martedì 7 luglio 2015

LA SCARPETTA DI VENERE



La scarpetta di Venere è una pianta della famiglia delle Orchidaceae.

Pianta alta dai 40 ai 50 cm, con radice a rizoma orizzontale che si spande a tappeto. Predilige i terreni calcarei o raramente ghiaie. Le foglie sono oblunghe, di color verde smeraldo, in numero che varia da tre a cinque per stelo, dotate di marcate nervature. Stelo pubescente senza ramificazioni.

I fiori sono molto vistosi, tanto da renderla la più minacciata orchidacea italiana per la raccolta eccessiva. Sono strutturati in un primo verticillo esterno di due sepali color bruno violaceo (che in realtà sarebbero tre perché il sepalo inferiore risulta dalla fusione di due distinti), e dal verticillo dei petali (anch'essi bruno-violacei) e del labello. Fiorisce tra maggio e luglio.

Il labello è giallo dorato, lungo dai 3 ai 5 cm, e dà il nome alla pianta: all'interno è vuoto e ricorda vagamente una pantofola (in greco pedion, in latino calceolus).

Si riproduce per impollinazione entomofila. Gli insetti pronubi (di solito piccoli imenotteri del genere Andrena), attratti dal nettare, rimangono intrappolati nel labello e per uscirne devono strisciare contro gli stami, caricandosi di polline e favorendone la diffusione.

È una specie a diffusione cosmopolita, presente dall'Europa all'Asia. In Italia è presente in tutto l'arco alpino e in tre stazioni appenniniche (Appennino abruzzese). Vive in sottoboschi umidi di latifoglie, conifere o faggete.

Gli indiani d'America usavano il rizoma contro le malattie nervose e per calmare il mal di testa.

La scarpetta di Venere è chiamata con questo nome in allusione alla forma del labello del fiore, tipicamente a “pantofola”. La scarpetta di Venere viene altresì chiamata pianella (o scarpetta) della Madonna. Il nome botanico è Cypripedium calceolus o Cypripedium pubescens: la radice del genere ha derivazione greca (Cupris = Cipride, soprannome di Venere), mentre la desinenza –pedilon significa calzatura. Nonostante il nome corretto sia "Cypripedilon", la scarpetta di Venere viene comunque indicata con Cypripedium, a seguito di un errore di scrittura di Linneo.
La scarpetta di Venere, a differenza di quanto si possa pensare, non è coltivata solamente per il suo aspetto estetico particolare: trova infatti impiego anche in ambito omeopatico e fitoterapico.

La scarpetta di Venere si distingue dalle altre specie per il fascino e l'eleganza; la preziosità della pianta è peraltro correlata anche alla sua rarità, tanto da esser considerata il gioiello fiorito d'Italia. Purtroppo, lo splendore del fiore ha da sempre attirato l'attenzione di escursionisti e turisti, i quali - colpiti dalla sua eleganza - lo raccolgono indiscriminatamente: per ovviare a questo problema, la scarpetta di Venere è attualmente considerata una specie rara e protetta.
Originaria dell'America del nord, la bellissima scarpetta di Venere può crescere potenzialmente in tutte le aree dell'emisfero settentrionale, malgrado la sua coltivazione non sia sempre così semplice.

La bellezza del fiore nasconde virtù più profonde: la meravigliosa scarpetta di Venere può essere sfruttata anche per le preziose proprietà medicamentose. I tannini, i glucosidi amari, i fenantrachinoni non terpenoidi e l'olio essenziale (estratto in particolare da radici e rizoma) conferiscono alla pianta funzioni antispasmodiche, toniche ed eupeptiche, oltre a renderla utile come blando sedativo. Tant'è che l'azione sedativa conferitale sembra essere paragonabile a quella della valeriana: a tal proposito, l'estratto di radice e rizoma della scarpetta di Venere viene consigliato in particolare per il trattamento di alcune forme di isterismo e di ansia negli infanti.
In omeopatia, la scarpetta di Venere viene impiegata per indurre l'addormentamento.
Sembra, inoltre, che la pianta sia utile per contrastare irritazione gastrica e bruciore di stomaco dovuti all'abuso di sostanze pseudo-irritanti, quali caffè o tè.

L'estratto ottenuto dalla radice della scarpetta di Venere, in dosi eccessive, può indurre allucinazioni ottiche, eccitazione mentale e reazioni psichedeliche; inoltre, i peli ghiandolari del fusto della scarpetta di Venere possono creare irritazione a livello cutaneo.



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