venerdì 22 maggio 2015

IL MUSEO DEL TESSILE A BUSTO ARSIZIO

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Il Museo del tessile e della tradizione industriale di Busto Arsizio è uno dei due musei comunali di Busto Arsizio. Ha sede nello stabilimento che ospitava il reparto di filatura del Cotonificio Carlo Ottolini, poi Bustese.

Il Cotonificio Carlo Ottolini fu uno tra i primi insediamenti di tipo produttivo sorti a Busto Arsizio fuori dal nucleo dell'antico borgo, a nordest della chiesa di San Michele Arcangelo.

Nel 1876, Carlo Ottolini ereditò dal padre un lotto di terreno su cui decise inizialmente di costruire una stamperia; successivamente vi affiancò alcuni spazi per la produzione dei tessuti tipici della città, che successivamente hanno dato il nome alle due maschere bustocche: il Tarlisu e la Bumbasina. Questo primo stabilimento, arricchito da capannoni e nuovi macchinari, divenne il Cotonificio Carlo Ottolini.

Già nel 1885 una mappa catastale riportava chiaramente quello che sarebbe stato il nucleo dello stabilimento, che la stessa mappa intitolava come Stabilimento Ottolini. Nel 1887 Carlo Ottolini acquistò una casa a corte con botteghe tra le attuali via Volta e via Galvani, adiacente alla sua proprietà.

Il successo dei prodotti portò il Cotonificio ad essere premiato alle esposizioni di Palermo (1891) e di Genova (1892) e a ricevere la prestigiosa medaglia d'oro del Ministero dell'Industria.

Ad Ernesto Ottolini, che subentrò alla morte del padre nel 1900, si deve l'edificazione dello stabilimento neogotico, oggi sede del Museo. La famiglia perse il controllo dell'azienda nel 1915, con il passaggio della proprietà a due ex dipendenti, Antonio Tognella (già direttore tecnico) e Carlo Schapira (già direttore commerciale), che cambiarono il nome della ditta in Cotonificio Bustese. Nel periodo tra le due guerre l'azienda fu protagonista di un vertiginoso processo di crescita, fino agli anni '50, quando iniziò la fase discendente che culminò nel 1972 con la chiusura dello stabilimento di Busto Arsizio e il trasferimento delle attività in Valle Olona.

La struttura, importante esempio di archeologia industriale, ha le forme di un castello con mattoni a vista, finestroni ogivali, figure antropomorfe, merlature e torri, progettato dell’architetto Camillo Crespi Balbi.

Le novità di questa struttura erano costituite dal severo rettangolo modulare di grandi dimensioni, facilmente adattabile ad ogni tipo di lavorazione, e dalla fitta rete di pilastrini in ghisa che sorreggevano gli shed triangolari a lucernario, garantendo luce costante all'interno dello stabilimento. Ai lati del corpo centrale svettano due torrioni, alleggeriti da trifore sui lati.

Nel 1984 gli spazi precedentemente occupati da alcuni capannoni vennero trasformati in parco pubblico.

Il 19 gennaio del 1978 il Cotonificio Bustese cessò la sua attività a causa dell'arretratezza degli impianti di produzione. Ad essa subentrò la Ditta "Bustese Industrie Riunite" con sede legale in Olgiate Olona.

Nel 1980 l'area su cui sorge lo stabile dell'ex Cotonificio Bustese venne acquistata dal Comune, che demolì alcuni capannoni ormai fatiscenti. Quelli rimanenti vennero affittati a ditte private che ne modificarono gli spazi interni. Sette anni più tardi, furono abbattuti gli edifici antistanti il corpo centrale, mettendo così in evidenza lo stabile del Crespi Balbi in tutta la sua grandiosità.

Il 30 gennaio 1997, dopo anni di restauri, l'Amministrazione Comunale di Busto Arsizio inaugurò ufficialmente il Museo del Tessile e della Tradizione Industriale di Busto Arsizio, che raccoglie e conserva le testimonianze dell'industria tessile locale.

Il percorso all’interno del Museo si estende su tre piani, più le due torrette. Il piano terra ed il primo piano del Museo sono stati implementati con un percorso alternativo appositamente studiato per l’utente non vedente.

È stato inoltre realizzato un sistema di audioguida utile a tutti gli utenti e particolarmente ai non vedenti per conoscere alcune informazioni sulla storia del tessile a Busto Arsizio, sulle tradizionali operazioni della produzione, nonché su alcune macchine e prodotti.

Al piano terra, oltre ad un bar ed una sala conferenze situati nel parallelepipedo posteriore, si trovano i primi macchinari delle filature, le grandi macchine per la tessitura ed il finissaggio ed i primi sistemi ottocenteschi di anti-infortunistica. Il primo piano è dedicato alla storia della lavorazione Jacquard, dagli antipodi al computer. Inoltre è presente la presentazione delle fasi di confezionamento e spedizione delle pezze.

Nel centro della sala sono posizionati degli espositori in ricordo dei padri dell'industria bustocca e bustese, come Enrico dell'Acqua. Il piano è anche importante per la "sala delle esperienze", un laboratorio dove è possibile toccare con mano il cotone da semplice fiore a tessuto finito (il tutto è molto utile a studenti e non vedenti). Il secondo piano è dedicato alle fasi di tintoria e stampa del tessuto. Inoltre si possono ammirare tanti prodotti finiti, dai corredi di inizio secolo alle nuove fibre sintetiche. Si trovano quindi vecchie macchine da cucire Singer e nuovi tessuti usati nell'industria spaziale (è presente una tuta autografata dell'astronauta Franco Malerba), nello sport (come il sedile di una Lotus di Formula 1 utilizzata da Mika Hakkinen), e nell'altamoda (abito della collezione Gattinoni). Infine è presente un reparto dedicato alla vita in ufficio. Per quanto riguarda le torrette, la prima è dedicata alla fotografia dell'800 e l'altra al calzaturificio Borri, un'altra importantissima fabbrica della città di Busto Arsizio.

Il progetto prende le mosse nei primissimi anni novanta quando il Comune di Busto Arsizio decide di restaurare l’antico cotonificio Ottolini e di destinare a parco pubblico il vasto giardino padronale.

Al contempo, inizia a maturare l’idea di caratterizzare il sito come luogo di conservazione della memoria del passato tessile di Busto. Gli anni che vanno dal 1994 al 1997 vedono un’intensa attività di raccolta della documentazione che fruttò un patrimonio di più di quattrocento reperti messi a disposizione da imprese e singoli collezionisti e ordinati con l’apporto di esperti che hanno volontariamente offerto la loro opera. La struttura viene inaugurata il 30 gennaio 1997.

Il museo ha come pista narrativa principale il ruolo dell’industria tessile a Busto Arsizio, ma si apre anche al tema più generale dello sviluppo industriale del territorio. In questo senso va vista l’acquisizione degli archivi del fotografo Menotti Paracchi (attivo alla fine dell’Ottocento), e del Calzaturificio Borri, collocati all’interno delle due torrette dell’edificio, una volta adibite a serbatoi dell’acqua.

Oggi il museo è punto di incontro del sistema associativo culturale e imprenditoriale bustese e i suoi spazi sono messi a disposizione anche per le loro iniziative. La struttura è gestita dal Settore Musei del Comune attraverso proprie risorse umane e finanziarie. Lo staff  che si occupa della gestione delle collezioni e delle attività di studio e di ricerca nonché, delle attività rivolte al pubblico scolastico, è composto da un direttore, il conservatore e da un responsabile delle attività didattiche. Il museo può contare su un folto gruppo di collaboratori appositamente formati dall’assessorato che sono a disposizione del pubblico e lo assistono nelle esperienze di laboratorio che rappresentano uno degli elementi di originalità. L’istituzione infatti ha preso parte a un progetto sviluppato dalla Direzione cultura della Regione Lombardia e coordinato dal Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano che promuove attività didattiche in campo scientifico e tecnologico (progetto EST Educare alla scienza e alla tecnologia). Attualmente i laboratori sulle proprietà del colore e sul colore applicato alla tintoria e stampa del tessuto, realizzati dal museo dal 2005 contestualmente al progetto EST, sono proposti alle scuole del territorio che hanno mostrato, in questi anni, un interesse all’offerta formativa.

Lo sviluppo dell’attività del museo ha portato alla crescita del suo patrimonio espositivo che tocca i duemilacinquecento pezzi. Ciò pone l’ente di fronte a un dilemma: da un lato, il successo delle sue iniziative sul territorio alimenta il flusso di documenti storici ricevuti in donazione dalle imprese e da privati cittadini; dall’altro, le esigenze logistiche connesse alla riduzione degli spazi a disposizione rendono necessaria una selezione che porta anche a escludere materiale di notevole interesse. Attualmente è in fase conclusiva la catalogazione della Biblioteca specialistica del museo. Saranno così a disposizione degli studiosi campionari, cataloghi di aziende, manuali tecnici, quaderni delle antiche scuole di tessitura, fotografie, in consultazione tramite un programma di ricerca dedicato. Oggi è in corso un parziale rinnovo dell’allestimento che prevede, tra l’altro, l’inserimento di schermi multimediali dove poter visionare brevi filmati o schede sulla storia del tessile e sulle condizioni di lavoro nei secoli scorsi.

Nel dicembre 2007 il museo è una delle 167 strutture (97 musei e 70 raccolte museali) riconosciute ufficialmente dalla Regione Lombardia per la qualità dei servizi resi ai cittadini attraverso il marchio di qualità.




LEGGI ANCHE : http://pulitiss.blogspot.it/2015/04/la-tessitura.html


                           http://asiamicky.blogspot.it/2015/05/le-citta-della-pianura-padana-busto.html





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