Il coccodrillo è un rettile. Appartiene alla famiglia dei Crocodilidi. Il coccodrillo così come lo conosciamo oggi ha fatto la sua comparsa sulla Terra nel Cretaceo, circa 95 milioni di anni fa. Da allora non ha subìto significative evoluzioni. Abita in zone paludose, lungo i litorali lacustri o di fiume. È diffuso in tutto il mondo: in Africa vive il coccodrillo del Nilo. In America del Sud, il coccodrillo dell’Orinoco. In Australia e nell’Asia sud-orientale, invece, il coccodrillo marino. Le sue dimensioni raggiungono i 6 e persino gli 8 metri. Può pesare anche una tonnellata. Ha un corpo allungato, zampe corte e robuste. È completamente ricoperto di scaglie, tanto dure da formare sul dorso una corazza.
La testa ha forma triangolare ed è dotata di occhi e narici sporgenti. Quando il coccodrillo nuota è quasi completamente immerso nell’acqua: solo occhi e narici restano in superficie, permettendogli di vedere e respirare. È uno degli animali più longevi: in media vive 70-80 anni, ma alcuni esemplari arrivano anche a 100 anni. Il coccodrillo è un grande nuotatore e trascorre molto tempo in acqua. Può comunque muoversi sulla terra ferma per lunghi tratti, strisciando sul ventre e sostenendosi sulle zampe robuste. Tende a vivere in gruppo ed è un predatore. Nelle prime fasi di vita si nutre di piccoli pesci e anfibi. Da adulto mangia anche grandi mammiferi. In genere divora la preda dopo averla annegata. Il coccodrillo raggiunge la maturità sessuale dopo i 7 anni. Il maschio attira la femmina con un richiamo sonoro e rilasciando un odore muschiato dalle ghiandole del collo e dell’intestino. L’accoppiamento avviene in acqua.
Il coccodrillo è un oviparo, cioè depone le uova. Dopo averle deposte, la femmina le lascia al caldo sotto cumuli di foglie o in buche scavate nella sabbia. Le uova si schiudono intorno ai 3 mesi, quando i piccoli rompono il guscio con i denti. Le cure parentali proseguono per più di un anno. In Oriente il coccodrillo rappresenta la morte: la figura che accompagna le anime nel regno dei morti, infatti, ha le sue sembianze. In America centrale, presso maya e aztechi, invece, la sua figura è legata all'inizio del mondo. Nell’antico Egitto il coccodrillo è considerato un animale sacro: incarna il dio Sobek, nemico del male e signore delle acque. Viene rappresentato come un uomo con la testa di coccodrillo. L’animale è venerato come simbolo di fertilità e spesso dopo la morte viene imbalsamato. Nel linguaggio comune, piangere lacrime di coccodrillo significa pentirsi di un evento dopo averlo provocato. Questo modo di dire deriva dal fatto che dopo avere mangiato, il coccodrillo ha una forte lacrimazione, come fosse pentito di avere ucciso e divorato la preda. Ma naturalmente non è così. La lacrimazione è semplicemente una reazione fisiologica durante la digestione.
Nel tempo si sono sviluppate numerose dicerie e leggende su questo animale. Una notissima è divenuta un modo di dire: "versare lacrime di coccodrillo", che si applica a chi, dopo averne combinata una, travolto dalle conseguenze inattese o più gravi del previsto, si pente di aver male operato. Tale modo di dire trae origine dall'abitudine dei coccodrilli femmina di trasportare le uova in caso di pericolo tenendole tra le proprie fauci, abitudine in passato erroneamente interpretata come prova del loro cannibalismo. Inoltre a contribuire alla nascita della leggenda è stata la naturale eiezione di lacrime che si produce in loro quando muovono le mascelle. Eiezione lacrimatoria che ha in realtà lo scopo di lubrificare la cosiddetta "terza palpebra" caratteristica del coccodrillo.
Perché i coccodrilli inghiottono pietre? Gli scienziati dopo aver trovato pietre nello stomaco di coccodrilli e alligatori, sono giunti alla conclusione che ciò li aiuta a frantumare il cibo. Poi le espellono tramite feci.
Un'altra leggenda è quella della presenza di coccodrilli nelle reti fognarie di grosse città statunitensi.
Dal deserto tunisino spunta il più grande coccodrillo marino mai scoperto. Battezzato dai ricercatori Machimosaurus rex e appena descritto nella rivista Cretaceous Research, l'enorme predatore preistorico poteva arrivare a quasi dieci metri di lunghezza e pesava tre tonnellate. Pur frammentari, i suoi resti fossili, ritrovati in uno strato roccioso risalente a 120 milioni di anni fa, hanno permesso di stabilire che si trattava dell'esponente più grosso di una stirpe di coccodrilli che trascorreva quasi tutta la vita in mare.
A guidare la ricerca - che ha avuto il sostegno della National Geographic Society, è un paleontologo italiano, Federico Fanti dell'Università di Bologna, che assieme ai suoi colleghi ha trovato un cranio e alcune altre ossa sparse del coccodrillo. “Si tratta di una nuova scoperta eccezionale, che arriva da una parte del pianeta ancora poco esplorata per quanto riguarda i fossili”, commenta il paleontologo Stephen Brusatte della University of Edinburgh, non coinvolto nel nuovo studio.
Occorrerà uno scheletro più completo per poter definire, con precisione, quanto era grosso Machimosaurus rex. Ma assumendo che questa nuova specie avesse proporzioni simili a quelle dei suoi parenti più stretti, Fanti stima che fosse lungo almeno 9,6 metri. Le sue dimensioni non raggiungevano quelle di alcuni tra i suoi più lontani parenti, che popolavano le acque dolci, ma per quanto riguarda i coccodrilli marini è il più grande che conosciamo.
Il più grande coccodrillo d’acqua dolce è Sarcosuchus imperator, vissuto 110 milioni di anni fa, che poteva raggiungere i 12 metri di lunghezza e pesava fino a otto tonnellate. Dai tempi in cui solcava le acque, insieme ad altri giganti come l’alligatore Deinosuchus, molte altre linee evolutive di coccodrilli si sono estinte; oggi tutti i coccodrilli marini sono strettamente imparentati.
I denti del carnivoro potrebbero darci un indizio sulla sua alimentazione in quegli antichi oceani. “Machimosaurus rex aveva denti forti, rotondeggianti e piuttosto corti”, spiega Fanti, “e un cranio enorme, che gli permetteva di mordere con una potenza sorprendente”. Tutte queste caratteristiche fanno pensare allo scienziato che il coccodrillo fosse un predatore generalista, che si nutriva di prede molto diverse, comprese grandi tartarughe marine.
“Probabilmente si trattava di un predatore che tendeva agguati, aggirandosi per le acque meno profonde a caccia di tartarughe e pesci, magari in attesa che qualche animale terrestre si avventurasse un po’ troppo vicino alla costa”, aggiunge Brusatte.
Dal punto di vista dei ricercatori, la peculiarità più significativa di M. rex non risiede nelle sue dimensioni, quanto nel periodo in cui è vissuto. Da tempo i paleontologi si chiedono se alla fine del Giurassico, 145 milioni di anni fa, si sia verificata o meno un’estinzione di massa. La famiglia che comprende il genere Machimosaurus, i teleosauridi, è tra quelle che sarebbero state spazzate via.
Aver trovato i resti di M. rex in rocce più recenti, risalenti al Cretaceo, suggerisce che se l’estinzione di massa c’è effettivamente stata non ha colpito tutti gli organismi che vivevano sul pianeta. “La nuova scoperta aggiunge un tassello alle evidenze, in aumento, che un gran numero di rettili marini sia riuscito a superare quel confine, sopravvivendo all’ipotetica estinzione di massa”, spiega Brusatte. Forse non si è trattato di un rapido sterminio della vita sulla Terra, quanto piuttosto di una lenta transizione.
“La nostra interpretazione”, commenta Fanti, “è che questo evento alla fine del Giurassico abbia sì avuto effetti a livello globale, ma che sia stato il susseguirsi di una complessa sequenza di crisi biologiche a livello locale, crisi che rimangono a oggi poco documentate”. Resta un mistero piuttosto consistente il perché i coccodrilli marini non abbiano poi prosperato nei periodi successivi: la famiglia di Machimosaurus rex è sopravvissuta più a lungo di quanto pensassimo, ma con un successo e una diffusione decisamente minori rispetto a quanto ottenuto durante il Giurassico. M. rex era decisamente un animale di dimensioni impressionanti, precisa Brusatte, “ma forse, al tempo, era già destinato a scomparire".
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