venerdì 1 maggio 2015

LA VELA

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"Il vento soffia....e spinge..."

La navigazione a vela risale agli albori della civiltà umana, e già lo storico greco Pausianas narra di una competizione velica, contornata da musica e gare di nuoto, organizzata nel II secolo a.C. in onore di Dionysus Melanaigidos, presso il Tempio di Afrodite ad Ermioni.

La storia della moderna vela sportiva, tuttavia, affonda le sue radici nella lotta contro la pirateria marina. Nel corso del Secolo XVII le rotte delle Indie Orientali, dell'Africa e delle Americhe erano infestate di pirati. Fra le principali prede delle scorrerie piratesche erano i navigli olandesi, che spostavano merci di valore fra i Paesi Bassi e le proprie colonie.

Per rispondere a tali minacce gli olandesi svilupparono dei velieri veloci ed agili chiamati jachtschip (dall'olandese "jacht", che significa cercare, cacciare, perseguire) i quali avevano il compito di inseguire e catturare i vascelli pirata. Risultando estremamente divertenti da condurre, queste agili imbarcazioni furono largamente usate anche a fini sportivi.

Solo a metà del Secolo XVII, il re Carlo II, nel corso del suo esilio nei Paesi Bassi, scoprì gli jachtschip e, quando fu restaurato al trono, ne portò con sé un esemplare in Inghilterra, favorendo così la diffusione dello sport della vela in tutto l'Impero Britannico.

Carlo II (detto "the Merrie Monarch") era così appassionato di vela che contribuì a disegnare il suo yacht personale, lo "Jamie", di 25 tonnellate di stazza, che venne completato nel 1662 a Lambeth. Lo stesso anno, il re condusse personalmente alla vittoria lo Jamie contro uno jacht olandese di proprietà del Duca di York, in un percorso che andava da Greenwich a Gravesend e ritorno. Si trattava della prima regata fra yacht condotti da timonieri non professionisti.

Nel frattempo la parola di origine olandese "jacht" veniva anglicizzata nel termine "yacht" oggi largamente diffuso per indicare le imbarcazioni a vela.

La prima competizione velica di flotta dell'era moderna fu la Cumberland Regatta, inaugurata nel 1715, che si tiene ancora oggi. La prima competizione internazionale fu, nel 1851, la famosa Coppa delle Cento Ghinee, più nota come Coppa America.

Il primo club velico, il Water Club of the Cork Harbour, fu fondato all'insegna dell'esclusività, in Irlanda, nel 1720. Almeno inizialmente tuttavia i suoi membri non si dedicavano ad attività competitive, ma effettuavano manovre navali obbedendo agli ordini di un ammiraglio, trasmesse con le segnalazioni di uno sbandieratore, come una flotta militare. Nel 1812 fu fondato il Royal Yacht Squadron, che contava circa cinquanta imbarcazioni di stanza a Cowes.

Gli yacht del tempo erano costruiti con materiali pesanti, come i cutter oceanici, con prua di legnami massicci e poppe leggere. Si scoprì presto, tuttavia, che le chiglie e le strutture portanti erano inutilmente resistenti, e si cominciò a costruire imbarcazioni da regata molto più leggere. Inoltre si capì che l'armo a cutter ad albero singolo (in Italia noto come armo Marconi) era più flessibile e adatto alle varie condizioni meteorologiche rispetto agli armi dei brigantini e degli schooner dell'epoca. Infine, poiché non era ancora stato introdotto il concetto del compenso, o handicap, e le imbarcazioni competevano in tempo reale, si tendeva a costruire yacht di generose dimensioni, per renderli più veloci.

Fino al 1870, le competizioni veliche furono organizzate seguendo regole stabilite liberamente da ciascuno yacht club, ed ogni club era libero di modificare, interpretare e applicare le regole a piacimento, ingenerando spesso confusione, incomprensioni e frustrazioni nei concorrenti. Nel giugno 1868 il Royal Victoria Yacht Club convocò il primo Congresso velistico, o Yachting Congress, che vide la partecipazione di 23 rappresentanti di 14 club. Il Congresso si proponeva di sviluppare un nucleo condiviso di regole comuni, che venne effettivamente proposto l'anno seguente. Tuttavia, a causa delle aspre critiche ricevute, tale regolamento non venne mai adottato.

La decade 1870-1880 venne in ogni caso considerata come la prima "età felice" per la vela sportiva, sia per il numero di nuove imbarcazioni costruite e la raffinatezza delle soluzioni tecniche adottate, sia per l'incredibile numero di competizioni che si svolsero in quegli anni. Basti pensare che nel solo 1876 si svolsero 400 competizioni (a confronto delle 63 che si erano tenute nel 1856).

Nel 1875 tre clubs (il Royal Thames Yacht Club, il Royal Yacht Squadron, ed il New Thames Yacht Club) si associarono per fondare la prima Associazione per le Competizioni Veliche, o Yacht Racing Association (o YRA), che sviluppò regole comuni applicabili alle acque territoriali britanniche.

Si cominciava a delineare in quel periodo, nel mondo della vela, una scissione fra i proprietari di grossi yacht ed il mondo delle piccole imbarcazioni a vela, o "derive". Nonostante, nel 1888, la YRA avesse aperto l'associazione ai proprietari di sailing boats, la Sailing Boat Association e la connessa Boat Racing Association non aderirono alla YRA fino al 1921.

Lo sport velico acquisì nel frattempo status di sport olimpico, venendo introdotto ai Giochi di Parigi del 1900, cui parteciparono concorrenti raggruppati in tre classi veliche.

Tuttavia la confusione fra i diversi standard di misura adottati nel Regno Unito, nei paesi europei, ed in Nord America continuava a minare la possibilità di svolgere competizioni fra yacht di differente nazionalità. Per risolvere tale inconveniente venne convocata, nel 1906 a Londra, la Conferenza Internazionale sulla Misurazione delle Imbarcazioni Veliche, o International Conference on Yacht Measurement.

Il risultato più importante della conferenza del 1906 fu di porre le basi per l'istituzione, avvenuta a Parigi nel 1907, della Unione Internazionale per le Competizioni fra Yacht, o International Yacht Racing Union, e l'adozione di un Regolamento Internazionale di Regata basato su quello stabilito dalla Yacht Racing Association. Aderirono inizialmente alla nuova Federazione le associazioni nazionali di: Austria-Ungheria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Paesi Bassi e Belgio, Italia, Norvegia, Spagna, Svezia, e Svizzera.

L'International Yacht Racing Union rimase quindi la massima autorità internazionale per l'organizzazione e la regolamentazione di competizioni veliche internazionali fino all'agosto 1996. Ravvisando la necessità di far sì che la vela sportiva non sia percepita come un ricco sport elitario, il nome venne mutato in Federazione Internazionale della Vela, o International Sailing Federation (abbreviata in ISAF).

L'ISAF conta oggi 115 paesi membri, ed è riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale a rappresentare, a livello olimpico, lo sport della vela.

Lo sport della vela si svolge soprattutto in regate, competizioni fra barche a vela in cui generalmente vince l'imbarcazione che riesce a percorrere il percorso di regata in minor tempo.

Nelle competizioni veliche è consentito sfruttare soltanto le capacità marinare dell'imbarcazione e la forza propulsiva del vento per navigare e la forza dell'acqua sullo scafo. Questo significa che qualsiasi altro sistema di propulsione è vietato, incluso l'effettuare certi movimenti del corpo che potrebbero aumentare la velocità dell'imbarcazione.

La procedura di partenza prevede un conto alla rovescia preceduto da alcuni segnali sonori (sirene o corni da nebbia) e visivi (bandiere o segnali luminosi nel caso di notturne) che indicano ai concorrenti (regatanti) quanto tempo manca alla partenza. I concorrenti dovranno quindi tagliare la linea di partenza predisposta dagli organizzatori dopo il via. Se un concorrente taglia la linea prima del via dovrà effettuare una nuova partenza ritornando nella zona che precede la linea, passando esternamente alle boe, pena la sua squalifica. Può talvolta capitare che, qualora molti concorrenti partano in anticipo e i giudici non siano in grado di identificarli tutti, si ripeta l'intera procedura di partenza.

Durante la regata, le regole stabiliscono dettagliatamente chi ha il diritto di rotta sugli altri e come i concorrenti devono rispondere a chi ha la precedenza. Al termine della regata, chi ritiene di essere stato penalizzato da un altro concorrente che ha violato delle regole, presenta un ricorso al giudice di regata che, sentite tutte le parti interessate e ricevute un certo numero di segnalazioni, può decidere di squalificare o penalizzare chi ha violato le regole.

È impossibile ricondurre l'enorme varietà di competizioni veliche che si tengono nelle acque di tutto il mondo a categorie prefissate. Tuttavia, volendo generalizzare, si possono distinguere due grandi tipologie di regate: le regate costiere e le regate d'altura.

Nella categoria delle "regate d'altura" rientrano tutte quelle regate il cui percorso viene solitamente definito facendo uso delle caratteristiche orogenetiche del Campo di regata. In questo caso il campo di regata può essere vastissimo fino a comprendere, come nel caso delle circumnavigazioni terrestri, l'intero globo terrestre. Per completare il percorso delle regate d'altura è quindi richiesto ai concorrenti di aggirare, in senso orario o antiorario, isole, promontori, scogli, o anche continenti.

Ovviamente tali regate possono avere durate che vanno da alcune ore fino a mesi e, addirittura, anni.

Le "regate d'altura" possono essere di diversa tipologia in base a vari aspetti:

con scalo o senza scalo - se prevedono delle tappe o se l'intero percorso deve essere completato dai concorrenti senza fare soste per rifornimenti
solitarie, a coppie o in team - a seconda se prevedono che a bordo dell'imbarcazione ci sia un solo concorrente, o che ci siano due soli concorrenti, o infine se non c'è limitazione al numero dei concorrenti.

Lo sport della vela è centrato sull'interazione fra due elementi chiave: la tecnica e la tattica.

La tattica consiste nella capacità dei concorrenti di interpretare contemporaneamente le condizioni ambientali (in termini di venti, correnti, condizioni meteorologiche, avversari, etc.), il proprio posizionamento sul campo di regata in relazione agli altri concorrenti, nonché l'applicabilità delle diverse regole alle condizioni specifiche in cui si trovano, e valutare l'interazione reciproca fra tutti questi fattori per decidere il comportamento più opportuno da tenere al fine di ottenere il miglior risultato possibile nella competizione. La vela è uno sport in cui bisogna utilizzare l'intelligenza; è importantissimo percepire ogni cambiamento di vento. Infatti, il vento non è mai statico ma può cambiare direzione anche solo di pochi gradi; questo cambiamento di vento anche se di pochi gradi può determinare molto all'interno della regata.

La tecnica invece si riferisce al mezzo usato per competere, l'imbarcazione, unitamente ai suoi componenti essenziali, scafo (o scafi), albero (o alberi) e vele. Poiché gli aspetti tecnici rivestono un ruolo così essenziale nelle competizioni veliche, in genere si cerca di ridurre la loro influenza al fine di esaltare le doti velistiche dei concorrenti.

I metodi per raggiungere tale obiettivo sono essenzialmente due:

la definizione di classi veliche
l'applicazione di compensi (o handicap)
Lo sport della vela può essere praticato già a partire dall'età di 6-7 anni grazie a piccole imbarcazioni chiamate Optimist (Lunghezza f.t. 2,30 m, sup. velica 3,25 m2) progettate apposta per i più piccoli, i quali dopo avere appreso i primi rudimenti della navigazione a vela si possono cimentare in competizioni anche di alto livello, fino al Campionato Mondiale di classe.

Una Imbarcazione a vela di qualsiasi tipo e misura é composta da tre parti fondamentali:
a) lo scafo, che genera il sostentamento e la galleggiabilità per l'equipaggio e le cose trasportate.

b) la velatura, che genera la propulsione.
c) Il timone, mezzo di governo indispensabile per condurre l'imbarcazione e fondamentale per il funzionamento sinergico dell'insieme barca, vento ,acqua.

Quando si parla di barche, si riferisce generalmente a scafi, infatti nella cultura media uno scafo senza remi, senza motore o senza vele é, per i più , sempre e comunque una barca.
Nel mondo della nautica, in senso consumistico il concetto é lo stesso, ma nel gergo marinaresco una barca prende il nome dalle molteplici combinazioni che si possono ottenere con tipologie diverse di scafi e organi propulsori :
motoscafi, pilotine, entrobordo, fuoribordo, ecc... se la propulsione é a motore,
sloop, cutter, yawl, golette, derive, ecc... se la propulsione é a vela,
motorsailer o motovelieri se la propulsione é mista.

La linea di galleggiamento è la linea che il pelo libero dell'acqua disegna sullo scafo che galleggia e che divide lo scafo in due parti:
l'opera viva, ( carena), sotto il pelo dell'acqua,
l'opera morta, (bordo libero), sopra il pelo dell'acqua.
L'opera viva é tale perché, col proprio volume, genera attivamente e continuamente, spinte verso l'alto in proporzione all'acqua che sposta galleggiando e navigando.
L'opera morta invece non contribuisce costantemente e attivamente all'equilibrio dell'imbarcazione.
Le caratteristiche di una barca veloce sono date dalla forma dell'opera viva , ancora prima che dalle vele o dal motore.

Diversi nomi accompagnano le varie parti dello scafo anche da davanti a dietro:
Prua, la parte anteriore.
Mezza nave, la parte centrale.
Poppa, la parte posteriore.

"Il vento soffia....e spinge..." risponderebbe chiunque, ma è da smentire, e affermare che il vento ha solitamente più efficacia a trascinare una vela che a spingerla. Proprio così, il vento non soffia sulle vele spingendole, ma le lambisce e le aspira, trascinando con esse la barca.

Pensiamo al profilo di una ala di gabbiano posto solidamente fra due linee parallele, una sopra e una sotto al profilo, come un canale in cui fra una riva e l'altra sia posto il profilo dell'ala.
Analizziamo ora due particelle di fluido, accoppiate verticalmente, gemelle e inseparabili, che si muovano in modo rettilineo lungo la canalizzazione che incontrando il profilo debbano separarsi per passare una sopra e una sotto al profilo.
Mentre nel lato concavo una particella si muove ancora in modo rettilineo senza ostacoli, nella parte convessa, non potendo attraversare la linea del profilo e dovendo fare più strada, la seconda particella sarà costretta ad accelerare la sua velocità affinché si possa ritrovare insieme alla sorella alla fine del profilo.

Ottenendo due diverse velocità, ricordandoci che al variare della velocità varia la pressione, otterremo sui due lati due diverse intensità di pressione e se ora liberassimo il profilo permettendogli di muoversi, vedremo che questi si sposterebbe verso il lato superiore.

Per il terzo principio enunciato, è accaduto che sul lato superiore del profilo la pressione è diminuita, quindi significa che la forza applicata sul profilo verso il basso è diminuita, mentre nel lato inferiore non essendoci stata una sostanziale variazione di velocità, la pressione è rimasta invariata e quindi anche la forza applicata.Così determinandosi la contrapposizione di due forze diverse sul profilo, esso si sposterà verso la forza più debole che si è formata, cioè verso l'alto.



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