La capra è un mammifero ruminante che si ciba di vegetali come: erbe e arbusti, foglie, corteccia d'alberi e radici. La sua corporatura è massiccia, le orecchie diritte, le corna sono più sviluppate nei maschi, grandi e incurvate all'indietro, sotto il mento ha una simpatica barbetta.
La capra è uno degli animali addomesticati più utile all'uomo: la sua carne è molto sostanziosa; il suo latte è apprezzato nell'alimentazione dei malati e dei bambini fragili ed è impiegato per produrre ottimi formaggi, molto stimati.
Le capre domestiche sono ovunque nel mondo. Ne esistono mille razze diverse: nane, da latte, a pelo lungo, senza corna. Il pelo di questi animali è adoperato per la fabbricazione di pennelli, corde e tessuti.
In Svizzera vi sono molti allevamenti di capre da latte. Nel Tibet e nel Kashmir si trova una capra dal lungo pelo serico con il quale si fanno tessuti fini e pregiati. Nell'Asia Minore, ritroviamo la capra d'Angora, il cui pelo lungo è bianchissimo e si adopera per realizzare una stoffa molto resistente chiamata mohair. Con la pelle dei capretti si fanno scarpe e guanti; quella di capra invece, è utilizzata per rilegare libri, scarpe e altri oggetti.
I caproni della razza Markhor (dalle corna a spirale) e del bezoard hanno le corna più lunghe tra tutte le razze selvatiche: vanno da 140 a 165 cm. di lunghezza. Le corna delle capre addomesticate sono molto più corte e molte volte, come nella razza della Sarine, sono completamente mancanti. Le corna dei caproni servono a scontrarsi con gli altri maschi, spesso per il possesso di una femmina. Gli avversari combattono tra loro con aggressività e si allacciano con le corna. Il più debole tra i due alla fine si arrende, e si rintana in un luogo più appartato e tranquillo. E’ da sottolineare che i combattimenti non si risolvono mai con la morte di uno degli antagonisti.
Le capre sono dei ruminanti; ciò significa che il loro apparato digerente è diviso in tre stomaci aghiandolari, il rumine, il reticolo, l'omaso e uno ghiandolare, l'abomaso. Sono in grado di arrampicarsi sugli alberi che abbiano il tronco un po' contorto e/o rami sufficientemente bassi .
Le pupille delle capre sono a forma di segmento orientato in senso orizzontale: la visione periferica a tre dimensioni è tanto più efficiente quanto più l'oggetto è vicino alla pupilla. Pupille del genere, disposte orizzontalmente, potrebbero rappresentare un adattamento alla vita in ambienti prevalentemente rocciosi e montuosi, dove una buona visione in un piano verticale è assai utile.
Alcune razze di capra e di pecora appaiono superficialmente simili; in effetti questi due animali sono assai strettamente imparentati, tuttavia la coda delle capre è sempre rivolta verso l'alto mentre quella delle pecore punta sempre verso il basso.
Il cariotipo normale della capra è costituito da 60 cromosomi, dei quali 58 sono autosomi, tutti acrocentrici, due sono i cromosomi sessuali; il cromosoma X è un grande acrocentrico, approssimativamente di dimensioni pari all'autosoma 2, l'Y è invece un piccolo metacentrico, l'unico cromosoma presente nel cariotipo della capra. La lunghezza relativa si riduce costantemente passando dalla coppia numero 1 alla 29; le differenze tra alcune coppie sono talmente ridotte che l'identificazione con le sole tecniche di misurazione diventa quasi impossibile. Sono pertanto necessarie tecniche di bandeggio che consentano un'identificazione certa tramite il confronto delle bande ottenute con il rispettivo modello standardizzato. Considerando valida la teoria dell'evoluzione del cariotipo basata su funzioni centriche, possiamo ritenere il cariotipo di capra (2n=60) essere quello ancestrale; da questo, senza l'intervento di fusioni centriche, si sarebbe evoluto il genere Capra che oggi conosciamo.
La capra è considerata una specie a ciclo poliestrale stagionale in quanto presenta cicli estrali continui solo in alcuni mesi dell'anno, intervallati da un periodo di anaestro la cui lunghezza è variabile in funzione della latitudine e della razza. In determinati climi, le capre sono in grado di riprodursi per tutto l'anno; le razze di provenienza nordica o montana tendono invece ad avere un ciclo riproduttivo basato sulla lunghezza del fotoperiodo.
La stagione riproduttiva, per questi animali, inizia quando le giornate cominciano ad accorciarsi, per terminare all'inizio della primavera. Alle nostre latitudini il primo calore si manifesta, solitamente, nei mesi di giugno - luglio; se non vi è accoppiamento si può presentare una lunga serie di estri ad intervalli regolari (21 giorni), oppure si può verificare un ulteriore periodo di anaestro. Di norma la ciclicità diventa regolare a partire da agosto - settembre fino alla metà di dicembre.
Nel periodo fertile, la femmina è ricettiva per un periodo che va dalle 2 alle 48 ore; le femmine manifestano il loro stato sventolando spesso la coda, vocalizzando più spesso, stando sempre nella vicinanza del becco (se questo è presente), a volte perdendo l'appetito e diminuendo la produzione di latte.
La gestazione dura in media 150 - 155 giorni, al termine dei quali nascono solitamente due gemelli, anche se non è raro trovare parti trigemini o di un solo cucciolo, mentre è assai poco comune assistere a figliate di quattro, cinque o addirittura sei capretti. I parti si verificano tra novembre ed aprile con punte massime in gennaio - febbraio. Dopo il parto, solitamente, la madre mangia la placenta, per rimpiazzare parte dei nutrienti persi nello sforzo e per calmare l'emorragia da parto.
Il parto coincide con l'inizio della produzione di latte: una capra d'allevamento produce circa 2,5 l di latte al giorno per 305 giorni (tanto dura l'allattamento), anche se tale quantità può variare a seconda del numero di parti e della razza di capra (in casi eccezionali si arriva ad oltre 7 l di latte giornalieri).
Le caprette raggiungono la pubertà intorno ai 5 - 6 mesi, con variabilità in funzione delle caratteristiche genetiche ed ambientali. Se non sussistono problemi come, ad esempio, stati di carenza nutrizionale, l'accoppiamento può essere effettuato all'età di 7 - 8 mesi, quando le caprette hanno ormai raggiunto un peso pari al 55 - 60% di quello adulto.
Si tratta di un animale con notevoli capacità di adattamento a regimi alimentari molto diversificati grazie ad un'elevata capacità di selezione degli alimenti ed anche di parti della stessa pianta, ad una notevole capacità di utilizzazione di foraggi molto fibrosi, ad una buona potenzialità di immagazzinamento delle riserve e successiva mobilitazione.
Grazie a queste caratteristiche la capra è in grado di adattarsi a condizioni che risulterebbero proibitive per altri animali considerati più "nobili", quali bovini ed ovini. D'altra parte ben si adatta anche a condizioni d'allevamento intensive caratterizzate da elevati apporti di concentrati e limitati quantitativi di foraggi.
Grazie alla loro frugalità ed adattabilità a qualsiasi tipo di cibo, sono piuttosto comuni in molti paesi del Terzo Mondo.
Come già detto, lo stomaco di una capra adulta è diviso in quattro parti: quello dei capretti, invece, è praticamente uguale allo stomaco degli animali monogastrici.
Alla nascita, infatti, il rumine è poco sviluppato e cresce in dimensione e capacità di assunzione di nutrienti man mano che il piccolo comincia ad assumere alimenti solidi.
La carne di capra ha un sapore piuttosto simile alla carne d'agnello, al punto che alcuni paesi asiatici usano un'unica parola per descriverle entrambe; tuttavia, a seconda dell'età e delle condizioni dell'animale prima di morire, la carne può assumere tonalità simili alla selvaggina. Dal punto di vista nutrizionale, la carne di capra contiene meno grassi e colesterolo di quella di pecora; su questo piano è paragonabile alla carne di pollo, anche se in generale è meno grassa delle altre carni, poiché le capre non hanno depositi di grasso inframuscolari. Rispetto alle altre carni rosse, la carne di capra dev'essere cotta più a lungo e a temperature più basse; poco considerata nei paesi occidentali, è molto apprezzata invece in Medio Oriente, Asia meridionale, Africa, Brasile nord-orientale e nell'area caraibica.
Oltre alla carne, altre parti della capra commestibili sono il cervello, il fegato e, nei capretti, alcuni tratti dell'intestino. La testa e le zampe, pulite ed affumicate, vengono usate per preparare zuppe.
In Lombardia tra i prodotti agroalimentari tradizionali è ricompreso il violino di capra cosce e spalle conservate mediante salatura a umido, affumicatura ed essiccazione.
Il latte e lo yogurt di capra sono molto apprezzati da persone con problemi di digestione del lattosio, in quanto è assai facilmente assimilabile, contenendo poco lattosio ed avendo composizione molto simile al latte umano; se il becco non viene separato per tempo dalle femmine, il latte risulterà avere un odore più forte e deciso, sgradevole per alcuni.
Il latte di capra può essere lavorato per ottenere burro, formaggi e ricotte: il burro caprino è sempre bianco, in quanto nelle capre il carotene (che dà il caratteristico colore giallo al burro vaccino) viene trasformato in un precursore della vitamina A.
I formaggi di capra annoverano, fra gli altri, il caprino e il feta greco.
Un detto popolare ritiene che la lana caprina non esista, dato che solitamente è la pecora ad essere tosata.
Con l'espressione "questioni di lana caprina" ci si riferisce al voler indagare se le capre abbiano il pelo o la lana: quando si vuol criticare qualcuno che "frulla l'aria" su argomenti (apparentemente) futili, si dice che perde tempo intorno a "questioni di lana caprina".
In realtà, le capre diffuse in zone assai fredde spesso sono ricoperte da una soffice peluria isolante oltre ad un primo strato di lana più ruvida. Tale peluria viene utilizzata per produrre vari tipi di lana, di cui la più nota è il cashmere. Si ricorda anche il mohair.
L'animale non dev'essere ucciso per tagliare la lana, che può essere tosata o strappata.
Un tempo, la pelle di capra veniva utilizzata per fabbricare otri per il vino o l'acqua, oppure lavorata per ottenerne pergamena. Al giorno d'oggi, la pelle è ancora utilizzata per farne guanti, capi d'abbigliamento, accessori o stivali. In Indonesia, la pelle di capra viene utilizzata nella costruzione di uno strumento musicale chiamato bedug.
Il "Capra! Capra! Capra!" è il celeberrimo insulto di Vittorio Sgarbi.
Detti sulle capre:
andare dove le capre non cozzano= andare in prigione.
Il concetto è quello di un luogo talmente ristretto in cui nemmeno le capre, considerate litigiose, avrebbero spazio sufficiente per prendersi a cornate.
piantare capra e cavoli = per irritazione o stanchezza, abbandonare un'impresa o una situazione e andarsene, o dedicarsi ad altro.
salvare capra e cavoli= uscire senza danno da una situazione pericolosa o spiacevole, riuscendo a salvare interessi opposti o conciliando esigenze diverse.
Il detto si basa su un rompicapo popolare: un uomo si trova sulla riva di un fiume, e deve traghettare sull'altra sponda una capra, un sacco di cavoli e un lupo. La barca di cui dispone però può trasportare solo uno dei tre, a parte l'uomo stesso, che deve quindi badare a non lasciare la capra sola con i cavoli e nemmeno il lupo solo con la capra. Una soluzione esiste; l'uomo la trovò e riuscì a salvare sia la capra che i cavoli.
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