Il miglio è un cereale molto antico originario dell’Asia Centro Orientale, coltivato anche dagli antichi egizi.
Alimento importante per i popoli africani ed asiatici, in Europea è utilizzato soprattutto come alimento per pollame ed uccelli da gabbia, con il passar del tempo è stato soppiantato dal grano e dal riso.
Il miglio si è diffuso dai luoghi di origine a partire dall'epoca preistorica, verosimilmente in concomitanza delle grandi migrazioni. I reperti archeologici risalenti all'età della pietra lo collocano in diverse zone dell'Asia e dell'Europa (anche in Italia), ma solo con l'epoca Romana e ancor più nel Medioevo arrivò a costituire una fonte di sostentamento primaria per la popolazione.
Come molti altri cereali, anche il miglio fu scalzato dalle coltivazioni di frumento (più redditizio e predisposto alla panificazione). Nel "Bel Paese", fin dal XIV secolo d.C., col miglio si preparava una sorta di minestra densa (polenta); ciò avveniva molto prima dell'importazione del mais (100 anni più tardi) e dell'invenzione della relativa polenta veneto-friulana (altri 100 anni più tardi).
Oggi il miglio è considerato un cereale povero e, come detto sopra, la sua coltivazione è parecchio inferiore a quella del frumento; nel vecchio e nei nuovi continenti viene coltivato (in modeste quantità) soprattutto come fonte alimentare per certe piccole specie aviarie.
Anche nel settore dell'allevamento destinato all'alimentazione umana (carne, latte e uova), il miglio risulta meno produttivo di altri cereali, comunque molto economici (ad es. mais e sorgo). Solo nelle zone più aride del globo, il miglio supporta ancora direttamente (ma in maniera parziale) l'alimentazione degli esseri umani.
Il miglio è una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Poacee (o Graminacee). Rientra nel raggruppamento dei cereali minori. Nelle regioni dell'Italia meridionale, il miglio viene solitamente indicato con il pittoresco vocabolo vernacolare di "Vulpicoca" (Vulp'coc). La radice etimologica del nome dialettale si deve alle caratteristiche inflorescenze paragonabili per forma alla coda della volpe.
La pianta ha un portamento cespitoso, con numerosi culmi lignificati alla base, robusti, di altezza variabile dai 50 cm ai 150 cm, talvolta ramificati in alto.
Le foglie sono lineari-lanceolate, guainanti, con lamina larga fino a 1 cm e pubescente su entrambe le pagine. La ligula è pelosa.
I fiori riuniti in infiorescenze a pannocchia terminali, lunghe 15-20 cm, spesso pendenti su un lato. Ogni pannocchia è composta da racemi di spighette. La spighetta, lunga circa 4 mm, è composta da due brevi glume di 1-2 mm e due fiori. Ciascun fiore è racchiuso da due glume superiori (lemma e palea), lunghe circa 3 mm, e comprende un androceo di tre stami e un gineceo con stimma bifido e piumoso.
Il frutto è una cariosside ellittica, lucida, di colore bianco oppure variabile dal grigio al bruno al nero. Il peso di 1000 cariossidi è di 5-7 grammi.
È una specie termofila e xerofila. Particolarmente esigente per quanto riguarda le temperature, nelle regioni temperate vegeta con ciclo primaverile-estivo. Ha una spiccata resistenza alla siccità e non mostra particolari esigenze pedologiche, perciò si presta per la coltivazione in aree aride o semidesertiche e su suoli poveri.
È ampiamente coltivato in aree semidesertiche dell'Asia e dell'Africa, nonostante abbia una diffusione nettamente inferiore a quella dei principali cereali di questi continenti (sorgo e riso). La coltivazione del miglio interessa l'Africa subsahariana, il Medio Oriente, l'Ucraina, la Russia, il Kazakistan e, soprattutto, l'India e la Cina.
Date le sue esigenze termiche, leggermente superiori a quelle del mais, il miglio si coltiva, nelle regioni temperate, a ciclo primaverile-estivo. La semina si effettua a partire dalla primavera avanzata (fine aprile). Dal momento che ha un ciclo produttivo piuttosto breve (2-3 mesi), questo cereale si presta per la semina in secondo raccolto in estate, dopo la raccolta di un cereale o di un erbaio autunno-primaverile.
La coltivazione si pratica secondo gli stessi criteri del sorgo, come coltura da granella o da foraggio, impiegando nel primo caso 5-15 kg di seme, nel secondo caso 30-40 kg. La semina può essere fatta con seminatrice a righe. Per la concimazione si può impiegare un concime fosfoazotato oppure un ternario con rapporto ottimale di 1:1,2:1 fra azoto fostoro e potassio. L'eventuale irrigazione può essere condotta con interventi di soccorso.
Come cereale da granella il miglio va raccolto prima della maturazione di morte in quanto la maturazione è scalare e la pannocchia sgrana facilmente. Va perciò mietuto precocemente e trebbiato dopo la completa essiccazione. Le rese sono dell'ordine di 1-2 tonnellate ad ettaro.
Come cereale foraggero va raccolto all'inizio della spigatura se utilizzato come foraggio verde, oppure alla maturazione cerosa se destinato all'insilamento. La produzione di massa verde è dell'ordine di 15-25 t/ha.
Nell'alimentazione umana occidentale odierna il miglio ha interesse marginale, venendo impiegato per produrre farine e semole utilizzate soprattutto dalla cucina macrobiotica.
Il valore dietetico è elevato, per il discreto tenore in proteine (11% in peso) (simile a quello del grano), sali minerali e fibra grezza.
È inoltre ricco di vitamine A e del gruppo B, specialmente niacina, B6 e acido folico, calcio, ferro, potassio, magnesio e zinco. Per il suo elevato contenuto di acido silicico, e non salicilico come erroneamente altrove riportato, è spesso considerato un vero e proprio prodotto di bellezza per pelle e capelli, unghie e smalto dei denti, stimolandone la crescita. Il miglio non contiene glutine, per cui la predisposizione alla panificazione è minore rispetto alle farine di orzo, frumento e segale. Quando viene combinato con il grano (o la gomma arabica nel caso di prodotti per celiaci), può essere utilizzato per produrre pane lievitato. Da solo, può venire utilizzato per "schiacce" non lievitate.
Poiché nessuno dei tipi di miglio è strettamente imparentato con il grano, è un alimento indicato per i celiaci o per chi soffre di altre forme di allergie o intolleranze al glutine o al grano. Il miglio è anche un blando inibitore della perossidasi tiroidea, l'enzima coinvolto nella sintesi degli ormoni tiroidei (un recente studio ha rilevato una stretta correlazione tra celiachia e autoimmune nei pazienti in età pediatrica) e quindi non dovrebbe venire consumato in grandi quantità da chi soffre di problemi alla tiroide.
Nella medicina tradizionale cinese viene considerato un alimento tiepido, meno riscaldante dell'avena. Il suo considerevole contenuto in lecitina e colina lo rende particolarmente adatto alle persone sedentarie, chi è dedito a lavori intellettuali e ai convalescenti, nonché alle donne in gravidanza.
Essendo ricco di lipidi, lo stoccaggio sotto forma di fiocchi o farina è limitato nel tempo, mentre si conserva a lungo in chicco. È quindi consigliabile macinare i chicchi al momento dell'uso.
Ricco inoltre di vitamine del gruppo A e B è un ottimo prodotto di bellezza per pelle, capelli e unghie che ne traggono grande giovamento, infatti, nelle popolazioni che ne fanno un largo uso, gli uomini e le donne hanno capelli lucenti ed unghie forti e resistenti.
Cosa importante da tenere presente è che il miglio, come anche altri cereali, non apporta tutti gli amminoacidi essenziali e va quindi sempre abbinato a legumi o a proteine di origine animale.
Ricco in colina e lecitina.
Indicato nell’infanzia, per le donne in gravidanza, utile nel prevenire gli aborti spontanei e per le persone che soffrono di acidità di stomaco poiché è l’unico cereale alcalinizzante e di facile digestione. Utile anche in tutti i soggetti con problematiche legate alla milza ed al pancreas.
Il miglio è un ottimo ricostituente ed energizzante naturale, utile in caso di stress, stanchezza, convalescenza, e astenici.
Il suo sapore dolce lo rende molto gradevole, è di facile preparazione, può essere consumato nella forma che più aggrada (fiocchi, chicchi, farina), non serve ammollo e basta prepararlo nel modo corretto.
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