sabato 8 agosto 2015

LA BALBUZIE



La balbuzie era presente nelle popolazioni primitive e successivamente anche nella Bibbia perché ne soffriva Mosè:
"Io sono incirconciso nelle labbra"(Esodo V e VI).
Plutarco nell'opera "Vite parallele"ci riferisce di Demostene ad Atene e di Cicerone a Roma dove balbettavano anche Cesare e l'imperatore Calvino Balbino.
Nella città di Venezia era famosa la famiglia patrizia dei Balbi (balbuzienti da secoli).
Altri personaggi noti balbuzienti erano: il matematico Tartaglia,il Re Luigi XIII, Aristotele filosofo greco, il poeta Alessandro Manzoni che si definisce come un balbettante in casa e silenzioso in pubblico, Winston Churchill primo ministro inglese, Giorgio VI re d'Inghilterra, Marilyn Monroe attrice ecc...

Dalla maggior parte delle persone, la balbuzie viene erroneamente considerata soltanto come un disturbo del linguaggio che compromette la capacità comunicativa di chi ne è affetto. Questa definizione dev'essere rivista, poiché minimizza il disturbo: le persone balbuzienti, e gli esperti in materia, ad esempio, non considerano certo la balbuzie come un semplice disordine della parola, ma come un problema ben più profondo, che delinea un insieme di disordini verbali, comunicativi e comportamentali. La balbuzie riflette quindi una condizione estremamente complessa ed eterogenea, in cui la mera difficoltà espressiva dev'essere intesa come la punta dell'iceberg: il problema reale sta al di sotto e non si vede. Il danno verbale provocato dalla balbuzie (punta dell'iceberg) si riflette negativamente anche nel comportamento; la scarsissima autostima di chi ne è affetto, e il disagio provocato dalla condizione, conduce ad una permanente sensazione di inadeguatezza nei confronti delle persone “sane, sfociando, inevitabilmente, nella vergogna di sé (corpo dell'iceberg).
È bene precisare che balbuzie non è sinonimo di scarsa intelligenza o di pseudo ritardo mentale, nonostante molte persone “sane” ne siano erroneamente convinte.

Il linguaggio dei balbuzienti non appare fluido, bensì interrotto dalla ripetizione, continua o intermittente, di vocaboli, sillabe, suoni o, addirittura, frasi intere alternante a pause silenti, in cui la persona affetta non è in grado di produrre alcun suono. Il linguaggio frastagliato (come lo definiscono i balbuzienti, consapevoli della malattia), intercalato da pause continue, viene chiamato, in termini medici, disfluenza verbale.
La difficoltà del linguaggio dei balbuzienti (dunque i vocaboli ripetuti, alternati a pause anche piuttosto lunghe) è evidenziata ancor più sia dall'esitazione ad iniziare un discorso, sia dal prolungamento, in genere, delle vocali: spesse volte, le disfluenze verbali inducono i balbuzienti a riformulare la frase stessa, cercando di trovare parole più semplici da dire.
Il disturbo della balbuzie viene spesso accompagnato da errori nella respirazione: i muscoli respiratori possono subire spasmi clonici, tonici o tonico-clonici, i maggiori responsabili del blocco verbale, della ripetizione del vocabolo e del movimento convulsivo che spesse volte accompagna la balbuzie.

Sono stati condotti molti studi sulla balbuzie, fenomeno assai complesso ed eterogeneo, che si manifesta in varie forme in base all'età e al sesso.
Si stima che all'incirca l'1% della popolazione adulta sia affetta da balbuzie, di cui l'80% è rappresentato da uomini.
Complessivamente, si calcola che il 5% della popolazione globale possa essere affetto dal qualche forma di balbuzie.
Il 2.5% degli infanti al di sotto dei cinque anni presenta difficoltà del linguaggio.
Il 20% dei bambini affetti da balbuzie primaria tende a presentare difficoltà nella fluidità del linguaggio anche in età adulta.
Le femmine presentano una particolare predisposizione a guarire più velocemente e definitivamente dalla balbuzie rispetto ai maschi.
Si stima che il recupero del linguaggio, dunque la completa padronanza di esprimersi correttamente, senza alcun intervento rieducativo logopedico, avvenga intorno ai 6 anni d'età nel 70% (o più) dei casi: a tal proposito, prima dei 5 anni è inappropriato parlare di balbuzie vera e propria. Più correttamente, i disturbi del linguaggio prima dei 5 anni sono chiamati solamente “disfluenze”.



La balbuzie può essere primaria o secondaria, in base al momento d'insorgenza ed in funzione delle caratteristiche del disturbo:
Balbuzie primaria, detta anche pseudo balbuzie o balbuzie di rodaggio insorge nell'infanzia in un numero elevatissimo di bambini (si stima che oltre il 30% degli infanti di quest'età ne sia affetto). Questa forma di balbuzie è assolutamente reversibile ed in genere scompare in maniera del tutto spontanea, senza dover ricorrere a logopedisti o a riabilitazione del linguaggio. In questa manifestazione verbale, i genitori e le altre persone dovrebbero fare ben attenzione a non correggere mai il bambino durante il suo discorso: il piccolo balbuziente non dovrebbe essere  aiutato dall'adulto nel completamento della frase, poiché il bambino deve capire da solo il suo problema. Ovviamente, anche le “prese in giro” e i giudizi negativi sul linguaggio devono essere banditi, essendo questi i fattori predisponenti principali per la balbuzie vera. La pseudo balbuzie interessa, in particolare, i maschi.
Balbuzie secondaria, detta anche balbuzie vera: si manifesta, generalmente, durante l'infanzia e la pubertà, tra i 6 ed i 14 anni: la probabilità che la balbuzie vera insorga in età adulta è piuttosto bassa (indice d'incidenza 0.8-1.5%). Il più delle volte, la causa d'insorgenza della disfluenza verbale risiede in ansie, paure, conflitti e traumi psicologici subiti in tenera età: l'organismo del soggetto colpito si oppone, e la ribellione si riflette nella difficoltà del linguaggio. Non è raro che il malato di balbuzie vera presenti anche tic, modulazioni dell'umore, carattere irrequieto e discinesie (disordine del movimento), dovuti soprattutto alla notevole sensazione di disagio percepita o nel momento del colloquio con gli altri. Quando il balbuziente è consapevole di dover colloquiare con un'altra persona, viene spesso assalito dall'ansia di parlare, dal timore di sbagliare, di fare “brutta figura”, di essere giudicato. La risposta inevitabile dell'organismo è lo stress: i muscoli che avvolgono le corde vocali tendono ad irrigidirsi, dunque la balbuzie diviene ancora più marcata in alcune condizioni.
In entrambe le sottocategorie di balbuzie, è bene puntualizzare che il soggetto affetto non ha problemi a convertire il pensiero in parola: la disfluenza verbale dev'essere ricondotta solamente nella scarsa capacità di una fluida formulazione del discorso, che non dipende certo da un  deficit mentale.
La paura di essere giudicati, il timore di non essere all'altezza delle situazioni, la forte sensazione di inadeguatezza ed imbarazzo in qualsivoglia situazione, la vergogna di non riuscire a parlare in modo fluido e scorrevole, non rappresentano i fattori predisponenti al disturbo, piuttosto devono essere intesi come elementi che ne conseguono; nonostante quanto detto, l'insieme di questi fattori potrebbe comunque fomentare la balbuzie, pur non rappresentandone la causa principale.

Sono interessati i muscoli fonatori,respiratori ed articolatori con movimenti irregolari ed involontari.
E' anche definita come "un'anomalìa del normale fluire e della cadenza dell'eloquio caratterizzata dalle seguenti manifestazioni:
ripetizioni di suoni o sillabe;
prolungamenti di suoni;
interruzioni di parole;
blocchi udibili o silenti;
circonlocuzioni(sostituzione di parole);
parole emesse con eccessiva tensione fisica.

La foniatra francese Suzanne Borrel afferma che nel balbuziente c'è sempre una componente psicologica caratterizzata da fragilità emotiva nella relazione sociale (teoria psicologica).
Infatti come afferma il neuropsichiatra infantile J. De Ajurriaguerra pochi balbettano quando parlano da soli,si rivolgono ad animali,recitano,cantano,mentre il disturbo aumenta di fronte a persone importanti.
Per quanto riguarda l'ereditarietà un recente studio dell'Università di Amburgo e Gottingen ha dimostrato che è presente un difetto di attivazione delle aree del linguaggio situate nell'emisfero cerebrale sinistro.
Nel balbuziente c'è un coinvolgimento anche dell'emisfero destro che va a sopperire la carenza funzionale dell'altro.
Le attuali linee della neuropsicologia descrivono un modello gerarchico delle aree cerebrali che distingue un emisfero sinistro dominante ed un emisfero destro minore nella funzione linguistica.
A seconda del compito da affrontare si ipotizza una temporanea dominanza dell'emisfero competente.
La specializzazione funzionale vede l'emisfero sinistro con attitudini nella elaborazione del linguaggio,mentre il destro manifesta specifiche competenze nell'elaborazione dei dati, nell'attività onirica e nella percezione delle emozioni.
L'emisfero destro elabora informazioni sintetizzandole secondo una modalità globalista-simultanea ed il linguaggio che ne deriva domina l'immaginazione,la fantasia,la creatività e l'intuizione.
L'emisfero sinistro,quello della parola articolata lavora invece con un approccio analitico.
Nella prospettiva moderna della specializzazione interemisferica,l'emisfero sinistro è competente nella comprensione e produzione del linguaggio.
Secondo la teoria di Broca dimostrata con indagini strumentali,l'area del lobo frontale di sinistra è la sede del linguaggio articolato (area di Broca).
I neurofisiologi tra cui il premio nobel R. Sperry hanno individuato ulteriori differenziazioni specifiche.
Oltre all'area di Broca,l'altra area situata nel lobo temporale e sviluppata anch'essa nell'emisfero sinistro,assume compiti di tipo associativo che facilitano la comprensione del linguaggio parlato (area di Wernicke).
In conclusione viene confermato il ruolo determinante dell'emisfero cerebrale sinistro con le aree precedentemente descritte e le specificità neuronali come protagoniste della produzione del linguaggio parlato.
Quindi la teoria organicistica della dominanza emisferica rientra nella insufficienza funzionale dell'area sinistra e nella dominanza dell'area destra.
Altre teorie organicistiche sono:
delle alterazioni motorie;
della predominanza dell'ortosimpatico;
di Karlin(ritardata mielinizzazione del s.n.c);
Le teorie psicogenetiche evidenziano cause ambientali,emotive,traumatiche che determinano l'insorgenza del disturbo e lo espongono a continue frustrazioni.
In particolare citiamo la teoria del conflitto appreso,la teoria psicoanalitica e delle difficoltà psico-sociologiche(Froeschels-Hoepfner).
Sigmund Freud scrive"Quando l'inconscio richiama al conscio le gratificazioni dell'infanzia il soggetto,libero da gravami interiori,si esprime a livelli prossimi alla normalità.L'opposto accade quando il conscio riceve dall'inconscio memorie infantili frustranti, capaci di sconvolgerne il livello d'equilibrio intimo.La parola,piuttosto che divenire veicolo del suo turbamento si blocca e il pensiero resta in bilico tra mente e psiche.
Poiché questi mutamenti dell'animo umano sono frequenti,mutevole è la frequenza dell'alternativa:oscillazione tra la parola piena ed il blocco fonoemotivo".
La teoria foniatrica specifica può essere:
del feed-back udito/parola;
della difficoltà articolatoria(di Gutzman e Kussmaul);
dei disturbi respiratori.
Questa teoria è riconducibile a problemi strutturali dell'apparato pneumo-fono-articolatorio.
La teoria linguistica sostenuta dalla filosofia del linguaggio valuta invece le incertezze
terminologiche,grammaticali e sintattiche che costringono il soggetto alla sostituzione di parole difficili con altre più semplici(insufficienza linguistica di Tarneaud-Pichon).
Secondo Gerald Maguire, professore dell'Università della California a causare la balbuzie potrebbe essere uno squilibrio chimico nelle zone cerebrali,in riferimento ad un neurotrasmettitore cerebrale.
In definitiva le ipotesi sono molteplici ma tutte comunque riconducibili a quanto esposto.
La maggior incidenza dei casi di balbuzie riguarda il sesso maschile con un rapporto di 3 a 1 rispetto al sesso femminile.
Infatti uno studio del Dr. Peter Fox avvalora la tesi della base genetica affermando che il disturbo è legato al cromosoma X anche se il meccanismo della trasmissione è ancora sconosciuto.
Nella balbuzie ci sono molteplici variabili che concorrono a manifestare il quadro clinico.
Il coinvolgimento della sfera comportamentale è determinante.
Secondo l'approccio cognitivo comportamentale essa è una risposta appresa in una situazione di ansia così da innescare sovente meccanismi di evitamento continuo.
Si genera quindi una vera e propria fobia di parlare e per quanto si desideri adottare un rigido controllo che spinge le parole a venir fuori dalla bocca, non si riesce e si manifestano tics nervosi con forte tensione emotiva ed ansia ingravescente .
Il ripetersi dell'evento rafforza il feed-back negativo per cui il soggetto si sente come intrappolato in un controllo che gli sfugge costantemente.
I modelli comunicativi anomali portano il balbuziente ad evitare lo sguardo dell'interlocutore,a ricorrere sovente alla sostituzione del vocabolo durante l'eloquio,all'utilizzo degli intercalari:cioe',dunque,infatti;ad acquisire una respirazione anomala,ad alterare il tono della voce ed il ritmo della parola.
Alcuni studiosi descrivono 4 fasi nell'episodio di balbuzie:
fase di pre-balbuzie in cui il soggetto anticipa l'evento temuto dal punto di vista cognitivo;
fase di balbuzie in cui si realizza l'episodio di balbuzie;
fase di risoluzione in cui il soggetto dopo aver parlato va incontro ad un calo di tensione;
fase di post-balbuzie caratterizzata da frustrazione e senso di vergogna.
Questa condizione,porta un basso livello di autostima in relazione alla frustrazione che si vive quotidianamente nelle relazioni sociali.

I sintomi evidenti della balbuzie a volte fanno giungere a delle conclusioni sbagliate. Per esempio, il nervosismo e il ritmo rapido dell’eloquio spesso riscontrabili nei bambini che balbettano non sono la causa della loro balbuzie. Sono piuttosto un sintomo del tentativo di affrontarla. Di conseguenza, i consigli “stai tranquillo” o “rallenta” possono talvolta rispondere ai sintomi funzionali del parlare, ma non colpiscono la balbuzie in sé. In altre parole, il nervosismo e il ritmo rapido dell’eloquio sono il risultato della paura di balbettare e della vergogna.
Le teorie attuali parlano di una complicata interazione tra lo sviluppo del linguaggio dei bambini e le loro capacità motorie di produzione del linguaggio, combinati con le molteplici influenze della personalità e dell’ambiente comunicativo e sociale del bambino. In altre parole, la balbuzie non ha una singola causa, quindi spiegazioni semplici come “sta parlando troppo veloce” o “è nervoso” non spiegano adeguatamente questo complicato disturbo. Ricerche recenti su vari fronti sostengono l´idea della balbuzie come un disturbo multifattoriale.
Studi sulle neuroimmagini, risultato dell’esame PET (tomografia ad emissione di positroni) o RMN funzionale (risonanza magnetica nucleare) per esaminare balbuzienti adulti, hanno mostrato diversi modelli di attivazione cerebrale quando balbettano, con una maggiore attivazione delle aree dell’emisfero destro e diversi modelli di uso dell’emisfero sinistro, nonché delle strutture subcorticali e cerebrali.



Molte persone che balbettano dimostrano difficoltà in vari parametri di decodificazione uditiva, coordinazione motoria, e in alcuni parametri di controllo neuropsicologico degli emisferi.
La balbuzie tende ad avere un certo grado di familiarità, e ricerche recenti sembrano indicare origini genetiche in almeno qualche individuo. La maggior parte degli studiosi pensano che una predisposizione alla balbuzie possa essere ereditaria, ma la sua espressione può essere ampiamente determinata dall’ambiente.
Molti bambini hanno problemi concomitanti accanto alla balbuzie, come altri problemi della parola o di sviluppo del linguaggio, disturbi dell’apprendimento, ADHD (sindrome da deficit di attenzione e iperattività), ecc., che possono contribuire al disturbo o indicare un più pervasivo fattore eziologico sottostante. Quanto si può dire con almeno un grado minimo di basi empiriche è che NESSUN singolo fattore ha mostrato di essere  la causa della balbuzie.
La balbuzie non è causata dai genitori dei bambini.
La balbuzie non è causata dall’attenzione che attirano le normali disfluenze del bambino.
La balbuzie non è un problema psicologico (anche se può avere conseguenze psicologiche).
La balbuzie non è segno di minore intelligenza, deficienza motoria, o traumi neurologici.
La balbuzie non è semplicemente una cattiva abitudine.

I ricercatori non hanno ancora scoperto le cause specifiche della balbuzie, ma ci sono alcuni fattori che possono dare contribuire all’origine del problema:

Genetici : Il fatto che la balbuzie ricorra nell’ambito familiare suggerisce che potrebbe esserci una causa genetica sottostante.
Sviluppo del linguaggio : La balbuzie affligge molti bambini nel momento in cui imparano a parlare (balbuzie evolutiva). I bambini possono balbettare quando le loro abilità linguistiche non sono ancora completamente sviluppate da stare al passo con ciò che desiderano dire. La maggior parte dei bambini che balbetta in questa fase smetterà verso i 4 anni di età.
Difficoltà nella trasmissione del segnale: Può succedere che la balbuzie si manifesti perchè i segnali tra il cervello della persona e i nervi e i muscoli che controllano il linguaggio non funzionano in modo appropriato. Si parla in questo caso di balbuzie neurogenetica. Questo tipo di balbuzie si manifesta nei bambini, ma può anche comparire in persone adulte che abbiamo avuto un ictus o un trauma cranico. Più raramente la balbuzie neurogenetica è il risultato di anomalie strutturali come lesioni nell’area motoria cerebrale del linguaggio.
Lo stress, l’eccitazione e l’ansia sono altri fattori che contribuiscono a peggiorare la balbuzie. Parlare in pubblico, al telefono o davanti ad una persona con autorità può risultare molto difficile.

Anche se non è chiaro il motivo, la maggior parte delle persone affette da balbuzie riesce a parlare senza problemi quando parla tra sè e sè, quando canta o quando pronuncia le parole in contemporanea con un’altra persona.



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