sabato 22 agosto 2015

IL MERCURIO



Il mercurio era già noto in tempi antichi in Cina e India; fu anche rinvenuto in tombe dell'Antico Egitto risalenti al 1500 a.C. In Cina, India e Tibet si riteneva che il mercurio prolungasse la vita, curasse le fratture e aiutasse a conservare la buona salute. Si narra che il primo imperatore della Cina, Qin Shi Huang Di, sia impazzito e quindi morto per l'ingestione di pillole di mercurio che nelle intenzioni avrebbero dovuto garantirgli vita eterna. Gli antichi greci e romani lo usavano negli unguenti e come cosmetico.

Per gli alchimisti, il mercurio era spesso visto come uno degli elementi primordiali che costituiscono la materia; la parola indù per "alchimia" è rasavatam che significa letteralmente "la via del mercurio"; si riteneva che cambiando il tipo e tenore di zolfo, il mercurio poteva essere trasformato in qualsiasi altro metallo, in special modo l'oro.

L'elemento prese il nome del dio romano Mercurio per via della sua scorrevolezza e mobilità. Dal termine hydrargyrum derivano idrargirismo, intossicazione cronica da mercurio e idrargirite, minerale più noto col nome di calomelano.

Il mercurio è un elemento raro nella crosta terrestre, presente in ragione di solo 0,08 ppm. Tuttavia, a causa di una sua relativa inerzia nel combinarsi con gli altri elementi chimici della crosta terrestre, i suoi minerali sono particolarmente ricchi, arrivando a contenere mercurio fino al 2,5% (persino i giacimenti più poveri hanno una concentrazione di mercurio dello 0,1%, 12 000 volte maggiore della concentrazione media). Ciò fa del mercurio uno dei metalli meno onerosi da purificare. È abbastanza certo che le ultime miniere di mercurio sfruttabili siano state scoperte in Algeria a metà degli anni settanta; da allora la produzione mondiale annua di mercurio è scesa da 9 000 tonnellate all'anno alle attuali 1 600 tonnellate all'anno.

Si trova raramente come metallo nativo e più spesso nel cinabro, nella corderite, nella livingstonite e in altri minerali. Il cinabro (chimicamente solfuro mercurico, HgS) è il più comune di essi. Il metallo è estratto per arrostimento del cinabro in aria e successiva condensazione dei vapori.

I maggiori produttori odierni sono la Spagna, il Kirghizistan, la Cina e il Tagikistan. Dalle miniere di Huancavelica, in Perù, sono state estratte nel corso di tre secoli oltre 100 000 tonnellate di metallo, sin dall'apertura delle miniere nel 1563. Il mercurio peruviano fu essenziale per la produzione dell'argento nelle colonie spagnole d'America. Vi sono indizi che miniere di cinabro erano attivamente sfruttate in Cina, in Asia Minore, in Perù già due o tre millenni fa.

Molte delle miniere che in Italia, Slovenia, Stati Uniti e Messico contribuivano alla maggior parte della produzione mondiale sono oggi esaurite o comunque non più coltivate in quanto antieconomiche. L'Italia, per esempio, con le miniere del Monte Amiata e alcuni giacimenti in Alta Versilia nella zona di Levigliani e Retignano (Toscana) (e fino al 1943 di Postumia) ha avuto fino agli anni cinquanta del secolo scorso un ruolo predominante nella produzione del mercurio. Oggi esiste un museo minerario ad Abbadia San Salvatore, paese dove avveniva in prevalenza l'estrazione del mercurio dal suo minerale (cinabro) mentre un altro museo minerario si trova a Santa Fiora. Il Museo delle Miniere di Mercurio del Monte Amiata a Santa Fiora, situato al piano terreno del Palazzo Sforza Cesarini, ripropone le vicende legate all'attività mineraria tra Ottocento e Novecento e fornisce ampia documentazione sulle tecniche di estrazione sin dai tempi più antichi, sugli strumenti usati e sui siti minerari dell'intera zona.

È appena più viscoso dell'acqua e pesantissimo, con peso specifico da 13,5584 a 15 ºC; è pochissimo comprimibile e presenta conducibilità termica ed elettrica molto basse per un metallo. Ha una solubilità molto piccola ma non del tutto trascurabile nell'acqua, che a 20 ºC ne discioglie ca. 0,02 mg/l, e una solubilità più elevata in alcuni solventi organici, come per esempio l'esano. A sua volta il mercurio discioglie la maggior parte dei comuni metalli, eccetto però il ferro e il nichel, formando gli amalgami. Dal punto di vista chimico il mercurio rientra tra i metalli nobili e viene attaccato solo dagli acidi ossidanti, come l'acido nitrico concentrato e l'acido solforico concentrato e caldo. L'ossigeno atmosferico a temperatura ambiente in pratica non attacca il mercurio, mentre a 300 ºC lo trasforma abbastanza rapidamente nell'ossido rosso HgO.




Il mercurio viene utilizzato nell'industria chimica e in quella farmaceutica per la preparazione di prodotti vari (vernici, insetticidi, disinfettanti, esplosivi, ecc.); nell'industria elettrotecnica ed elettrochimica per la costruzione di lampade a vapori di mercurio, raddrizzatori, interruttori, pile campione (pila Weston), elettrodi standard di riferimento; nel processo elettrochimico di fabbricazione del cloro e della soda caustica. In metallurgia è stata sfruttata la proprietà del mercurio di sciogliere altri metalli formando gli amalgami per l'estrazione dell'oro e dell'argento dai loro minerali. Altri usi di questo metallo sono la costruzione di apparecchi scientifici di vario genere come termometri, barometri, pompe per alto vuoto a diffusione di vapori di mercurio, ecc.

L'impiego terapeutico dei composti di mercurio risale a epoche antichissime. Nella medicina greca e romana erano largamente usati unguenti e pomate a base di mercurio contro le malattie della pelle. Per molti secoli il mercurio è stato l'unico rimedio di una certa efficacia contro la sifilide (per l'elevata sensibilità dei treponemi al mercurio), anche se le dosi richieste per combattere tale malattia provocavano molto spesso avvelenamenti gravissimi nel paziente. Il mercurio è infatti un potente veleno protoplasmatico: sotto forma di ione bivalente esso si fissa tenacemente sui gruppi sulfidrilici degli enzimi e delle proteine strutturali della cellula, determinando fenomeni di denaturazione e alterazioni morfologiche e funzionali diverse, secondo la sede di applicazione, la dose e il tipo di composto mercuriale. Gli elementi più sensibili all'azione del mercurio sono le cellule epiteliali, in particolare quelle della mucosa orale, faringea e gastrica, l'epitelio dei tubuli renali, gli epatociti e gli elementi epiteliali della cute. La combinazione del mercurio con le proteine protoplasmatiche è difficilmente reversibile e ha pertanto significato essenzialmente tossicologico, anche se talora può essere sfruttata a fini terapeutici. In complesso, le attività farmacologiche del mercurio e dei suoi derivati organici e inorganici si possono così riassumere: azione disinfettante e antiparassitaria locale, ottenuta mediante numerosi mercuriali organici e inorganici, alcuni dei quali (per esempio mercurocromo) sono poco tossici per gli organismi superiori; la sua attività antimicrobica si riduce però al contatto con qualsiasi materiale proteico; azioni antiluetica, purgativa, diuretica che favorirono in passato l'uso difarmaci mercuriali nonostante la loro tossicità. Ormai il mercurio ha perduto quasi tutta la sua importanza terapeutica; per contro esso va acquistando crescente interesse dal punto di vista tossicologico. Gli avvelenamenti acuti con mercuriali, che avevano un tempo quasi sempre origine iatrogena, oggi sono generalmente accidentali o suicidiari. L'ingestione di 0,5 g di mercurio ha, nella maggior parte dei casi, conseguenze mortali. La tossicità dei derivati organici è dalle tre alle cinque volte inferiore rispetto a quella del metallo. Introdotto per bocca, il mercurio provoca massive lesioni a carico del cavo orale, del faringe e della mucosa dello stomaco, a cui si accompagnano vomito, emorragie, dolori addominali violenti, collasso e la morte per peritonite acuta conseguente alla perforazione gastrica o intestinale. Se il decorso dell'avvelenamento non ha carattere fulminante, alle manifestazioni gastro-enteriche si sovrappongono disturbi neurologici e sintomi di insufficienza renale, con conseguenze quasi sempre letali. L'intossicazione cronica con mercurio è una malattia professionale, nota come idrargirismo, a cui sono esposti gli operai addetti alla lavorazione del metallo, i minatori, gli addetti alla lavorazione delle pelli o alla fabbricazione di termometri, di apparecchiature elettriche, di specchi, ecc. I rischi dell'esposizione sono accentuati dall'elevata volatilità del mercurio metallico e dalla sua tendenza a penetrare nell'organismo anche attraverso la cute integra. L'avvelenamento mercuriale cronico si manifesta con sintomi caratteristici: stomatite, salivazione abbondante, comparsa di un orlo nerastro sul margine delle gengive, disturbi visivi. Compaiono in seguito alterazioni della funzionalità renale, anemia, deperimento, disturbi digestivi, tremori tipici delle labbra, della lingua e degli arti superiori, disturbi psichici. Inoltre è stata segnalata con crescente frequenza l'intossicazione mercuriale cronica di origine alimentare, correlata con l'inquinamento delle acque da parte del metallo e di un suo derivato organico, il metilmercurio. Il mercurio degli scarichi industriali, una volta immesso nelle acque dei mari, dei fiumi o dei laghi, si deposita sui fondali, dove viene concentrato nei tessuti di piccoli organismi, nelle alghe, nei batteri, ecc., fino a 200-300 mila volte. Alcune specie dei suddetti organismi hanno la proprietà di trasformare il mercurio metallico in metilmercurio, il quale attraverso la catena alimentare passa nei tessuti dei pesci di cui si nutre l'uomo, raggiungendo concentrazioni che possono produrre gravissimi avvelenamenti. È stato osservato che l'intossicazione mercuriale cronica di origine alimentare (oggi detta anche “malattia di Minamata”, dalla località giapponese dove fu studiata) può provocare anche gravi alterazioni a carico del patrimonio genetico dell'individuo, ed essere responsabile di malformazioni congenite nei nati da genitori clinicamente sani, apparentemente non colpiti dalla intossicazione. Il fenomeno dell'inquinamento marino con metilmercurio ha acquistato rilevanza mondiale, dato che in molte parti del globo vengono segnalati valori talora vicini ai livelli di guardia. Come soglia di rischio per i pesci d'acqua dolce si considera una presenza di 0,05 µ/l; per quelli di mare 0,1 µ/l. Secondo la legge italiana il livello massimo di mercurio ammissibile nelle acque dolci superficiali da utilizzare per la produzione di acqua potabile è di 0,0005 mg/l; la concentrazione massima nei molluschi destinati all'alimentazione è di 0,7 ppm. L'immissione nell'atmosfera di vapori di mercurio, o di rifiuti che lo contengono, contribuisce ad aumentarne la concentrazione, il cui livello naturale è di meno di 0,1 µ/m3. Il contenuto di mercurio nel carbone (1 ppm), può essere una fonte non trascurabile di inquinamento. Tutti i rifiuti che contengono mercurio sono considerati tossici e nocivi.



La cronaca riporta regolarmente in auge la questione delle otturazioni dentarie, composte di numerosi elementi chimici, come l’argento, lo stagno, il rame, lo zinco, il palladio (e non il piombo come si è sempre creduto) e infine il mercurio. Questo viene impiegato per l’indurimento della pasta che sanerà il dente cariato e, vista la nota tossicità dell’elemento, il suo uso è stato soggetto a numerose critiche da parte dell’opinione pubblica. Sebbene l’Organizzazione Mondiale di Sanità abbia definito la tossicità dell’elemento chimico mercurio, ad oggi non ci sono prove scientifiche attestanti che le amalgame usate in odontoiatria siano pericolose. Il motivo? I medici affermano che Il mercurio delle amalgame si presenta in forma “stabile”, termine che in chimica indica che l’elemento incriminato è reso atossico: sebbene ci sia ancora qualche dubbio in materia, l’OMS non si è pronunciata in merito ad un divieto nell’utilizzo del mercurio in questi casi.

È curioso però osservare come in generale la comunità scientifica internazionale smentisca le voci che assicurano gravissimi danni alla salute a causa delle amalgame dentarie, mentre naturopati ed  esperti in omeopatia siano in allarme da anni. Ad ogni modo, solo le persone il cui lavoro implica il contatto con il mercurio dovrebbero preoccuparsi: solo dosi massicce di questo elemento sono davvero nocive per la salute, se non addirittura fatali (dai 100 ai 500mg/die).



LEGGI ANCHE : http://marzurro.blogspot.it/2015/08/pesce-tossico.html




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