lunedì 27 aprile 2015

LA STORIA DELLA BICICLETTA

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La bicicletta è un ideale strumento di attività sportiva, di trasporto o di semplice svago od hobby, caratterizzato dall'inquinamento ambientale pressoché nullo, costi modesti, effetti positivi sulla salute, piacevolezza nell'uso, bassi ingombri del mezzo parcheggiato, facilità di relazioni sociali, predisposizione al turismo anche psicogeografico.
In relazione agli altri mezzi di trasporto la bicicletta risulta il mezzo con minore dispendio di energie calcolato come rapporto energia spesa/persone trasportate.

Si sono scoperti schizzi attribuiti a Leonardo da Vinci, che datano XV secolo, che illustra un veicolo fornito di due ruote e che somiglia ad una bicicletta. Questa macchina, uscita dell'immaginazione del grande uomo, non ha mai superato la fase della tavola da disegno. L'autenticità dei documenti in questione non sarebbe stata mai provata.

Più tardi, in Francia, in piena rivoluzione di fine del XXVIII secolo, si attribuì l'invenzione del primo veicolo a due ruote, al conte di Sivrac: il "célérifère". Secondo la leggenda, il célérifère sarebbe consistito in un cavallo di legno, al quale si sarebbero fissate due ruote. Si montava in sella, e correndo si metteva il célérifère in marcia; questo in linea retta, poiché era privo di sistema di direzione.

Per molto tempo si è creduto che il célérifère fosse l'antenato primitivo della bicicletta, tuttavia ricerche intraprese negli anni 70 hanno dimostrato che il célérifère, così come era stato sempre descritto, non era probabilmente mai esistito.

L'inventore dell'antenato della bicicletta moderna è il barone Von Drais di Sauerbrun. Originario dalla Germania, avrebbe sviluppato la sua macchina tra 1816 e 1818, e l'ha presentata a Parigi in primavera 1818: nominata "Draisienne" nell'onore del proprio inventore.

L' origine della prima bicicletta effettivamente utilizzata è da attribuirsi al barone Karl von Drais, un impiegato statale del Gran Ducato di Baden in Germania. Karl Drais inventò la sua "Laufmachine" (macchina da corsa) nel 1817 che fu chiamata dalla stampa draisine (in Italia draisina) e più tardi velocipede. Il maggiore miglioramento in questo progetto era l'aggiunta dello sterzo. Si dice che il suo interesse nel trovare un'alternativa all'uso del cavallo fosse dovuto all'inedia e alle frequenti morti dei cavalli causate dall'insufficienza dei raccolti del 1816 (il cosiddetto "anno senza estate").

Nel suo primo documentato viaggio da Mannheim, il 12 giugno 1817, coprì la distanza di 13 chilometri in meno di un'ora. La draisina di legno pesava 22 chili, aveva boccole d'ottone all'interno dei cuscinetti della ruota, un freno posteriore e 152 millimetri di avancorsa della ruota anteriore per ottenere un effetto auto-stabilizzante (effetto castor). La draisina era spinta in avanti facendo pressione per terra con i piedi; i pedali furono aggiunti circa quarant'anni dopo. Questo progetto innescò una moda diffusa ma di breve durata. Molte migliaia di copie furono costruite ed usate dappertutto e ciò viene considerato come l'origine del trasporto personale senza uso di cavalli.

La prima "vera" bicicletta è stata inventata verso il 1839 da un maniscalco scozzese: Kirkpatrick MacMillan.

Consisteva in "draisienne migliorata", alla quale MacMillan aveva installato un sistema abile di pedali. Contrariamente a lla draisienne, diventava possibile rotolare senza che i piedi toccassero il suolo.

Qui, il concetto di pedali utilizzato era molto diverso da ciò che conosciamo oggi. Si ponevano i piedi sui pedali e si esercitava un movimento di va e vieni delle gambe (piuttosto che un movimento rotatorio). Si attivavano così gambi rigidi fissati a manovelle, essendo queste manovelle fissate alla ruota posteriore. Questo sgambettamneto permetteva la rotazione della ruota, ed il movimento verso la parte anteriore.

Nel 1861, i fratelli Pierre ed Ernest Michaux, di Parigi, hanno creato un sistema di pedalata "rotatorio", all'origine del concetto attuale. Si sono fissati due manovelle e pedali al mozzo della ruota anteriore. Ruotando i pedali della ruota anteriore si metteva la bicicletta in movimento. Il "Velocipede" era nato.

Il velocipede dei fratelli Michaux costituisce il primo successo commerciale della bicicletta.

Dal velocipede è sorta l'industria della bicicletta. Il primo "salone commerciale della bicicletta", come pure la prima "pubblicazione ciclistica", ha avuto esito in Francia nel 1869. ed in questo stesso anno, ebbe luogo una corsa di 130km tra Parigi e Rouen, dove partecipavano 203 ciclisti.

Negli anni 1870, un inglese chiamato James Starley ha migliorato il concetto di velocipede. Ha inserito una grande ruota alla parte anteriore, cosa che permetteva di raggiungere più grandi velocità.

James Starley è stato il primo ad utilizzare per le ruote dei raggi di spilla metallica sotto tensione, piuttosto che delle sbarre di legno o di metallo. Il posizionamento di questi raggi era "tangenziale" piuttosto che radiale, cosa che permetteva un migliore assorbimento delle vibrazioni causate dalla strada, una più grande resistenza alle scosse, e più grande capacità di incanalare l'energia che genera la pedalata. Il tutto su una ruota relativamente più leggera. Questo concetto di ruota è valido tutt'ora e domina sulle biciclette d'oggi.

La prima bicicletta fornita di un sistema di trasmissione della forza del pedalata per "catena", del pedale verso la ruota posteriore, è stata creata da H.J Lawson nel 1879.

È nel 1884, che John Kemp Starley, nipote di James, mise sul mercato "Rover Safety bicycle", o la bicicletta di "sicurezza". La designò di questo nome, poiché era molto più sicura della bici con grande ruota anteriore di John Kemp Starley, la bicicletta moderna è sorto.

Alla fine degli anni 1960, stimolato dalla crescente consapevolezza degli americani del valore dell'esercizio fisico, l'uso della bicicletta godette di una nuova popolarità. Le vendite raddoppiarono tra il 1960 ed il 1970, e raddoppiarono di nuovo tra il 1970 ed il 1972. La maggior parte delle biciclette vendute erano quelle da corsa. Queste bici più leggere, a lungo usate da ciclisti impegnati e da professionisti, erano dotate di manubri ricurvi, deragliatori da 5 a 15 velocità, ed un sellino più stretto. Alla fine degli anni 1980 le bici da corsa dominavano il mercato del Nord America e i vecchi modelli di bici uscirono dal mercato.

Le mountain bike (bici da montagna, ma anche "rampichini") apparvero negli scaffali dei distributori verso la fine degli anni ottanta, quando l'evoluzione del ciclismo fuori strada e di altri sport estremi ne stimolò la popolarità. Queste bici presentavano telai più robusti, sospensioni più complesse, e la presa sul manubrio orientata in direzione perpendicolare all'asse della bicicletta per permettere al ciclista di resistere agli sbalzi in avanti durante le corse sui pendii sassosi. Nel 2000 le loro vendite avevano superato di molto quelle delle bici da corsa, che da allora sono usate solo da ciclisti su strada per le lunghe distanze. Gli anni recenti hanno visto in Nord America un reazione del consumatore, dato che i ciclisti occasionali hanno mostrato insoddisfazione sia per le pesanti mountain bike sia per i più fragili e qualche volta scomodi predecessori da corsa. I produttori allora hanno combinato il meglio dei due modelli.Durante questi anni di cambiamenti nel ciclismo americano , i ciclisti europei, sono rimasti molto attaccati ai loro modelli confortevoli e leggeri, dotati di pratici accessori e di affidabili sistemi di cambio al mozzo posteriore.




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