Il beluga, nome scientifico Delphinapterus leucas è un cetaceo odontoceta della famiglia Monodontidae che vive nell'artico e nelle acque subartiche lungo le coste del Canada, dell'Alaska, della Groenlandia, della Norvegia e dell'Unione Sovietica così come alla foce del fiume San Lorenzo (la più grande via fluviale del mondo che attraversa il Québec e il principale emissario dei Grandi Laghi, la più vasta estensione d’acqua dolce del mondo).
Il beluga, detto anche delfino bianco, non supera i 4 metri di lunghezza. Il suo corpo, grigio scuro alla nascita, si schiarisce con l'età: a circa 5 anni appare completamente bianco e pesa dai 220 ai 670 chilogrammi. Possiede pochi denti, una fronte bombata e un muso corto, senza becco. Questo mammifero emette suoni curiosi, delle grida che ricordano molto il canto del chiurlo, tanto che viene soprannominato "canarino di mare". E' socievole e di solito vive in gruppi formati da circa 15 individui. Si nutre di tutto ciò che trova sul fondo del mare: pesci, molluschi, vermi, granchi, ecc. I suoi spostamenti risultano condizionati soprattutto dal movimento dei ghiacci. Questo delfino viene cacciato per la carne e per la pelle che dà un cuoio molto resistente. E' diffuso nei mari polari artici.
Il nome deriva dal Russo e significa “bianco”, con questo nome si identifica un grande cetaceo bianco che deriva da un genere, la Denebola brachycephala, ormai estinto e vissuto in epoca Miocenea.
Le femmine di Beluga, raggiunta la maturità sessuale, partoriscono nel periodo primaverile i cuccioli che alla nascita si presentano privi di pinne dorsali e una colorazione scura che via via si schiarisce con l’età adulta fino a divenire bianca.
Il corpo si presenta massiccio, simile al narvalo, ma con una mobilità del collo e del capo maggiori. Ha una fronte bombata e un muso tozzo completo di pochi denti.
Il Beluga, nonostante il discreto numero di esemplari presenti, sembra rientrare fra i cetacei a rischio di estinzione, principalmente a causa della caccia a volte a scopi alimentari. Solo durante l’inverno, quando abbandona la costa ormai compatta distesa di ghiaccio, il Beluga si allontana dal pericolo rappresentato dall’uomo. Ma al largo diventa facile preda dei suoi nemici naturali, il tricheco, l’orca e l’orso polare.
I beluga non hanno la pinna dorsale, caratteristica indicata anche dal nome del genere: "apterus" in greco significa infatti senza ali. La perdita della pinna dorsale potrebbe essere un adattamento alla vita sotto i ghiacci, o forse un modo per conservare calore. Come in altri cetacei, la ghiandola tiroidea è particolarmente grande se comparata con quella dei mammiferi terrestri (proporzionalmente è grande tre volte quella del cavallo) e serve a sostenere il metabolismo accelerato durante la stagione estiva trascorsa agli estuari dei fiumi.
Il corpo rotondo, soprattutto quando ben nutrito, si assottiglia verso la coda. La pinna caudale continua a crescere, incurvandosi man mano che l'animale invecchia. Le pinne pettorali sono ampie e corte e hanno una forma quasi quadrata.
A differenza di altre balene, sono anche capaci di nuotare all'indietro.
I maschi raggiungono la maturità sessuale tra i quattro e i sette anni, mentre le femmine tra i sei e i nove anni. I beluga possono vivere anche 50 anni.
Le femmine partoriscono ogni 3 anni, da febbraio a maggio, ma alcuni parti avvengono anche in altri periodi dell'anno. Non è chiaro se il beluga adotti una strategia riproduttiva di diapausa embrionale. La gestazione dura da dodici a quattordici mesi e mezzo. Le nascite avvengono in un periodo che varia da luogo a luogo. Nell'artico canadese i piccoli nascono tra marzo e settembre, nella Baia di Hudson il picco delle nascite si verifica alla fine di giugno, mentre nel mare del Labrador tra la fine di luglio e i primi di agosto.
I nuovi nati sono lunghi circa 1,5 metri, pesano 80 chili e sono grigi. I piccoli rimangono dipendenti dalla madre per almeno due anni.
Col sopraggiungere della primavera i beluga si spostano in insenature poco profonde come baie ed estuari dei fiumi, dove trascorreranno l'estate. Questi siti sono discontinui. Una madre solitamente ritorna nello stesso luogo anno dopo anno. Non appena le zone estive cominciano a ricoprirsi di ghiaccio col sopraggiungere dell'autunno, i beluga si spostano in cerca di luoghi più adatti dove trascorrere l'inverno. La maggior parte di essi viaggia in direzione dello spostamento del pack, mantenendosi sul suo bordo durante l'inverno. Altri invece restano sotto il pack, sopravvivendo grazie a spaccature nel ghiaccio dalle quali emergere per respirare. I beluga sono anche in grado di trovare sacche d'aria intrappolate sotto il ghiaccio. La capacità di questi animali di trovare piccoli spazi liberi dal ghiaccio in mezzo al denso e spesso pack che può arrivare a coprire anche il 96% della superficie resta un mistero per gli scienziati. È stato suggerito che i beluga si servano dell'ecolocalizzazione, strumento adatto alla vita sotto i ghiacci, per trovare le crepe nel pack necessarie per respirare.
Nel 1849, durante i lavori di costruzione della prima ferrovia attraverso Rutland e Burlington nel Vermont, gli operai portarono alla luce i resti di un misterioso animale nella città di Charlotte. Sepolto sotto uno strato spesso tre metri di argilla blu, queste ossa erano diverse da quelle di qualsiasi altro animale fino ad allora scoperto nel Vermont. Gli esperti le identificarono come appartenenti ad un beluga. Poiché Charlotte si trova a più di 241 km dal più vicino oceano, i naturalisti dell'epoca non riuscirono a spiegare come le ossa di un mammifero marino fossero finite nella campagna del Vermont. Oggi, questo fossile è d'aiuto nello studio della geologia della zona del Lago Champlain, oltre ad essere il fossile ufficiale dello Stato del Vermont (facendo così di questo stato l'unico ad avere il fossile ufficiale di un animale ancora esistente).
Il 9 giugno 2006 la carcassa di un giovane beluga fu rinvenuta nel fiume Tanana, vicino a Fairbanks in Alaska, a circa 1700 chilometri dal più vicino sito di beluga conosciuto. I beluga talvolta seguono gli spostamenti dei pesci, e ciò ha portato il biologo dell'Alaska Tom Seaton a ipotizzare che l'animale avesse seguito i salmoni lungo il fiume l'autunno precedente.
I beluga sono stati tra le prime specie di cetacei ad essere allevati in cattività. Il primo esemplare fu mostrato al Barnum's Museum a New York nel 1861. Al giorno d'oggi resta una delle poche specie di cetacei ad essere esibita in acquari e parchi acquatici di Nord America, Europa e Asia. È diventato popolare soprattutto per il colore e per la grande varietà di espressioni facciali che questo animale riesce a riprodurre. A differenza di altri cetacei che presentano un "sorriso" piuttosto statico, il beluga, grazie alle vertebre cervicali mobili, riesce ad ottenere una grande diversità di espressioni. La maggior parte dei beluga degli acquari sono catturati in natura, anche se i programmi di riproduzione in cattività ottengono un certo successo.
Sia la marina militare degli Stati Uniti, sia la marina militare russa hanno usato i beluga nelle operazioni di sminamento nei mari artici. C'è stato un caso in cui un beluga in cattività ha aiutato un sub in difficoltà mentre stava eseguendo un'immersione nella sua piscina, riportandolo in superficie e, probabilmente, salvandogli la vita.
A causa dei grandi raggruppamenti di beluga agli estuari dei fiumi, l'inquinamento delle acque rappresenta una grave minaccia. È stato registrato un incremento di casi di tumore a causa dell'inquinamento del fiume San Lorenzo. Le carcasse di beluga contengono così tanti agenti inquinanti che in alcuni paesi sono trattati come rifiuti tossici. Sono state riscontrate anche patologie riproduttive. Sono inoltre stati riscontrati livelli di PCB compresi tra 240 e 800 ppm, con una più alta incidenza nei maschi. Gli effetti a lungo termine dell'inquinamento sono sconosciuti.
Il disturbo causato dall'attività umana rappresenta un'ulteriore minaccia. Mentre alcune popolazioni tollerano le piccole imbarcazioni, altre cercano di evitare attivamente le barche. Il Whale watching è diventata un'attività popolare nelle aree del San Lorenzo e del fiume Churchill.
A causa delle sue prevedibili rotte migratorie e dell'alta concentrazione di esemplari, i beluga sono stati cacciati dalle popolazioni artiche per secoli. In alcune aree la caccia continua e si crede che sia sostenibile. Tuttavia, in talune zone come la Baia di Ungava e la Groenlandia, la caccia indiscriminata hanno lasciato queste popolazioni in grave pericolo. La caccia da parte degli indigeni continua in queste aree, e alcune popolazioni continuano a diminuire. Si è aperta una fase di dialogo tra le popolazioni inuit e gli organi governativi per cercare di far tornare la caccia ai beluga entro i livelli di sostenibilità.
Il papillomavirus è stato trovato all'interno dello stomaco dei beluga del San Lorenzo, così come l'herpesvirus. Sono stati osservati casi di encefalite e il protozoo Sarcocystis può infettare questi animali. Alcuni ciliati sono stati rinvenuti nello sfiatatoio, sebbene non si siano dimostrati pericolosi.
Il batterio Erysipelothrix rhusiopathiae, derivante da pesce contaminato, può essere pericoloso per gli esemplari in cattività, provocando anoressia e lesioni cutanee, e può portare alla morte se non diagnosticato per tempo e curato con antibiotici.
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