domenica 5 aprile 2015

L' ARTEMISIA

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Artemisia L., 1753 è un genere di piante angiosperme dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Asteraceae (sottofamiglia Asteroideae, tribù Anthemideae)

Il termine che indica il genere Artemisia, di etimologia incerta, è in genere ricondotto alla dea greca della caccia Artemide, o secondo un'altra ipotesi alla regina Artemisia († 350 a.C.), succeduta sul trono di Caria al fratello e consorte Mausolo; si ipotizza inoltre un riferimento al greco artemes (“sano”), con allusione alle proprietà medicamentose delle piante del genere. Il nome scientifico Artemisia si deve a Linneo (Carl von Linné, 1707–1778), medico e naturalista svedese considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, che descrisse la specie tipo Artemisia vulgaris nella pubblicazione ”Species Plantarum” del 1753.

Le “Artemisie” sono piante la cui altezza può arrivare al massimo a 20 dm (35 dm nel Nord America). La forma biologica prevalente è camefite fruticose, ossia sono piante perenni, legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm con un aspetto arbustivo. Le porzioni erbacee seccano annualmente e rimangono in vita soltanto le parti legnose. Alcune specie (come Artemisia vulgaris L.) sono emicriptofite scapose, ossia piante sempre perenni ma con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve. Mentre altre (come Artemisia annua L.) sono terofite scapose, e quindi sono specie annuali e superano la stagione avversa sotto forma di seme. Sono inoltre prive di lattice (come invece le altre Asteraceae), contengono però oli eterei lattoni sesquiterpenici ed hanno un forte odore aromatico tipico e simile al cedro (o citronella) un po' canforato (qualcuno lo accomuna al vermouth).

Le radici sono secondarie da rizoma o da fittone.

La parte sotterranea può essere fittonante, oppure consistere in un rizoma legnoso e grosso ma breve e con leggero odore aromatico; il portamento di questo rizoma a volte è obliquo.
La parte aerea del fusto è legnosa, eretta, striata e mediamente molto ramosa; la superficie è arrossata e più o meno glabra (o appena pubescente con peli appressati).
Sono presenti sia foglie basali che cauline. La disposizione delle foglie lungo il fusto è alterna. Quelle inferiori sono picciolate; quelle superiori sono sub-sessili. In genere la superficie superiore della foglia è colorata di verde (chiaro o scuro), mentre quella inferiore è più chiara in quanto dotata di una peluria di tipo tomentoso. La lamina fogliare a forma lanceolata, ovata, ellittica, o oblunga è del tipo 1 – 2 – 3 pennatopartita con segmenti in genere stretti e lunghi; a volte con margini dentati. Le foglie cauline sono progressivamente più ridotte: i segmenti sono più stretti e la lamina (più breve) è meno suddivisa. Alcune specie hanno la superficie punteggiata da ghiandole (Artemisia annua L. e Artemisia abrotanum L.). Altre specie hanno il picciolo allargato alla base in due orecchiette (Artemisia alba Turra e Artemisia campestris L.). La dimensione delle foglie va da una larghezza di 2÷10 cm, ad una lunghezza di 10÷15 cm.
L'infiorescenza è terminale ed è composta da piccoli capolini peduncolati o sub-sessili a forma più o meno emisferica. I capolini sono raccolti in grandi racemi formanti delle pannocchie, spighe o grappoli. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: il peduncolo sorregge un involucro composto da diverse squame a disposizione embricata che fanno da protezione al ricettacolo sul quale s'inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati (assenti in questo genere), e i fiori centrali tubulosi. Questi ultimi in genere sono divisi tra fiori solamente femminili (posti alla periferia e al massimo un ventina) e fiori bi-sessuali (posti al centro e oltre una trentina). Le squame dell'involucro possono arrivare fino a 20 in 4÷7 serie; la forma è ovata o lanceolata con margini scariosi. Il ricettacolo può essere piano o convesso, glabro o peloso. Il diametro dei capolini varia da 1,5 a 5 mm.
I fiori sono attinomorfi, tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Dimensione dei fiori: 2÷3 mm.
I sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame quasi inesistenti.
I petali della corolla sono 5 a forma di lacinie; nella parte inferiore sono saldati a tubo (corolla di tipo tubuloso). Il colore della corolla varia da giallastro, rossiccio a verdastro-bruno. Dimensione della corolla: 1,5÷3 mm.
Gli stami sono 5 con filamenti liberi ma antere saldate in modo da formare una specie di manicotto avvolgente lo stilo.
I carpelli sono due e formano un ovario bicarpellare infero uniloculare. L'ovario porta un solo uovo anatropo. Lo stilo è unico, glabro e terminante in uno stigma profondamente bifido.
Il frutto è un achenio sprovvisto di pappo. La forma è ellissoide e compressa ai lati. Dimensione del frutto: 0,3÷1 mm.
L'impollinazione è favorita soprattutto dal vento (impollinazione anemofila)[7]; per alcune specie è possibile anche l'impollinazione tramite insetti (impollinazione incrociata).
La fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori.
La dispersione dei semi avviene per gravità.

Si tratta di un vasto genere con specie quasi cosmopolite (Europa, America, Asia e Australasia) che crescono nelle zone temperate sia dell'emisfero boreale che di quello australe, di solito in habitat asciutti o semi-asciutti. Alcune specie (Artemisia vulgaris L. e Artemisia campestris L.) sono considerate delle erbe infestanti diffuse nelle vicinanze delle abitazioni. Altre (Artemisia glacialis L. e Artemisia genipi Weber) si spingono fino al limite delle nevi perenni.
I dati paleontologici suggeriscono che l'origine del genere sia probabilmente circoscritta alle regioni montane del nord-ovest dell'Asia in un periodo datato verso la metà del Cenozoico e quindi in seguito si sia evoluto in due-tre tappe fondamentali. Dai dati raccolti sembra che il Pliocene sia stato un momento importante per questo genere in cui si ebbe una rapida diversificazione a livello mondiale delle sue specie. In seguito ulteriori sviluppi delle specie del genere sono strettamente correlati alle grandi variazioni ambientali (sia in riferimento ai cambiamenti climatici che per alcuni importanti movimenti tettonici).

Questa erba è ricca di sostanze amare, olio essenziale, eucaliptolo. Ha proprietà digestive, stimolanti, emostatiche, vermifughe, antidiabetiche. Altre proprietà medicamentose di queste piante (sempre secondo la medicina popolare) sono antisettiche (impedisce o rallenta lo sviluppo di microbi), antispasmodiche (attenua gli spasmi muscolari e rilassa il sistema nervoso), carminative (favorisce la fuoriuscita di gas intestinali), diaforetiche (agevola la traspirazione cutanea), emmenagoghe (regola il flusso mestruale), espettoranti (favorisce l’espulsione delle secrezioni bronchiali). L’infuso e la tintura alcolica dell’artemisia sono un rimedio in caso di raffreddore e febbre, disturbi di fegato e stomaco, mestruazioni dolorose e parassiti intestinali. Versare un litro di acqua bollente su 2 cucchiai di sommità fiorite; lasciare in infusione per 20 minuti circa, quindi filtrare. L’infuso può essere impegnato per pulire e cicatrizzare piccole ulcerazioni della pelle, ma nel caso risulta più efficace un’applicazione delle ceneri. La credenza popolare raccomanda di porre qualche fogliolina di Artemisia nelle scarpe per alleviare la stanchezza. La medicina popolare, in caso di disturbi del sonno, suggerisce di aggiungere l'artemisia essiccata all'imbottitura del cuscino. Appesa nelle stalle attira le mosche e le allontana dagli animali così come previene i pidocchi nei pollai e allontana i parassiti da alberi da frutto, cavoli, carote e cipolle se coltivata nei paraggi. L’artemisia è molto aromatica e viene utilizzata per la preparazione di digestivi mentre il vino del Semesante è un ottimo aperitivo. Data la forte caratteristica aromatica, può essere impegnata in minime dosi (altrimenti prenderà un gusto eccessivamente amaro) per insaporire insalate preparate con un misto di erbe selvatiche. L’Artemisia vulgaris è particolarmente adatta per la preparazione di ripieni d’oca, anatra o di altre carni o pesci di qualità grassa. Le foglie sono usate anche come tè oppure per aromatizzare la birra.



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