Il muflone è un mammifero artiodattilo della famiglia dei Bovidi.
Il suo attuale status tassonomico, come del resto quello di tutta la sottofamiglia dei Caprini, è molto discusso: studi effettuati sul DNA delle varie specie ascritte a questa sottofamiglia hanno mostrato analogie fra specie ritenute distanti filogeneticamente e viceversa. Il muflone ha dimostrato forti somiglianze a livello genetico e morfologico con l'Ovis orientalis, al punto che molti autori riterrebbero attualmente più corretta una classificazione di questi animali come sottospecie di O. orientalis.
Il muflone è diffuso sulle isole mediterranee di Sardegna, Corsica, Cipro e Rodi, delle quali peraltro non risulterebbe nativo: su queste isole mancano infatti reperti fossili di questi animali e si pensa perciò che essi siano stati introdotti in epoca storica dall'uomo a partire da forme semidomestiche di pecora, poi rinselvatichitesi.
Da qui, il muflone è stato in seguito introdotto anche in Europa continentale a partire dal XVIII secolo, in particolare se ne trovano popolazioni consistenti in Europa Centrale. Altre introduzioni hanno dato origine a popolazioni stabili di questi animali anche in Cile e negli Stati Uniti (Texas, Hawaii). In Italia, oltre che con una buona popolazione autoctona nel Gennargentu e nel Montiferru, il muflone è diffuso con una quarantina di popolazioni isolate (per un totale di circa 8500 esemplari) in alcune isole minori (Isola d'Elba, Asinara, Capraia, Giglio, Marettimo, Zannone) ed in vari punti della penisola, in particolare all'interno del Parco naturale provinciale dell'Adamello-Brenta in Trentino, dove è stato introdotto durante gli anni Settanta, in alcune zone prealpine, nel triangolo Lariano dove si sono diffusi in tutti i suoi boschi, nell'Appennino centro-settentrionale e sul Gargano (nella zona di Pugnochiuso, introdotto a scopi venatori nel secondo dopoguerra).
Il muflone predilige gli ambienti aperti in aree collinari, spesso con presenza di aree rocciose dove potersi rifugiare in caso di pericolo; tuttavia si è adattato a una grande varietà di habitat, dalle foreste di conifere ai boschi di latifoglie, raggiungendo anche altitudini di 1500 m.
Misura 130 cm di lunghezza, per un'altezza al garrese di circa 75 cm: il peso varia fra i 25 kg massimi della femmina ed i 40 kg dei maschi adulti.
Il pelo è ispido e di colore fulvo d'estate e bruno scuro d'inverno, con tonalità grigiastre e nerastre su spalle e collo: il muso, la parte interna delle orecchie, un cerchio perioculare, il ventre, il posteriore e la parte distale delle zampe sono bianchi. Nei maschi spesso è presente una "sella" bianca sul dorso, assente nelle femmine, che sono di colore marroncino.
Caratteristica unica dei maschi è la presenza sul cranio di due grosse corna fisse su una base d'osso, che hanno crescita continua con tendenza alla spiralizzazione in senso laterale: le corna del muflone hanno un alto effetto spettacolare, che rende in particolare i vecchi maschi un trofeo molto ambito dai cacciatori.
Si tratta di animali diurni e dalle abitudini gregarie: le femmine con i piccoli vivono durante tutto l'arco dell'anno in grossi greggi, mentre i maschi giovani formano gruppi separati e meno consistenti numericamente, di solito composti da animali della stessa età. I maschi più anziani, invece, sono soliti vivere da soli. Come le capre selvatiche, il muflone non assume normalmente un comportamento territoriale, pur possedendo ghiandole odorifere preorbitali, interdigitali e inguinali atte a marcare i confini del territorio: nel caso di conflitti per il territorio o l'accoppiamento, tuttavia, il maschio scuote nervosamente la testa da un lato all'altro in segno di minaccia verso gli avversari.
Pur essendo animali da pascolo, che si nutrono soprattutto di erbe, i mufloni, così come anche le capre, sono in grado di mangiare un po' tutti gli alimenti di origine vegetale. Sono anche capaci di brucare le piante dure e coriacee rifiutate dalla maggior parte degli Ungulati, riuscendo così a sopravvivere in habitat particolarmente aridi.
La stagione degli amori cade generalmente nel mese di ottobre (negli ambienti più freddi il periodo può cadere anche più tardi): in questo periodo, i maschi si avvicinano ai greggi di femmine, attratti dall'odore del loro estro, e competono fra loro per attirarne l'attenzione e potersi quindi accoppiare. I conflitti tra i maschi vengono normalmente risolti con cozzate frontali delle corna o con combattimenti spalla a spalla, generalmente senza che gli sfidanti si procurino lesioni gravi, grazie alla forte ritualizzazione del processo.
Quando ricorrono ai cozzi con la testa, i due maschi si dispongono frontalmente, sbuffando ed agitando la testa, fino a quando, quasi all'unisono, prendono una breve rincorsa e saltano l'uno contro l'altro con un violento impatto, il cui rumore può essere sentito anche a grande distanza: le grandi corna e le forti ossa craniche e del collo proteggono l'animale da lesioni ossee anche gravi.
Il combattimento spalla a spalla è meno violento, poiché gli animali si spingono reciprocamente con le corna incrociate. Può capitare che le corna dei due sfidanti si incastrino le une con le altre e che perciò i due contendenti, impossibilitati a condurre una vita normale, muoiano di stenti od a causa di predatori nel caso in cui non riescano a liberarsi l'uno dall'altro.
Fra la fine di febbraio fino alla fine di aprile, le femmine gravide si allontanano dal gruppo e partoriscono, isolate, 1 o 2 piccoli, che sono in grado di muoversi e camminare subito dopo la nascita e che devono essere allattati ogni 15 minuti circa. Quando arriva l'estate, le femmine con la loro prole (ed i giovani maschi, fino ai 2 anni di età) si riuniscono a formare greggi di 30-40 individui.
La speranza di vita dei mufloni maschi è di circa 12 anni, mentre le femmine sono generalmente più longeve, vivendo infatti anche oltre i 15 anni.
L'esistenza del muflone è indissolubilmente legata a quella dell'uomo: è infatti accettata come verosimile dalla maggior parte degli studiosi l'ipotesi che questi animali siano in realtà delle pecore ancestrali, introdotte dall'uomo in ambienti insulari e rinselvatichitesi nel corso dei millenni, piuttosto che dei progenitori dell'attuale pecora (come si è sempre ritenuto fino ad alcuni lustri fa).
Il muflone è un animale piuttosto popolare nella cultura; tuttavia tale popolarità, più che alla biologia vera e propria dell'animale, è dovuta alla fonetica del suo nome. Generalmente, il nome "muflone" viene utilizzato per indicare in modo satirico qualcosa di esasperatamente e stereotipicamente mascolino (inteso come rozzo, peloso, puzzolente o legato al sesso).
Il muflone oggi non è più a rischio di estinzione ed è presente in tutta Europa ed è ovunque oggetto di prelievo venatorio. Negli anni '30, due personaggi assai noti nel mondo della conservazione (Ghigi e Baldacci) riuscirono a contrabbandare nel Continente alcuni esemplari che, immessi prima nelle riserve e poi nel territorio libero, oggi sono molto diffusi nella dorsale appenninica e nelle Prealpi. Nella Penisola è specie gestita, ma solo in selezione (come quasi tutti gli ungulati, tranne il cinghiale). Solo in Sardegna (dove vivono più di 2000 esemplari) il muflone è ancora specie protetta e a rischio di estinzione a causa del bracconaggio e della competizione con gli allevamenti ovini.
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