacalli e il 71% delle loro dimore andò distrutto a opera di questi Canidi (il 16% di esse congelò completamente e divenne inutilizzabile per i roditori). Gli sciacalli arrecano molti danni anche all'industria delle pellicce, divorando i topi muschiati presi in trappola e portando via le pelli stese fuori ad asciugare.
Durante l'epoca imperiale Britannica, i cacciatori sportivi in India e Iraq cacciarono gli sciacalli in groppa ai cavalli con l'assistenza di cani da caccia come sostituto alla caccia alla volpe dell'Inghilterra. Benché lo sciacallo non fosse considerato fisicamente bello come la volpe, fu stimato per la sua resistenza durante la corsa, con almeno un inseguimento che durò tre ore e mezzo. Il clima e il terreno indiano inoltre offriva sfide ai cacciatori di sciacalli non presenti in Inghilterra; i seguci indiani raramente erano della stessa qualità di quelli inglesi, e malgrado l'odore forte dello sciacallo, il terreno indiano non era favorevole nel ritenere gli odori. Gli sciacalli inoltre, al contrario delle volpi, furono documentati a fingere la morte, e di essere ferocemente protettivi dei loro compagni di branco. Gli sciacalli furono cacciati in tre modi: con i levrieri, i foxhound e con squadre di bracchi misti. La caccia allo sciacallo con i levrieri non fu considerato un vero sport, siccome questi cani erano troppo veloci per gli sciacalli, e bracchi misti erano difficili da tenere in controllo. I cacciatori Britannici categorizzavano gli sciacalli in tre tipi; lo spazzino urbano, ritenuto d'essere lento e così puzzolente da inorridire i cani; lo sciacallo del villaggio, più veloce e vigilie e meno puzzolente; e lo sciacallo di pianura aperta, che fu ritenuto d'essere il più veloce e sportivo.
Certe popolazioni indiane, come i koli e i vaghir di Gujarat e Rajasthan e i narikurava di Tamil Nadu, cacciano e mangiano gli sciacalli, ma la maggior parte di culture asiatiche meridionali considerano l'animale impuro. Il dharma proibisce la consumazione di sciacalli, siccome hanno cinque unghie. Nell'ex Unione Sovietica gli sciacalli non vengono catturati in gran numero e quando capita si tratta solitamente di esemplari rimasti in trappole destinate ad altri animali o abbattuti accidentalmente durante le battute di caccia. In Transcaucasia, gli sciacalli vengono catturati con grandi uncini da pesca collocati in pezzi di carne sospesi a 75 – 100 cm dal suolo con dei fili. L'unico modo che lo sciacallo ha di raggiungere la carne è quello di saltare: così facendo l'uncino penetra profondamente nel labbro o nella mascella.
In Russia e in altri Paesi dell'ex Unione Sovietica gli sciacalli dorati sono considerati animali da pelliccia, benché di scarsa qualità a causa del mantello rado, grossolano e di tinta uniforme. Gli sciacalli asiatici e del Vicino Oriente danno pellicce più grossolane, ma tale problema può essere risolto durante le fasi di lavorazione. Dal momento che i peli di sciacallo sono molto poveri di fibra, le pelli che se ne ricavano hanno un aspetto appiattito. Le pellicce più soffici provengono dall'Elburz, nell'Iran settentrionale. Gli sciacalli venivano cacciati in gran numero per la pelliccia soprattutto nel XIX secolo: negli anni ottanta del XIX secolo a Mervsk venivano uccisi ogni anno circa 200 sciacalli. Nella regione di Zakatal, in Transcaucasia, nel 1896 vennero catturati 300 sciacalli. Durante questo periodo in Russia vennero uccisi in tutto 10.000 sciacalli, le cui pelli finirono quasi tutte sui mercati di Nizhegorod. All'inizio degli anni trenta, in Unione Sovietica venivano conciate ogni anno 20 - 25.000 pelli di sciacallo, ma il numero di questi animali era così numeroso da poter sostenere la cattura di un numero triplo di esemplari. Prima del 1949 e agli inizi della Guerra Fredda, la maggior parte delle pelli venivano esportate negli Stati Uniti. Nonostante esistano variazioni geografiche, le pelli di sciacallo non vengono valutate secondo degli standard e sono utilizzate soprattutto per confezionare colletti, cappotti da donna e pellicce di poco prezzo.
È possibile che lo sciacallo dorato fosse addomesticato nella Turchia neolitica 11.000 anni fa, come dimostrato d'una scultura d'un uomo con uno sciacallo tra le braccia rinvenuto in Göbekli Tepe. Gli esploratori francesi del diciannovesimo secolo notarono che molti abitanti del Levante tenevano sciacalli in casa.
Gli sciacalli dorati sono presenti in quasi tutti gli zoo indiani; un indagine nel 2000 rivelò la presenza di 67 maschi, 72 femmine, e esemplari di sesso indetterminato. Al di fuori d'India, gli sciacalli dorati sono rari negli zoo occidentali, dove l'esteticamente più spettacolare sciacallo dalla gualdrappa è più comune.
La capacità dello sciacallo dorato d'incrociarsi con i cani è lungo attestato dai naturalisti. I calmucchi in particolare spesso incrociavano i loro cani con gli sciacalli, e fu una volta una pratica comune fra i pastori balcanici. Nel 1975 gli scienziati russi dell'Istituto di Ricerca Scientifica Likhachev per il Patrimonio Culturale e la Protezione Ambientale iniziarono un programma di riproduzione durante il quale vennero fatti incrociare degli sciacalli dorati con alcuni husky allo scopo di creare un ibrido dotato sia dello straordinario olfatto dello sciacallo che della resistenza al freddo dell'husky. In anni recenti, l'Aeroflot ha utilizzato dei particolari ibridi di sciacallo, noti come cani di Sulimov, per localizzare esplosivi difficilmente individuabili con le attrezzature meccaniche.
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