martedì 7 luglio 2015

IL PINO CEMBRO



Il Pino cembro o Cirmolo è originario delle montagne dell'Europa centrale (Alpi, Carpazi, Tatra). In Italia si trovano boschi di Cirmolo in Trentino-Alto Adige e in alcune zone delle Alpi Occidentali. Tollera bene i climi freddi e ventosi delle alte quote.

Alto circa 20 metri, ha una chioma compatta di colore verde scuro un po' glauco.
Tronco robusto, contorto negli alberi vecchi, con corteccia grigio-brunastra, screpolata.
Foglie aghiformi inserite a gruppi di 5 sui brachiblasti, lunghe 7-9 cm, di sezione triangolare.
In estate, sui rami dell'anno nella parte superiore della chioma, compaiono i coni: i maschili gialli, i femminili rosso-violacei. Due anni dopo la fioritura maturano le pigne che cadono intere, ancora con i semi, nella primavera del terzo anno. Raggiunge i 500 anni di età.

Specie montana, l'areale è disgiunto, con areale principale in Siberia centrale e disgiunzioni sull'arco alpino più due zone nei Balcani e in Europa centrale. Cresce a partire dai 1200 metri di quota fino al limite superiore dei boschi di conifere subalpini, trovando condizioni ottimali tra i 1600 e i 2100 m di altitudine, predilige suoli a reazione acida, ma può vivere anche su substrati calcarei acidificati o dilavati in superficie dall'azione delle acque meteoriche. Il pino cembro può formare boschi misti con l'abete rosso e meno frequentemente con il larice o anche boschi puri, particolarmente pregiati, come il famoso Bosco dell'Alevè della Valle Varaita, nelle Alpi Cozie. In Piemonte è presente sulle Alpi Cozie e Marittime (nelle valli Varaita, Gesso, Maira, Stura, Susa, Chisone, Pesio) mentre è rara in Val Sesia e Ossola. Forma cembrete pure (1.500 ettari) e miste al larice (3.500 ettari) o con abete rosso; in passato è stata eliminata per far spazio al lariceto pascolato, oggi è in lenta ripresa. In Lombardia è molto diffuso nel Bormiese e nel Livignasco, dove forma sia boschi misti con il larice sia boschi puri, come la cembreta di Valfurva, mentre è presente solo in boschi misti nell'alta Val Chiavenna, Val Malenco, alta Val Camonica e Adamello, raro sulle Orobie. In Trentino è diffuso perlopiù in boschi misti in alta Val di Pejo, Val di Fumo, alta Val di Fassa e Val Travignolo. In Alto Adige è presente in tutta la provincia, ma forma boschi puri soprattutto sulle Dolomiti in Val Gardena, Val Badia e alta Pusteria. Nel Veneto non forma mai boschi puri ma partecipa a formazioni miste con il larice e l'abete rosso, spingendosi a est fino alla conca di Misurina. Manca nei boschi del Friuli, grazie al clima umido delle Alpi Carniche e Giulie.

Legno tenero e di facile lavorazione utilizzato per la costruzione di mobili e per i lavori di intarsio (Val Gardena). In passato i semi rappresentavano una importante risorsa alimentare per le popolazioni di montagna.
L'olio essenziale di pino cembro è espettorante, disinfettante e germicida; ha un effetto calmante e balsamico sulle vie respiratore. Il suo profumo è molto simile a quello del pino mugo: rispetto a quest'ultimo risulta leggermente più delicato e dolce.

Con la sua innata capacità di proteggersi dal freddo estremo, dalle tempeste, dall’aridità e dai forti raggi solari, ci dimostra proprio come le piante di montagna sono in grado di sopravvivere nelle più difficili condizioni climatiche. La sua tranquillità di fronte a fattori estremi e a particolari forze contrarie, rendono il cembro un potente strumento di benessere anche per l’uomo. Per migliorare il sonno, per ottimizzare la regolazione vegetativa, per equilibrare l’armonia e il clima della stanza.
Il legno di pino cembro, conosciuto e stimato già da secoli, ha effetti assolutamente benevoli sul sonno e sulla circolazione sanguigna. Esso stimola anche la nostra regolazione vegetativa, permettendo di risparmiare circa 3500 battiti al giorno (un’intera ora notturna di attività cardiaca).
Questo migliora notevolmente il riposo: nei letti di pino cembro, questo dicono le ultime scoperte scientifiche, non si avvertono i cambiamenti climatici e meteorologici. Il legno ha un’azione antibatterica, contrasta l’azione delle tarme e impedisce la formazione di muffe. Un prodotto quindi assolutamente pregiato che cresce in montagna.

Il nome del genere è forse connesso col sanscrito "pitu" = "resinoso"; secondo altra fonte potrebbe derivare dal celtico "pen" o "pin" = "testa", per la forma della chioma. L'appellativo specifico è di incerta derivazione, ma potrebbe rifarsi al termine germanico "zimbar" = "legno da costruzione".


In passato il legno, che non viene attaccato dai tarli, veniva anche impiegato, come rivestimento, nell'arredo di interni rustici e nella costruzione di armadi, cassettoni e serramenti. La caratteristica fragranza che esso emana è dovuta all'oleoresina denominata "balsamo dei Carpazi", contenuta nei numerosi canali resiniferi del fusto.
I semi di cembro, detti "pinocchini", sono eduli, come quelli del pino domestico e contengono un ottimo, pur se poco durevole, olio aromatico.
L'olio essenziale può essere ricavato anche distillando rametti, gemme ed aghi ed ha proprietà simili a quelle del mugolio (del pino mugo): balsamiche, anticatarrali, antisettiche. Per il particolare profumo viene spesso usato nei diffusori e nelle saune. Interessante è anche l'impiego di gemme, giovani getti e strobili per aromatizzare la grappa.

Uno dei fattori determinanti per l'attecchimento e l'affermazione di giovani piantine di cirmolo si dimostra essere la durata del periodo d'innevamento. Una prolungata copertura nevosa può infatti contrarre eccessivamente il già breve periodo vegetativo della specie e favorire l'attività di agenti parassitari molto nocivi, tra i quali i discomiceti Phacidium infestans Karst. e Lophodermium pinastri (Schrad.) Chov., entrambi facilitati nel loro ciclo vitale dalla presenza della coltre nevosa.
Ambedue si manifestano con un colore più pallido degli aghi sulle piante attaccate allo scioglimento della neve, colore che presto vira verso il rosso-bruno. Gli attacchi del primo sono più pericolosi e possono portare al rapido deperimento dei soggetti più giovani, mentre i più grandi riescono a resistere fino alla regressione del parassita; quelli del secondo sono più blandi, ma causano rallentamento della crescita e perdita d'incremento legnoso.


LEGGI ANCHE : http://pulitiss.blogspot.it/2015/07/il-parco-regionale-delladamello.html


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