sabato 16 maggio 2015

IL COTONE



Il cotone, dall’arabo Katun ovvero “terra di conquista”, è una pianta erbacea formata da un arbusto con foglie e fiori di colore rosso e giallo; quando il fiore viene fecondato cresce una capsula che giunta a maturazione si apre in 4 parti mostrando così il batuffolo di cotone.
La parte che interessa l’uomo è però il frutto, ovvero la fibra, che si sviluppa all’interno della capsula a partire da 5 a 8 semi.
Il seme di cotone è estratto dal frutto della pianta. Il seme di cotone contiene un'aldeide ad azione tossica, il gossipolo, a cui risultano sensibili equini, suini, volatili ma non i ruminanti. Nei ruminanti il gossipolo forma un complesso insolubile con la lisina, a livello ruminale, rendendo indisponibile all'assorbimento l'aminoacido legato che quindi viene eliminato insieme al gossipolo. Per questo motivo i semi di cotone vengono comunemente utilizzati solo nell'alimentazione dei ruminanti dopo essere stati privati della bambagia attraverso il processo di sgranatura. Le fibre corte di cotone che residuano sul seme dopo la sgranatura prendono il nome di linter. Il suo utilizzo nella vacca da latte migliora sensibilmente il titolo di grasso nel latte.

La pianta allo stato selvatico può raggiungere un'altezza superiore a 1,50 m ed ha vita lunga. Viene coltivata in molti paesi per la produzione della fibra di cotone, utilizzata per la produzione di tessuti.

Il cotone è in assoluto la prima pianta tessile del mondo. Il cotone cresce nei paesi con una stagione caldo-secca e una stagione umida (Cina e Stati Uniti producono quasi metà del totale mondiale). Le qualità migliori crescono tuttavia nei paesi desertici, dove il terreno viene bagnato con l'irrigazione ( Egitto, Pakistan, Russia). Il cotone è una pianta "annuale",con un ciclo vegetativo di circa sei mesi.

Sul terreno, arato e pareggiato, vengono disposti i semi del cotone, con una macchina seminatrice. Dopo circa tre mesi le piante sono già cresciute e hanno l'aspetto di arbusti di media altezza. In cima agli steli ci sono grandi fiori di colore giallo pallido. Dopo sfioritura comincia a maturare il frutto, che è una capsula. Nei tre mesi successivi si sviluppano all'interno della capsula moltissimi peli, attaccati ai grossi semi, che si avvolgono a spirale e rimangono ben compressi. Quando il frutto è maturo, i filamenti si distendono e la capsula "scoppia", cioè si apre liberando una bambagia soffice. Essa resta attaccata ai semi e a cinque "spicchi" dette logge.

La raccolta della bambagia viene effettuata quando le capsule si aprono e il campo è punteggiato di fiocchi bianchi. La raccolta a mano viene praticata nei paesi poveri, dove la manodopera è abbondante. La raccolta a macchina è diffusa negli Stati Uniti e in Russia. Una persona siede alla guida di una macchina "aspiratrice" che avanza nella piantagione e aspira le capsule. Queste vengono accumulate nel grande cesto.

Il cotone, molto diffuso in tutta l'area mediterranea, mentre era ampiamente noto agli Aztechi in America, anche se si dovette attendere il Settecento per una nuova diffusione del tessuto nel continente.

La lunghezza delle fibre di cotone è molto importante da un punto di vista commerciale, poiché più esse saranno lunghe, più pregiati diverranno i filati ottenuti.
Benché il cotone sia di per sé molto morbido e assorbente, grazie all’abbondante presenza di cellulosa di cui è costituito, la fibra è meno robusta, per cui non si usura ma si strappa, è poco elastica e si sgualcisce.

Furono gli Arabi a portarlo nel vecchio continente, più precisamente in Sicilia, nel IX secolo, tuttavia per la sua diffusione si dovettero aspettare ben tre secoli poiché, per la sua difficile lavorazione, il cotone era considerato un tessuto di lusso al pari della seta.
Quando invece gli europei scoprirono le americhe, conobbero presso le popolazioni indigene di Messico, Perù e Brasile, un’antica e radicata tradizione di coltivazione e lavorazione, favorita soprattutto da una particolare propensione del clima e del terreno, e ne rimasero affascinati: le piante coltivate nel nuovo mondo erano diverse da quelle possedute in Europa ed erano anche molto più adatte alla filatura.

Col passare dei secoli le coltivazioni trovarono grande diffusione nelle colonie francesi e britanniche degli odierni Stati Uniti meridionali, fino alla vera e propria espansione di immense piantagioni in tutti gli stati compresi tra l’Oceano Atlantico e la valle del Mississipi, dovuta, sulla scia della Rivoluzione Industriale, alla comparsa della prima macchina sgranatrice detta “Gin”nel 1792, che fece crollare notevolmente i costi di produzione.
Tuttavia l’innovativo macchinario non sopperiva alla raccolta dei semi, che fino al culmine della guerra civile americana venne svolta dagli schiavi africani, sradicati a milioni dalle loro terre native per essere venduti e sfruttati.

Oltre alla “Gin” contribuirono allo sviluppo dell’industria del cotone anche l’invenzione del telaio meccanico e della macchina a vapore, che ne snellirono la produzione e resero più economica la vendita. Il fatturato rimase continuo e rapido fino alla Prima Guerra mondiale, allorchè rallentò a causa di una malattia che contagiò le piante e all’introduzione di fibre artificiali e sintetiche.

A differenza del passato, dove dalla capsula del cotone si racavava un gomitolo di filamenti che veniva trattato e lavorato a mano prima di essere inviato alle industrie tessili, oggi in paesi avanzati come gli U.S.A., tutto il ciclo di produzione risulta meccanizzato. Dopo la raccolta, infatti, effettuata mediante apposite macchine raccoglitrici, i semi vengono passati in una sgranatrice che elimina foglie, polvere e terra separando anche la peluria di cellulosa, la quale viene raccolta per formare fili che una volta lavorati danno il tessuto.

Oggi il cotone è a livello tessile l’elemento naturale a costo più ridotto e maggiormente adoperato; confrontato con la lana, trattiene meno il calore, perciò nel campo dell’abbigliamento viene utilizzato soprattutto per gli indumenti estivi. Facilmente lavabile a mano o in lavatrice, in quanto la sua resistenza migliora notevolmente allo stato umido, può ingiallirsi alla luce diretta del sole durante l’asciugatura.

Questo materiale viene anche utilizzato per la realizzazione di corde e imballaggi, produzione di accessori ad uso medicale e cosmetico, come l’ovatta e il cotone idrofilo, e addirittura per la realizzazione di esplosivi.

Per questa moltitudine di motivi è una delle poche specie vegetali a uso non alimentare che l’uomo coltiva intensamente da secoli, essendo fonte di guadagno per almeno 300 milioni di persone e rivestendo un ruolo di spicco per lo sviluppo economico e sociale di tutto il mondo.

Il cotone rimase per lungo tempo un tessuto di lusso al pari della seta, in quanto difficile da filare e tessere.
E' difficile stabilire, comunque, il luogo e specialmente datare l'origine del cotone.
Alcuni passi della Bibbia contemplano che gli Ebrei utilizzavano questa fibra per la creazione di tessuti. La Grecia classica lo scoprì grazie alle conquiste di Alessandro Magno in Asia e in Africa settentrionale e si legge che durante la conquista dell'America, Hernen Cortes, trovò campi di cotone nella specie Gossypium Hirsutum, in Messico, ma la zona dove questa coltivazione ebbe una sua espansione fu quella a sud degli Stati Uniti, grazie alla manodopera degli schiavi di colore.
 
Il cotone è composto per il 95% da cellulosa, esso è leggero, morbido ed assorbente. La fibra di cotone, meno robusta del lino, non si usura ma si strappa; è poco elastica e quindi si sgualcisce.
Il cotone può essere lavato a mano o in lavatrice senza particolari problemi in quanto allo stato umido migliora la sua resistenza; occorre però evitare l'asciugatura alla luce diretta del sole perchè indebolisce e ingiallisce la fibra.

Il tessuto di cotone si ricava tessendo filati di cotone ricavati dalla peluria che ricopre i semi di una pianta della specie Gossypium.

Con il termine tessuto di cotone generalmente si intende indicare non solo tessuti fatti a telaio ma anche magline e jersey.

La fibra di cotone ha comportamento anelastico. La resistenza meccanica è influenzata dalla presenza dell'acqua: le fibre umide sono più tenaci di quelle secche.
All'aria presenta buona stabilità,
A contatto con la fiamma brucia molto facilmente lasciando della cenere bianca.
Lascia sulla pelle una sensazione di freschezza

Il cotone si otteneva in passato mediante lavorazione con strumenti di legno o a mano. Dopo aver preso la capsula del cotone dalla pianta omonima si ricavava un "gomitolo" di filamenti che veniva trattato e lavorato prima di essere inviato alle industrie tessili. Il cotone, il cui termine deriva dall'arabo Katun ovvero "terra di conquista" già presente prima del secondo millennio a.C. in India ed anche in Perù, fu introdotto prima in Sicilia nel IX secolo e poi in tutta l'Europa. Le prime testimonianze dell’esistenza di questa fibra risalgono a cinquemila anni fa e sono state trovate in Pakistan e a Tehaucan in Messico, ma tracce più recenti le abbiamo anche nei geroglifici egiziani e nelle cronache di Erodoto (V secolo a.C.).

Nel IV sec. a.C. Alessandro Magno aveva fatto di Alessandria il più importante centro di smistamento verso l’Europa del cotone indiano di pregiatissima qualità. Con la conquista della Spagna da parte degli Arabi vennero introdotte anche in Europa le tecniche di filatura e tessitura, oltre alla coltivazione del cotone che però si interruppe agli inizi del Seicento a seguito della cacciata dei Mori. A quel punto fu il Portogallo che si prese lo scettro di importatore principale del nobile cotone indiano.

Intanto i secoli passano e in Inghilterra, fra il 1700 e il 1800, inizia la rivoluzione industriale che vede concentrarsi nel Regno Unito la produzione di tessuti e filati. Da qui all’esportazione di tecnologie di coltivazione e di lavorazione verso le Americhe il passo è breve.

Il cotone è stata la fibra naturale più importante del ventesimo secolo. L'industria tessile oggi utilizza fibre artificiali per il 58% della produzione mentre il 38% è saldamente coperto dal cotone; le altre fibre come lana, lino, seta e canapa hanno un impiego marginale che copre il restante 4%.
Oggi il cotone è coltivato in più di cento paesi, la sua coltivazione, raccolta e produzione rapprensentano una fonte di reddito per almeno 300 milioni di persone.
Il cotone dunque gioca un ruolo essenziale nello sviluppo sociale ed economico mondiale.

Secondo i dati al 2005 del ministero dell'Agricoltura statunitense, i maggiori produttori di cotone sono: Cina (5,7 milioni di tonnellate), Stati Uniti d'America (5,2), Pakistan (2,1), Uzbekistan (1,2) e Brasile (1). Gli altri paesi ne producono ciascuno meno di un milione di tonnellate.

Gli USA producono molto più di quello che consumano: producono 5,2 milioni di tonnellate, ma ne consumano 1,3. La Cina è all'estremo opposto: produce 5,7 milioni di tonnellate, ma ne consuma 9,8 e le sue importazioni (4,2) sono quasi la metà del totale mondiale (9,5).

L'Europa produce e importa relativamente poco cotone. I principali produttori sono la Grecia (0,43 milioni di tonnellate), la Spagna (0,11) e la Bulgaria (solo 2.177 tonnellate). L'Italia è il principale importatore dopo la Russia, con 147.000 tonnellate (il Bangladesh ne importa 446.000, la Corea del Sud 228.600).

A partire dal 2002 si è aperta una vertenza internazionale sul cotone. Il Brasile ha contestato presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio il sostegno accordato dal governo americano ai produttori nazionali.

Nel 2004 l'OMC ha "raccomandato" agli Stati Uniti:

la rimozione degli effetti distorsivi dei sussidi diretti ai produttori o la loro abolizione;
l'abolizione delle sovvenzioni accordate agli acquirenti interni di cotone (a fini di consumo o di esportazione);
l'abolizione delle garanzie prestate agli esportatori.



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