venerdì 22 maggio 2015

FORZA TIGROTTI!!!!!!

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La Aurora Pro Patria 1919, meglio conosciuta come Pro Patria, è una società calcistica italiana con sede nella città di Busto Arsizio. Il nome storico della società, "Pro Patria et Libertate", ha accompagnato la compagine di Busto Arsizio fino al 1995. Il 3 giugno 2009 la famiglia Tesoro ha acquisito i diritti sportivi della fallita "Pro Patria Gallaratese G.B. S.r.l." e il 26 giugno la FIGC ha trasferito il titolo sportivo dalla vecchia alla nuova società.

La Pro Patria vanta 14 stagioni nella massima divisione nazionale (comprese le due annate immediatamente antecedenti la riforma che ha dato il via all'attuale Serie A nel 1929-1930), abbandonata l'ultima volta al termine del campionato 1955-1956. L'ultima delle 19 stagioni complessive in Serie B risale al 1965-1966.

È una delle poche società calcistiche al mondo a vestire la maglia a strisce orizzontali (esempi più famosi Flamengo, Sporting Lisbona, Celtic Football Club o Queens Park Rangers Football Club).

La società venne fondata nel 1919 col nome di Pro Patria et Libertate. Nonostante ciò, gli albori del calcio bustocco risalgono al 1881, data della fondazione della Società Ginnastica Pro Patria et Libertate, una delle più anziane e gloriose società sportive italiane (che praticava periodicamente il calcio anche se in maniera ufficiosa), dalla quale la squadra di calcio eredita la celebre casacca biancoblù. Ma il primo club calcistico locale affonda le radici nei primi anni del Novecento, con l’Aurora che nella stagione 1907 disputa le prime partite ufficiali. Nei dieci anni e più che la separarono dalla nascita della Pro Patria, videro la luce altre squadre locali, che però ebbero un'esistenza piuttosto breve. Solo grazie all'iniziativa dall'ex capitano dell'Aurora, Piero Guidali, nascerà la squadra della Pro Patria.

A metà della stagione 1912-1913 l'Aurora era decisa a salire in Promozione. A fine gennaio l'Aurora venne sconfitta per 3-0 dalla Pro Lissone a Lissone. Balzò subito all'occhio del dirigente bustese Luigi Ferrario la minor dimensione del terreno di gioco della squadra locale, in raffronto a quello dell'Aurora, ubicato a Busto Arsizio, nella zona dell'attuale via Cesare Battisti. Venne immediatamente inviato reclamo al C.R.L. per dimensioni non regolamentari del terreno di gioco (70 metri di lunghezza) del campo lissonese, unitamente al C.S. Saronnese e S.G. Gallaratese. Il Comitato Regionale Lombardo non accettò il reclamo, e l'Aurora si rivolse così alla Presidenza Federale in Torino. Il 20 febbraio 1913, dopo un sopralluogo a Lissone di un dirigente federale che constatò che effettivamente il terreno di gioco non era regolamentare, la presidenza federale decise così che tutte le gare disputate sul campo Lissone erano da annullare e sarebbero state rigiocate sul campo più vicino, a Monza, ad iniziare dalla gara Pro Lissone-Aurora in data 9 marzo 1913. I lissonesi preferirono rinunciare alla gara inoltrando un forfait anticipato al C.R.L. e l'Aurora ebbe gara vinta per 0-2: guadagnò due punti e raggiunse la Trevigliese in vetta alla classifica.

La gara di spareggio venne disputata in data 6 aprile 1913 sul campo sportivo "Pro Gorla" di Gorla Primo, terminò con il risultato di 2-1 in favore dell'Aurora permettendo alla squadra bustocca di salire nel campionato di Promozione, pari alla attuale Serie B. Nelle annate seguenti sfiorò in un paio di volte l'accesso alla massima serie nazionale.

La nuova società Pro Patria, viene costituita ufficialmente il 26 febbraio 1919, presso il Caffè Brugioli, quando venne convocata un'assemblea e Guidali pronunciò questo discorso: "Nonostante fossimo tutti ragazzi di valore e coraggio, già prima della guerra, sparsi in tante, troppe formazioni o società, non fummo in grado di costituire una grande squadra, che potesse rappresentare con onore il nome di Remigio Bossi, uno dei padri fondatori della Pro Patria Busto. Adesso che siamo reduci dalla guerra, il cercare di rimettere in piedi preesistenti società sarebbe un'autentica follia. Perciò, visto che si deve ricominciare daccapo, io dico di unirci tutti quanti in una sola grande società, capace di difendere degnamente il nome e il prestigio di Busto Arsizio".

La Pro Patria fa il suo esordio ufficiale nel campionato di Prima Categoria 1919-20, con una gara disputata il 1º dicembre 1919 a Busto Arsizio; Pro Patria - Luino 1-0, marcatore Scarani nel secondo tempo.

Nell'anno 1921 la USB Pro Patria et Libertate, vantava circa un migliaio di soci, con ampia rappresentanza tra i meno abbienti.

L'esordio in Divisione Nazionale, massima serie dell'epoca, avvenne il 23 settembre 1927, diventando nella stagione 1928-1929 una delle squadre qualificate a far parte del primo campionato di Serie A della storia. In quel campionato vi fu la contestata gara del 20 gennaio 1929 a Novara, con sconfitta per 3-2, in cui il centrocampista Nicolò Giacchetti, sino ad allora presente in 34 gare di massima categoria, colpì l'arbitro Gama, protagonista di un arbitraggio contestatissimo, venendo per questo motivo squalificato per un anno. Il giudice sportivo, squalificò inoltre diversi dirigenti ed altri giocatori bustocchi.

Alla stagione 1930-1931, risale l'appellativo Tigrotti che da allora ha caratterizzato e sostanzia squadra e tifoseria: fu una felice intuizione del famoso giornalista della Gazzetta dello Sport Bruno Roghi, che in seguito fu anche a lungo storico direttore della rosea stessa. Coniò per giocatori della Pro Patria il termine di Tigrotti, in virtù dello spirito, del carattere combattivo espresso sul terreno di gioco dagli stessi giocatori bustocchi, con un articolo pubblicato su "La Domenica Sportiva" (supplemento festivo de La Gazzetta dello Sport), il 12 marzo 1931.

La Pro Patria retrocesse in Serie B nell'estate del 1933, allora articolata su due gironi di tredici squadre, venendo inserita nel girone A, tra nord e centro Italia, oltre a Catanzarese, Messina e Cagliari. Il presidente Cav. Cozzi affidò la direzione tecnica all'ex nerazzurro Pietroboni, programmando una pronta risalita nella massima serie.

Vennero ceduti Agosteo e Masera all'Ambrosiana, Monza al Livorno, facendo un buon incasso. Al loro posto vennero ingaggiati, il portiere Bonifacio Smerzi dall'Ambrosiana, Fiammenghi dal Milan e Severi. I biancoblù giocarono ad alto livello, guadagnarono la terza posizione con 30 punti, 49 reti all'attivo, 25 al passivo, l'ammissione al girone finale, ma non la promozione in Serie A, che andò alla Sampierdarenese. Loetti firmò 11 gol, Severi 7, Azimonti 6, Candiani 5.

Il portiere Smerzi fece il suo esordio alla 7ª giornata, non subendo reti sino alla 12ª. Alla 9ª giornata fa registrare una delle più ampie vittorie esterne della sua storia, andando ad imporsi per 5-0, allo stadio "Ferruccio", di Seregno, con le reti di Severi, Loetti e Dalfin, oltre a due autogol.

Nella stagione successiva la Pro Patria, alle prese con una gravissima crisi societaria, dovuta al peggioramento repentino delle fiorenti industrie tessili della zona, a causa delle sanzioni imposte all'Italia per la guerra d'Etiopia, vide a forte rischio il prosieguo della propria attività calcistica. Chiuse il campionato 34-35 sul fondo della classifica, scontando il declassamento nella nuova Serie C di nuova istituzione, in surrogazione della Prima Divisione. Il presidente Cozzi rassegnò le dimissioni, nessuno volle subentrare, dopo alcune insistenze accettò la carica di commissario straordinario il Rag. Francesco Castiglioni, già presidente della Pro Patria Ginnastica-Atletica. Proseguì nel risanamento societario, nonostante il peridio bellico, e facilitò l'avvento del Cav. Calcaterra, protagonista nel'41 del ritorno della Pro Patria in Serie B.

Il campionato di Serie C 1940-1941 era articolato su otto gironi. Le squadre che si classificavano al primo posto erano ammesse a due gironi finali con diritto di accesso alla serie B per le prime due di ogni girone. La Pro, inserita nel girone C (composto da 16 squadre), vinse il proprio raggruppamento, davvero alla grande, con 52 punti conquistati davanti a Biellese punti 44 e Varese punti 40, stabilendo un record difficile tuttora da eguagliare, contraddistinto da 24 partite vinte, 4 pareggi, 2 perse, 67 gol fatti e 20 solo subiti. Il presidente Cavalier Giovanni Calcaterra, aveva affidato la guida tecnica al bustocco Natale Masera, brillante attaccante biancoblù degli anni trenta, con trascorsi all'Ambrosiana-Inter, poi con Napoli, Bari e Varese.

La rosa dei titolari era formata dal portiere Turconi I, non spettacolare, ma sobrio ed efficace, la linea difensiva schierata con i quattro “mastini” Borsani, Bernacchi, Ivaldi, Renoldi. A centrocampo lo storico capitano Crippa, nel ruolo di centromediano metodista a dirigere le operazioni, con a supporto le mezze ali Borra ed Erba, all'occorrenza dava una mano in difesa e passava di prima palle invitanti alle punte Fasoli, Gallazzi e Pierino Dondi. Fasoli, scattava, saltava l'avversario ed andava a rete sovente. Gallazzi era un vero panzer, segnava da ogni posizione, grazie al suo tiro potente e implacabile, vero incubo per l'avversario di turno. Dondi, ala sinistra, scaltro, sornione e navigato: aspettava l'attimo fuggente per condannare l'avversario. Supportati a turno da Angelo Turconi (II), il quale diverrà in seguito una colonna della Pro in Serie A, Ferrario, Crespi, Tremolada, Canavesi, Guidi, Massironi, Barberis e Ballarati.

Alla 7^ di campionato la Pro Patria aveva già conseguito 5 vittorie e due pareggi. Nell'arco delle trenta gare vale la pena rammentare il 5-0 all'Omegna, il 4 a 1 a Pavia e Lecco fuori casa, ed il 3 a 1 rifilato al Legnano in casa.

Il presidente Peppino Cerana, dopo la salvezza sofferta della stagione precedente era intenzionato a costruire una squadra che potesse giocarsela con le migliori, pronto a stendere un programma ambizioso ma concreto, cercando di mantenere i migliori elementi della rosa biancoblù e cercando rinforzi validi e già nell'aprile del 1949, cercò di piazzare un colpo a sensazione László Kubala che arrivò a Busto da esule, ma la formazione bustocca, non poté mai farlo giocare per motivi burocratici.

Con la disastrosa stagione 52-53, culminata con la retrocessione in Serie B, dopo sei campionati consecutivi nella massima serie, il sodalizio andò incontro anche ad una grave crisi societaria, che per poco non minò seriamente, anche l'esistenza stessa della Pro Patria.

La grave situazione in cui venne a trovarsi la società, trovò un'ancora di salvataggio in Mario Bettini che venne eletto commissario straordinario. Riuscì in breve tempo a mettere assieme i cocci della vecchia dirigenza, portando anche nuovi soci. Dopo una tumultuosa assemblea tenutasi nella palestra di via Concordia, si giunse ad un nuovo consiglio che elesse come presidenti, Angelo Garavaglia e Pietro Labadini. La squadra venne affidata a Giacinto Ellena, mediano anni quaranta tra le file di Torino e Fiorentina. L'esordio nel campionato di Serie B 1953-54 avvenne a Treviso, il 13 settembre 1953 con roboante vittoria dei tigrotti per 5-2, che scesero in campo con questa formazione: Danelutti, Toros, Visentin; Frasi, Odone, Lavezzari; Mannucci, Pratesi, Hofling, Danova, Pin.

Il 6 giugno 1954, alla ore 16.30 la Pro Patria, affrontò a Roma nello spareggio promozione, il Cagliari sconfiggendolo per 2-0, grazie ad una doppietta di Mannucci (11' e 42' del secondo tempo), rientrando, dopo una sola stagione in Serie A.

La formazione biancoblù scesa in campo per lo spareggio: Uboldi, Donati, Toros, Frasi, Fossati, Orzan, Mannucci, Danova, Hofling, Pratesi, Chiumento.

La Pro Patria et libertate, lasciata la Serie A nel giugno 1956, un anno dopo andò incontro ad una nuova ed amara retrocessione, scivolando addirittura in Serie C. Il comitato di reggenza formato da Garavaglia, Montani e Labadini, che aveva tenuta in piedi la società nell'ultimo anno e mezzo diede le dimissioni. La gestione societaria fu assunta da alcuni imprenditori con commissario straordinario il Dott. Ercolino Caimi; in seguito venne poi eletto presidente Daniele Pini. La gestione tecnica venne affidata al duo formato da Cesare Pellegatta come Direttore Tecnico e da Beniamino Jo Santos, come allenatore.

La rosa dei giocatori era formata da tutti elementi provenienti dalla zona e comprendeva i portieri Danelutti e Filè, i terzini Azimonti, Taglioretti e Danilo Colombo, i mediani Rimoldi, Rondanini, Zagano, Pin e Vittorino Calloni, gli attaccanti Quaglia, Moroni, Turconi, Bernasconi, Mungai e Pagani.

Il mediano Mario Colombo, in disaccordo con la società, decise di astenersi da ogni attività per due anni, al fine di ottenere la disponibilità del cartellino.

La Pro Patria et Libertate lasciò la Serie B al termine del campionato 1965-66. Da quel momento, iniziò una lunga discesa che la portò fino a calcare i terreni della Serie D.

La conquista della Serie C avvenne nella stagione 1974/75 con la vittoria del campionato sotto la presidenza di Peppino Mancini e sotto la guida tecnica di Adelio Crespi che poteva contare su una rosa composta da giovani promesse come Mela, Bosani, Bartezzaghi e Brunini, e gente esperta come Piaceri, Frigerio, Crugnola, Berra, Croci, Carminati, Brusadelli, Arturo Bosani, Fornara e Bosco. In occasione dei festeggiamenti per il salto di categoria vennero organizzate due amichevoli di lusso con la Juventus e a Varese con la nazionale di Fulvio Bernardini.

La società riconquistò la Serie C1 al termine del campionato 1981-1982, classificandosi seconda alle spalle della Carrarese di Corrado Orrico. In C1 rimase però per una sola stagione, segnata anche da una serie episodi dubbi legati al calcio-scommesse che sarebbe poi esploso nelle stagioni successive. Ottenne il penultimo posto a soli 29 punti.

Alla fine del campionato 1987-1988, retrocedette in Interregionale, al termine di una stagione costellata da problemi economici, di infortuni ma soprattutto dalla morte di Andrea Cecotti, colpito da trombosi carotidea, durante l'incontro Treviso-Pro Patria al 28' di gioco; morirà sei giorni dopo, il 14 novembre 1987, nell'ospedale del capoluogo della Marca.

La crisi finanziaria, causata da una scellerata gestione, fece retrocedere il club fino a farlo scivolare in Eccellenza, al termine del campionato 1991-92.

Iniziò la risalita al termine della stagione 1993-94, quando vinse il campionato di Eccellenza, nell'annata seguente ottenne un piazzamento a centroclassifica in Interregionale.

La squadra ritornò a calcare i campi del mondo professionistico nella stagione 1995-96: la "Pro Patria et Libertate" non si iscrisse al Campionato di Serie D di quell'anno (pur rimanendo attiva la partita IVA e il numero di matricola FIGC); l'allora Gallaratese, che aveva appena acquisito sul campo il titolo per partecipare al campionato di Serie C2, cambiò sede legale, colori sociali e nome (operazione permessa delle N.O.I.F. - Norme Organizzative Interne della Federazione - in quanto Busto e Gallarate sono paesi confinanti) riportando pertanto la Pro Patria nei campionati professionistici, dando vita alla "Pro Patria Gallaratese G.B. Srl" (in breve "Pro Patria Srl") e mantenendo la matricola FIGC della Gallaratese. Quell'anno, con Mario Beretta in panchina, arrivò ai play-off, dove in semifinale venne eliminata dal Lumezzane.

La stagione seguente, con Carlo Garavaglia, arrivò al 3º posto finale e venne poi eliminata (vittoria andata 0-1 a Sesto, sconfitta 2-0 in casa) in semifinale play-off dalla Pro Sesto di Cristian Brocchi, poi al Milan.

Nella stagione 1997-98 arrivò al 4º posto ed in semifinale play-off incontrò la Triestina di Gambaro, Coti e Zampagna, perse la gara di andata 2-0. Al ritorno si portò sul 2-0 con reti di Polvani al 51' e Bandirali all'85'. Nel mezzo ci sono diverse invasioni del terreno di gioco dei tifosi alabardati, in una dei queste colpiscono con uno schiaffo il proprio giocatore Bambini. Con il doppio vantaggio sarebbe qualificazione, ma gli alabardati segnarono al 97' con Gubellini, in un'azione convulsa. La gara venne sospesa al 98' per invasione di campo di alcuni sostenitori bustocchi che cercarono di colpire l'arbitro. Il Giudice Sportivo assegnò così partita vinta alla Triestina con lo 0-2, squalificando anche lo "Speroni", per due giornate. Al termine di quel play-off alcuni dirigenti (Caravatti) escono dalla società, fondando la Nuova Gallaratese, che si reiscrisse al campionato di Terza Categoria.

Nel dicembre del 1999, arrivò la famiglia Vender a prendere le redini della società.

Durante la stagione 2001-02, nel mese di febbraio, Gianfranco Motta venne sostituito da Carlo Muraro, ex attaccante dell'Inter degli anni ottanta. Arriva ai play-off con il quarto posto, in semifinale incontra il Novara e lo elimina pareggiando in casa la gara di andata per 1-1 con reti al 32' pt Salvalaggio (Pro) e 34' pt Palombo (N). Al ritorno i tigrotti approdano in finale con la vittoria per 2-1 grazie ad una spettacolare doppietta di Stefano Dall'Acqua che segna prima di astuzia al 18' del primo tempo e poi raddoppia con una punizione-missile da trenta metri al 55' che s'insacca nel sette. In finale play-off affronta la Sangiovannese di Leo Acori e la supera. con un doppio 1-0, siglato da Simone Erba in Toscana e Marco Zaffaroni in casa, venendo promossa in Serie C1, dopo vent'anni di assenza. La squadra titolare: Capelletti (Caniato), Toniolo, Dato (Pennacchioni), Asara, Salvalaggio, Zaffaroni, Erba (Ferraresso), Arioli, Dall'Acqua, Manicone, Romairone (Porfido); a disposizione Sgroni, Mariani, Trezzi, R. Colombo.

Arrivano poi due finali di Coppa Italia di Serie C successive: nel 2002-03 contro il Brindisi (0-1 e 1-1 in Puglia) e nel 2003-04 contro il Cesena (4-1 in Romagna e sconfitta interna 0-1), con Patrizio Sala in panchina.

La stagione 2004-2005 si conclude con l'11º posto finale.

Nel campionato 2005-2006 con in panchina Gian Cesare Discepoli sconfisse in casa il Genoa per 4-3, imbattuto da oltre un anno.

Nel 2006-2007, una stagione travagliata, con una salvezza sofferta, inizialmente con Marco Rossi in panchina poi sostituito da Loris Dominissini alla 15ª giornata, quindi ancora Rossi, con cui evita i play-out di un soffio grazie a tre vittorie consecutive nelle ultime tre giornate. In particolare l'impresa riuscì anche grazie ad una partita che è passata alla storia: quella contro il Pisa Calcio allo "Speroni". La Pro Patria, sotto di 2 reti dopo mezz'ora, ed in 10 uomini, prima pareggia, e poi, con un altro espulso per ciascuna squadra, segna altre due reti per un finale di 4-2.

Nel campionato 2007-08, in panchina viene riconfermato Marco Rossi. Dopo un buon girone d'andata, chiuso nelle prime posizioni, perde poi molte posizioni in classifica fino a giocarsi la salvezza ai play-out contro l'Hellas Verona. La partita di andata, giocata al Bentegodi di Verona, finisce 1-0 per i padroni di casa con rete dell'ex Morante al 95'. Al ritorno pareggio per 1-1 (37' Negrini per la Pro e al 90' Zeytulaev per il Verona), che sancisce la retrocessione in C2, dopo sei campionati.

Il 26 giugno 2008, a Milano, avviene il passaggio di proprietà con la Famiglia Vender, mentre la maggioranza passa ad un nuovo gruppo, guidato da Giuseppe Zoppo ed il Dott. Roberto Cerboni (che però abbandona quasi subito), che scelgono come nuovo allenatore Franco Lerda. Il 31 luglio 2008, in seguito all'esclusione di diverse società tra Serie B ed ex C1, viene ripescata in Prima Divisione (ex Serie C1). Il 9 novembre 2008, superando il Cesena 3-1, nell'incontro valevole per l'undicesima giornata, arriva a quota mille vittorie (conteggiando solo quelle di campionato).

Parallelamente, a marzo 2009, emergono i primi segnali di una situazione finanziaria altamente deficitaria; il direttore generale, Francesco Lamazza, viene sollevato dal suo incarico per aver criticato pubblicamente il presidente Zoppo, di cui i tifosi iniziano a chiedere le dimissioni. Viene nominato d.g. Flaviano Tonellotto, ex presidente della Triestina, che però se ne va dopo 3 giorni, a causa delle durissime contestazioni subite allo stadio dalla squadra e tifosi con il tecnico Franco Lerda che lo accompagna direttamente alla macchina.

Il 2 aprile 2009, la società viene dichiarata fallita dal Tribunale di Busto Arsizio per debiti. Il rag. Luca Regalia è nominato curatore fallimentare. Quattro giorni dopo, su provvedimento del Gip di Busto Arsizio, la Guardia di Finanza arresta l'ex patron Giuseppe Zoppo, accusato di bancarotta fraudolenta: dopo aver perso tutti i suoi soci nell'acquisto della società tigrotta, e dopo non essere riuscito a rivenderla a luglio 2008, avrebbe dirottato le sovvenzioni degli sponsors su suoi conti privati, bloccato i pagamenti ai creditori e smesso di versare gli stipendi.

Il 3 giugno 2009, alla terza ed ultima udienza utile, la Società "Aurora Pro Patria 1919", guidata dalla famiglia Tesoro, ha acquisito il ramo d'azienda del fallimento, dando così continuità alla storia della Pro Patria. Il tutto mentre la squadra è impegnata nei play-off, per il ritorno in Serie B dopo 43 anni. Il 31 maggio, i biancoblù avevano affrontato nella gara di andata di semifinale play-off la Reggiana al Giglio, imponendosi per 5-4, in una partita rocambolesca che al 36' del primo tempo vedeva i tigrotti soccombere per 3-0, facendo partire poi una rimonta storica che al 38' vedeva Do Prado, accorciare, quindi Mosciaro tre minuti dopo. Al quarto d'ora della ripresa arriva il pareggio bustocco con Cristiano di testa, quindi il vantaggio ancora con Do Prado, a cui fa seguito il pareggio dei padroni di casa. Ad un minuto dalla fine Do Prado realizza la sua personale tripletta su rigore, per un netto fallo subito da Toledo, fissando il punteggio sul 5-4 finale per la Pro.

In finale affronta il Padova, la gara in Veneto, termina sullo 0-0, con Giambruno che al 9' di gioco, para un rigore al patavino Rabito. La gara di ritorno si gioca allo "Speroni", che viene esaurito in prevendita già al primo giorno. Alla fine del primo tempo i padovani rimangono in 10 uomini per l'espulsione del terzino Di Venanzio per doppia ammonizione. Alla Pro, basterebbe lo 0-0, per essere promossa e la squadra sembra giocare per mantenere quel risultato che però è pericoloso, infatti a 10' dal termine Di Nardo, su un rimpallo manda la palla in rete e due minuti dopo, su contropiede, complice anche un errore difensivo biancoblù, raddoppia. Nei minuti finali Urbano accorcia le distanze, fissando il punteggio sul 2-1 e allo scadere, in pieno recupero, Do Prado fallisce clamorosamente un gol, colpendo di testa centrale, nonostante la favorevole posizione: è l'ultima azione della partita, la Pro Patria perde una promozione in un campionato che avrebbe sicuramente meritato di vincere, probabilmente anche a causa della vicenda societaria e del disinteresse di alcuni giocatori che abbandonano immediatamente il campo di gioco, tra i quali Music, Fofana, Correa e Do Prado, che il giorno dopo, il 22 giugno, è già accasato tra le file del Cesena, neopromosso in Serie B.

Il 26 giugno la FIGC assegna il titolo sportivo alla nuova società Aurora Pro Patria 1919 S.r.l.

La panchina viene affidata inizialmente a Giuseppe Manari, nella stagione precedente secondo di Lerda ma, essendo privo del patentino, come tecnico figura il preparatore dei portiere Raffaele Di Fusco. Sono solo sei i confermati dal fantastico campionato precedente, Morello, Bruccini, Melara, Giambruno, Polverini e Cristiano, mentre arrivano Nicolas Caglioni, Mario Pacilli, Antonio Aquilanti, Matteo Serafini, Matteo Pivotto, Tommaso Chiecchi, Giovanni Passiglia, Mathias Urbano, Francesco Ripa e lo svizzero Lombardi. La squadra però non ingrana e resta inesorabilmente a fondo classifica. All'ottava giornata, a seguito della sconfitta in Toscana contro il Figline, maturata all'89', Manari consegna le dimissioni ed al suo posto viene chiamato Vincenzo Cosco. La situazione inizialmente sembra migliorare, ma le sconfitte continuano a fioccare e la squadra resta inchiodata in piena zona playout. Pertanto anche Cosco, dopo la sest'ultima giornata, si dimette da allenatore a causa di dissidi col patron Savino Tesoro e per dare una scossa positiva alla squadra. Al suo posto viene promosso allenatore il preparatore dei portieri Raffaele Di Fusco, che aveva già coadiuvato il primo allenatore Manari. La situazione resta comunque estremamente critica, tant'è che dopo appena due settimane Di Fusco è tornato ad essere solo preparatore dei portieri: il nuovo allenatore è, dal 20 aprile 2010, Gianluca Gaudenzi, cui però non riesce il miracolo di raddrizzare la stagione: la Pro infatti, il 30 maggio, retrocede in Lega Pro Seconda Divisione dopo il doppio confronto ai play out con il Pergocrema (2-2 in casa, 1-1 in trasferta, con cremaschi salvi in virtù del miglior piazzamento al termine della stagione regolare). In virtù del probabile fallimento ed esclusione del Perugia dal campionato di Prima Divisione i tigrotti sperano ancora in un possibile ripescaggio in Prima Divisione, essendo la miglior classificata delle retrocesse, cosa che appare però improbabile in quanto la Lega intende escludere le società, come la Pro Patria, che hanno già beneficiato del lodo Petrucci.

Il 18 giugno 2010 la Pro Patria sceglie il nuovo allenatore: Raffaele Novelli, nel 2009/2010 sulla panchina del Sorrento. Il compito del nuovo allenatore sarà di riportare prontamente la formazione bustocca in Prima Divisione.

Il campionato inizia bene, con una squadra vittoriosa, che occupa fin dall'inizio posizioni di vertice in classifica. Il 28 settembre 2010, però, il Presidente, Antonio Tesoro, rassegna le dimissioni a causa delle incomprensioni con la proprietà, rappresentata da Savino Tesoro, padre dello stesso Antonio. Successivamente il patron Savino Tesoro manifesta la volontà di cedere al più presto e a titolo gratuito la società, nella quale non vuole assolutamente più investire un solo euro. A novembre, dopo una situazione di stallo durata oltre un mese, il patron minaccia di mettere in liquidazione la società, causandone la radiazione da tutti i campionati di calcio professionistici. L'amministrazione comunale, capitanata dal Sindaco Gigi Farioli e dall'Assessore allo Sport (e Presidente Onorario della Pro Patria) Alberto Armiraglio, interviene per ovviare alla difficile situazione. L'amministrazione comunale riesce a scongiurare l'avvio della procedura di liquidazione della società e vista la mancanza di acquirenti, decide di fondare il Consorzio "La Tigre nel Cuore", basato sull'azionariato popolare. Tutti i tifosi possono, infatti, a seconda delle proprie disponibilità economiche, investire capitali nella società. Nel consorzio dovrebbero figurare anche alcuni noti imprenditori locali, che versando importanti quote di capitale, dovrebbero permettere di salvare la Pro Patria. Intanto, nonostante la difficile situazione societaria, la squadra continua a vincere ed occupa la prima posizione in classifica, anche se ci saranno quasi sicuramente delle penalizzazione in classifica che vengono attenuate dalla sapiente opera professionale del segretario generale Giuseppe Iodice il quale grazie all'esperienza e alle sue capacità riesce a limitare i danni in classifica, e quindi a ridurre al minimo le penalizzazioni per via del mancato pagamento di stipendi e contributi, causato dal disimpegno societario della famiglia Tesoro.

Nonostante queste difficoltà, la squadra, sostenuta dall'affetto dei tifosi e dallo spirito carismatico del mister Raffaele Novelli riesce a concludere il campionato piazzandosi in zona playoffs; le rivali dei tigrotti verso la lega Pro prima divisione (la vecchia C1) furono la Pro Vercelli battuta all'andata 5-2 allo stadio Speroni di Busto Arsizio partita entrata nella storia con il nome di manita e nella partita di ritorno a Vercelli i tigrotti decimati dall'arbitraggio riescono a resistere e perdere 2-0 conquistando la finale. In finale la Pro incontro la FeralpiSalò; a Busto l'andata finì 1-1 mentre il ritorno a Salò finì 2-1 per la FeralpiSalò dopo che la Pro Patria era passata in vantaggio nel primo tempo. La Pro Patria non riesce a conquistare la promozione, ma sul fonte societario invece viene definitamente salvata dal baratro della liquidazione ed iscritta al campionato successivo, con l'acquisto delle quote da parte di Pietro Vavassori.

L'anno successivo, ottimo il ruolino di marcia dei bustocchi nel campionato 2011-12, con i biancoblu che però pagano una penalizzazione record di 13 punti senza la quale sarebbero stati a lungo al comando della classifica. Questa penalizzazione viene poi diminuita di due punti. La Pro Patria continua l'inseguimento ai play-off: se è vero che, al netto del pesante fardello della penalizzazione sarebbe stata promossa in Lega Pro Prima Divisione con due giornate di anticipo, alla fine della stagione si deve accontentare del settimo posto.

La formazione bustocca, priva di penalizzazioni, inizia bene il nuovo campionato. Dopo la ventiduesima giornata, grazie alla vittoria sul Castiglione, si ritrova al primo posto in classifica con una partita in meno. Dopo un girone d'andata trionfale e uno di ritorno con qualche difficoltà, la squadra di mister Firicano riesce, con la vittoria (0-2) al Natal Palli di Casale Monferrato a riconquistare la Lega Pro Prima Divisione, chiudendo il campionato al 1º posto. I biancoblù riconquistano così la terza serie dopo 3 anni in Seconda Divisione.

Il 12 giugno 2013 il patron Vavassori annuncia il suo disimpegno; per un mese si succedono trattative per il passaggio delle quote, che portano a un nulla di fatto; la squadra viene iscritta senza la necessaria fidejussione al 30 giugno; a 2 giorni dalla scadenza per la presentazione dei ricorsi, Vavassori ci ripensa e resta al timone della società.

Il 4 novembre 2014, Aldo Monza diventa il nuovo allenatore dei tigrotti.

Storicamente, la Pro ha sfoggiato sempre come prima divisa la storica maglia a strisce orizzontali bianco-blu, con pantaloncini bianchi e calzettoni bianchi con bordi blù. Solo verso la fine degli anni 30 arriva l'introduzione dei pantaloncini blù, come alternativa.

Nel 2000 è giunta seconda classificata nel prestigioso concorso istituito dal "Guerin Sportivo", sulle maglie più belle delle squadre d'Europa. La Pro Patria è l'unica squadra professionistica italiana con la divisa principale a strisce orizzontali. La divisa da trasferta ha subìto invece vari cambiamenti: dal blu si è passati al bianco, al rosso, al nero e anche all'arancione.

Lo stemma, storicamente, era ovale, diviso in due: da un lato lo stemma di Busto Arsizio (troncato rosso con B maiuscola bianca, e bianco con B maiuscola blu e fiamma nascente), dall'altro strisce orizzontali bianco-blu, il tutto cerchiato di blu con varie denominazioni al suo interno (Pro Patria et Libertate, Pro Patria et Libertate sez. calcio, Pro Patria Srl, Pro Patria Calcio 1919).

Nel corso della sua storia ha utilizzato, occasionalmente, anche altri stemmi, come quello rotondo con una tigre nella parte alta e le strisce biancoblu e la scritta Pro Patria nella parte bassa; oppure dal 1995 al 1998 è stato utilizzato uno stemma a forma di scudetto, con due G sulla sinistra (per Gallarate), due B sulla destra (per Busto Arsizio), divise dalle strisce biancoblu al centro, con sopra ad esso una corona. Tuttavia l'utilizzo dello stemma ovale è stato predominante nel corso degli anni, fino alla stagione 2008-2009.

Con la costituzione della nuova società (2009-2010) il simbolo riportato sulle maglie, pur mantenendo i colori dello stemma ovale, è diventato a forma di scudetto, con in cima il nome "Aurora Pro Patria 1919"

Nelle ultime stagioni è stato scelto come inno della squadra "Che cos'è", di Massimo Tornese. Lo stesso viene trasmesso allo stadio in occasione delle partite casalinghe della Pro Patria.

Esiste anche un inno non ufficiale composto dalla band Heavy Metal Ul Mik Longobardeath dal titolo "Acciaio BiancoBlu".

La mascotte della Pro Patria è una tigre biancoblu; a metà degli anni 2000 fu indetto un concorso nelle scuole cittadine per attribuirle il nome e tra le varie proposte vinse "Capitan ProPatria"; ad oggi non viene più utilizzata.





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