La tessitura nasce dalla necessità di soddisfare esigenze materiali basilari, come coprirsi, per difendersi dagli sbalzi di temperatura e dagli eventi atmosferici. La storia della tessitura segue passo passo quella dell'umanità, cercando di migliorare i manufatti e velocizzare il lavoro, l'uomo costruisce macchinari sempre più complessi, sino ad arrivare al punto, durante la rivoluzione industriale, in cui le macchine condizionano e determinano la vita di un'ampia fetta della popolazione europea occupata nel settore tessile.
I primi tessitori apparvero nel neolitico, costruivano telai molto semplici, poco più di un'intelaiatura rettangolare in bastoni o pali di legno messa in posizione verticale. La tensione dei fili di ordito era ottenuta tramite pesi, in argilla o pietra, che si trovano numerosissimi negli scavi archeologici. Utilizzavano lino e altre fibre vegetali.
Nell'antichità la tessitura era gestita in ambito familiare o con piccole imprese artigianali, ma già presso i Romani le fasi della lavorazione della lana e del lino cominciarono ad essere organizzate in officine specializzate in una sola lavorazione dove la manodopera era fornita dagli schiavi. Con la rete dei commerci giungevano in Italia materie prime e coloranti non solo dal Mediterraneo ma anche dall'oriente.
In Sicilia gli arabi portarono la produzione e manifattura della seta e Palermo durante il periodo normanno divenne il principale centro italiano per la produzione di tessuti preziosi in seta e oro, tra gli altri, il famoso mantello dell'incoronazione di Ruggero conservato a Vienna.
Con il crollo dell'impero romano la tessitura ritorna a una gestione locale, solo verso la metà del XII secolo riprende con una produzione organizzata grazie alla confraternita degli Umiliati, dedita alla lavorazione della lana, che partendo dal Milanese costruì coi suoi conventi una prosperosa industria che si diffuse in tutto il nord Italia.
Con la ripresa dei commerci l'industria della lana (forse l'unica produzione che poteva definirsi tale) diede ricchezza alle città che la praticavano (Milano, Vicenza, Bologna, Firenze) e potenza alle corporazioni che gestivano i vari settori (Arte di Calimala, Arte della Lana, Arte della Seta, Arte dei Tintori). Con la sua dedizione ai commerci è Firenze che si afferma come centro di importazione e esportazione dei manufatti di tessitura.
Nel Rinascimento la tessitura raggiunge un alto livello tecnico, grazie anche all'importazione della seta, materiale finissimo, lucido e resistente, vengono prodotti tessuti preziosi: raso, damasco, broccato, velluto, con disegni complessi e aggiunte d'oro e argento.
Nel XVIII secolo l'arte della tessitura della seta vive un momento importante nel regno delle Due Sicilie quando, con Carlo di Borbone, vengono istituiti gli stabilimenti reali di San Leucio, a ridosso della reggia di Caserta, e vengono inviati in Francia i sarti napoletani per acquisirne a pieno l'arte.
All'inizio del XIX secolo la produzione tessile si meccanicizza e razionalizza, Joseph-Marie Jacquard, francese, inventa il telaio Jacquard dove una scheda perforata comanda il movimento dei licci permettendo l'esecuzione di disegni molto complessi con il lavoro di un solo tessitore, il telaio esce da un ambito artigianale e domestico per diventare uno degli artefici della rivoluzione industriale.
La tessitura è l'arte di costruire un tessuto. Si ottiene con l'intreccio dei fili di ordito con quello di trama.
Nel caso del tessuto più semplice, la tela, i fili di ordito (verticali) sono divisi in due serie, quelli pari e quelli dispari, aprendo le due serie, una in alto e l'altra in basso, si ottiene un varco (passo) in cui si inserisce il filo di trama (orizzontale), con lo scambio di posto delle serie, quella che era in alto va in basso e viceversa, si ottiene un incrocio che blocca il filo di trama, questo deve essere battuto, cioè schiacciato, contro la trama precedente andando a costituire il tessuto.
Per costruire un tessuto si possono utilizzare molti mezzi, dai più semplici, un cartone dentellato, alcuni bastoni o una cornice di legno, a quelli più complessi come un telaio jacquard o uno industriale. Ovviamente la resa, cioè la qualità, la complessità e la dimensione del tessuto ottenuto è in relazione con le caratteristiche tecniche del mezzo utilizzato.
Indispensabile è avere del filato, fibra tessile ritorta (filata) a formare un filo.
Preparazione del progetto con calcolo dell'ordito, la messa in carta.
Preparazione dell'ordito sull'orditoio.
Montaggio sul telaio dell'ordito (armatura): caricamento del subbio posteriore, passaggio dei fili dell'ordito nelle maglie dei licci, passaggio nelle fessure del pettine, legatura al subbio anteriore.
Apertura del passo.
Inserimento della trama (tessitura) con la navetta.
Battitura col pettine per avvicinare i fili e compattare il tessuto.
Man mano che il lavoro procede srotolamento dell'ordito e arrotolamento del tessuto fatto.
Smontaggio della pezza quando finisce l'ordito.
Finissaggio, finitura del tessuto (eventuali cimatura, garzatura, calandratura, follatura) o dei pezzi (orlatura, legatura delle frange).
Gli strumenti che servono per la tessitura sono:
Telaio
Arcolaio, permette di dipanare le matasse trasformandole in gomitoli.
Orditoio, ne esistono molti tipi, più o meno complessi a seconda delle caratteristiche dell'ordito da preparare. Si distinguono fondamentalmente in tre classi: sezionale (per orditi con elevato numero di fili e/o note d'ordito complesse), frazionale (note d'ordito semplici, le quali non comportino un'elevata ripetitività del rapporto ed il numero dei fili della catena dell'ordito non è elevata) ed orditoio a botte o "verticale" (viene utilizzato per brevi metraggi di campionature, questo orditoio offre il vantaggio che da 16 rocche si possa ricavarne una nota d'ordito più o meno complessa con un alto numero di fili di fondo. Viene usato specialmente in camiceria ove la metratura media è di 200/400 m per catena d'ordito).
Verghe di incrocio, due asticelle legate che mantengono l'incrocio dell'ordito, e quindi l'esatta sequenza dei fili, durante il montaggio (armatura) dell'ordito.
Passina, sottile uncino (simile ad un uncinetto) o piattina in metallo (con una cava) che serve per far passare il filo nelle maglie dei licci e nelle fessure del pettine.
Pettine separatore, serve a mantenere una distribuzione costante dei fili di ordito mentre li si stanno caricando sul subbio.
Navetta o spoletta volante, inserisce il filo di trama nel passo.
Tempiale, asticella di misura regolabile munita di dentini alle estremità, serve ad impedire il ritiro del tessuto durante la lavorazione.
La storia della tessitura segue passo passo quella dell'umanità, cercando di soddisfare le sue esigenze materiali l'uomo costruisce macchinari sempre più complessi, sino ad arrivare al punto, durante la rivoluzione industriale in cui le macchine condizionano e determinano la vita di un'ampia fascia della popolazione europea occupata nel settore tessile.
I primi telai apparvero nel neolitico, erano costruzioni molto semplici, poco più di una intelaiatura rettangolare costruita con rami o pali di legno messa in posizione verticale. La tensione dei fili di ordito era ottenuta tramite pesi, in argilla o pietra, che si trovano numerosissimi negli scavi archeologici. L'immagine di questo tipo di telaio è rappresentata sui vasi Greci, spesso abbinata all'immagine di Penelope.
I popoli antichi oltre al telaio con pesi usavano telai orizzontali, a terra, dove la tensione dei fili d'ordito veniva ottenuta con il tiraggio tra il subbio anteriore e quello posteriore. Questa tipologia di telaio, solamente un po' raffinata, continuò ad essere utilizzata per millenni, dagli Egizi e dai Romani. Nel medioevo il telaio verticale continua ad essere utilizzato per il confezionamento degli arazzi, e nel 1250 fu dotato per la prima volta di pedale.
La costruzione dei telai diviene sempre più accurata, fino a permettere nel rinascimento la produzione di manufatti complessi e raffinati. La tessitura diviene un'arte, grazie anche all'arrivo della seta dalla Cina: fiorisce la produzione di tessuti pregiati come raso, broccato, damasco, velluto.
Nella seconda metà del Settecento nella nuova produzione industriale, il cotone è la più diffusa ed utilizzata delle fibre naturali e la maggiore coltura agricola non alimentare. I ritrovamenti più antichi di tessili di cotone vengono datati al 5800 a.C Il cotone, ha antiche tradizioni essendo stato introdotto in Sicilia dai Saraceni nel IX sec.
La lavorazione avveniva in quattro fasi:
cardatura
filatura
tessitura
finitura
Nel 1787 per la prima volta viene applicato il motore a vapore per muovere un telaio: nasce il telaio meccanico. Nel 1790 Joseph-Marie Jacquard, francese, inventa il telaio jacquard dove una scheda perforata comanda il movimento dei licci permettendo l'esecuzione di disegni molto complessi con il lavoro di un solo tessitore. Sempre nel 1790 la produttività dell'industria laniera viene favorita dall'invenzione del candeggio.
Nel XIX secolo la produzione tessile si meccanicizza e razionalizza, il telaio esce da un ambito artigianale e domestico per diventare uno degli artefici della rivoluzione industriale. Dai 23.000 impiegati nel settore del 1834, si passa ai 331.000 del 1851 (in Inghilterra).
La direzione del lavoro di fabbrica richiedeva dunque esperienza e competenza specifiche maturate nei diversi ambiti di produzione. Nel caso particolare dell'industrie tessili la comparsa di macchine azionate da energia inanimata diede origine quasi immediatamente a un processo produttivo di tipo lineare o sequenziale. La superiorità della filatura meccanica su quella a mano era del resto di parecchie centinaia a uno nel filatoio idraulico. Il filato ottenuto a macchina era migliore di quello che la conocchia o la ruota avrebbero mai potuto produrre. Il filo fatto a mano era di spessore e robustezza diversa, mentre con la macchina era regolare e robusto in proporzione al peso. La "mula" (il filatoio di Crompton, detto mule) stirava e torceva simultaneante lo stoppino e continuava a tirare anche dopo che la torcitura si arrestava, producendo filati di titolo ben più elevato di quanto potesse dare la ruota.
Nel 1950 fu un'azienda tedesca ad iniziare la produzione di telai senza navetta, infatti, nei modelli più recenti, per aumentare la velocità di tessitura, questa è stata sostituita da getti di fluido di aria o di acqua che guidano la trama attraverso i fili dell'ordito.
Molti sono i mezzi con cui si può costruire un tessuto, da un cartone con i bordi dentellati a una cornice di legno (telaio a cornice).
Il telaio a pesi è quello usato fin dalla preistoria, ed è costituito da pietre, o pesi, che tengono dritti i fili di ordito.
Il telaio verticale viene a tutt'oggi utilizzato in Asia Minore e nel Nord Africa per la tessitura dei tappeti e dagli indiani Navajo per confezionare la loro famose coperte.
In Sud America il telaio tradizionale è a tensione, la tensione dell'ordito viene ottenuta dal tessitore tirando col peso del proprio corpo i fili che vengono legati a un punto fisso (albero o chiodo).
I telai artigianali sono costruiti in legno e richiedono un lavoro manuale identico a quello dell'antichità.
Per la tessitura degli arazzi se ne usano due tipi: il telaio ad alto liccio e il telaio a basso liccio.
Oggi si usano, per l'hobbystica, piccoli telai chiamati a pettine liccio, dove la funzione di apertura del passo e di battitura viene svolta da un solo attrezzo il pettine liccio appunto, questi telai permettono di produrre solamente tela.
Il telaio a spoletta volante o navetta lanciata possiede sul portapettine un dispositivo che lancia meccanicamente la spoletta, velocizzando il lavoro e permettendo ad un solo tessitore la produzione di tessuti con ampio fronte.
Il telaio Jacquard è un telaio dove al posto dei licci vi è un'incastellatura con cartoni forati che, permettendo il movimento di ogni singolo filo secondo il disegno del cartone, permette l'esecuzione di complessi disegni e intrecci sul tessuto. L'introduzione della jacquard elettronica ha portato innumerevoli benefici, sia di cambio articolo rapido sia nell'archiviazione di disegni jacquard su hard disk o floppy disk, inoltre ha permesso di aumentare notevolmente il rapporto del disegno sul tessuto.
I telai industriali oggi sono macchinari automatici, complessi; pur lavorando analogamente al vecchio telaio a navetta, hanno abbandonato quest'ultima per l'inserzione della trama allo scopo di velocizzare la tessitura.
Tre fondamentalmente le strade che si sono trovate per rimpiazzare la vecchia navetta:
Inserzione della trama mediante due pinze, fatte scorrere all'interno del passo da due nastri, che si scambiano continuamente la trama, pinza portante e pinza traente, è questo il telaio a pinza.
Inserzione della trama mediante soffio d'aria, nel profilo del pettine è ricavata una "pista", nella quale diversi ugelli soffiano aria per lanciare la trama attraverso il passo, è questo il telaio ad aria.
Inserzione della trama mediante proiettile, dove un proiettile dotato di una pinza prende la trama, viene lanciato all'interno del passo (dei denti guida lo tengono sulla corretta traiettoria, viene poi frenato, lascia la trama e viene successivamente ritrasportato sotto il passo da una catena, per poi ripetere il suo lavoro, è questo il telaio a proiettile.
Il telaio generalmente più versatile è il telaio a pinza, arriva fino a 12 colori, lavora in altezza 220 cm a circa 600 colpi al minuto (un telaio a navetta arrivava a circa 180 colpi al minuto in altezza 120 cm), quello più veloce è quello ad aria, solitamente lavora ad un colore con mischiatrama, pur arrivando a 4, lavora a circa 800 colpi in altezza 220 cm, mentre un discorso a sé merita il telaio a proiettile.
Tutti i produttori di telai hanno oggi in listino un modello a pinza, quasi tutti un modello ad aria, mentre solo un produttore fabbrica dal 1955 il telaio a proiettile.
Il telaio a proiettile è competitivo in grande altezza, solitamente 360–390 cm dove lavora a circa 345.456 colpi al minuto. Viene usato per fare articoli tecnici, grandi produzioni o articoli in grande altezza; in listino si arriva ad un'altezza di 850 cm, solitamente usata per produrre reti antigrandine, ma ci sono telai che per produrre teloni da cinema arrivano fino a 12 m.
Pettine: serve a battere, comprimere le trame una contro l'altra (in termine tecnico "cassa battente")
Subbio posteriore: contiene e svolge la catena d'ordito
Subbio anteriore (tira pezza): avvolge il tessuto preparato
Liccio: serve ad aprire il passo
Maglie: nel liccio contengono i fori in cui passano i fili
Guardia ordito: vi sono presenti le lamelle sostenute dal filo, quando vi è una rottura la lamella cade sul guardia ordito fermando il telaio.
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