domenica 3 maggio 2015

LO SFAGNO

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Lo sfagno (nome scientifico Sphagnum) è una varietà di muschio con la caratteristica di essere particolarmente leggero e permeabile. Allo stato naturale non possiede radici, ma soltanto dei filamenti bruni, un piccolo fusto, e foglioline verde chiaro. Con questo tipo di struttura esso costituisce un vero e proprio terreno acquifero, per cui le colonie di sfagni (sfagneti) sono come una spugna; assorbono grandi quantità di umidità, e nel tempo riescono a raggiungere estensioni molto ampie (nell'Europa centro-settentrionale, dove questo muschio è molto sviluppato, si parla anche di alcuni chilometri quadrati). Avendo, come detto, una grande capacità di ritenzione idrica, tutti i tipi di sfagni sono indicati per creare substrati e terricci.

Lo sfagno è costituito da un fusticino, in cui risultano una zona centrale incolore, il midollo, una intermedia ed una corticale di cellule morte ad eminente funzione assorbente; l'asse principale e le ramificazioni sono rivestite da minutissime foglioline, disposte su tre file, quasi scolorite, per la presenza di grandi cellule ialine dette leucocisti, vuote, incluse in un fine graticcio di piccolissime cellule viventi, dotate di protoplasma e di clorofilla, dette clorocisti.

Tale struttura determina un vero e proprio tessuto acquifero, per cui i numerosi individui che costituiscono le colonie di sfagni, agiscono come una spugna, assorbendo e trattenendo l'umidità. Con l'invecchiamento, le parti inferiori dei loro piccoli cauli muoiono e marciscono ed i rami giovani si moltiplicano vegetativamente, dando origine a nuovi individui: così, lentamente ma incessantemente, queste piantine si sviluppano in estensioni sempre maggiori, spesso distese di vari chilometri quadrati, come ad esempio in Irlanda e nell'Europa centro-settentrionale.

In estate, tra i ciuffi dei rami superiori spiccano, di colore bruno e sorrette da un breve pseudopodio, le capsule, sferette da cui esplodono le spore, risultato dell'attività sessuale degli sfagni; germinando in un protonema, provvedono esse pure a diffonderli.

Per la loro grande capacità di ritenzione idrica, tutte le specie del genere Sphagnum sono adatte alla preparazione di substrati, quantunque alcune siano migliori come lo Sphagnum papillosum, lo Sphagnum palustre e lo Sphagnum squarrosum.

Lo sfagno essiccato all'aria trova impiego come componente fondamentale nei terricci per la coltivazione di Orchidaceae, Bromeliaceae, Platycerium e altre piante epifite e nel radicamento delle talee.

Lo sfagno verde, invece, si utilizza per guarnire i sostegni di piante volubili munite di radici aeree, appartenenti alla famiglia delle Araceae; nonché come substrato ottimale della maggior parte delle piante carnivore.

Lo sfagno è un muschio tipico delle torbiere (le tipiche paludi nelle quali vivono le piante carnivore).
Per questo viene spesso utilizzato nella coltivazione delle piante carnivore sebbene non sia un elemento necessario.
Spesso questo muschio viene adagiato sopra i vasi delle nostre piante, altre volte viene lasciato essiccare al sole per poi essere polverizzato ed aggiunto insieme a torba e perlite nella preparazione del substrato (alcuni coltivatori infatti non fanno affatto uso della torba preferendo un mix sfagno disidratato - perlite).

Lo sfagno (così come gli altri muschi) è una pianta assai poco evoluta; si può dire quindi che il suo svantaggio principale sia quello di non essere una pianta “vascolare” ovvero dotata di vasi specializzati a condurre l’acqua del terreno verso l’alto ed i prodotti della fotosintesi verso il basso. Per questo, infatti, lo sfagno non può raggiungere grandi altezze ed inoltre deve essere in continuo contatto con l’acqua. Gli sfagni non hanno vere e proprie radici ma semplicemente un piede che li tiene ancorati per terra; a causa di ciò, l’assorbimento dell’acqua non è un compito esclusivo del piede ma anche dell’ esile fusto e delle foglie (anche se non sono vere e proprie foglie). Quindi, oltre ad assicurare un costante apporto d’acqua al piede, dovremo collocare lo sfagno all’ interno di un terrario per garantire la giusta umidità dell’aria o, in mancanza di questo, ci limiteremo a spruzzarlo 2-3 volte al giorno con l’acqua che utilizziamo per le piante carnivore.

Lo sfagno, grazie alla sua struttura, è in grado di immagazzinare grandi quantità d’acqua per cui crea un microambiente estremamente umido e fresco a livello del terreno ed è anche in grado di rilasciare acqua quando questa dovesse venire a mancare. Intuitivamente, inoltre, svolge un’ azione protettiva per la torba nel caso lasciaste la vostre piante all’ aperto e sotto la pioggia (cosa che comunque non consigliamo).
I veri benefici apportati dallo sfagno sono però altri: è un ottimo antimuffa ed antimicotico, per cui preserva la salute delle nostre piante proteggendole da muffe e funghi. In secondo luogo è provato che esso, col tempo, ospita batteri simbionti, incrementando quindi la capacità delle piante carnivore di assorbire dal terreno preziosi nutrienti. Altra azione importante è quella di acidificare il terreno e, come sappiamo, la maggior parte delle piante carnivore predilige terreni acidi. Infine, da recenti studi, si è scoperto che lo sfagno (quando in salute) produce auxina, un ormone che stimola l’accrescimento delle radici.
A causa di tutti questi fattori, lo sfagno risulta particolarmente utile (per non dire d’obbligo) anche nella preparazione di talee di radice o di foglia.
Lo sfagno deve essere impiegato con cautela poiché non tutte le piante carnivore lo apprezzano (mai di mettere lo sfagno sulle Pinguicole). Questo muschio infatti tende ad acidificare notevolmente la torba e, uno sbalzo vertiginoso di PH ed un’eccessiva acidità della terra, renderebbero la vita difficile ad alcune piante, mentre per altre sarebbe una vera panacea. Come se non bastasse, lo sfagno è particolarmente invasivo e, quando attecchisce, comincia a riprodursi notevolmente tendendo a soffocare le radici delle piante più piccole.


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