giovedì 28 maggio 2015

IL TRIFOGLIO

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Il trifoglio pratense o violetto è senz’altro da tempo una delle leguminose foraggere più diffuse in Europa ed in alcuni Paesi del vecchio continente raggiunge estensioni di alcune centinaia di migliaia di ettari.
In Italia, comunque, la coltura pura di questa leguminose da prato è andata progressivamente perdendo di interesse nel corso degli ultimi venti anni.
Di non antichissima coltivazione, il trifoglio pratense giunse in Europa probabilmente attraverso la Spagna e, di qui, si estese alla Francia, alla Germania ed ai Paesi Bassi.
Già conosciuto come pianta foraggera, il trifoglio pratense non fu però mai estesamente coltivato e assurse a pianta di primaria importanza solamente quando, introdotto in Inghilterra verso la metà del 1600, venne inserito nell’avvicendamento in sostituzione del maggese nudo. Le conseguenze di tale accorgimento furono duplici: da un lato esso provocò un sensibile aumento delle disponibilità foraggere e, dall’altro, grazie alla sua capacità azotofissatrice ed al conseguente arricchimento del tenore in azoto del terreno, consentì un incremento di tutta la produzione agraria.

Il sistema radicale del trifoglio pratense è costituito da un piccolo fittone molto ramificato, per cui è piuttosto superficiale. Gli steli sono eretti, ramificati, cavi, alti fino a 0,8 m. le foglie sono trifogliate, con foglioline ovali a margine intero, recanti sulla loro faccia superiore una banda a V di colore verde chiaro. Le infiorescenze sono globose, a capolino, composte da numerosi (80-100) fiori piccoli, tubolari, di colore roseo più o meno intenso, tendente al violaceo. La fecondazione, esclusivamente incrociata, è assicurata da insetti impollinatori (api, bombi).
Il frutto è un piccolo legume uniseminato, i semi sono piccoli (1000 pesano 1,6-1,8 g), di forma quasi a pera (globosa da una parte, più sottile dalla parte opposta), di colore brillante giallo con sfumature di violetto variabilissime da seme a seme e da una parte all’altra di uno stesso seme.
Il trifoglio pratense è specie fisiologicamente poliennale, in pratica, però, si comporta come una specie biennale, in quanto alla fine del 2° anno quasi tutte le piante sono morte o per siccità o per attacchi di funghi. Pertanto il trifoglio pratense nei paesi dell’Europa meridionale dura in coltura soltanto due anni, solo nel Nord-Europa le varietà locali durano 4-5 anni.

Il trifoglio pratense ha un’area di distribuzione più settentrionale di quella dell’erba medica, in quanto resiste meglio al freddo, ma non si adatta ai climi caldi e siccitosi per il suo apparato radicale piuttosto superficiale.
Quanto al terreno, preferisce quello di medio impasto, fresco, sopporta bene terreni umidi, molto pesanti, poco calcarei, acidi (pH 5-7,5, optimum 6-7), inadatti all’erba medica.
Il trifoglio pratense è un’ottima coltura miglioratrice che, perciò, è adatta a seguire e precedere il frumento o un altro cereale affine. È impossibile coltivare trifoglio pratense su un terreno che lo abbia ospitato poco tempo prima, perciò è assolutamente indispensabile che il trifoglio pratense entri in rotazioni lunghe, nelle quali cioè passi un lungo periodo (almeno 5 anni) tra due colture successive di questa leguminose.
Data la brevità del ciclo produttivo e la lentezza del suo sviluppo nel 1° anno, non c’è convenienza a seminare il trifoglio pratense in coltura specializzata, in Italia la tecnica normale era la semina in bulatura in mezzo ad un cereale, ma con la coltura intensiva del frumento scarse sono le possibilità di sopravvivenza della leguminose in esso traseminata.
L’epoca più usuale per la semina è febbraio-marzo, per la semina si adoperano 30-35 Kg/ha di seme.
Nel trifoglio pratense la fecondazione incrociata è la regola assoluta in quanto le piante sono totalmente autoincompatibili.
In ogni regione esistevano popolazioni locali (“ecotipi”) ben adattati alle condizioni d’ambiente particolari. Oggi possono essere commerciate solo varietà selezionate. Ecotipi italiani rinomati sono stati il Bolognino o Pescarese, lo Spadone.
La produzione nel 1° anno è scarsissima, si hanno solo stoppie inerite che, al massimo, possono essere sfruttate con un prudente pascolamento. La produzione piena, falciabile, si ottiene solo nel 2° e ultimo anno in cui il prato dà due ottimi sfalci, uno a metà maggio, l’altro a fine giugno, solo in ambienti e annate molto favorevoli talora può aversi un modestissimo terzo taglio.
Le rese in fieno sono di 5-6 t/ha. Un fieno ottimo di trifoglio violetto tagliato a inizio fioritura ha un contenuto di s.s di 86% circa, di protidi grezzi del 17-18% (su s.s.) e un valore nutritivo di 0,6-0,65 U.F. per Kg di s.s.
Il seme di trifoglio pratense si produce sul 2° taglio: le produzioni sono basse (100-200 Kg/ha) e sono rese molto aleatorie da parecchie difficoltà: scarsità di insetti impollinatori, attacchi di insetti (Apion pisi), allettamento, sgranatura.

Data la sua proprietà di antagonista dell'Ambrosia, pianta infestante della famiglia delle Compositae in rapida diffusione in molte zone del nord Italia, la semenza di trifoglio viene usata in aggiunta alle granaglie per il controllo della diffusione dell'Ambrosia nelle zone agricole.

Sono molto interessanti le proprietà medicamentose della pianta: dal trifoglio si estraggono ormoni vegetali (fitormoni), in particolare estrogeni, validi per rallentare l'invecchiamento di cute e mucose. Tali estrogeni inoltre sono efficaci per disturbi caratteristici delle donne in menopausa, quali vampate, depressione, osteoporosi, malattie cardiovascolari.  In anni recenti gli ormoni estratti dal trifoglio si sono rivelati utili anche nell'impiego contro l'ipertrofia prostatica.
Diversi studi dimostrano che l'assunzione di un estratto titolato in isoflavoni di trifoglio (6-8%), una volta al giorno per 12 settimane, comporta una significativa riduzione dei problemi vasomotori e del sistema nervoso centrale in donne in menopausa.
Il trifoglio si potrebbe inquadrare come il più potente fitoestrogeno naturale.
Evitare l'assunzione di preparati di trifoglio in caso di tumori estrogeno-dipendenti, attuali o prefressi, od ipersensibilità accertata verso uno o più componenti.
Il trifoglio è da sempre conosciuto per la dolcezza del proprio nettare che attira ogni genere di insetto. Numerose sono le proprietà attribuite al trifoglio e vanno dal potere calmante degli infusi ricavati con le foglie della pianta, utili soprattutto contro i mali di stagione, all'efficacia come antidoto per il veleno. Il trifoglio è considerato il simbolo della fertilità; esso è infatti in grado di sintetizzare l'azoto atmosferico nel terreno restituendo allo stesso la fertilità.
Inoltre, l'odore di trifoglio è dolce e gli studi hanno dimostrato che induce una sensazione di calma, cosa che va ad aggiungere altro simbolismo associato al trifoglio/ quadrifoglio.

Gli antichi celti veneravano il trifoglio per via dei suoi tre lobi, poiché possedevano una comprensione della natura che aveva generato molte credenze basate sulle triadi, così come si può notare nel Triskellion, la tripla spirale, la triquetra, il marchio del druido e i vari nodi illustrati dagli artisti celti. La triade indicava sia la divinità che il tempo, che l'equilibrio tra le varie energie, come la mente, il corpo e lo spirito. A un livello più materiale, i popoli d'Irlanda, videro nel trifoglio una fonte di cibo per il bestiame, poichè è molto abbondante su tutto il suo territorio.
Il significato simbolico del trifoglio ha la sua popolarità in Irlanda, cosa acquisita intorno al V secolo, periodo nel quale San Patrizio cercava di assoggettare la gente abitante del luogo al cristianesimo. Per ricollegare la Santa Trinità alle credenze antiche, San Patrizio usò il simbolismo della natura del trifoglio poiché era una pianta molto diffusa sulle colline irlandesi stabilendo così un dialogo con gli abitanti di Irlanda di allora, riuscendo a "abbindolare" molti che, più per comodità che per altri motivi di fede, accettarono la nuova religione che sostituì piano piano le vecchie credenze locali. San Patrizio era un fervente credente della religione cristiana e voleva portare la parola di quello che credeva Dio alle genti di Irlanda, uso abilmente i simboli di natura per riuscire nei suoi propositi anche perché la natura era la base delle antiche religioni.

Il botanico Caleb Threlkeld scriveva appunto nel 1726:

“Questa pianta viene usata come decorazione per i capelli ogni anno nel giorno del 17 Marzo (conosciuto come St. Patrick’s Day). Ciò avviene in base alla crednza che questo vegetale sia stato usato dal santo per spiegare il mistero della Santissima Trinità. Comunque sia, quando gli irlandesi indossano il loro Seamar-Oge, sono soliti eccedere con il liquore, cosa che non si addice al giorno del Signore; questo errore generalmente porta infatti alla sregolatezza.”

In conclusione della festa gli irlandesi erano soliti brindare con il rituale conosciuto come drowning the shamrock: il trifoglio, estratto da capelli o copricapi, veniva posto nel bicchiere con l’ultimo sorso di whiskey. Una volta brindato e bevuto, si diceva portasse fortuna estrarre il trifoglio dal bicchiere e gettarlo dietro la propria spalla sinistra.

Ma esiste un’altra teoria che ipotizza il primo accostamento del trifoglio alla tradizione irlandese.

Nel 1571 Edmund Campion, celebre studioso inglese di epoca Elisabettiana, scriveva che il trifoglio in Irlanda era comunemente usato come alimento. In realtà gli irlandesi non si cibavano di trifogli ma di acetosella dei boschi, una pianta simile al trifoglio largamente utilizzata in farmacia e nella cucina del medioevo come condimento o per dare sapore a zuppe e minestre.

Nella letteratura scientifica dei secoli successivi si possono trovare numerosi riferimenti alla presunta usanza degli irlandesi di nutrirsi di trifoglio. Molti studiosi britannici facevano infatti del loro peggio per ostentare la bestialità degli Irish contrapposta alla presunta civiltà inglese. Gli irlandesi, alla stregua dei neri africani, diventavano così selvaggi mangiatori di trifogli, stupidi, analfabeti e talvolta persino cannibali agli occhi dell’aristocrazia britannica, abituata a giustificare con questo genere di razzismo “scientifico” la propria politica di repressione coloniale.

Il trifoglio fu adottato come simbolo della lotta per l’indipendenza irlandese a partire dal 18° Secolo, alla stregua della rosa rossa inglese, del cardo scozzese e del porro gallese.

Le prime bandiere sulle quali si vide comparire lo shamrock furono quelle degli Irish Volunteers, che iniziarono a portare con orgoglio sulle proprie divise i trifogli simbolo d’irlandesità. Si trattava di un gruppo armato di volontari che sfruttarono il momento vantaggioso della Guerra d’Indipendenza Americana per ergersi a difensori dell’isola d’Irlanda nei confronti della minaccia di un’invasione francese o spagnola (essendo l’isola priva di difese in seguito all’invio oltreoceano delle milizie inglesi), facendo al tempo stesso pressioni independentiste sul Parlamento britannico.

Fu proprio negli ultimi secoli, con il crescente fervore per la volontà di veder nascere una Repubblica d’Irlanda, che lo shamrock divenne famoso in tutto il mondo.

Al giorno d’oggi è tuttora simbolo di diversi battaglioni dell’esercito britannico (come le Irish Guards e il Royal Irish Regiment).

Una curiosità: la divisa scelta dal Principe William per le sue nozze con Kate Midleton è quella delle Irish Guards, di cui è colonnello.

Sul colletto si potevano infatti notare due ricami bianchi a forma di trifoglio.

Lo shamrock è divenuto anche simbolo di numerose organizzazioni, società e squadre sportive.
Il trifoglio riuscì con i suoi tre lembi, a rappresentare il Figlio, il Padre e lo Spirito Santo, ma prendendo anche simbolicamente le tre virtù della teologia che si si trovano in Corinzi 13:13 nella Bibbia, ovvero fede, amore e speranza. Sembra che questo modo di insegnare la fede cristiana prese piede tra la comunità, perché fino ad oggi il significato del trifoglio è diventato l'icona di San Patrizio e la sua passione religiosa.

A volte (circa 1 su 10.000) i trifogli possono avere quattro foglie, questi vengono comunemente chiamati quadrifogli e considerati dei portafortuna.

Tuttavia il quadrifoglio non va confuso con l'Oxalis tetraphylla o l'Oxalis Deppei, che ha 4 foglioline per morfologia. Le foglie del quadrifoglio sono più arrotondate e allungate; la forma a "cuore" è invece caratteristica delle Ossalidi, sebbene sia quella erroneamente associata nell'immaginario collettivo al simbolo portafortuna e sebbene queste piante vengano coltivate e vendute come quadrifogli, in quanto questo è comunque il nome comune delle due specie.
Anche la Marsilea quadrifolia, una felce acquatica, può essere scambiata per un quadrifoglio.

In inglese ed in francese l'equivoco è evitato almeno sul piano linguistico, poiché in queste lingue esso viene definito in modo più puntuale, rispettivamente, four-leaf clover e trèfle à quatre feuilles, ossia trifoglio a quattro foglie. La quarta foglia di un vero quadrifoglio, inoltre, è generalmente più piccola rispetto alle altre.

I cercatori di quadrifogli fanno notare che determinati suoli sembrano più adatti ad ospitarne degli esemplari ed attribuiscono ciò all'inquinamento, alla composizione del terreno e ad altri fattori ambientali. Se siano questi ultimi o quelli genetici a dare origine al quadrifoglio è argomento controverso.

Si stima che il rapporto tra trifogli e quadrifogli sia di 10.000 a 1. Si possono trovare, in casi ancor più eccezionali, dei trifogli con più di quattro foglie; il numero massimo è stato cinquantasei, secondo il Guinness dei primati.

A causa della sua rarità in molte culture si ritiene che trovare o ricevere in dono dei quadrifogli sia di buon auspicio, tanto che secondo alcune credenze popolari metterne uno sotto il cuscino propizi bei sogni. Sempre secondo altre credenze popolari, ogni foglia rappresenterebbe qualcosa: la prima è per la speranza, la seconda per la fede, la terza per l'amore e, ovviamente, la quarta simboleggia la fortuna. Per i Druidi il quadrifoglio era potente contro gli spiriti malvagi. Il più antico riferimento letterario al quadrifoglio sembra risalire al 1620, con la prima attestazione di quest'ultimo come portafortuna.

Attenzione, però! Calpestare un quadrifoglio porta sfortuna.....

Il significato del trifoglio e dei quadrifogli nei sogni indica crescita, guadagno finanziario,  successo,  buona salute e  realizzazione dei propri propositi. Ciò è in gran parte dovuto al suo colore, perché il verde è tipicamente quello che indica raffinatezza, benessere e soddisfazione ( anche il verde è considerato un colore portafortuna).




LEGGI ANCHE : http://pulitiss.blogspot.it/p/verde.html

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