venerdì 1 maggio 2015

IL GOLF

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La parola "golf" fu menzionata per la prima volta in uno scritto del 1457 su una Lista degli Atti del Parlamento di Scozia sui giochi proibiti come "gouf", probabilmente derivata dalla parola scozzese "goulf" che significa "colpire o schiaffeggiare".

Questa parola potrebbe anche derivare dall'olandese "kolf", che significa "mazza", riferita anche allo sport che porta lo stesso nome.

Ma c'è persino un riferimento anteriore e si crede che risalga al 1452, quando Re Giacomo II di Scozia vietò il gioco in quanto distraeva i suoi sudditi dalla loro pratica di arcieri.

L'esatta origine dello sport del golf non è del tutto chiara. La teoria più diffusa e accettata è che questo sport abbia avuto origine in Scozia nel tardo Medio Evo quando due contadini si lanciavano una pietra con due bastoni. Un gioco simile al golf odierno è però riconducibile già nel febbraio 1297 negli attuali Paesi Bassi, presso una città chiamata Loenen aan de Vecht.

Il gioco così come pensato nei Paesi Bassi era praticato con una stecca e una palla di cuoio. Chi colpiva la palla entro un bersaglio distante diverse centinaia di metri con il minor numero di colpi vinceva.

Comunque il gioco del golf come lo concepiamo noi oggi è generalmente considerato un'invenzione scozzese, tanto che il gioco del "golf" era già menzionato in due Atti del Parlamento Scozzese nel XV secolo, che lo proibivano. Alcuni studiosi, comunque, ritengono che tale proibizione si riferisse ad altri giochi più simili allo shinty o all'hurling, o al moderno hockey su prato, piuttosto che al golf. Sempre gli studiosi sostengono che il gioco di mandare una palla in una buca del terreno usando una mazza da golf cominciò a essere giocato nel XVII secolo nei Paesi Bassi e che poi questo sia stato trapiantato in Scozia.

La parola "golf" potrebbe essere infatti un'alterazione della parola olandese "Kolf" che significa "mazza", "stecca".

Comunque queste prime forme di gioco sono giustamente viste come forme antenate del moderno golf come lo interpretiamo oggi. Rimane il fatto che il golf si è originato e sviluppato in Scozia: anche il primo campo permanente di golf è originario della Scozia, come anche la prima associazione. Le prime regole scritte hanno avuto origine qui e hanno stabilito il campo a diciotto buche.

Il primo torneo si tenne tra varie città scozzesi. Inizialmente il golf ebbe diffusione tra la Scozia e l'Inghilterra e da lì al resto del mondo. Il più antico campo da golf nel mondo è l'Old Links al Musselburgh Racecourse. Testimonianze hanno mostrato che il golf era giocato lì nel 1672, anche se Mary, regina di Scozia, lo riteneva giocato già nel 1567.

Il percorso in un campo da golf non è stato sempre composto da 18 buche. Il St Andrews Links occupa una stretta lingua di terra nel territorio di Queen Mary of Scots, a ridosso del mare.

Già nel XV secolo i golfisti al St Andrews avevano realizzato una buca nel terreno, giocando con buche piazzate secondo quanto dettato dalla topografia del luogo. Il campo così composto era di undici buche, disposte fino all'estremità lontana della proprietà. Uno giocava le buche out, girava, e quindi giocava le buche in, per un totale di 22 buche.

Nel 1974 molte di quelle buche furono considerate troppo corte e allora vennero combinate. Il numero si ridusse da 11 a 9, così che un giro completo del campo comprendeva 18 buche.

Considerato che St Andrews era ritenuta la capitale del golf, tutti gli altri campi seguirono l'esempio e le 18 buche rimasero lo standard fino al giorno d'oggi.

L'evoluzione del golf può essere spiegata principalmente dallo sviluppo dell'attrezzatura usata per giocare. Alcune delle molte migliorie apportate al golf sono da ricondurre all'introduzione della pallina da golf. La pallina da golf ha assunto numerose forme differenti prima del 1930 quando l'United States Golf Association diede standard precisi per peso e dimensioni. Questi standard furono poi seguiti da una regolamentazione della USGA che stabiliva che la velocità iniziale di ogni pallina da golf non potesse superare i 250 piedi al secondo. Da quel momento, la pallina da golf ha continuato a svilupparsi, influenzando notevolmente il modo di giocare. Un altro fattore rilevante nello sviluppo del golf è stato il perfezionamento delle mazze. Le prime mazze da golf erano fatte di legno, che era facilmente reperibile nell'area. Nel corso degli anni, Hickory sviluppò il legno standard da usare per i bastoni e il Persimmon Americano divenne la scelta del legno per la testa della mazza, a causa della sua durezza e resistenza. Così come la pallina si sviluppò e divenne più duratura con l'introduzione del "gutty" intorno al 1850, anche la testa della mazza si migliorò con l'entrata in gioco di una varietà di mazze dalla testa di ferro. L'introduzione dei bastoni d'acciaio iniziò sul finire del decennio 1890, ma la loro adozione da parte del corpo organizzativo del golf fu lenta. Nei primi anni del 1970, la tecnologia dei bastoni cambiò di nuovo con l'uso della grafite, per la sua leggerezza e resistenza. Il primo metallo "legno" fu sviluppato all'inizio degli anni 1980 e ha poi rimpiazzato completamente il legno grazie alla sua resistenza e versatilità. La più recente tecnologia per le mazze da golf prevede l'uso della grafite per i bastoni e delle teste di titanio, che consentono di realizzarle di dimensioni più larghe rispetto a quanto precedentemente stabilito. La resistenza di questi materiali ha anche consentito di realizzare la parte frontale della mazza molto più fine, il che incrementa l'effetto molla della mazza sulla palla, aumentando in teoria la lunghezza del tiro. La USGA ha recentemente limitato questo effetto molla, conosciuto anche come Coefficiente di Restituzione (COR), a 0.83 e la massima dimensione della testa della mazza a 460cc nel tentativo di mantenere la competitività del gioco.

Nell'aprile del 2005 una nuova testimonianza ha riacceso il dibattito sull'origine del golf. Una recente dichiarazione avanzata dal Prof. Ling Hongling della Lanzhou University, suggerisce che un gioco simile al golf era già giocato in Cina fin dalla Dinastia Tang Meridionale, ben 500 anni prima che il golf fosse menzionato in Scozia.

Gli Archivi Dōngxuān (東軒錄) della Dinastia Song (960–1279) contengono la descrizione di un gioco chiamato chuíwán (捶丸) e contengono inoltre dei disegni esplicativi del gioco. Esso veniva giocato con 10 mazze che comprendevano una cuanbang, una pubang, e una shaobang, sovrapponibili a un driver, un legno 2 e un legno 3. Le mazze erano intarsiate con giada e oro, il che suggerisce che il golf era uno sport destinato ai benestanti. L'archivio cinese contiene riferimenti a un ufficiale della dinastia Tang Meridionale, il quale chiese alla figlia di scavare delle buchette come bersaglio. Ling suggerì che il golf fu esportato in Europa e quindi in Scozia da viaggiatori Mongoli nel tardo Medioevo.

Un portavoce del Royal and Ancient Golf Club di St. Andrews, una delle più antiche organizzazioni golfistiche di Scozia, ha affermato: "Giochi con mazze e palle esistono da molti secoli, ma il golf come lo conosciamo oggi, giocato su 18 buche, ha chiaramente avuto origine in Scozia."

Un moderno campo da golf deve sorgere su una superficie di almeno 50-60 ettari e per la sua costruzione il primo passo da compiere è lo studio dei parametri tecnici dell'area. Peculiarità quasi unica del golf è il fatto che si giochi su un'area sempre diversa: non può esistere un campo standard dal punto di vista dell'ecosistema e quindi della presenza di specie animali e vegetali.
Il golf si pratica su campi in erba suddivisi normalmente in 18 buche di lunghezza variabile, all'incirca, dai 70 ai 550 m e dalla larghezza media di 40 m. Esistono anche campi composti da un diverso numero di buche (3, 6, 9, 27, 36), ma il giro convenzionale è sempre di 18 buche. La lunghezza totale di un campo da golf di 18 buche varia in media dai 5500 m ai 6500 m.
Per buca si intende tutta l'area compresa tra la piazzola di partenza (tee) e quella d'arrivo (putting green), dove è sistemata la buca vera e propria; ciascuna buca è composta dunque da diverse parti, la prima delle quali è appunto la zona pianeggiante da cui parte il gioco, delimitata da appositi segnali, detta tee, nome condiviso con i supporti in legno che possono essere utilizzati per tenere la palla sollevata da terra nel colpo di partenza (le donne giocano da tees più vicini alla buca rispetto agli uomini); al tee segue, normalmente, un'area di erba alta, di lunghezza e larghezza variabile, detta rough. L'area di erba accuratamente rasata, all'interno della quale si dovrebbe cercare di mantenere la pallina, è detta fairway; nella zona di gioco possono essere presenti vari ostacoli, piante, specchi d'acqua e bunker: questi ultimi sono una sorta di trappole di sabbia che si trovano per lo più ai bordi del green, l'area al termine della buca, dalla forma più o meno circolare, dove l'erba è tagliata ancor più finemente e dove finisce il gioco. Qui è ricavata la buca propriamente detta (hole), che ha un diametro di 10,8 cm e una profondità di 10-15 cm, con infilata l'asta della bandierina che ne indica la posizione durante il gioco.
Per ogni buca è necessaria la presenza di tee e green, mentre forma e disposizione di altri ostacoli variano caso per caso: ci sono campi pianeggianti o fortemente ondulati, costruiti nel mezzo di foreste o privi di alberi, campi costruiti in riva al mare e fortemente ventosi e campi con ostacoli d'acqua artificiali. Anche le semine d'erba e il tipo di sabbia utilizzato per i bunkers variano; addirittura il medesimo impianto può cambiare caratteristiche per motivi meteorologici e inoltre la commissione sportiva può variare le condizioni di gioco (posizionamento di bandiere e marcatori di partenza ecc.).
Le buche possono essere 'par 3', 'par 4' o 'par 5' a seconda del numero ideale di colpi per concludere la buca; così per esempio una buca par 3 dovrebbe essere giocata idealmente in tre colpi. Ovviamente è anche possibile terminare una buca in un numero di colpi inferiore o superiore al par; un giocatore che conclude una buca con un colpo in meno del par (per es. 4 colpi in un par 5) segna un birdie, un giocatore che conclude una buca in due colpi meno del par segna un eagle, un giocatore che conclude una buca con tre colpi meno del par (evento rarissimo anche tra i professionisti) segna un albatross, mentre un giocatore che conclude una buca con uno, due, tre colpi in più del par segna rispettivamente un bogey, un doppio bogey, un triplo bogey e così via. Le buche par 3 variano in lunghezza approssimativamente da 70 a 200 m, le buche par 4 da 260 a 400 m, le buche par 5 da 450 a 550 m. Un campo di 18 buche ha normalmente par 72, ma esistono anche campi che giocano 71 o 70 di par.

Nel golf si gioca contro il campo prima che contro l'avversario. Si basa su una tecnica fondamentale, lo swing, che consiste nell'insieme di movimenti necessari per imprimere alla palla la velocità e la traiettoria desiderate, con l'obiettivo di arrivare in buca con il minor numero possibile di colpi. Salvo eccezioni, il fuoriclasse ha sempre dietro di sé, per curare l'esecuzione, un insegnante. Non a caso, il grande Nicklaus ha avuto lo stesso istruttore per 25 anni.
Il principiante ha bisogno di un certo numero di lezioni e per iniziare deve affidarsi a un maestro che lo seguirà sul campo pratica. La fase successiva, la prova del campo, avverrà dopo una quarantina di lezioni sul campo pratica e una quindicina di uscite di un'ora. Un bravo allievo dopo sei mesi sarà pronto per partecipare alle prime gare, anche se per 'non classificati', e potrà cominciare la caccia all'handicap. In questa fase sarà sempre utile agire sotto il consiglio e lo sguardo del maestro. L'alternativa alle lezioni private è la golf clinic, ossia corsi di gruppo brevi e intensi in cui agli allievi viene insegnato come si affrontano le differenti situazioni che si incontrano nel gioco.

Una partita a golf dura in media 5 ore durante le quali bisogna percorrere circa 8 km con passo molto spedito; contrariamente a quanto comunemente si crede, è uno sport faticoso che richiede tecnica, potenza, elasticità e capacità strategiche.
Il gioco si può dividere, con qualche approssimazione, in gioco corto e gioco lungo, e in quest'ultimo si possono distinguere a loro volta il gioco dei legni e il gioco dei ferri. Al campionario dei colpi base fondamentali si aggiungono numerose raffinatezze (colpi come il draw, il fade, il lob, il punch shot, i colpi dalla sabbia, dal rough ecc.) di cui non si può mai raggiungere la padronanza completa, cosa che rende il golf un gioco coinvolgente e stimolante anche per i migliori professionisti.
Il colpo di partenza rappresenta in genere il primo momento di una scelta strategica. In media, su un campo di 18 buche, sono infatti almeno 9 quelle per le quali, prima ancora di salire sul tee, bisogna decidere tra potenza e precisione. Nel primo caso la scelta cade naturalmente sul drive, nome con cui è comunemente conosciuto il legno 1: è la mazza più potente a disposizione e anche la più difficile da usare, al punto che molti giocatori più che discreti non la usano affatto. La velocità della testa del drive al momento dell'impatto, nel giocatore medio, supera i 150 km/h; a tali valori è evidente che è molto difficile portare la faccia del drive esattamente perpendicolare alla linea di tiro: basta l'inclinazione di appena un grado per sbagliare pesantemente il tiro. La scelta tra il drive e un'altra mazza dunque non è facile per l'intreccio di potenziali vantaggi e conseguenze dannose che il suo uso presenta. Man mano che la padronanza del gioco aumenta non si tratta più solo di scegliere quale mazza utilizzare, ma subentra la necessità di decidere sul lato di gioco, sulla sua potenza e quindi sulla sua lunghezza anche in base alla visibilità, con calcolo dei rischi tenuto conto del proprio handicap ecc.
Il cosiddetto gioco lungo è la parte del gioco più difficile da padroneggiare e chi riesce a farlo può essere considerato un buon giocatore. Per ragioni geometriche e per le caratteristiche dei 'ferri lunghi' il campionario di errori possibili nel gioco lungo è vasto; al problema tecnico di eseguire correttamente il colpo si aggiunge il problema della scelta della strategia di gioco. Le scelte strategiche fondamentali si fanno comunque nel colpo al green e comportano la valutazione di una numerosa serie di fattori in pochi istanti. In primo luogo bisogna scegliere il ferro adatto ‒ il che implica conoscere sé stessi per sapere esattamente quale distanza si è in grado di coprire con ogni ferro ‒ e valutare in seguito tutti i fattori ambientali che influenzano in modo determinante il volo della palla: vento, umidità e temperatura dell'aria, pioggia, condizioni e pendenza del terreno nel punto in cui si trova la palla e in quello su cui deve atterrare. La scelta del ferro deve tenere conto anche della posizione dei 'pericoli' rispetto alla bandiera; il più delle volte un colpo sbagliato comporta almeno altri due colpi per rimediare al danno, con tutte le recriminazioni che seguono. In genere i campi sono costruiti in modo da lasciare, su ogni colpo, un'alternativa poco rischiosa ma anche poco redditizia in termini agonistici e una, al contrario, più rischiosa e più remunerativa. Le bandiere vengono volta per volta piazzate in funzione di questo principio.
Il gioco corto è quella parte del gioco dove si mette a frutto, o si rovina, quanto di buono si è fatto per avvicinarsi alla buca nel minor numero di colpi possibile. Man mano che ci si avvicina al green il gioco diventa una questione di centimetri, anziché di metri o di decine di metri. Un buon giocatore non impiega mai più di 3 colpi per portare la palla in buca quando arriva a meno di 100 m dal green, e spesso ne bastano meno; per capire la difficoltà dell'impresa bisogna considerare che la buca ha un diametro di appena 10,8 cm (poco più del doppio del diametro della palla).
La prima fase è dedicata alla posizione delle mani sul bastone (grip), fondamentale nel controllo della direzione del tiro. Nella mano sinistra il bastone viene impugnato trasversalmente nel palmo della mano, con il pollice verso il basso. Nella mano destra il bastone viene impugnato sulle dita e il mignolo è generalmente sovrapposto all'indice della mano sinistra. In un grip corretto il pollice e l'indice devono formare un uncino. Raggiunta la corretta impugnatura del bastone, è necessario imparare a posizionare il corpo di fronte e perpendicolarmente alla palla. Da una posizione eretta, le gambe devono essere divaricate di una misura pari alla larghezza delle spalle. Per quanto riguarda la posizione dei piedi, il destro è perpendicolare alla linea di tiro, il sinistro leggermente ruotato verso sinistra (o all'esterno), con minime variazioni che dipendono dai bastoni utilizzati. Il peso viene egualmente distribuito sui due piedi. Le ginocchia vengono appena flesse, il busto è piegato in avanti quanto basta per permettere alle braccia di cadere rilassate e alla testa del bastone di posizionarsi dietro la palla. È il momento di prendere la mira verso il bersaglio, e questo richiede coordinazione: è necessario che le linee immaginarie di piedi, ginocchia, braccia, spalle e occhi siano parallele alla linea di tiro.
La seconda fase è dedicata alla meccanica dello swing. Si inizia con il backswing, movimento uniforme del triangolo formato dalle spalle, dalle braccia e dalla testa del bastone. Le spalle e i fianchi cominciano a ruotare verso destra, e le braccia salgono verso l'alto. All'apice, le spalle sono ruotate di 90° e i fianchi di 45°, i polsi sono leggermente flessi e il bastone è parallelo al terreno. Il downswing è la prosecuzione: il movimento in avanti inizia con la rotazione verso l'esterno dei fianchi portando le spalle, le braccia e il bastone verso la palla. Con il finish (o follow through) il peso del corpo viene trasferito sul piede sinistro, i fianchi e le spalle sono ruotati nella direzione del bersaglio e il corpo è in perfetto equilibrio. La tecnica è basilare e si apprende dopo una lunga pratica.
Ancora a proposito del grip sono previsti tre tipi di impugnature che si differenziano per la posizione del mignolo destro: oltre alla overlap (la più usata), la baseball e la interlock. Nella overlap (resa famosa all'inizio del Novecento dal britannico Harry Vardon e consigliata a chi ha grandi mani) il mignolo della destra si sovrappone all'indice della sinistra. Nel tipo di impugnatura baseball o a due mani, queste devono essere ben unite fra loro. È consigliata una giusta pressione: stringere le mani molto più del necessario fa perdere invece fluidità. Nella interlock (fatta conoscere da Nicklaus e consigliata a chi ha mani piccole e dita corte) il mignolo si aggancia all'indice.

Approvato dal Royal and Ancient Golf Club of St. Andrews e dalla United States Golf Association, il regolamento del gioco, aggiornato 30 volte in 120 anni, è stato tradotto con il titolo Le regole del golf e lo status del dilettante dalla Federazione italiana golf.
Dalla primavera 2004 è entrato in vigore il 30° aggiornamento, che non è affatto l'annunciata 'abituale limatura'. Le nuove regole hanno influenzato ben 43 nuove decisioni e l'emendamento di altre 214, determinando perciò un accavallarsi di disposizioni alle quali si fa ricorso. Ci vorrà del tempo per comprendere bene quando le penalità si sommano, quando non si sommano o si applica la penalità maggiore.
Il golf si è affermato in fondo anche per il suo corredo di consuetudini apparentemente anacronistiche. La sua etichetta rappresenta una serie di regole non necessariamente scritte: comportamento sul campo e in gara, cura del percorso di sicurezza, codice di cortesia la cui violazione non comporta penalità o sanzioni ma ha comunque un peso. A ogni giocatore vengono richiesti educazione individuale, civica e sportiva, rispetto dell'avversario, del campo e dello spirito del gioco. Le indicazioni nel corso dei secoli sono in gran parte immutate. Si mette al bando chi impreca, lancia i bastoni, li spezza dalla rabbia, sbatte la sacca per terra, tiene comportamenti violenti. Negli Stati Uniti, dove la United States Golf Association dimostra di voler difendere strenuamente lo spirit of the game e si contano il maggior numero di praticanti, strutture e iniziative, il golf è considerato l'unico sport in cui la sublimazione del piacere per la vittoria è totale solo se si rispettano le regole. Il gioco si tramanda di padre in figlio, come la tecnica e il rispetto della persona, di qualsiasi stato sociale, del suo gioco e dello sforzo che fa per godere pienamente il piacere per il risultato.
Il manuale di gioco della United States Golf Association offre consigli e raccomandazioni per 35 milioni di appassionati. Questi i 25 punti da osservare: 1) Mai muoversi quando un giocatore effettua il colpo; 2) Mai parlare o disturbare quando un giocatore effettua il colpo; 3) Mai mettersi alle spalle del giocatore o dietro la sua buca quando sta per tirare; 4) Mai mettere la palla sul tee fino a quando la palla dell'avversario è in gioco; 5) Mai tirare fino a quando tutti i giocatori non sono fuori portata della palla; 6) Osservare il proprio turno di gioco e colpire la palla senza perdere tempo; 7) Se si perde una palla, segnalarlo ai giocatori e cercarla; 8) Spianare col rastrello o con la scarpa le impronte lasciate sulla sabbia del bunker; 9) Se si smuove una zolla, rimetterla al suo posto e ripianare il terreno; 10) Le impronte lasciate dalla palla sul putting green devono essere aggiustate con un tee e poi schiacciate col piede; 11) Mai appoggiare la sacca da golf sul putting green; 12) Reggere la bandiera per il proprio avversario, alla distanza di un braccio; 13) Sul putting green mai mettersi sulla traiettoria di tiro di un altro giocatore; 14) Accertarsi che la bandiera sia saldamente rimessa nella buca; 15) Non guidare il golf cart vicino al putting green o vicino agli ostacoli; 16) Terminata la buca, non indugiare sul putting green; 17) Permettere ai giocatori più rapidi di passare se la buca davanti è vuota, o lasciare in ogni caso il passo a coloro che seguono; 18) Togliere immediatamente la palla entrata nella buca che deve essere liberata per gli altri giocatori; 19) Non dare nessun consiglio, se non richiesto, ai giocatori sul campo; 20) Quando l'avversario è una donna, tirare per primo dal tee; 21) Non permettere la guida del golf cart a chi ha meno di 16 anni; 22) Non allontanarsi dal putting green fino a quando tutti i giocatori non hanno terminato il gioco; 23) Se si gioca da soli, dare la precedenza a chi sta giocando altre partite in gruppo; 24) I colpi di pratica sul percorso sono proibiti; 25) Verificare il numero della propria palla prima di iniziare il gioco, perché potrebbe avere lo stesso numero di quella di un altro giocatore.

Le regole del golf consentono di utilizzare durante una partita un massimo di 14 bastoni. I bastoni sono fondamentalmente costituiti da tre componenti: l'impugnatura, detta grip, la testa e la canna che collega il grip alla testa, detta shaft.
Il grip può essere di gomma o di pelle, è sostanzialmente simile, anche se più sottile e a sezione circolare, a quello di una racchetta da tennis, e ha come scopo quello di garantire una presa salda.
Distinguendo in base alla testa, si hanno fondamentalmente tre tipi di bastone: i legni, i ferri e il putter (anche se ultimamente le industrie produttrici di bastoni hanno iniziato a proporre ibridi).
I legni portano questo nome perché fino ai primi anni Ottanta erano fatti in legno, mentre al giorno d'oggi sono prodotti in leghe metalliche (in particolare titanio, acciaio e tungsteno). Si usano per i colpi più lunghi e hanno sezione ovale: il lato piatto è detto 'faccia', è solcato da scanalature parallele e ha un'inclinazione rispetto al terreno (loft) che varia in funzione della potenza. Più basso è il numero che contraddistingue il legno, più esso è potente: il legno 1 è comunemente detto drive, ha un loft che va mediamente dai 6° ai 12° e lo shaft particolarmente largo. Il drive si usa quasi esclusivamente quando è necessario ottenere la massima distanza a discapito della precisione: il giocatore medio tira a 230 m di distanza, mentre i professionisti più potenti superano i 300 m. Sono inoltre diffusi i legni 3, 4, 5 e 7 con loft e lunghezza dello shaft decrescenti.
I ferri si usano per i colpi di media e corta distanza, hanno per lo più shaft in acciaio ma sono relativamente diffusi anche i ferri con shaft in grafite. I ferri hanno normalmente una numerazione che va dal 3 al 9, per cui vale lo stesso discorso fatto per i legni riguardo al loft e alla lunghezza dello shaft. A questi si aggiungono i cosiddetti wedges, tra i quali i più diffusi sono il pitching wedge o più semplicemente pitch, il sand wedge e il lob wedge; si tratta di ferri dal loft particolarmente alto (fino a 60°) e dallo shaft particolarmente corto, che si usano per i colpi più corti. Il sand wedge, inoltre, ha una caratteristica curvatura della suola, detta bounce, che lo rende particolarmente idoneo ai colpi dalla superficie in sabbia. Esistono anche i ferri 1 e 2, che sono però piuttosto rari perché molto difficili da usare e adatti solo ai giocatori più abili. Il giocatore medio tira un ferro 3 a 180 m e un sand wedge a 60 m, con distanze proporzionalmente decrescenti per i ferri intermedi.
Il putter è il bastone che si usa in green per mandare la palla in buca. Ha un loft che va da 1° a 4° ed è l'unico bastone che deve far rotolare la palla invece che sollevarla da terra. Le case produttrici si sforzano di produrre ogni anno bastoni innovativi, ma per quanto riguarda il putter l'unica cosa che conta è che dia una buona sensazione in mano e al contatto con la palla.
Lo shaft era originariamente in legno, mentre al giorno d'oggi quasi sempre gli shafts sono in grafite e in acciaio. Quelli in grafite vengono generalmente utilizzati nei legni, perché essendo più leggeri garantiscono maggiore velocità e quindi maggiore potenza; quelli in acciaio sono normalmente usati nei ferri, perché garantiscono un po' più di precisione rispetto agli shafts in grafite e avendo una massa maggiore restituiscono una maggiore sensibilità, oltre a essere più economici. Esistono shafts di diversa flessibilità (normalmente si distinguono in flex, regular, stiff, extra-stiff), a scelta del giocatore. Quelli più flessibili si addicono ai principianti proprio perché, grazie al cosiddetto effetto frusta, garantiscono elasticità e potenza, mentre i giocatori più bravi e veloci non possono utilizzarli in quanto ad alte velocità lo shaft si curva, con effetti negativi sulla precisione del tiro.

Le attuali palline rappresentano la combinazione dell'attrezzo originale con i progressi tecnici; esse hanno un peso massimo di 45,93 g e una dimensione minima di 4,267 cm di diametro; sono quasi sempre di colore bianco e la loro superficie è costellata di tante fossette circolari, dette dimples, che garantiscono la tenuta della traiettoria in volo. Le palline si differenziano tra loro tanto per il materiale del rivestimento quanto per il materiale, la composizione e la compressione dell'interno (palle in due, tre pezzi, palle multistrato, nuclei liquidi, nuclei in titanio ecc.). Tutto ciò conferisce alla pallina leggerezza, precisione, profondità, robustezza e permette velocità anche vicine ai 250 km/h.
I giocatori migliori preferiscono le palle più morbide e con maggiore rotazione, che sono più manovrabili nei colpi in prossimità del green; i principianti preferiscono palle più dure che limitano maggiormente l'errore nei colpi lunghi e consentono di raggiungere maggiori distanze.

L'attrezzatura è completata da una serie di accessori indispensabili. La sacca, oltre ai bastoni, serve a portare tutto ciò che può essere necessario durante le cinque ore di una partita, compresi asciugamani, tute da pioggia, libretto delle regole ecc. La sacca può essere portata in spalla o su un carrello e può essere in pelle o in materiale sintetico. Le sacche da spalla sono di dimensioni ridotte e materiali leggeri e il più delle volte sono dotate di un treppiede. Il carrello che serve per portare la sacca, se non si desidera portarla in spalla, deve essere leggero e stabile.
Le scarpe fino a pochi anni fa avevano la suola chiodata, ma negli ultimi anni hanno cominciato a imporsi chiodi in plastica (soft spikes) che dovrebbero essere meno dannosi per la superficie del green (e per il pavimento degli spogliatoi), al punto che oggi in molti circoli i chiodi in acciaio sono vietati. Lo scopo dei chiodi è quello di garantire la stabilità sia nel cammino sui pendii bagnati sia nell'esecuzione del colpo. Una buona scarpa da golf, poi, oltre che comoda deve anche essere impermeabile.
Il guanto può essere in pelle o in materiale sintetico. Ha lo scopo di garantire la presa migliore anche in caso di pioggia e di prevenire le vesciche alla mano. Si usa solo per la mano sinistra (per i giocatori destrorsi), che è l'unica ad aderire interamente al grip.
Per finire, tre accessori assolutamente indispensabili sono i tees (supporti in legno che possono essere utilizzati per mantenere la palla sollevata da terra nel colpo di partenza di ogni buca, come già detto), i 'marchini' e un 'alza pitch marks'. I marchini servono per contrassegnare la posizione della palla sul green quando la si voglia togliere dalla traiettoria di gioco di un compagno. Per 'alza pitch marks' si intende una specie di forchettina che serve a riparare i danni lasciati dalla pallina all'impatto con il green, pratica fondamentale per la tutela del campo di gioco.




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