La Riserva Regionale dei Boschi del Giovetto nasce nel 1983, ma già in precedenza questa zona aveva destato l’interesse dei ricercatori, a causa della presenza di una particolare specie di formica.
Il territorio su cui si estende la Riserva parte dal Comune di Borno e sale da 1200 m. di altitudine fino a 2300.
L’area protetta è di 650 ettari, quasi completamente ricoperti da abeti rossi, e popolati da varie specie di animali: volpi, faine, scoiattoli, lepri, caprioli e diversi tipi di uccelli. Ma l’animale più interessante è un insetto particolare: la formica rufa. La Riserva del Giovetto è la prima area in Europa ad aver creato un ambiente di protezione per queste formiche, che svolgono una funzione di difesa del bosco, contrastando l’attività di specie dannose all’ecosistema.
La formica rufa è preziosa per l’equilibrio biologico del bosco, al punto che alcuni formicai (che possono contenere da 200.000 a 500.000 esemplari) vengono esportati in zone in cui non sono presenti.
Il sito è stato classificato come Sito di Importanza Comunitaria nel 2003 e come Zona di Protezione Speciale nel 2004 inserendosi tra i Siti della regione biogeografia “Alpina”.
Circa l’86% del territorio del sito è costituito da boschi d’alto fusto di conifere, dove è possibile incontrare gli acervi della Formica rufa, simbolo della Riserva Naturale. Ai boschi di abete rosso (Picea abies) si accompagnano o si sostituiscono l’abete bianco (Abies alba) e il faggio (Fagus sylvatica) sui versanti più ombrosi, ed il larice (Larix decidua) alle quote più elevate. Pascoli e prati si insediano tra i boschi a testimoniare la passata attività alpestre.
L'assetto geologico della Riserva é costituito da formazioni sedimentarie Triassiche con prevalenza di depositi argillo - marnosi facilmente erodibili che danno luogo a forme arrotondate e pendii poco acclivi, e per brevi tratti da depositi calcareo-marnosi meno degradabili affioranti nelle zone più ripide. I primi, di colore bruno nerastro, appaiono intensamente fogliettati per effetto d'un fitto sistema di fratture; i secondi, di colore grigiastro, sono piuttosto compatti e più o meno stratificati. Verso i limiti inferiori della Riserva (loc. Paen), dove la pendenza é decisamente comoda, le rocce in posto sono ricoperte da una coltre di depositi glaciali e fluvio-glaciali con ciottoli di rocce rossastre. I depositi di versante, particolarmente estesi nella zona della "Paghera" (versante scalvino), sono costituiti da detriti stabilizzati formati da minuscole schegge di argilliti, localmente chiamati "mortès". Allo sbocco degli impluvi, nei dintorni dei valico di Croce di Salven (zona di confluenza del ghiacciaio dell'Oglio con quello della Val di Scalve), si riscontrano depositi detritici trascinati dalle acque e costituiti da ciottoli calcarei grossolani e sabbie.
La copertura vegetazionale della Riserva a colpo d'occhio é caratterizzata da almeno tre tipi: i boschi, i cespuglieti e le praterie. Subito colpisce la superficie boscata, estesa sull'82% del territorio, dai 950 m. (versante scalvino), fino a 1.850 m., formante un manto relativamente compatto ed omogeneo costituito in netta prevalenza da fustaie di abete rosso (pagher). Ad un esame più dettagliato la vegetazione forestale si può comunque distinguere in tre fasce. Dai limiti inferiori, fino a 1250-1300 m. nelle esposizioni fresche, i boschi tendono ad essere per lo più misti di abete rosso ed abete bianco. (Abieti-Faggeto). Il bosco misto si presenta pertanto eterogeneo, formato da gruppi e da piante di varia età con sottobosco relativamente ricco di muschi, felci, ed altre specie erbacee ed arbustive. Dove la dotazione d'acqua nel terreno si riduce, o dove maggiore é il soleggiamento, prevale l'abete rosso con mescolanze poco significative di latifoglie come faggio, frassino maggiore acero montano e nocciolo. Dai 1250-1300 m. ai 1450-1550 m. (Pecceta montana), i boschi sono dominati dell'abete rosso con limitate partecipazioni di abete bianco e talvolta larice. Quest'ultima conifera, facilmente individuabile nel tardo autunno per il colore giallo dorato che le sue foglie assumono prima di staccarsi, é presente in misura significativa solo in un limitato tratto del versante bornese, a seguito di introduzione artificiale. Dai 1450-1550 m. fino al limite della vegetazione arborea, aggirantesi attorno ai 1750-1850 m. (Pecceta subalpina), il bosco tende gradualmente ad aprirsi diradandosi o formando gruppi intercalati da radure, ricche di sottobosco arbustivo con ontano alpino, sorbo degli uccellatori, rododendro e mirtilli, dove la vita animale e vegetale é particolarmente ricca. L'abete rosso, pressoché esclusivo in basso, verso l'alto cede il posto al larice. Nei modesti lembi di lariceto la vegetazione dei sottobosco é multiforme, con abbondanti specie erbacee dalla ricca fioritura primaverile. Il larice colonizza le superfici temporaneamente prive di bosco ed i tratti di pascolo abbandonato, consentendo sotto la sua protezione l'insediamento dell'abete rosso. I cespuglieti caratterizzano soprattutto gli impluvi più ripidi della Val Giogna ed una discreta fascia sul versante nord, dove la neve permane più a lungo.
Oltre all'ontano alpino, che insieme ai rododendri forma serrate boscaglie nella zona marginale al pascolo del Costone, lungo gli impluvi sono frequenti il laburno alpino ed i salici.
Le praterie, comprendenti prati-pascoli, pascoli e praterie secondarie incolte, traggono tutte origine dalla eliminazione artificiale del bosco al fine di aumentare l'area disponibile per il pascolo. I prati-pascoli interessano piccole superfici verso i limiti inferiori dell'area protetta; i pascoli riguardano i modesti insediamenti stagionali di malga Creisa e Paiano, in Comune di Borno, e di malga Costone prevalentemente sul versante scalvino, tuttora utilizzati rispettivamente con bestiame bovino ed ovino. Le praterie secondarie incolte occupano le zone più ripide verso la sorgente "Cerovine".
In particolare nel versante di Borno è stato favorito il bosco coetaneo di abete rosso trattato a taglio raso per ottenere periodicamente grossi quantitativi di legname, anche a scapito della continuità della copertura forestale; al contrario nel versante della Valle di Scalve, grazie anche a condizioni ambientali favorevoli, il bosco è sempre stato più o meno misto di Abete bianco e Abete rosso ed il trattamento praticato è stato in prevalenza a scelta con diametri di taglio piuttosto bassi.
Il territorio della riserva garantisce agli escursionisti ampi e piacevoli trekking. L’area è visitabile tutto l’anno, ma è senza dubbio dalla primavera all’autunno che si possono fotografare gli splendidi paesaggi al tramonto, osservare il brulichio delle instancabili formiche ed incontrare il bestiame al pascolo.
Il cammino consigliato per scoprire le bellezze che la riserva offre è il “Percorso dei mestieri nel bosco”: partendo da Azzone, è un percorso tematico che evidenzia le tracce delle attività legate in passato ai boschi. S’incontrano un’antica segheria ad acqua, i resti di una calchera e numerose aie carbonili. A scopo dimostrativo è stato anche ricostruito un pojàt per la fabbricazione del carbone di legna, con il modesto ricovero dei carbonai che per giorni curavano costantemente la “cottura” del cumulo di legna. Nella radura del Roccolo del Pianès è illustrata la tradizionale attività di cattura degli uccelli di passo. L’intero percorso è circondato da centinaia di formicai
La riserva è accessibile da Azzone, in Val di Scalve. Lasciato il paese si segue la carrareccia fino alla Val Giogna, da dove ha inizia l’area protetta.
Unica zona protetta in Italia a difesa della formica rufa, istituita nel marzo del 1985, ha lo scopo di studiare metodi di utilizzazione dei boschi e dei pascoli per il raggiungimento della massima stabilita ambientale. La formica rufa è oggetto di intenso studio per la interessante organizzazione sociale che la caratterizza e per la importante funzione di conservazione dell'equilibrio dell'ecosistema forestale.
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