venerdì 10 luglio 2015

I PICCIONI VIAGGIATORI

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I piccioni viaggiatori, razze domestiche del colombo selvatico Columba livia, sono stati per molto tempo il più veloce mezzo di comunicazione disponibile, grazie alla loro eccellente abilità nel trovare la via del ritorno al nido. La comunicazione via piccione può funzionare solo in un senso: si trasporta il piccione in un luogo e quando è liberato ritorna alla propria colombaia d’origine. Non è possibile, invece, istruire un piccione per indicargli una destinazione diversa dalla propria colombaia. L’utilizzo dei piccioni viaggiatori risale agli Egizi e ai Persiani, 3 mila anni fa, e rimase un efficiente mezzo di comunicazione fino all’avvento del telegrafo, del telefono e della radio nel XIX secolo. L’importanza dei piccioni in ambito militare invece si estese anche al XX secolo: in entrambe le guerre mondiali furono utilizzate migliaia di piccioni per spedire messaggi strategici, scritti su carta leggera o in microfilm e inseriti in un tubicino legato a una zampa.

Si ritiene che i piccioni per trovare la via di casa sfruttino varie strategie: una “bussola” interna che percepisce il campo magnetico terrestre, un sistema di orientamento basato sulla posizione del sole, un meccanismo olfattivo che riconosce gli odori del proprio nido d’origine e la capacità di individuare caratteristiche visive del paesaggio.

L'importanza di questi animali è diminuita con l'utilizzo del telegrafo e delle moderne tecniche di comunicazione, tuttavia l'uomo non ha mai smesso di allevarli sia per passione (in Italia esistono validi centri colombofili) sia per lo studio delle loro capacità di orientamento ad opera dei ricercatori universitari e, più comunemente, per cibarsene. Vengono anche usati dall'uomo nella caccia al colombaccio come richiamo.

Le capacità di volo di un piccione sono impressionanti: in condizioni di tempo ottimale può percorrere anche 800 km ad una media di 70 km/h per ritornare alla colombaia o piccionaia di origine a cui rimane legato per tutta la vita.

Attualmente essi sono allenati durante il periodo primaverile per dare resistenza ai muscoli e per abituarli agli spazi sconfinati del cielo. Inoltre, questo allenamento serve a misurare le riserve di fiato su distanze sempre più lunghe. Lo scopo è quello di addestrare i colombi su distanze sempre più impegnative e per abituarli ad un rientro veloce alla colombaia.

In passato si è discusso se sono più utili ai piccioni viaggiatori i lanci per singola colombaia oppure quelli a colombaie miste. Oggi alcuni allevatori propendono per il primo tipo di lancio, mentre altri per il secondo. A dire il vero il lancio misto svolge una funzione educativa assai più valida. Soggetti di diverse colombaie, messi insieme, possono sviluppare in profondità le proprie doti e, se le posseggono, possono evidenziarle maggiormente.

Se il lancio è effettuato per singola colombaia anche un modesto volatore ha l'occasione per fare bella figura. Infatti, basta che si pone nel gruppo e tiene la coda dell'amico, tanto presto o tardi l'altro piccione lo trascina in colombaia. La cosa non trascurabile è che il lancio misto o collettivo influenza positivamente il carattere del colombo. Questo metodo influisce sulla sua emotività in quanto esso si sente guardato e spiato da ospiti di altre postazioni. A volte è costretto a percorrere strade sconosciute prima di infilare l'entrata del proprio ricovero.

Però, il lancio per singola colombaia è il mezzo fondamentale per l'educazione del piccione viaggiatore. All'inizio bastano due lanci; il primo su una distanza di circa 40 km., il secondo intorno ai 60. I colombi si devono lasciare liberi uno per volta, a regolari intervalli, per abituarli ad una certa indipendenza.

L'addestramento ha lo scopo di adattare i muscoli a nuove esigenze; la selezione dei soggetti deve avvenire in un secondo momento perché i 40 o i 60 km. Non danno mai sicure indicazioni per le distanze di gara che si effettuano su 500/700 km... L'addestratore si deve preoccupare di non lanciare il piccione in prossimità di fiumi, in corrispondenza di gole o anfratti di montagna, vicino a centrali elettriche, aeroporti e installazioni militari.

Il bel tempo è la soluzione perfetta per il lancio; se splende il sole, se il barometro registra alta pressione, meglio ancora. Il lancio si può effettuare in una qualsiasi direzione prefissata; quest'ultima non riveste alcuna importanza agli effetti dell'educazione del colombo, in quanto lo scopo principale è lo sviluppo della muscolatura e la progressione delle distanze.

Una ricerca italiana, condotta da Anna Gagliardo dell’Università di Pisa, ha infatti spiegato come fanno i piccioni – noti per essere in grado di percorrere centinaia di chilometri attraverso territori sconosciuti – a ritrovare senza difficoltà la strada di casa. Sin da piccoli questi uccelli sono esposti agli odori del loro territorio di origine e dei loro simili. Diventati adulti, questi odori permettono loro di costruirsi una vera e propria “mappa odorosa” dell’ambiente che li circonda, indispensabile a guidarli nelle loro lunghe traversate.
La ricerca dell’Università di Pisa segue uno studio analogo precedentemente svolto che ipotizzava una diversa abilità di orientamento, basata sull’identificazione delle variazioni nei campi elettromagnetici terrestri. Per testare in parallelo le due teorie, Gagliardo ha liberato 48 piccioni a 50 chilometri dalla loro “casa”. A metà dei volatili era stato reciso il nervo olfattivo all’altra metà il trigemino, il nervo coinvolto nell’identificazione delle “mappe magnetiche”. Il giorno dopo solo un piccione con il trigemino reciso non era tornato a casa, mentre avevano ritrovato la strada solo quattro dei piccioni col nervo olfattivo non funzionante. Una prova, quindi, a favore dell’ipotesi delle mappe.

L’orientamento degli uccelli migratori ha da sempre affascinato la scienza che tuttavia non è mai stata in grado di spiegare con assoluta certezza come ciò avvenga. Alcuni volatili sembra che ritrovino la strada di casa riconoscendo le costellazioni, altri invece fanno affidamento al magnetismo terrestre, altri ancora individuano i territori noti riconoscendo le bacche e gli insetti di cui si nutrono abitualmente o seguono, come gli stessi piccioni le strade degli uomini.
Insomma, sembra che alla fine i metodi utilizzati siano più d’uno. Vero è che l’abilità dei piccioni di riconoscere in lontananza gli odori resta tra le più particolari mai individuate.



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